Parla Luke Skywalker: intervista a Mark Hamill | Rolling Stone Italia
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Parla Luke Skywalker: intervista a Mark Hamill

Il finale della prima trilogia lo aveva deluso: Luke diventa Jedi, e la storia si chiude. Ora ci parla mentre è già alle prese con l'Episodio VIII, con la sua "barba Jedi"

Mark Hamill sul set di Guerre Stellari, 1977. Foto di John Jay

Mark Hamill sul set di Guerre Stellari, 1977. Foto di John Jay

Per ragioni che sono ovvie a tutti quelli che hanno già visto Star Wars: Il Risveglio della Forza, Mark Hamill all’inizio era riluttante a rilasciare un’intervista a Rolling Stone. Ma alla fine ha accettato e lo scorso ottobre, proprio mentre tutto il mondo stava iniziando a chiedersi che fine avesse fatto Luke Skywalker (non compariva nelle comunicazioni ufficiali del nuovo film), il tizio che lo interpretava era seduto a un tavolo nella sua veranda di Malibù circondata da alberi, con indosso un paio di Converse di Batman. Hamill aveva appena cominciato a far crescere la sua “barba Jedi” per il nuovo Episodio VIII, che presto avrebbe avuto bisogno di lui sul set. Si era tagliato la barba per interpretare Trickster nella nuova stagione di The Flash, e aveva dovuto chiedere il permesso alla Lucasfilm per poterlo fare. «Se fossi stato in grado di farla ricrescere in tempo, allora potevo farlo», ha detto Hammil. «Fortunatamente, ho dieci settimane di tempo, quindi incrociamo le dita!».

Una delle cose curiose di questa storia è che George Lucas durante le riprese dei primi Star Wars le aveva già detto che avrebbe avuto bisogno di lei come Luke quando lei avrebbe avuto 60 anni.
E mi disse anche che avrebbe fatto dodici film. Ah… e vorrei ricordarti che tutto ciò avvenne in uno dei tempi morti durante le riprese in Nord Africa [ride]. Ai tempi conoscevo George solo da qualche settimana, forse dieci giorni. Io gli chiesi «Perché stai iniziando dal mezzo? È una cosa folle». Il film non si chiamava ancora Una nuova speranza, era Episodio IV: le avventure di Luke Skywalker tratte dal Giornale dei Whills, Saga #1. Poi divenne Le Guerre Stellari; e quando mi arrivò lo script delle riprese, diceva solo Guerre Stellari. George mi disse, «Beh, perché questa parte della trilogia è la più commerciale». «Ah, ok». [Ride] Ora lui nega di averlo detto. Dice che mi stava prendendo in giro.

Ma stava già parlando dei sequel, giusto?
Certo, ma io non gli diedi troppo peso. Tutto ciò che mi disse fu solo «Ti andrebbe di fare un cameo? Passare lo scettro alla nuova generazione?». Il che mi diede solo un’idea generale di cosa aveva in mente. Comunque, questo è il succo della storia. Non andai in banca e non corsi a casa a chiamare il mio agente per dirgli «Ehi, indovina? Nel 2011 avrò un altro lavoro!».

George Lucas e Mark Hamill sul set nel 1977. Foto Lucasfilm

George Lucas e Mark Hamill sul set nel 1977. Foto Lucasfilm

Anni dopo, Lucas disse che i prequel sarebbero stati la fine di tutto. Lei però continuava a pensare che sarebbe tornato sul set?
È buffo sai, ho sempre avuto pensieri contrastanti in merito. Innanzitutto, ero quasi sicuro che nessuno avrebbe mai lasciato un prodotto così forte come Star Wars impolverarsi su uno scaffale, dopo tutti i romanzi e i giochi, la popolarità. Insomma, c’era un sacco di materiale da cui attingere. Ma poi ho pensato che se anche fossero mai andati avanti, avrebbero potuto non chiamarci. Sarebbe toccato alla nuova generazione, come avrebbe dovuto essere. Non è come rimettere insieme una band e tornare a fare un tour. E a questo si è andato ad aggiungere anche quello che George ci disse in seguito: «Ho cambiato idea. Non farò gli ultimi tre. Dopo Episodio III sarà tutto finito, basta. Non voglio più trovarmi a fare cose del genere quando avrò settant’anni». Ora, tutti questi sono pensieri confusi nella mia testa perché… alcune di queste cose le ho lette su internet e in giro. Ricordo però molto chiaramente lui che mi diceva queste parole «Non voglio più trovarmi a fare cose del genere quando avrò settant’anni». Quello che invece non avrei mai immaginato era che avrebbe venduto la sua società. Quando ce lo disse – nell’estate del 2012, organizzò un pranzo con tutti noi e disse –

A tutti voi insieme?
No no. Eravamo ad Anaheim a una delle feste di Star Wars; c’era anche Carrie (Fisher ndr.), io ero lì con mia figlia e mia moglie, e George aveva voluto organizzare un pranzo con noi. Io pensai «Bene, sta per succedere qualcosa», e mia moglie scherzando mi disse «Probabilmente farà un’altra trilogia». Lo ammetto, ora mi sento anche in imbarazzo a ripensarci, perché iniziai a ridere come un matto pensando a quanto fosse stupida quell’idea. «No, dai. Sii realista. Vogliono solo essere carini con noi, ti ricordi quella volta che volevano farci fare gli extra per i DVD? Sarà qualcosa di simile». Poi invece, effettivamente ci disse le seguenti parole: «Bene, non so cosa sappiate ma ho deciso di vendere la società, Kathleen Kennedy prenderà il mio posto e voglio fare un’altra trilogia. E se non vorrete farne parte, non siete obbligati. Non stiamo facendo altri casting, per ora stiamo solo scrivendo i vostri personaggi». Dopo neanche 30, 40 secondi, Carrie disse «Io ci sono!» [Risate] E poi chiese subito se ci fosse la possibilità di avere una parte per Billie, sua figlia.

E lei come ha reagito?
Sono tutt’ora in una sorta di stato di shock. Ma so bluffare molto bene ed ero determinato a non lasciar trasparire assolutamente nessun tipo di emozione.

Ho pensato che se anche Lucas fosse andato avanti, avrebbero potuto non chiamarci. Non è come rimettere insieme una band e tornare a fare un tour.

 

Perché?
[Sospira] Beh, noi siamo fortunati, ci siamo già passati, c’è stato un inizio, un mezzo e una fine. Bisogna pensare bene a tutti gli aspetti della cosa perché se vuoi mantenere un basso profilo, questo non è il miglior modo di farlo [Ride]. Mi ero costruito una nicchia nella quale mi sono potuto occupare di doppiaggio e fare teatro tutte le volte che volevo. In questo modo ho potuto crearmi dei bei ritagli di tempo e fare cose molto interessati. Solo che la gente non se n’è accorta.

Beh, il mondo dei geek certamente l’ha fatto.
Oh certo, credimi, io ho uno dei migliori gruppo di supporto al mondo. Può sembra banale ma ci ho messo la vita per rendermi conto di come sono le persone, cioè – è come se fossi stato uno dei Beatles e non l’avessi capito. E non mi sto paragonando a loro in nessun modo, né per forma né per sostanza, ma in termini di sproporzionata riverenza per qualcosa che non puoi spiegare, quando vuoi sapere tutto di qualcuno, dove vive, cosa mangia… Io queste persone le chiamo FUA: Fan Ultra-Appassionati. Perché ci sono diversi tipi di fan, quelli a cui piace il film, «Ben fatto, mi è piaciuto. Ora voglio vedere il nuovo James Bond» – e poi ci sono i FUA. Quelli a cui Star Wars ha cambiato la vita «I film mi hanno completamente conquistato» oppure «Ho incontrato mia moglie online [grazie a Star Wars]». Tutto questo è commovente, straordinario e non diminuisce col passare del tempo. Perché Star Wars non finisce mai. E io questi impulsi ossessivo-compulsivi verso l’intrattenimento li capisco.

Tu sei anche la voce di Joker nei cartoni di Batman.
Essere un’icona di virtù in un fantasy e poi diventare il cattivo in un altro è stato veramente il massimo per me. Quando ho chiesto di voler essere in Batman, io pensavo a qualcosa tipo Hugo Strange o Faccia di Creta o qualche personaggio che neanche conoscevo. Ma quando mi hanno detto che mi avrebbero fatto fare le audizioni per Joker ho pensato «porca vacca», non c’è veramente modo che io non deluda un bel po’ di gente. È una cosa folle, ma io sono folle. L’anonimato in fondo è anche un punto di forza. Si diventa veramente sfacciati quando non ci si mette la faccia, questa è una delle cose che mi ha fatto sentire più libero nell’interpretate un personaggio come questo.

Carrie Fisher, Mark Hamill e Harrison Ford al ComiCon, foto di Gage Skidmore

Carrie Fisher, Mark Hamill e Harrison Ford al ComiCon, foto di Gage Skidmore

Tornando a Star Wars: ha mai avuto dubbi che Harrison Ford potesse non accettare di tornare?
Assolutamente! A un certo punto, siamo tornati in albergo e io dissi a Carrie «Lo sai, il ragno da stanare dal buco è Harrison, non accetterà mai. Perché dovrebbe?» Quella era la nostra clausola. Ero l’unico a essere pessimista, ma se non avesse accettato io non volevo sentirmi obbligato. Semplicemente non me lo aspettavo.

Io credo che segretamente lui abbia sempre amato Han Solo.
E perché non avrebbe dovuto? È il perfetto archetipo del moderno, cinico, scettico primo-uomo. Per me, non c’è bisogno di sopravvalutare il suo contributo al successo di questi film – anche perché il legame che c’è tra la Forza e questo incompetente ragazzo di campagna non istruito è veramente minimo. C’era bisogno di un po’ di pepe, un po’ di grettezza… qualcuno che lo faccia solo per i soldi. Quando Han Solo fa il cinico, disarma tutti i cinici che stanno guardando il film e gli dà la possibilità di goderselo come dovrebbero.

Lei una volta disse che era deluso dal fatto che la saga sarebbe finita con Il Ritorno dello Jedi, proprio quando Luke era appena diventato Jedi.
Avevo fatto un’analogia, era come se si raccontasse la storia di James Bond fino al momento in cui otteneva la licenza di uccidere e poi far finire la storia. Ero diventato quello che volevo diventare – e la storia finiva così? Quindi sì, ero deluso.

Quella era la nostra clausola. Se [Harrison Ford] non avesse accettato, io non volevo sentirmi obbligato.

Ha anche provato a ricordare ai fan di guardare tutto con una certa prospettiva.
Una volta dissi: «Al di là di come andranno le cose, ragazzi, non possiamo emozionare e accontentare tutti con le nostre decisioni». Ma questa mia frase venne pubblicata online così: «Star Wars VII è destinato a deludervi, parola di Mark Hamill». [Ride] Questo mi costò una telefonata dai piani alti dei potenti. Ti racconto un’altra cosa che non si deve assolutamente mai dire di fronte ad una folla di fan di Star Wars – e che io sentii dire per la prima volta da George sul set. Io quella frase l’ho detta di fronte a 5000 fan gasati e pronti per vedere il trailer: “È solo un film!”

È la tua versione di quello che disse William Shatner nello sketch al Saturday Night Live?
Ah sì, “Fatevi una vita!” [Ride] No dai, è diverso. Lui stava attaccando il personaggio del fan. Io sto provando ad approcciare quelli più razionali, persone sane che sono consapevoli del fatto che i film non cambiano veramente le loro vite. Se pensi veramente che noi possiamo farti sentire come se avessi ancora 10 anni quando invece ne hai 38, lo sai come andrà a finire. Quindi basta solo non pensarlo e tutto andrà bene.

Che allenamenti ha dovuto affrontare? Tutte le volte che dicevano «Mark Hamill si sta allenando» io continuavo a immaginare Yoda sulle sue spalle.
[Ride] Beh, odio dovertelo dire, ma si riferivano semplicemente a una dieta e a esercizi. Vedo sempre queste pubblicità in TV che ti ripetono «Non alzarti dal divano! Prendi queste pastiglie. Non cambiare la tua dieta», e io penso «Oh, questo è esattamente l’allenamento che voglio!» [Indica il piatto di frutta e verdure] Guarda cosa mangio ora al posto di patatine e bagel con cream cheese. Quando mi hanno chiesto che dieta facessi io risposi «Seguo la dieta del ‘se è buono, non lo mangio’». Il mio allenatore invece mi ha detto di scegliere un giorno e in quel giorno di mangiare quello che voglio. Ma a me non piace questo gioco; non mi sembra corretto. Sono cresciuto con un’educazione rigida. Mio padre era un militare, era cattolico, repubblicano alla Nixon, convinto… te lo immagini.

Come si è rapportato J.J. con le altre tre persone che hanno diretto il nuovo Star Wars?
Beh, loro sono tutti registi di talento. Ma è difficile darti una risposta che dia giustizia a tutti senza rivelare troppo rispetto a quello che posso dirti. Ma voglio dirti comunque che è lui che ha tenuto le redini di tutto: ha un entusiasmo contagioso. Ti rendi conto che ci tiene veramente. Lui è un FUA – ma è anche un bravissimo regista e sa fare il capo. C’è sempre un solo capitano su ogni navicella, io ho lavorato con il capitano Lucas, il capitano Kernshner, il capitano Marquand, ora con il capitano Abrams e sono al lavoro con il capitano [Rian] Johnson [direttore dell’episodio VIII ndr.]. È una cosa fantastica, guarda i film che hanno fatto – Rian Johnson non ne ha mai fatti due uguali tra loro. Sono sempre diversi ed è veramente eccitante. Amo la nuova generazione. Sono eccezionali, ed è difficile essere cinici “Oh, è solo un altro lavoro” quando c’è così tanto entusiasmo.