Riccardo Rossi racconta 'I miei vinili' | Rolling Stone Italia
Interviste

Riccardo Rossi racconta ‘I miei vinili’

Un programma che parla di musica e di tanto altro, in onda dal 6 giugno su Sky UNO

Enrico Mentana e Riccardo Rossi in studio per "I miei vinili"

Enrico Mentana e Riccardo Rossi in studio per "I miei vinili"

Quando aveva 18 anni, Riccardo Rossi lavorava da Goody Music, sommerso dai vinili di uno dei negozietti di dischi culto a Roma. Oggi, che sappiamo tutti quello che fa, ha deciso di andare a ripescare proprio la passione per la musica dal suo armadio. Dal 6 di giugno I miei vinili sarà in onda su Sky UNO e vedrà protagonisti cantanti, attori e personaggi della televisione, da Enrico Mentana a Luca Barbarossa, da Rosario Fiorello a Carlo Vanzina, per citarne un paio, pronti a raccontare la loro vita attraverso i vinili da cui non riescono a separarsi. Abbiamo telefonato a Riccardo Rossi qualche giorno prima della messa in onda, per farci raccontare i segreti dello show.

Come ti è venuta l’idea di questo programma?
In realtà è un’idea che ho avuto con Claudio Donato: lui era il boss di Goody Music, un negozio di dischi storico di Roma. Nel 1980 quando avevo 18 anni facevo il commesso là, i miei gusti musicali sono nati lì dentro. Ho conosciuto il funky, le prime discoteche, Jackson, tutto grazie a Goodie Music. Un giorno, ormai tre anni fa ci sentiamo e parliamo di questa idea: andare in TV a parlare di vinili, dei dischi della vita. Mi metto a tavolino e mettiamo in piedi questo format con gli autori.

Perché secondo te i vinili hanno questo fascino?
Guarda, io ho fatto due o tre traslochi nella mia vita e ho dato una mano a un sacco di altre persone. Se c’è una cosa dalla quale non ti separi sono i vinili. Nessuno ci è riuscito, nessuno li butta: c’è chi li lascia dalla madre, chi prende un magazzino, ma nessuno li butta. Ha una mitologia vera e propria: per quelli della mia età era il primo acquisto tangibile, il primo hardware. E tutti quelli che sono venuti nel programma hanno raccontato qualcosa, è un argomento che tira fuori le manie delle persone, le loro paranoie.

E cosa ti hanno raccontato?
Con Anna Foglietta abbiamo ballato Thriller: lei, essendo più giovane, l’ha scoperta anni dopo l’uscita. Enrico Mentana mi ha raccontato di quando non aveva abbastanza soldi per comprarsi Sgt. Pepper dei Beatles, perché costava un po’ di più degli altri. Ho visto Fiorello perdersi su Putesse essere allero di Pino Daniele, perché andava ad ascoltarselo su uno scoglio vicino a casa da giovane. Stefano Fresi mi ha raccontato di come ascoltasse le colonne sonore di Fantasia e di Guerre Stellari senza aver mai visto i film originali. Ognuno ha qualcosa da raccontare, tutte storie molto belle.

E se dovessi scegliere tu tre dischi?

Posso dirti che il primo Cd comprato è stato quello di Leonard Bernstein, di Rhapsody in Blue di Gershwin perché a casa mia c’era solo musica classica. Poi ho scoperto il pop negli anni ’70, attorno al ’76, con Hotel Californa degli Eagles e Songs in the Key of Life di Stevie Wonder. Io partirei da questi tre.

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