Lilli Gruber: «I giovani si sentono europei e cantano “Bella Ciao”: un buon segno» | Rolling Stone Italia
Interviste

Lilli Gruber: «I giovani si sentono europei e cantano “Bella Ciao”: un buon segno»

Faccia a faccia con la giornalista di LA7, reduce da una stagione di successi: il rapporto con Di Battista e il "silenzio" di Salvini, la politica che cambia (ma mai del tutto), i valori chiave, la Rai e la musica sempre in cuffia

Lilli Gruber: «I giovani si sentono europei e cantano “Bella Ciao”: un buon segno»

Foto LaPresse/Guberti/Rasero

Lilli Gruber – all’anagrafe Dietlinde Gruber – è uno dei volti femminili più inconfondibili che l’informazione televisiva abbia portato nelle nostre case. Appassionata, severa, determinata: con il suo Otto e mezzo, la trasmissione dell’access prime time di LA7 in onda subito dopo il tg di Enrico Mentana, la conduttrice altoatesina è riuscita a regalare all’emittente ascolti invidiabili (ha superato l’8% di share, circa 3 punti sopra la media del prime time). E a imporsi spesso nel dibattito politico. Ora che ha il tempo per riposarsi un po’, le abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha visto (e pensato) durante questa sua lunga stagione televisiva. 

Otto e mezzo va alla grande e ha tra il suo pubblico anche tante donne, solitamente meno interessate alla politica. Il tuo segreto?
Cerchiamo di stare sulla notizia, prepariamo le domande che il pubblico si aspetta e sollecitiamo risposte esaurienti. Invitiamo i politici solo quando hanno qualcosa da dire, diamo voce a tutte le opinioni, evitiamo risse e linguaggio triviale, badiamo alla forma che secondo me è sostanza. Questi sono gli intenti, non è detto che sempre ci si riesca.

A sfidarti ogni sera Barbara Palombelli e Francesca Romana Elisei: quale hai temuto di più?
Mi hanno stimolato entrambe a far meglio. Per fortuna alla concorrenza siamo abituati da sempre.

La tua scelta è di avere opinionisti fissi. Come li scegli?
Gli opinionisti rappresentano punti di vista diversi, ma hanno in comune la capacità di proporre un pensiero originale e non banale. Trovo che siano adatti a un programma di approfondimento.

E non hai paura che il pubblico si stufi di vedere sempre le stesse facce?
I dati sugli ascolti ci dicono che il pubblico non si stufa. Al contrario, si affeziona.

Gli ospiti vengono selezionati dalla sua redazione, ma talvolta, si sa, arrivano richieste “speciali”. Quali è giusto accettare e quali no?
Sono benvenute le richieste che corrispondono alle nostre esigenze di approfondimento e di contraddittorio. Ma devo dire che non sono molto frequenti.

Hai ospitato spesso esponenti del Movimento 5 Stelle, di recente hai stigmatizzato una sorta di “rivendicazione” dell’impreparazione da parte di Alessandro Di Battista. È difficile sostenere un confronto con un interlocutore poco preparato?
Non mi permetto di dare giudizi sulla preparazione dei miei ospiti, quella la giudica il pubblico. Devo dire che i 5 Stelle da noi vengono poco per loro scelta. Seguitano ad avere con la tv un rapporto strumentale, che sa molto di vecchia politica.

I 5 Stelle sono la classe dirigente più impreparata che hai incontrato nella tua carriera?
Hanno l’energia della giovinezza ma certo non li sostiene l’esperienza. Si faranno.

Ti sei ritrovata a fare domande “private” a leader politici, da Salvini a Di Maio. Il gossip condiziona la politica e nessuno può farne a meno?
Il privato dei politici ha un interesse pubblico, soprattutto quando sono loro stessi a sbandierare i fatti più intimi attraverso i social. Inoltre in tutte le democrazie, a cominciare da quella americana, se uno mente sul suo privato che razza di politico potrà mai essere? 

Hai lasciato il parlamento europeo per tornare al giornalismo. L’informazione è più efficace della politica per cambiare il mondo?
Informazione e politica sono due pilastri delle nostre democrazie. Essendomi brevemente accostata alla politica, ho capito che non era la dimensione adatta a me.

Perché?
Probabilmente per limiti miei. E comunque ho rinunciato al vitalizio…

Ormai si parla di Europa solo per i conti pubblici. Ma è davvero solo questo l’Europa o può essere qualcosa di più importante per la nostra vita?
L’Europa va “aggiustata”, ma non distrutta. Per mille motivi, non ultimo perché garantisce pace e democrazia, due cose che troppo spesso noi smemorati diamo per scontate. L‘ultimo sondaggio ci dice che 8 giovani italiani su 10 si sentono cittadini europei. E questo mi rassicura.

Sei un membro del vituperato Bilderberg: ci spieghi una volta per tutte che cos’è?
Un punto di vista sul mondo che vale la pena conoscere, avendone la possibilità. Il punto di vista di una rappresentanza significativa delle cosiddette élite.  A me questa possibilità è stata offerta e io l’ho colta con un interesse che è prima di tutto professionale. Al Bilderberg ci si scambiano opinioni e biglietti da visita. Di vituperevole non c’è proprio nulla.

Conosci bene le dinamiche interne alla Rai: ti spaventa la direzione imboccata?
Non è cambiato nulla. Quelli che prima si scandalizzavano per la lottizzazione, adesso lottizzano con la stessa ingordigia degli altri. D’altra parte oggi la novità è che si rivendica il primato della politica – cioè la sua ingerenza – un po’ in tutti i luoghi che eravamo abituati a considerare neutrali, dalla Banca d’Italia al Csm. Perché dovrebbe salvarsi la Rai?

Cosa pensi di questo Tg2?
Va in onda quando vado in onda anch’io. Dunque non lo vedo. Non penso nulla.

Ma in Rai ci torneresti?
Sto benissimo dove sono. Con il mio editore, la mia squadra, il mio pubblico.

Cosa resta della sinistra italiana?
L’idea che sia necessaria. Sembra poco, ma è moltissimo. Se scompare anche questo bisogno, allora la sinistra è morta davvero.

Zingaretti può già essere considerato una delusione per le tante ambiguità nelle quali continua a inciampare?
Presto per dare giudizi. Ho l’impressione che stia pagando un prezzo alto, in termini di chiarezza e determinazione, pur di tenere unito il suo partito.

 E se dico “Bella ciao”, cosa rispondi?
Che nell’ultimo album di Madonna c’è un omaggio a questo inno dei partigiani, che i giovani cantano ancora. Buon segno.

Che musica ascolta Lilli Gruber?
Venendo da tradizioni austro-ungariche, tutti nella mia famiglia suonano uno strumento. Io ho studiato pianoforte, mio fratello è architetto e musicista jazz e mio padre aveva un grande talento musicale. Ascolto da Mozart a Miles Davis, da Tina Turner a Patricia Kaas, da Umm Kulthum a Paolo Conte. Sono cresciuta con la musica classica e i Beatles, i Rolling Stones, Janis Joplin, Lucio Battisti… potrei continuare. 

Un’ultima curiosità: dopo il tuo scontro con Matteo Salvini, gliel’ha mandata la piantagione di rose e margherite?
Non ho ricevuto né fiori, né rosari, né bacioni. Tagliata fuori.