Steven Spielberg, il gamer che non ti aspetti | Rolling Stone Italia
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Steven Spielberg, il gamer che non ti aspetti

Abbiamo incontrato la leggenda del cinema per la presentazione del suo ultimo film, 'Ready Player One'. E tra un "E.T. telefono casa" e una chiaccherata sugli anni '80, abbiamo scoperto un altro talento del regista.

Steven Spielberg, il gamer che non ti aspetti

Ci sono dei momenti che a volte definiscono, se non una carriera, almeno il coronamento di un sogno, di una promessa – fatta da ragazzino – agli amici cinefili dell’Istituto San Michele del Carso in quel di Rho, cittadina di 45 mila anime incorporata in quel di Milano. La mia promessa, dopo la visione del mio film preferito di sempre (di anni ne sono passati parecchi), E.T., era quella di salutare il maestro Steven Spielberg, proprio con quella frase mitica “Home…Phone Home Elliot, Phone Home”.

Detto fatto: posso cancellare il ‘wish’ dalla mia bucket list, mentre varco i cancelli della Universal Studios, salgo le scale del Building 16, entro nella sala della nostra intervista, sprinto per posizionarmi davanti a tutti. Arriva e lo vedo sedersi davanti a me, sorridendo come se fosse uno di noi. Il GOVERNATORE, come viene chiamato Steven Spielberg sui set di tutti i suoi film, è tutto quello che si poteva immaginare a livello di cinema, narrativa e professionalità, visto che è qui per ‘vendere’ il film e giustamente parla tantissimo con noi giornalisti. Chapeau Steven!! Ci guarda ad uno ad uno e ci chiede da dove veniamo. È il mio momento e non me lo faccio sfuggire; “Ciao Steven, La Bestia, Rolling Stone Italia“. Ed è qui che alzo l’indice e sussurro con voce rauca baritonale (quella di ET) “Home..Phone Home”. Come il più consumato degli attori, che deve interpretare e reagire al momento, Steven, risponde con un lungo “Hooomeeee” che gli fa alzare l’asticella degli occhiali e abbassare il ciuffo dei capelli… rendendolo ancora più ragazzino di quanto avessi mai sognato. Fucking AAA Steve, I love u man.

Ok, adesso via col il suo ultimo film: l’avventura di fantascienza Ready Player One, tratta dall’omonimo best seller di Ernest Cline, divenuto un fenomeno di portata mondiale.

Dov’è ambientato il film?
Ready Player One è ambientato nel 2045, anno in cui il mondo sta per collassare sull’orlo del caos. E le persone hanno trovato salvezza in OASIS, un enorme universo di realtà virtuale creato dal brillante ed eccentrico James Halliday (interepretato da Mark Rylance). A seguito della sua morte, veniamo a sapere che la sua immensa fortuna andrà in eredità a colui che per primo troverà un Easter Egg nascosto da qualche parte all’interno di OASIS, dando il via ad una gara che coinvolgerà gamers di tutto il mondo. Quando un improbabile giovane eroe di nome Wade Watts (Tye Sheridan) deciderà di prendere parte alla gara, verrà coinvolto in una vertiginosa caccia al tesoro in questo fantastico universo fatto di misteri, scoperte sensazionali e pericoli.

Parliamo del futuro: Possibilità che Ready Player One possa essere il nostro futuro? E secondo te ci sono dei pericoli nel credere e “fuggire” in una realtà virtuale?
Se il passato mi ha insegnato qualcosa… quand’ero ragazzino, i miei genitori dicevano che la televisione era un grosso pericolo, che saremmo tutti diventati robotizzati e ipnotizzati dello schermo, e che ne saremmo diventati schiavi. Beh, 60 anni dopo, non posso dire che avevano torto. E, per rispondere alla domanda, sì, con tutte le bellezze ed usi che la realtà virtuale ci può offrire. C’e’ anche il pericolo, il rischio di rimanere intrappolati “psicologicamente e culturalmente” non più in uno schermo, ma su di un piano a 360°. A me la tv ha dato una ragione di vita ed una carriera (ride).

Ready Player One è pieno di riferimenti pop-culturali degli anni ’80, che significato aveva per te quel periodo? Che ricordi hai e perché come “tendenza” si torna sempre indietro?
La prima volta che ho letto il libro notai che tutto succedeva nel 2045, ma che stile, cultura, film, politica, musica e tv show erano del 1980, un anno fondamentalmente vitale per il mondo, relativamente calmo, senza guerra, diverso dagli anni ’60, diverso da quello di oggi. Ho adorato quegli anni, vitali e creativi sopratutto per la mia generazione, basti pensare a Lucas e Coppola. Credo che lo scrittore Ernest Cline volesse farci ritornare tutti in questo mondo anni ’80, con i Duran Duran, Prince, Van Halen, con gli abiti e la moda del momento, con le sicurezze che avevamo. Per quanto riguarda i riferimenti miei, dei miei film ce n’erano troppi nel libro, e questo è stato uno dei motivi che mi ha spinto a dirigere la pellicola. Se non l’avessi fatto io, t’immagini quanto “spielbergismo” ci sarebbe stato nel film (ride)? Non volevo fosse un film vanitoso e quindi mi sono limitato ad inserire qualche accenno mio e poi ho fatto riferimento ad altri, oltre che inserire qualcosa di nuovo, che non c’era nel libro.

Puoi rivelarci qualcosa della trama?
Qualcosa sì. Che è una gara. Una storia specifica sul tizio che ha creato questo mondo virtuale, un nuovo Steve Jobs del 2015, un mondo dove i protagonisti vanno a scuola, hanno un lavoro, guadagnano uno stipendio, fanno tutto tranne che mangiare, dormire e andare in bagno. Posso anche rivelare che per vincere bisogna recuperare 3 chiavi, di rame, di giada e di cristallo e che, se vinci, ti aggiudichi 500 miliardi di dollari!! Mentre si gioca i gamer sviluppano delle amicizie, creano degli avatar, si sfidano… basta non posso dire altro, non voglio rovinare nessuna sorpresa.

Sappiamo che sul set non solo hai costruito vecchi videogame, ma hai anche permesso di usare un Atari. E, soprattutto, che anche tu giochi. Anche The Governor è un gamer??
Lo ammetto, SONO UN GAMER. È un anno che non gioco a nulla perché oltre a Ready Player One ho fatto anche The Post e sono stato occupatissimo, ma ricordatevi che il mio primo game è stato PONG, nel 1974, e ci giocano sul set di Lo Squalo, ogni momento libero che avevo, a Martha Vineyard sfidavo tutti, soprattutto Richard Dreyfuss. Quello secondo me è l’inizio dell’industria dei videogame.. e pian piano ne ho avuti tantissimi, Atari, Nintendo, Atari 2600 e tutti i giochi come Asteroids, Pac Man, Dig Dug, Space Invaders, River Raid, Missile Command, Pitfall, Frogger, Centepede, Defenders, Mario Bros, persino E.T. e Star Wars!!!!

Qualcuno più attuale?
(ride) Vi posso sfidare a Medal of Honor, che ho creato io, che adesso è di E.A. Ma era mio. Mi piace giocare ai videogame di guerra, giochi come Battlefield, e sono bravissimo a tutti i Call of Duty.

Come ti sei avvicinato al copione, come trovi le idee, i libri su cui fantasticare e creare i tuoi film?
In diversi modi. Per Ready Player One è stata la Warner – nella persona di Greg Silverman – che mi ha chiamato e invitato ad un meeting. Ci siamo trovati con lui, Chris Tafaria e Jessie Erman e quando sono entrato nella stanza mi hanno semplicemente dato in mano il libro di Cline e un copione dal titolo Ready Player One scritto da Zak Penn. Mi hanno chiesto di darci un’occhiata, mi hanno detto che a loro sarebbe piaciuto che fossi io a dirigerlo, avvertendomi che non sarei stato in grado di produrlo con la Dreamworks. Dissi “ok”, lo portai a casa, lo lessi e accettai le loro condizioni. Era un libro che aveva catturato la mia immaginazione.

Qual è il miglior film che hai mai visto, che ti ha fatto evadere dal tran tran quotidiano?
Ogni film ha questo effetto su di me. Per questo sono regista e scrittore. Ultimamente Lady Bird mi ha fatto evadere dalla mia quotidianità ed entrare nella sua realtà, vivere la sua vita, le sue esperienze. Mi è piaciuto un sacco. Vedete, zero sotterfugi, zero trucchi ma la cosa più importante per il cinema: una storia meravigliosa che mi ha catturato e reso partecipe. Questo è ciò che fanno i buoni film, ti fanno dimenticare chi sei e ti ricordano che puoi diventare qualcun altro.

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