Ralph Macchio ha fatto pace con il restare per sempre Karate Kid | Rolling Stone Italia
THE LAST WORD

Ralph Macchio ha fatto pace con il restare per sempre Karate Kid

Per l’uscita di ‘Karate Kid: Legends’, l'attore 63enne racconta gli alti e bassi della sua lunga carriera, i segreti di un matrimonio felice e il successo della serie ‘Cobra Kai’. Ma, soprattutto, perché non gli è mai andato stretto il kimono di Daniel LaRusso: «Questo franchise porta gioia»

Illustration by Celina Pereira. PHOTOGRAPHS IN ILLUSTRATION BY MICHAEL KOVAC/GETTY IMAGES; © COLUMBIA PICTURES/EVERETT COLLECTION; JC OLIVERA/VARIETY

Quarantun anni fa Ralph Macchio interpretava per la prima volta il ruolo di uno studente liceale vittima di bullismo che impara il karate dal tuttofare del suo condominio in Per vincere domani – The Karate Kid. Poche persone coinvolte nel film avevano capito di essere sul set di un mega-blockbuster, ma alla fine il film ha incassato la sbalorditiva cifra di 130,8 milioni di dollari con un budget di soli 8 milioni. Sono seguiti due sequel con Macchio e un quarto film in cui Hilary Swank è diventata The Next Karate Kid (Karate Kid 4).

Nel 2018 i superfan di Karate Kid Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg hanno convinto Macchio a indossare nuovamente il kimono per la serie Netflix Cobra Kai, che ha consegnato la storia alla prossima generazione, pur continuando a raccontare le vite dei personaggi sopravvissuti dei film originali. Ancora una volta il progetto ha superato di gran lunga le aspettative, andando avanti per sei stagioni e registrando un pubblico quasi da record sulla piattaforma di streaming.

Cobra Kai è stata cancellata da qualche mese, ma questa settimana Macchio è tornato nei panni di Daniel LaRusso: nel nuovo film per il cinema Karate Kid: Legends (nelle sale italiane dal 5 giugno, ndt) è affiancato dal personaggio di Mr. Han interpretato da Jackie Chan nel remake di Karate Kid del 2010.

Karate Kid: Legends - Dal 5 giugno al cinema - Trailer Ufficiale

Essere così strettamente associato a un singolo personaggio, in particolare a uno che interpreta da decenni, potrebbe facilmente frustrare un attore, ma Macchio, 63 anni, ci ha fatto i conti. «Non voglio definirla un’arma a doppio taglio, ma ha reso le cose difficili, certo», dice a Rolling Stone via Zoom dalla sua casa in California. «Non importa quante volte si voglia parlare di Mio cugino Vincenzo o I ragazzi della 56esima strada, è Karate Kid che la gente tira fuori sempre». Aggiunge però: «Sembra banale, ma quel personaggio e la saga portano gioia ai bambini dai sei agli 86 anni. In questo mondo, se questa è l’impronta che lascio, potrebbe andarmi decisamente peggio».

Per la rubrica Last Word di Rolling Stone, Macchio ha parlato delle insidie ​​della celebrità da piccoli, della gestione dei periodi di stallo della sua carriera, delle prospettive di un film su Cobra Kai e altro ancora.

Quali sono gli aspetti migliori e peggiori del successo?
La parte migliore è avere la possibilità di ricambiare un po’. Mi piace condividere con le nuove generazioni un pezzetto del dono che mi è stato fatto, perché sono stato piuttosto fortunato. Quando parlo con i giovani attori di Cobra Kai, o insieme ai miei figli e ai loro amici, loro si mettono lì e vogliono sentire queste storie. Di solito sono storie belle, dunque è come se stessi trasmettendo un po’ di positività in un mondo che, onestamente, non è sempre così positivo. La parte peggiore è che sei sotto esame ovunque tu vada. Devi stare a casa per essere davvero “off”. Inoltre, quando il successo cala, ti fai tantissima pressione per averlo di nuovo. E questa è probabilmente la parte peggiore, la quantità di pressione che ti metti addosso da solo.

Qual è la musica che ti emoziona di più?
In questo momento sono in fissa con Roy Orbison, la sua voce, quella musica, quelle canzoni… ci sono proprio rimasto sotto. E Springsteen non invecchia mai per me.

Hai una canzone preferita di Springsteen?
Non sono molto originale, visto che tutti la adorano, ma Thunder Road è molto cinematografica. E adoro anche Long Walk Home in questo momento. La sua musica riesce a parlarti in diverse fasi della vita. E, ovviamente, amo i Coldplay da quando ho girato quel video musicale con loro. È stato un momento davvero fantastico.

Coldplay - The Karate Kid (Official Video)

Stai con tua moglie da quasi quarant’anni. Che è come dire 400, secondo i tempi di Hollywood. Qual è il segreto di un matrimonio duraturo?
Per me la nostra relazione è sempre stata perfetta e istintivamente magica fin dall’inizio. Questo perché lei era decisamente fuori dalla mia portata. Ho scalato almeno un paio di categorie. E poi, per una relazione duratura, è necessario avere delle fondamenta. Bisogna lavorare insieme per ciò in cui si crede. Ci sono molti momenti in cui non ci si sente a proprio agio, questo fa parte del percorso. Il lavoro e la sensibilità mia e di Phyllis, mia moglie, sono… non voglio usare il termine “ostinazione” perché è un termine un po’ eccessivo, ma a volte bisogna tenere gli occhi puntati sul premio, anche nei momenti più turbolenti, perché si sa che il riconoscimento poi è grande.

Hai sempre dimostrato almeno 10 anni di meno. Quanto è dovuto al vivere bene e quanto alla genetica?
È principalmente genetica, ma sono in salute e vivo bene. Non fumo. Non faccio uso di droghe, a parte l’alcol quando ho voglia di bere qualcosa. Sono un grande amante del buon vino. La colpa è dei miei genitori, li biasimo perché sono stati loro a far sì che succedesse. Ma sta diventando difficile anche per me. Ultimamente mi piace stare un po’ più lontano dall’obiettivo. Quando mandano le foto e dicono: “Questa è la foto che vorremmo usare. Ritoccheremo il collo di Ralph. Elimineremo quelle linee in quella parte cadente”… è tutto nuovo ora. Succede più spesso, ma immagino che la chiamiamo la “curva di Macchio”. Devo aspettare ancora un po’ prima che succeda.

Qual è lo sfizio più grande che ti sei tolto?
Subito dopo I ragazzi della 56esima strada, prima di Karate Kid, avevo appena abbastanza soldi per comprarmi la Mercedes più grande che ci fosse. Era tipo la 560 SEL del 1983 o qualcosa del genere, una grossa Mercedes nera. Sembravo un bambino alla guida della Cadillac di suo padre. Non so perché. Volevo solo quella, era tipo l’auto di uno zio ricco. All’epoca costava 55mila dollari.

Hai evitato questa maledizione, ma perché pensi che così tante star bambine si siano date alla droga crescendo?
C’è un vuoto quando la fama scompare, prima ce l’hai e poi la perdi. Quando saluti quella maschera al cinema e lui dice solo “Ciao”, e poi torni due anni dopo e ti chiedono di vedere la patente e ti fanno aspettare… tutto questo può fare un certo effetto su alcune persone, soprattutto quando si è giovani. Ma questo non vuol dire che non ci siano stati momenti in cui non ero la persona più piacevole con cui stare, persino per mia moglie e la mia famiglia, perché ero un po’ senza una meta. Mi chiedevo: “Cosa farò?”.

Non lavoravi molto negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Come riempivi il tuo tempo?
Parte di questo tempo la dedicavo alla mia famiglia. Mia figlia è nata nel ’92, mio ​​figlio nel ’95. Quindi ero presente per la maggior parte del tempo con loro. Andavo a Los Angeles o New York, facevo un po’ di teatro, facevo qualche comparsata in qualche serie televisiva o altro, qualche film indipendente qua e là. Ci sono stati momenti in cui ero frustrato dalla mia carriera. Ripensandoci ora, è come se l’avessi progettata alla perfezione. Potevo essere lì [con i miei figli]. All’inizio quell’esperienza mi ha emozionato molto. Ho potuto essere un padre e non una persona assente, e anche un marito presente, se è per questo. E ora vederli assistere a tutto questo, a quello che sta succedendo con Cobra Kai, e vederli sostenermi e incitarmi un po’ mi imbarazza.

Che consiglio daresti a un attore in un periodo di magra?
Sii creativo. Puoi sempre esserlo, se è questo che ti manca. Se invece ti servono solo la fama e il successo, allora forse sei nel posto sbagliato, perché niente di tutto questo è sotto il tuo controllo. La tua creatività è in parte sotto il tuo controllo, perché potresti avventurarti in territori nuovi e provare a correre dei rischi. Che tu riesca a guadagnarti da vivere o meno è tutta un’altra storia, ed è proprio questa la vera sfida.

Dancing With the Stars - Ralph Macchio & Karina Smirnoff - Jive- www.tagine.com

Hai partecipato a Dancing with the Stars. Questo ti ha portato ad avere offerte per altri reality show che hai rifiutato?
Sì. E ho anche rifiutato Dancing with the Stars diverse volte prima. Era il momento giusto per farlo, e mi è andata bene. Ma sì, poi ti ritrovi con proposte tipo I’m a Celebrity, Kick Me Off a Running Train o Fear Factor: Celebrity Africa ​​o cose del genere. Ho ricevuto un sacco di offerte come The Masked Singer. E capisco il successo di quel programma, ma semplicemente non mi interessa al momento. Ma c’è una cosa che Dancing with the Stars fa, e credo che dia merito a quel programma: non è “Tv del disastro”. Vogliono davvero che la gente si impegni [a ballare]. Guarda Karate Kid: è la classica storia del perdente, ed è quello che ha funzionato per me. Quel ragazzo era il mio specchio. E ora ho fatto sì che i fan abbracciassero la sua versione più matura.

Qual è la differenza più grande tra la fama degli anni Ottanta e quella del 2020?
All’epoca c’era molta più droga dappertutto. Avevo troppa paura di avvicinarmici, ma era ovunque. A quei tempi avevi anche un po’ di tempo libero se qualcosa andava storto. Ora non ne hai più. Se qualcosa va storto, è lì davanti a te. È proprio nel tuo feed, la gente ti perseguita. È una sfida incredibile. Non so come questi giovani attori e personaggi famosi la affrontino. Ma, d’altro canto, possono anche diventare famosi senza aver fatto nulla.

Cobra Kai è stata praticamente la serie più popolare su Netflix per anni. Come hai elaborato la cosa dopo tutti questi anni lontano dai riflettori?
A volte uso la parola “stupido”. È semplicemente stupido quanto successo abbia avuto, ma è davvero quasi sminuirlo. Penso che gran parte del merito vada ai registi originali dell’84 e allo sceneggiatore Robert Mark Kamen, che ha creato la storia e questi personaggi, e a quel signor Miyagi, uno Yoda umano, che era una sorta di ingrediente segreto dell’intero franchise. E poi Jon, Josh e Hayden, che hanno scritto questa serie e ci tengono così tanto. Hanno stravolto la sceneggiatura sui personaggi originali e ne hanno introdotti di nuovi, secondo i loro diversi punti di vista. Ricordo che un dirigente disse: “Congratulazioni per Cobra Kai. Tutto ciò che è vecchio torna di moda”. E io risposi: “Sapete una cosa? È sempre stato lì. C’è sempre stata la nostalgia, in un certo senso”. Ma è una benedizione, perché ha ricevuto un vero e proprio abbraccio da quasi quattro generazioni che attendevano il gran finale, che poi arriva davvero.

C’è qualcosa di agrodolce in tutto questo, visto che Pat Morita non c’è?
Un po’, ma sono sicuro di poter dire di aver fatto un buon lavoro con lui e con la nostra collaborazione. Sono fermamente convinto di questo rispetto alla serie, e spero che lo sia anche nel film Karate Kid: Legends. Voglio sempre proteggere l’onestà di questa collaborazione, che per me è la magia di Karate Kid. Senza Miyagi non c’è… non avremmo fatto niente di tutto questo.

Molti fan si aspettavano di vedere Hilary Swank riprendere il suo personaggio in Karate Kid 4, nell’ultima stagione. Hanno provato a chiamarla?
Sì, ci hanno provato. Non c’è niente che Jon, Josh e Hayden non abbiano cercato di fare, e hanno fatto quasi tutto. Credo che si siano trovati in sintonia con lei, ma che lei semplicemente non volesse farlo per qualche motivo. Semplicemente non aveva senso per quello che stava succedendo nella sua vita in quel momento. E non ero coinvolto in nessuna di quelle conversazioni, sapevo solo che ci avevano provato. Avevano una versione della storia con lei e un’altra senza di lei.

Immagino che avrebbe risolto la storia di Miyagi e della collana rubata.
Sì. Era questa l’intenzione.

Cobra Kai | S06 E13 | Emotional Johnny & Kreese Reconcile Each Other

Ho adorato il finale di Cobra Kai. La scena che mi ha colpito di più è stata lo scontro finale tra Johnny e Kreese nel parcheggio. Billy [Zabka, che interpreta Johnny] merita un Emmy anche solo per quello.
Sì, ci ha davvero dato dentro. È stata girata due giorni dopo la mia scena [con la CGI di Pat Morita]. Gli ho detto: “Ciao, hai fatto la mia scena di ‘Cobra Cry’, com’è stata la tua?”. E lui: “Credo di averla fatta alla perfezione”. Era davvero soddisfatto. Ed è fantastico perché segui il suo personaggio per tutto il suo percorso, e lui fa un lavoro fantastico nella serie.

Concludere le trame di così tanti personaggi dev’essere stato difficile.
Fa parte della sfida. Ed è stato bello avere 15 episodi per poterlo fare. La più emozionante per me è quella con Daniel e Samantha, la scena dell’addio in cui lei parte per Okinawa. Dal primo episodio della serie il rapporto tra Daniel e Samantha è stato al centro della profondità del mio personaggio e del suo. È stato davvero toccante per me.

Pensi che il Karate Kid originale avrebbe ottenuto il via libera da uno Studio di Hollywood oggi?
Probabilmente sarebbe andato in onda su Family Channel o su una rete religiosa. Forse sarebbe potuto essere un film della Fox Searchlight tipo Little Miss Sunshine. Mi piacerebbe credere che possa avere successo [anche oggi], perché la storia funzionava così bene. Ma adesso è un’altra storia, amico, è davvero dura.

Quando hai sentito parlare per la prima volta di Karate Kid: Legends hai avuto qualche esitazione a tornare a interpretare il personaggio ancora una volta?
Sì. Ma anche con Cobra Kai sapevo che era ora di tuffarmi, solo che non conoscevo la temperatura della piscina. Con Karate Kid: Legends è stato emozionante pensare: “Wow, ho iniziato sul grande schermo. Posso anche finire sul grande schermo?”. Collegare i mondi è stata la sfida. Hanno trovato un modo che è organico a una scena di Karate Kid II – La storia continua…, che la gente su internet sta iniziando a capire, e che collega il karate al kung fu, il che è vero. Il mio obiettivo era cercare di preservare l’integrità di Miyagi e Daniel e la mitologia del film originale. Quindi ha richiesto un po’ di lavoro in più, e poi c’è stata la collaborazione con Jackie Chan… Il film inizia anni dopo Cobra Kai. C’è una versione diversa di Daniel, più in pace con la sua vita e “più Miyagi”, in un certo senso.

Conoscevi Jackie Chan prima?
No. Ma l’ho incontrato alla première del remake [di Karate Kid] del 2010. Mi è sempre sembrato un altro mondo. E ora fa parte dell’ecosistema del nostro grande universo. Mi sento molto Luke Skywalker. Potrei essere in The Mandalorian, e potrei fare un film di Star Wars.

Com’è stato lavorare con Ben Wang, la giovane star di Legends? Dev’essere stato bello vedere qualcuno cominciare un viaggio che tu hai iniziato quarant’anni fa.
Esatto. È fantastico. È anche un giovane artista marziale pieno di dedizione. Parla fluentemente il mandarino. Ha soddisfatto molti dei requisiti richiesti e ha una personalità davvero vincente, il che è estremamente importante. E se hai visto il trailer, puoi capire che ha proprio un’aria cinematografica. Non sembra il film originale di Karate Kid degli anni Ottanta, e non sembra nemmeno Cobra Kai. E mi piace, perché afferma che potremmo esistere davvero oggi..

Pensi che questa sia l’ultima volta che interpreti Daniel?
Potrei fare la mia versione di Gran Torino? Guarda, spero che il film vada bene. Voglio che sia la fase successiva di altri capitoli, e mi piacerebbe molto che ci fosse anche un film di Cobra Kai tra un paio d’anni. Perché non continuare la festa finché può essere radicata in una qualche forma di autenticità? Se fossi venuto da me nel 1995 e mi avessi detto: “Interpreterai di nuovo Daniel LaRusso”, ti avrei risposto: “Non succederà mai”. Quindi mai dire mai.

Non si vedono Kreese o Terry Silver morire quando la barca esplode nel finale di Cobra Kai. Forse almeno uno di loro sopravvive…
Lo so. Non è il mio momento preferito in assoluto della storia. E il fatto che nessuno ne parli… cosa posso dire? Volevano chiuderlo così.

Cosa speri di fare nei prossimi anni?
Mi piacerebbe dedicarmi un po’ di più alla regia. Ho diretto il terzo episodio di questa stagione di Cobra Kai. Mi è piaciuto molto. Adoro lavorare con gli attori, prendere un po’ di quello che ho imparato dai Coppola e dagli Avildsen. Ricordo che discutevano delle scene o di altro, e oggi quelle cose le prendo e le metto in pratica io stesso. È un ambito in cui ho molto più spazio per crescere. Ho fatto una serie intitolata The Deuce – La via del porno, in cui non avevo molto da fare. Era per HBO, ma ho recitato in 17 episodi, credo. E mi piacerebbe trovare un altro cast di successo: una serie come Succession, che adoro, o anche Shrinking, che ho appena finito di guardare. Non ho bisogno di essere il protagonista. Mi piacerebbe entrare a far parte di una famiglia che magari non si limiti a “ogni discussione dev’essere risolta con un bagno di sangue di karate”.

Da Rolling Stone US

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