«Pijamose Rolling Stone» | Rolling Stone Italia
Interviste

«Pijamose Rolling Stone»

Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli sono passati in redazione per parlarci di 'Non ci resta che il crimine'. E per un quizzone sugli anni '80 che vedrete prestissimo.

«Pijamose Rolling Stone»

Da “pijamose Roma” a “pijamose Milano e pure Rolling Stone”. Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli sono passati in redazione per riportarci negli anni ’80 con la commedia di Massimiliano Bruno Non ci resta che il crimine, di cui sono protagonisti insieme ad Edoardo Leo.  

Il riferimento al cult di (e con) Roberto Benigni e Massimo Troisi, Non ci resta che piangere, è ovvio e proprio come loro i personaggi vengono catapultati indietro del tempo, non a fine ‘400 ma nel 1982, a Roma, nell’estate dei Mondiali.

Giallini, Gassmann e Tognazzi sono tre amici che organizzano un tour criminale nei luoghi della Banda della Magliana per “fare i soldi con la pala”, come ripete continuamente Moreno (alias Giallini). Finché non passano attraverso un portale e si trovano faccia a faccia con alcuni membri della banda, tipo Renatino De Pedis (interpretato da Leo). E ovviamente se la fanno sotto, ma allo stesso tempo cercano di fregarlo, conoscendo in anticipo tutti i risultati delle partite grazie alla memoria prodigiosa del personaggio di Tognazzi. «Noi la banda la sdrammatizziamo, ci ridiamo sopra, è un film molto divertente fatto apposta per ridere» spiega Gassmann «Credo che Massimiliano Bruno abbia tirato fuori un’arma importante, quella della sorpresa: mischia i generi, dal poliziottesco italiano anni ’70 a Ritorno al futuro, poi ci mette dentro la Magliana e tre fessi incapaci. Riusciranno i nostri eroi a tornare al presente?».

Se l’organizzazione criminale è da tempo al centro di letteratura, adattamenti televisivi e cinematografici, qui la chiave è diversissima: «Quando arrivi a raccontare il massimo del male, arrivi anche a portare quei personaggi nella commedia e nel grottesco», racconta Tognazzi «Non ho mai pensato che il cinema dovesse necessariamente insegnare qualcosa, o mandare un messaggio. Il cinema è intrattenimento, è divertimento, se una storia ti prende e ti diverte, ti puoi fare anche 4 risate senza pensarci troppo. Il cinema è bello perché è vario e questo è un film che mescola la commedia, l’action, ma ci sono anche dei risvolti drammatici… Qualche sorpresina ve l’abbiamo preparata».

La Pastorelli interpreta la donna del boss, vulcanica ballerina che scombinerà ancora di più le carte, e alla Magliana c’è cresciuta: «Purtroppo quelli dalla banda sono personaggi leggendari e li conosciamo un po’ tutti, anche grazie ai vari Romanzi criminali. Noi ne facciamo una sorta di parodia, però raccontiamo gli odori, i colori, la musica, gli abiti». Gli Eighties tra l’altro sono una sorta di costante nella sua carriera: «Anche Lo chiamavano Jeeg Robot era ambientato in quel periodo e lo sarà pure il mio prossimo film, Brave ragazze. Anni ’80 forever».

Come se la sono vista con i costumi? «Mi hanno completamente tumefatto i capelli» sorride Ilenia. «Roba da rasarsi a zero, avevo un colore arancione fosforescente ed era terribile perché ogni settimana mi toccava rifare la tinta, si vedeva subito la ricrescita». Giallini di film ambientanti negli anni ’80 ne ha fatto parecchi: «Anche di più seri, tipo L’odore della notte di Caligari. Ricordo gli abiti dei miei fratelli, io non ero ancora grande abbastanza grande per vestirmi così e mettevo la loro roba dismessa, tagliavo la mitica campana per adattarli a me e mi restavano solo dei pantaloni a tubo». Di musica di quegli anni e non solo «ho più dischi di voi» ride Marco «Il primo che mi viene in mente? London Calling dei Clash» racconta tra una performance alla batteria e l’altra.

Gassmann invece nel 1982 aveva 17 anni: «Lavoravo nel servizio d’ordine del Piper di Roma il sabato pomeriggio, in attesa fremente che arrivasse il momento delle bolle di sapone e dell’effetto fumo che il Piper mostrava in Italia per la prima volta, una cosa eccezionale, pensa quanti millenni sono passati».

La scena più complessa di Non ci resta che il crimine è anche quella più memorabile: Giallini, Gassmann, Tognazzi e Leo rapinano una banca vestiti da Kiss, sulle note di I Was Made for Lovin’ You: «È una sequenza girata benissimo, ma la mattina per vestirci e truccarci non vi dico, ci volevano due ore e mezza per metterci tutto quel cerone in faccia, ero disperato» ricorda Giallini.

Non finisce qui, ma quello che è successo in redazione non possiamo raccontarvelo, dovete per forza vederlo con i vostri occhi. A brevissimo il video del quizzone sugli anni ’80 che abbiamo preparato per loro. Stay tuned!