Pilar Fogliati, il bello di essere ‘Sbagliata’ | Rolling Stone Italia
Interviste

Pilar Fogliati, il bello di essere ‘Sbagliata’

L’attrice che ha fatto della voce il suo marchio di fabbrica è protagonista della prima audio-serie italiana. Una fiction formato podcast per raccontare la femminilità di oggi

Pilar Fogliati, il bello di essere ‘Sbagliata’

Pilar Fogliati

Foto: Claudio Porcarelli

La verità è che tutta questa storia della globalizzazione, dell’aspettativa di vita che si allunga e del «puoi fare tutto quello che vuoi» è una grande, gigantesca fregatura. Lo capirete nel giro di un paio di puntate di Sbagliata, la prima audio-serie italiana, ossia la prima fiction lunga raccontata su podcast, disponibile su tutte le piattaforme, tra cui Spotify e Apple Podcast. Sì, esatto: finora nessuno da noi aveva realizzato un progetto così. Ci ha pensato Sirene Records, la divisione della società di produzione Capri Entertainment. «Era da un po’ di tempo che desideravo realizzare un progetto narrativo per il mondo dell’audio, che fosse allo stesso tempo al femminile, spontaneo e vero», spiega la produttrice Virginia Valsecchi. «Insomma, che potesse parlare a tutti». L’obiettivo è decisamente centrato, visto che, come spiega lo stesso teaser audio di Sbagliata, o hai un’amica come la protagonista Emma oppure… Emma sei tu. Vi avvisiamo: la seconda opzione potrebbe essere quella più inflazionata. Sbagliata fotografa molto bene lo status quo del trentenne (ma pure quarantenne) medio: Emma è una donna che, per l’appunto, all’età ormai matura di trent’anni è ancora in cerca (nell’ordine) dell’amore, del suo posto nel mondo, di una casa tutta sua e pure di un lavoro stabile. Insomma, non ha concluso granché perché, come ci spiega la sua voce/interprete Pilar Fogliati, «quando puoi fare qualsiasi cosa, è facile perdersi». E dire che sul lavoro Emma è bravissima: cura la direzione artistica del Rope, un gettonatissimo locale romano. È nella vita privata, semmai, che è un disastro: inanella casi umani uno dietro l’altro, per poi mandare dei lunghissimi vocali disperati alle proprie amiche… Esatto: tutto molto familiare, come ammette la stessa Pilar.

Dunque, tu sei Emma o hai un’amica come Emma?
Mi sento abbastanza Emma anch’io. Di certo la Pilar brava ad ascoltare e consigliare l’amica in difficoltà sparisce all’istante, quando a finire nei guai sono io (ride, nda). Se solo riuscissi a essere utile a me stessa come lo sono per gli altri… Mi sa però che funziona così un po’ per tutti.

Mi ha colpito molto la scelta del titolo: non “confusa” o “sfortunata”, ma “sbagliata”. Proviamo a spiegare questa scelta, anche perché qui è un attimo che le femministe si scatenano…
Femministe, calme: ora vi spiego per bene. Il titolo è ironico: Emma è sbagliata rispetto all’idea che la società esterna ha delle persone realizzate. In realtà non c’è nulla di errato a essere come Emma. Nel suo piccolo, Sbagliata fotografa una generazione precaria, sia sentimentalmente che lavorativamente: oggi non avere un lavoro fisso a trent’anni, vivere con delle coinquiline e cercare ancora l’amore è la regola. Quando si dice che siamo tutti diventati più giovani e si invecchia più tardi, è anche per questo.

Una bella fregatura.
Eh, sì. La maggiore aspettativa di vita ci ha modificato come generazione: non abbiamo certezze. Oggi la stabilità arriva più avanti nell’età e, con essa, anche la progettualità. La sensazione di avere poche ancore ci spinge a fare esperienze, a provare un po’ tutto… bello, per carità, ma anche dispersivo. È il paradosso della libertà: abbiamo tutti più chance e si ha l’illusione che tutti i sogni siano raggiungibili. Non a caso si parla tanto della FOMO.

Prego?
La Fear Of Missing Opportunities, ovvero la paura di perdere le opportunità. L’hanno definita la malattia del secolo, ed è proprio così. La globalizzazione ci ha un po’ fregati, perché ti mostra mille opportunità dandoti l’impressione di poterle realizzare tutte quante. Così, quando raggiungi un traguardo, non godi di quello che hai, ma pensi subito a tutto ciò che hai dovuto escludere o che devi ancora conquistare. Funziona così anche in amore.

Non sarà un discorso un po’ troppo cinico?
Sai che me lo dice spesso anche mamma? Sostiene che la sua generazione fosse molto meno cinica della mia. Il fatto è che viviamo guardando le vite degli altri, che sono sempre vite “giuste”. Emma finalmente ci mostra una vita “sbagliata” nella quale poterci riconoscere: non è una vita da instagrammare. È la sua, e basta.

C’è qualcosa che invidi a Emma?
Il suo senso di avventura: lei è schietta e viva, si butta nelle cose, mentre io ci penso mille volte prima di chiamare qualcuno, dire quello che penso, dichiararmi a un uomo…

Aspetta, non sono gli uomini che dovrebbero dichiararsi?
Oggi lo fanno anche le donne. Oppure fai credere all’uomo di aver preso lui la decisione di dichiararsi, ma in realtà l’hai portato tu a esporsi.

… su questo mi ci ritrovo di più.
Anch’io, onestamente! Comunque sia, Emma è molto più libera di me: non ha paura di citofonare a un uomo alle quattro di notte reclamando un po’ di coccole. Sotto questo punto di vista è molto moderna. Detto questo, Emma inanella una serie di casi umani (peraltro tutti ispirati a storie vere, nda) per via di un trauma che ha vissuto: in fondo in fondo non si concede di essere felice perché altrimenti si sentirebbe in colpa.

Emma ripropone anche un grande classico: la capacità di essere bravissimi sul lavoro e disastrosi nelle relazioni. Come abbiamo fatto a finire così?
Sia il lavoro che la sfera amorosa attengono alle relazioni umani. Quindi se sei fantastica al lavoro, se sopporti tutto e sei performante, poi però da qualche altra parte devi scaricare la tensione accumulata e le energie represse. Io la vedo così.

Perché il podcast era il formato giusto per questa storia?
Volevamo dare alle persone un intrattenimento più attivo: con Sbagliata puoi usare l’immaginazione e decidere il volto dei personaggi, l’ambientazione… Se oggi l’audio sta riscuotendo così tanto successo, è anche perché le persone si sono scocciate di guardare passivamente dei contenuti.

Di nuovo, però, dopo il successo del video virale sui dialetti, ti chiamano per la tua voce…
… sono un jukebox! Chiedimi quale imitazione vuoi, e te la faccio.

Non è però un po’ poco, se si ha il desiderio di lavorare come attrice?
In realtà no, perché la voce è uno degli strumenti del corpo che preferisco. Quando intraprendi la carriera da attrice ti rendi conto che questo mestiere ha mille sfaccettature. Tra l’altro fin da subito mi sono sentita molto attratta dal doppiaggio.

"I dialetti romani" Pilar Fogliati @Cortinametraggio

In passato hai presentato ExtraFactor. Dove dobbiamo firmare per averti alla guida di X Factor? La parlantina alla Cattelan di certo non ti manca.
Sulla parlantina, sono una garanzia (ride, nda). ExtraFactor è stata un’esperienza stupenda: la tv mi piace e amo il mainstream. Quindi, se mi chiamassero, non direi certo di no.

Emma sceglie puntualmente l’uomo sbagliato. Ecco, è vero che tu tra Brad Pitt e Claudio Amendola sceglieresti senza dubbio il secondo?
Sì, per me è la scelta giusta! Non voglio certo fare quella del “non mi piacciono i belli”, però, per dirla alla romana, ce sta’ quella verità in Amendola che mi attira.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Attualmente sono sul set di Cuori, a Torino. Si tratta di una serie ospedaliera per Rai 1, ambientata negli anni ’60: interpreto la prima donna cardiologo che dovrà farsi rispettare in un ospedale tutto al maschile. Sarò poi nel cast della nuova commedia di Riccardo Milani: Corro da te. Interpreto la sorella di Miriam Leone e l’aiuterò a trovare l’amore. Lo so, fa molto ridere pensare che io debba aiutare una donna bellissima come lei… (ride, nda)

Ti piace dare voce a una femminilità diversa….
Quello che più mi intriga non è dire com’è la donna secondo me, ma mostrare che la donna oggi è così. Punto. Non ne posso più di vedere film e serie tv che sembrano ambientati non dico in un’altra epoca, ma proprio in un altro mondo. Con i miei personaggi vorrei riuscire a doppiare la realtà: in fondo l’imitazione è anche questo, ossia dire che la realtà è così perché l’ho sentito, l’ho visto.

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