Ritorno al futuro: l'intervista di Rolling Stone del 1985 a Michael J. Fox | Rolling Stone Italia
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Ritorno al futuro: l’intervista di Rolling Stone del 1985 a Michael J. Fox

Nel 1985 il giovanissimo Fox è diventato una star mondiale grazie al film che quest'anno compie 30 anni. Se Marty McFly tornasse ora, questa intervista lo farebbe sentire a casa

Immagine da "Ritorno al futuro"

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Michael J. Fox, la star della serie TV Casa Keaton e del successo al cinema Ritorno al Futuro sta correndo all’aeroporto Kennedy su una limousine nera. Decide che vorrebbe prendere un po’ di aria e si sporge dal tettuccio apribile. Un omone dalla faccia rossa, alla guida di un tir nella corsia di fianco, lo guarda. «Deve essere bello», dice. Fox sorride timidamente, gli chiede cosa sta trasportando. «Latte», risponde l’uomo, mentre va via.

Fox si gira dall’altro lato, verso una famiglia media americana che sta viaggiando su una Ford granata. Una dopo l’altra, le loro facce si illuminano come se fossero colpite da un raggio di luna. Il figlio più piccolo inizia a saltellare sul suo sedile, eccitato. Fox torna in macchina, strappa un foglio di carta dal suo blocco note, lo autografa e lo passa fuori dal finestrino a una mano tesa. Dopo che la limo fa scendere Fox, mi giro verso il suo autista/guardia del corpo e dico, «Che bravo ragazzo». «Non è un ragazzo», risponde l’autista. «Un sacco di gente si confonde a causa dei personaggi che interpreta. È una brava persona».

Per tre anni, Michael J. Fox, 24 anni, è stato famoso per il personaggio di Alex Keaton, il figlio reazionario di una coppia di ex hippy nella serie Casa Keaton. Adesso, il piccolo canadese (è alto 1,65 m), dal sorriso vivace e dalla faccia squadrata che hanno qualcosa di elfico e di rassicurante allo stesso tempo, ha guadagnato l’approvazione sul grande schermo con Ritorno al Futuro. Un film intelligente in cui il suo personaggio, Marty McFly, viaggia nel tempo e incontra i suoi genitori, ancora adolescenti, con risultati quasi disastrosi.

Figlio di un militare, quarto di cinque fratelli, Fox sembra più giovane della sua età. In effetti, il suo primo lavoro come attore, a 15 anni, è stata una serie tv scritta per un bambino di 10. Dopo due anni in quella serie, un programma canadese chiamato Leo and Me, Fox ha lasciato la scuola e ha lavorato per un altro anno vicino a Vancouver, prima di trasferirsi a Hollywood.

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Ha subito trovato lavoro con la Disney, per Follia di Mezzanotte, e negli anni successivi ha partecipato a show come Trapper John, Lou Grant e Family. Fox è stato chiamato per il ruolo di Marty McFly sei settimane dopo l’inizio delle riprese, dopo che Eric Stoltz è stato cacciato dal ruolo (il produttore esecutivo Steven Spielberg e il regista Robert Zemeckis volevano Fox da subito, ma la produzione di Casa Keaton non lo voleva far partecipare, prima dell’inizio della produzione per la nuova stagione). Fox al tempo aveva ancora sette episodi della sitcom da girare, quindi ha lavorato il doppio.

Dopo un giorno intero dedicato alla serie, tornava immediatamente sul set della Universal per lavorare fino all’alba per Ritorno al Futuro. Fox ha recentemente rifiutato un ruolo per il prossimo film di John Hughes, Bella in Rosa, perché il canale non gli ha di nuovo dato tregua con Casa Keaton.

Senza fare una piega, e grato allo show che ha reso possibile tutto il resto, Fox non vede l’ora di interpretare Alex anche in questa stagione. «Mi sono bruciato il cervello lo scorso anno», dice. «Quest’anno ho intenzione di prendermela comoda, fare Casa Keaton e poi magari un progetto il prossimo anno. Tengo a mente le parole di Spencer Tracy: “Ricordati le tue battute e non sbattere contro le scenografie”».

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Se potessi viaggiare nel tempo, dove andresti?
A un certo punto della mia vita ho letto tutto sugli indiani d’America. Spesso mi sono chiesto come sarebbe finire nel mezzo della cultura indiana e vedere com’è. Poi, quando ero in Inghilterra [per girare la prima puntata della nuova stagione di Casa Keaton], ho passato un po’ di tempo in un pub costruito ai tempi di Elisabetta I. Mi chiedevo come sarebbe stato bazzicare con i banditi che frequentavano il posto allora. Ma credo che mi piacerebbe fare quello che ha fatto Marty in Ritorno al Futuro: andare e vedere che succede.

C’è un evento storico che ti ha sempre affascinato?
Sono un fan della storia, ma non la studio. Quando leggo qualcosa di storico, lo faccio perché mi intrattiene. La nascita di Cristo sarebbe una cosa figa da vedere. Così come la scoperta del fuoco, il giorno in cui qualcuno ha fatto cadere una pietra e visto la scintilla, e qualcuno ha detto, «Oh, non male,» e allora hanno fatto cadere la pietra un’altra volta e la scintilla ha appiccato un fuocherello su delle foglie. Allora potrei andare da loro e dire, «Questa parte non sta bruciano», tirando fuori il mio accendino.

Sempre pronto a far divertire gli altri.
Sì, vaudeville del 10.000 a.C.. Amo far ridere la gente. Mi ricordo che quando ero molto piccolo, mia madre stava aspettando degli ospiti e mi disse di cambiarmi i pantaloni. Allora sono andato di sopra e sono sceso in boxer dicendo, “Questi sono gli unici pantaloni che ho trovato.” Che cosa stupida! Ma tutti si sono fatti una risata. Credo sia stata la mia piccola scoperta preistorica.

La più antica forma di teatro è il tavolo della cena. Cinque persone, un nuovo spettacolo ogni sera, stessi attori.

Credi che ti pentirai mai di aver lasciato il liceo e non essere andato al college?
Non mi interessa averlo lasciato. Non hanno fatto altro che ostacolarmi. Il colpo più basso è stato quando mi hanno bocciato a recitazione. Ero nello spettacolo di maggior successo di Vancouver [The Shadow Box] e avevo una serie in TV [Leo and Me], ma mi hanno bocciato perché non c’ero a una lezione per camminare all’indietro in giro per la classe con un sacchetto in testa mugugnando. Davvero. Ma credo che mi piacerebbe andare al college un giorno. Ho sempre pensato di avere una mentalità da scrittore, ma tra il mio cervello e la mia mano ci sono strade che non sono ancora state ben tracciate. Mi piacerebbe studiare per sviluppare queste capacità.

Marty McFly ha involontariamente interferito con il corso della vita dei suoi genitori. Tu cambieresti i tuoi genitori se potessi?
Mi piacciono così come sono. Non posso parlare per loro, ma sembrano persone molto felici. Mi hanno sostenuto tanto. Mio papà a volte fa un po’ paura, perché è stato nell’esercito 25 anni e poi un poliziotto per altri 15, e urla spesso. Mia madre è cresciuta nella campagna canadese, e a volte mi chiedo come sarebbe stato se avessero avuto più opportunità, così da avere un po’ più di prospettiva crescendo. Ma non è giusto che mi metta a fare congetture. Sono delle belle persone.

Cambieresti qualcosa della tua infanzia?
No, è stata bellissima. Vuoi sapere qual è la mia teoria sulla comicità? La più antica forma di teatro è il tavolo della cena. Cinque o sei persone, un nuovo spettacolo ogni sera, nuova sceneggiatura, stessi attori. Un buon gruppo, gente che lavora insieme da tempo. Mio fratello è sempre stato quello più divertente a tavola. Quindi volevo che Alex [il personaggio di Fox in Casa Keaton] fosse il ragazzo più divertente a tavola.

Ritorno al futuro parla anche di affetto tra un ragazzo e un inventore matto. Hai un mentore come Doc Brown lo era per Marty McFly?
Ne ho avuti un po’. Gary Goldberg [il produttore di Casa Keaton] è uno di loro. Se dovessi dirti chi è il mio eroe, è lui. È anche il mio capo, il che non è male. Ma Bob [Zemeckis] è proprio Doc Brown. Mi sento nei confronti di Bob come Marty McFly si sente rispetto a Doc. È stato il mio motivatore e costante compagno.

Bob [Zemeckis] è proprio Doc Brown. Mi sento nei confronti di Bob come Marty McFly si sente rispetto a Doc.

Cosa pensi dei film per teenager?
Penso che siano orribili. È una questione di epoche, perché nel passato, molti sedicenti film per teenager in fin dei conti non lo erano proprio. Andy Hardy non era una persona vera, dai. Finalmente, oggi i giovani sono riconosciuti come persone a tutti gli effetti e le loro storie sono così avvincenti, interessanti, che l’intera faccenda sta letteralmente esplodendo. Questo comporta dei contraccolpi, come l’espressione “branco di mocciosi” che trovo oscena. Ritorno al Futuro non tratta le stesse questioni di The Breakfast Club. Però ha un’importante messaggio d’amore — la dico così, anche se mi lascia il sapore di Pepsi andata a male in bocca — ma è pur sempre un messaggio importante. Lo adoro.


Sai suonare la chitarra. In quella scena del ballo scolastico avrai realizzato un sogno.
Già, ho faticato parecchio per riuscirci. Pensa che dopo aver visto un primo montaggio della scena, Bob [Zemeckis] mi ha chiesto cosa ne pensassi. Gli ho risposto: «Mi hai tagliato via la testa in ogni scena! Voglio che le mie mani si vedano!» Ora, immaginati un attore che urla: «Non tagliarmi la testa!» Semplicemente perché volevo che la gente vedesse che sono io a suonare per davvero la chitarra — anche se la musica che si sente è frutto della registrazione con veri musicisti. Il mio insegnante di chitarra si chiamava Paul Hanson, che all’inizio parlava normalmente. Ben presto, però, per colpa dei suoi alunni di Los Angeles, ha cominciato a dire cose tipo: «Yo, zio,! Wooo! Stavi spaccando con quell riff!»

Una delle scene più divertenti del film è quando Marty arriva negli anni Cinquanta. Quando qualcuno gli chiede chi è il presidente nel 1985, giù nel cinema in fondo alla strada c’è scritto “Cattle Queen Of Montana, con Ronald Reagan”. Cosa ne pensi degli attori che diventano presidenti?
Sono canadese, perciò non mi esprimerò sulla politica Americana. Ma se qualcuno critica Reagan soltanto perché un tempo era un attore, ecco, penso che sia una cosa stupida. È come dire: «Ha delle scarpe Verdi, non va bene!». Lo dico perché un giorno sarò il primo ministro del Canada.

Finalmente, oggi i giovani sono riconosciuti come persone a tutti gli effetti e le loro storie sono così avvincenti

Dici davvero?
No, non essere sciocca! Se fossi in politica, sarei un diplomatico e mangerei canapé.

Cosa ti piace fare quando sei a casa da solo?

Cose normali, tipo guardare sport, andare verso il frigo, aprirlo, guardarci dentro, non vedere niente di commestibile e richiuderlo. Ultimamente non ho avuto molto tempo per rilassarmi.

E che mi dici della tua ragazza, Nancy McKeon?
Abbiamo deciso di non parlare l’uno dell’altra. Mi ucciderà se legge questa cosa, ma è divertente. Abbiamo fatto un film per la TV che s’intitolava High School USA. Ci siamo messi insieme. Cioè, non ci siamo proprio messi insieme nel film, ma avevamo capito che sarebbe successo. Suona tutto un po’ sdolcinato, comunque alla fine del film doveva andare a New York e mi ha chiesto se volevo qualcosa da lì. Le ho detto, «Sì, un pacco da sei di birre Schaefer,» perché mi piacevano le pubblicità durante le partite dei New York Islanders con il jingle, «Sitting pretty, all together in Schaefer City». Allora mi ha chiesto, «Vuoi qualcos’altro?» e io, «Sì, Jane Pauley.» Mi ha detto poi che era distrutta per questa cosa. È stato divertente.

Sei stato cattivo.

È difficile spiegarlo. Mi spiace averla spiattellata così.

Allora ti salverò mandandoti nel futuro. Se potessi andare avanti nel tempo, con chi andresti?

Con qualcuno di prevedibile, così potrei vedere come reagisce a qualcosa per cui sicuramente non sarebbe preparato.

Quindi lo vedresti come una specie di esperimento?
Sì, più divertente!