Marcello Cesena, sensualità in libreria | Rolling Stone Italia
Madre!

Marcello Cesena, sensualità in libreria

L'uomo dietro all'aristocratico più famoso della tv ha scritto un libro, ma stavolta non si ride. Ce lo siamo fatti raccontare, insieme ai suoi progetti futuri e a quel famigerato film sulle gesta di Jean Claude

Marcello Cesena, sensualità in libreria

Marcello Cesena. Foto: Bruno Desole

Potremmo parlare di Madre, di Cassandra, delle gemelle Quagliarello. Non lo faremo (o meglio, lo faremo dopo). Perché oggi siamo qui per parlare con Marcello Cesena scrittore. Ma anche regista, pubblicitario e attore: l’uomo dietro al Conte più famoso del piccolo schermo, non ce ne vogliano Antonio e Giuseppe, fa un sacco di cose. E ha scritto pure un libro, dicevamo. Si chiama Un luogo sicuro, lo pubblica Sperling & Kupfer. E stavolta non c’è niente da ridere, anche se la protagonista, Geneviève, ha un nome che tutto sommato non sfigurerebbe in Sensualità a corte.

Il primo libro. Come mai ora?
Avevo già fatto un paio di cose thriller in passato, un film e una serie tv, e quindi la voglia di cimentarmi in una roba che non fosse Jean Claude c’era. Mi piace sperimentare cose che non sono nel mio campo d’azione. Il libro è nato perché nel 2015 ero a Parigi durante il periodo degli attentati al Bataclan, lì mi è venuta un’idea che ha molto a che fare con l’atmosfera che c’era in quei giorni.

Cioè?
In quel momento, in quel periodo e in quella città, il demone assoluto era la figura del terrorista. Mi sono chiesto: quale personaggio, quale figura potrebbe superare a destra in cattiveria il terrorista? Ho pensato a un’artista. L’artista è capace di cose che voi umani non potete immaginare.

Perché?
Perché, per una buona idea, un’artista è pronto a fare di tutto. In questo libro la protagonista, che fa la regista, è in crisi. Immaginati una Jane Campion ma che da molti anni non riesce a partorire un film che trionfi al botteghino. Al funerale della madre, in un paesino sperduto della Francia, incrocia lo sguardo di una ragazza araba bellissima che piange su una tomba con in braccio un bambino. Rimane così colpita che la cerca, la trova, e questa ragazza le racconta la sua storia, che è incredibile. La regista capisce che ha trovato LA storia. La ragazza è una profuga in fuga, ha un passato in un Paese di guerra. Insomma, è un film. È una vicenda che nasce dai migliori auspici, c’è solidarietà femminile, è tutto molto positivo. Ma lentamente muta e diventa quanto di peggio si possa immaginare. Fino a un epilogo che non ti spoilero, ma che è abbastanza agghiacciante.

Come è stato scrivere questo romanzo?
Se potessi, domani smetterei di fare tutto quello che faccio per scrivere. Televisione, pubblicità, tutto. È un modo di comunicare col pubblico che non prevede tutte le sovrastrutture del cinema. Crei un rapporto purissimo: queste cose verranno lette, elaborate dalla mente delle persone nella loro cameretta. Per me è un privilegio enorme. E poi ho scoperto anche un’altra cosa che mi piace.

Dicci.
Che in un libro, e te ne rendi conto quando lo finisci, metti una marea di cose tue. Molto più che nel resto. Tanto che a un certo punto ti viene anche una sorta di pudore: “Minchia, questa la scrivo?”

Lo dici con cognizione di causa: teatro, cinema, televisione.
Manca il ballerino, poi ho fatto tutto.

Siamo ancora in tempo
Sto malissimo in calzamaglia!

Eri nel cast di Avanzi. Ti piace com’è diventata la comicità in tv, ora?
Si fa pochissima comicità in televisione. È rimasta la Gialappa’s, qualcosa su Italia 1, c’è Zelig. Anni fa c’erano più porti a cui attraccare, è diventato un percorso molto differente.

Molti ora partono dai social, da TikTok.
Io ho un minimo di vita social, ma mi rendo conto che se ti fidi dei social prendi degli abbagli enormi.

Se pensi alla velocità delle cose, è quasi incredibile che nel 2023 lo show della Gialappa’s sia ancora qui e in ottima forma.
Hanno inventato una formula che è perfetta. Il pericolo di queste cose è lo stancare: se hai successo e sei sempre presente, dopo un po’ rompi le palle. Col fatto che non appaiono mai, loro hanno fatto bingo. Sono un elemento invisibile ma fondamentale, che non stanca perché varia e riprende interesse a seconda dei comici che commenta. E poi sono bravissimi. Lavoro con loro da quasi vent’anni, e tutto quello che può sembrare un commento casuale non è affatto casuale. Ogni cosa viene provata, analizzata.

E poi c’è Sensualità a corte. Ti aspettavi vent’anni di parrucca e cerone?
No, sinceramente. Diciamo che non me l’aspettavo ma lo aspettavo. Dopo un po’ ho detto: “Cazzo, mi sembra che sia una cosa che meriti di vivere e non di sparire”. Io mi stanco di fare la stessa cosa per più di sei mesi, invece qua c’era un interesse che durava. A un certo punto, anche sentendo i commenti delle persone, ho capito che questa cosa aveva agganciato diverse generazioni. Incontro persone in giro che mi fermano, incredibilmente mi riconoscono, per tantissimo tempo non è successo. E mi dicono: “Tu sei il mio idolo, mi ricordi la mia infanzia, e ora anche i miei bambini ti guardano”.

Che effetto fa?
Impressione! Ma quando becchi la seconda generazione, a quel punto ti rendi conto che vai avanti per inerzia e col supporto di tanta, tanta gente.

E poi oh, fa ridere.
Sto molto attento alle battute, sono il fiore all’occhiello.

Poi rendiamo giustizia anche agli altri: cast pazzesco.
Ho beccato una serie di persone di talento. Madre è un mostro di bravura. Ora c’è anche Zia, una che fa ruoli da protagonista al Teatro Nazionale di Genova. Tutte persone bravissime nel loro lavoro. E poi la cosa che mi diverte è che abbiamo dei fan che sono pazzi della serie.

Tipo?
Fedez. Ama Sensualità, è stato anche ospite in una puntata.

Quindi Jean Claude non ti ha ancora stancato.
No, nonostante sia sempre lì a lavorare e a dirmi che devo trovare anche un’altra cosa sulla quale impegnarmi così, quando faccio Sensualità non ho mai la sensazione di riscaldare la minestra. Cambiamo le carte in tavola, è diventata una serie a tutti gli effetti. Ha una narrazione da serie. La stagione è finita con un cliffhanger!

È il momento di fare il film?
Sono anni che ne parliamo. Quando posto qualcosa, sei commenti su dieci dicono “Vogliamo il film!”. Se n’è parlato seriamente qualche anno fa, ma il produttore si è spaventato per il fatto che fosse in costume… non considerando che è tutto in green screen, tra l’altro.

Non è Elisa di Rivombrosa.
No, non servono le carrozze e i palazzi. Devo trovare un produttore che analizzi Sensualità a corte per quello che è, e che capisca che è tutto fatto in post, che non è economico ma che non è neanche Barry Lyndon, ecco.

Tornando al cinema: tutti dicono che è morto e poi ci sono i casi eclatanti tipo il film di Paola Cortellesi. Tu come la vedi?
Il cinema italiano non è affatto morto, anzi non vedevo l’ora di tornare in sala. Sono molto stanco di vedere le cose da solo o in due davanti alla televisione. Il cinema è insostituibile, sarebbe grave se succedesse il contrario. Saremmo orwelliani, nelle nostre casine, a comprare pacchi di roba inutile davanti alla tv. Sul cinema italiano credo, e spero che le cose stiano un po’ cambiando. Il film di Paola è clamoroso, bellissimo. La conosco, la amo, me la sposerei domani e lei lo sa. Il film è bellissimo e mi ha stupefatto, pur avendo di lei già un’opinione altissima. Al di là di questo episodio, ultimamente ho visto alcuni film come L’ultima notte d’amore e ho detto: “Accidenti, c’è un cambio della guardia di registi e attori che sta portando il nostro cinema in una dimensione finalmente molto differente da quella del cinema italiano che vai, ti diverti, ma magari pensi: vabbè”. Vedo grande qualità e grande rispetto del pubblico.

Un sogno di Marcello Cesena, oltre al film di Jean Claude?
Sicuramente un secondo libro. Ho già vaghissime idee, mi sento come quando al luna park esci da un padiglione che ti ha divertito e vuoi rifarlo. E poi ho scritto un film insieme a un produttore, ci stiamo lavorando. È una roba assurda, mi piacerebbe farlo.

Chiudo con la domanda più importante: cosa direbbe madre del tuo romanzo?
Direbbe: “Jean Claude! Che cazzo hai scritto!”. Inizierebbe a leggerlo pensando a una roba leggera e si ritroverebbe dentro un thriller.

Madre vorrebbe leggere un Harmony?
Sì, lei è assolutamente da Harmony, di quelli con le scene di sesso un po’ pesanti.

Il principe d’Oriente.
Con la cassiera del bar di Londra. Sì.

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