Rolling Stone Italia

‘Vis a vis’ con Maggie Civantos

In attesa di rivederla presto in 'Express', la nuova serie del creatore della hit spagnola, faccia a faccia con Macarena, che prima di quell'exploit stava per abbandonare tutto. E poi invece ha capito che la vita «bisogna surfarla»


Quando il successo di Vis a vis – Il prezzo del riscatto l’ha travolta, Maggie Civantos era alla soglia di un aut aut: o succede qualcosa oppure cambio tutto, si era ripromessa. Poi è arrivato il provino della vita, quello che, se dovesse andare in porto, forse la vita potrebbe cambiartela. Anche in quell’occasione, Maggie è rimasta in sospeso fino all’ultimo, giocandosi il ruolo di Macarena con un’attrice più famosa, che in termini produttivi e distributivi rappresentava una certezza. Perché sì, anche a lei è capitato spesso di incassare quel famoso ritornello, “sei perfetta per il ruolo, ma forse preferiamo un nome noto”.

Il resto della storia, invece, è sotto gli occhi di tutti. Nel 2015 «alla fine quel momento è arrivato», mi racconta quando la incontro a Taormina, ospite della XV edizione dei Nations Awards – Premio Cinematografico delle Nazioni dedicato ai grandi volti dello spettacolo, con una kermesse votata alla salvaguardia dell’ambiente. Macarena in Vis a vis, Ángeles in Las chicas del cable – Le ragazze del centralino, ora premiata anche in Italia per le sue interpretazioni e per essere tra i protagonisti della nuova serialità televisiva. Ma mentre ripensa al passato, Maggie Civantos è un’anti-diva senza sovrastrutture, l’amica della porta accanto che ce l’ha fatta: «Forse avrei mollato tutto e mi sarei messa a viaggiare. Dovevo dare una svolta alla mia vita ma volevo continuare ad essere un’attrice. Perché io sono un’attrice, non potevo farne a meno. Quando mi hanno chiamata per dirmi che sarei stata Macarena, non riuscivo a crederci».



Com’è andata quella telefonata che ti ha cambiato la vita?
Mi chiamò personalmente il casting director per darmi la notizia, lo conoscevo perché avevamo già lavorato insieme. Fece un po’ di teatro: «Maggie, non so come dirtelo…», e io ripetevo: «Non preoccuparti, non preoccuparti, capisco». In realtà, per la prima volta nella mia vita, sentivo di dover essere io quel personaggio. Sai quando vorresti dire qualcosa tipo: «Se questo ruolo non lo date a me, vi sbagliate di grosso: sono io!». Invece ero sicura che non mi avessero presa. «Maggie, fermati: è un sì. Macarena sei tu!» (urla come se fosse appena successo, nda). Non so, quello dell’attore è un mestiere davvero instabile. Un attimo prima sei bloccato e non sai cosa farai della tua carriera, e poi ti cambia la vita da un giorno all’altro. Bisogna surfarla.

Surfarla?
Sì! Quando incontro i giovani attori che stanno iniziando a studiare recitazione, voglio sempre fargli capire una cosa: che se davvero quella è la loro vocazione, semplicemente non hanno scappatoie. È una crisi continua, ma devono rimontarla. Devono surfarla anche loro.

E infatti tu eri in un momento di grande precarietà, prima che arrivasse Vis a vis a cambiare tutto. Però la serie non ha avuto subito successo: quando hai realizzato che stava succedendo qualcosa di enorme?
Forse ne ho preso coscienza all’inizio della seconda stagione. Il riconoscimento internazionale è arrivato diverso tempo dopo l’uscita spagnola su Antena 3, era ancora un progetto nazionale, non ci aspettavamo nulla di quello che stava per succedere. Io avevo già avuto altre esperienze televisive, ma nel 2015 la mia carriera è cambiata in modo netto. Ho iniziato a girare la seconda stagione di Vis a vis avvertendo la pressione della responsabilità. Mi ritrovavo protagonista di una serie che la gente improvvisamente amava, anche fuori dalla Spagna.

Come funziona? Da un momento all’altro sei una star internazionale con milioni di fan in tutto il mondo: la mattina ti svegli e…?
E devi assolutamente dare il massimo, non puoi fermarti a pensare. Ho capito che per me questo “dare il massimo” è come la miglior forma d’amore: regalarti incondizionatamente, senza aspettarti nulla in cambio. Tante persone mi raccontano che Macarena ha avuto un impatto sulle loro vite, che si lega a una questione di sopravvivenza e di forza. Si tratta di adattarsi a una situazione estrema. Lei in carcere aveva solo due opzioni: adeguarsi o morire. Questo fa pensare che, alla fine, dipendiamo tutti dalle circostanze in cui ci ritroviamo. Credimi, la mia vita è molto semplice, perché io ho deciso di vivere tutto questo con semplicità. Non voglio pensare né in grande né in piccolo, per essere davvero felice.

Sei mai rimasta sopraffatta da Macarena e da tutto l’universo brutale della serie?
Un po’ sì, impossibile dirti il contrario. Vis a vis ha richiesto moltissime ore di set. Con personaggi come Macarena forse non esci fuori da te stessa, ma sono loro ad entrarti dentro. Sei così concentrata a mimetizzarti che te li porti a casa per forza.

Maggie Civantos nei panni di Macarena in ‘Vis a vis – Il prezzo del riscatto’

Qual è stato l’aspetto più difficile del dire addio a Vis a vis?
Per me è stato molto complicato, perché dalla terza stagione non ho potuto esserci davvero per incompatibilità di contratto. Ricordo che ero a Londra e mi chiamarono per dirmi che ci sarebbe stata una terza stagione, stavolta prodotta da Fox, ma io stavo lavorando a Las chicas del cable. Come potevo dire addio a Macarena senza esserci?

In quel momento, invece, tutti hanno pensato che si trattasse di una tua scelta…
No, la serie era stata cancellata, così nel frattempo avevo firmato il contratto per Las chicas del cable. Invece, dopo 8 mesi, Fox ha comprato Vis a vis, ma io non potevo venirne a capo. La gente protestò molto, mi criticò pensando che abbandonare Macarena fosse stata una mia decisione, senza sapere che non era colpa mia. Per quello dico che non posso proiettare all’esterno la mia felicità. L’amore del pubblico è bello, ma devo fidarmi solo del mio equilibrio. Anche perché, nel frattempo, io sentivo che non poteva finire così la mia storia con il personaggio che mi aveva cambiato la vita. Ne ho sofferto molto. Poi grazie al mio agente, a Bambú Producciones, Mediapro e Netflix, ci siamo messi d’accordo per farmi quantomeno collaborare alla terza e alla quarta stagione. Poco ma intenso, almeno ho fatto uscire Macarena dal coma!

Be’, per certi versi il tuo posto nella serie te lo sei ripreso con lo spin-off, Vis a vis: El Oasis.
Quello sì che è stato un grande addio! Tanto per me, quanto per il pubblico che ce lo aveva chiesto: una stagione incentrata sul rapporto tra Macarena e Zulema, una coppia che non aveva avuto più spazio nell’ultima parte della storia. Ecco, mentre giravo El Oasis ero davvero cosciente che in quel momento stavo anche salutando la serie. È stato liberatorio, senza più tristezza. Ho dovuto lasciarla andare.

Las chicas del cable, invece, è stata la prima serie spagnola ideata e prodotta da Netflix. Era il 2017, e siete stati voi ad aprire le danze in Spagna. Che obiettivi vi eravate fissati?
Per me era un progetto opposto a Vis a vis, quindi avevo proprio un obiettivo artistico. Ho amato subito la storia, la possibilità di lavorare in una serie d’epoca e interpretare un personaggio opposto a Macarena. Ángeles è una donna degli anni Venti, con una fragilità che poi si evolve nel tempo. Era la prima produzione firmata Netflix Spagna, ci dicevano che la serie avrebbe raggiunto 250 Paesi. C’era un certo nervosismo, quello delle prime volte, perché non sai come andrà. Io cercavo di concentrarmi sul mio lavoro anziché sui fattori esterni a me. Nel bene e nel male, il successo di un progetto non è mai davvero nelle mie mani. Forse posso influenzarlo un po’, però, dando il massimo al mio personaggio?

Direi di sì. Quindi ritieni che i nuovi attori della serialità spagnola abbiano determinato il successo internazionale dei progetti, oppure è stato il contrario?
Personalmente credo di essermi trovata al momento giusto nei progetti che hanno funzionato. In Spagna stiamo producendo tantissimi contenuti per una domanda sempre più alta. Spesso mi lamento del fatto che lo Stato trascuri la cultura, ma l’unico aspetto ‘positivo’ della pandemia è stata la richiesta di contenuti che ha travolto la nostra industria. Ci sono molti artisti spagnoli che stanno facendo cose belle, ma forse non è questa la novità. Ad essere cambiata davvero è la finestra sul mondo. Il grande salto c’è stato grazie alle piattaforme, hanno portato una visibilità che era impensabile fino a qualche anno fa.

Maggie Civantos alla XV edizione dei Nations Awards

Ora sei tornata a lavorare con Iván Escobar, il creatore di Vis a vis. Farai di nuovo da apripista, per il primo format di Starzplay prodotto in Spagna. Pensi che ci piacerà?
Sì, Express uscirà nel 2022 e non vedo l’ora che possiate vederla. Mi sembra una serie davvero interessante con ingredienti forti, tra il thriller e il dramma familiare. Io interpreto una madre con molti problemi. Anche in questo caso, appena terminate le riprese ho notato un mutamento interiore. Mi sono detta: «Uh, sono tornata in me, mi sto ritrovando».

Con te stessa sei rigida come sembra?
Sono veramente autocritica. Quando ho visto la première di Vis a vis volevo morire! L’aspetto che sto affinando di più è proprio essere autocritica senza però boicottarmi. L’importante per me è vedere che miglioro ogni anno, con ogni nuovo progetto. Non vorrei mai diventare un’attrice che dà il meglio di sé all’inizio della carriera, ma poi va peggiorando. Fortunatamente, per ora sento di essere in evoluzione, sento che recitando sto imparando.

Appunto, non vorrei trovarmi al tuo posto quando si tratta di scegliere i nuovi progetti.
Questo è un momento molto interessante per me, perché devo tener conto di tutto il tempo che una serie mi richiede. Una serie non è un film. Più il livello della serie è alto, più deve essere alta la mia concentrazione. Una cosa che davvero valuto, però, quando è il momento di scegliere, è che le donne abbiano una posizione di rilievo nella storia, che siano personaggi forti.

In questi anni la Spagna ha reso assolutamente naturale (e accattivante) tutta una serie di questioni calde. Parità di genere, inclusione, sessualità. Tu sei tra i protagonisti di questo filone.
È vero, Vis a vis è stato un grande esempio di diversità, anche nel parlare di femminilità in modo originale. Ma anche Las chicas del cable e La casa di carta sono stati determinanti. Per esempio, io sono una persona estremamente pacifica, ma se si tratta di fingere amo le scene violente. In Vis a vis abbiamo avuto la fortuna di girare sequenze emozionanti, ma anche piene di violenza e di lotta, sempre con delle donne al timone. È una particolarità della serie che difficilmente troverò in altri progetti. In Spagna ci sono molte serie che pongono la donna in una posizione nuova rispetto al passato. Ora stiamo dando visibilità a personaggi che fino a poco fa erano tenuti in secondo piano. Perché funziona? Perché è la realtà. Mentre quello che raccontavamo prima era finzione.



Infatti che si tratti di action, teen drama o thriller, i vostri titoli principali sono strutturati per diventare dei trend internazionali. Secondo te qual è l’ingrediente dell’esportabilità?
Non ci avevo mai pensato, ma forse dipende proprio dal fatto che diamo al pubblico i personaggi autentici che vuole vedere. Le serie spagnole che hanno veramente trionfato all’estero non sono prodotti tradizionali del nostro Paese. Nel modo di girare, di montare e nel look, c’è sempre un gusto spagnolo ma anche un codice universale. Mai tradizionale, però.

E invece ti capita mai di guardare serie tv italiane?
Ho visto Gomorra perché ho conosciuto a Venezia Salvatore Esposito, meraviglioso. Mi piace in particolare quando voi italiani valorizzate le vostre bellezze locali, sono delle incredibili location naturali. Sorrentino mi aveva colpito molto. Me ne consigli altre?

Potresti continuare con Anna di Ammaniti e Il cacciatore di Marengo e Lodovichi. Ti piacerebbe lavorare in Italia?
¡Vale! Quando sfruttate il vostro Paese siete davvero forti, amerei lavorare in Italia. Però ancora non me l’hanno proposto. Per caso riesci a spargere la voce?

Iscriviti