Jenny De Nucci e Jozef Gjura, sempre più belli | Rolling Stone Italia
Interviste

Jenny De Nucci e Jozef Gjura, sempre più belli

Intervista (semiseria, of course) ai due co-protagonisti dell'amata trilogia teen, in occasione dell'uscita dell'ultimo capitolo. Tra look, social, app di incontri e... tisane. Sì, davvero

Jenny De Nucci e Jozef Gjura, sempre più belli

Jenny De Nucci e Jozef Gjura

Foto:Alessandro Peruggi/Francesco Ormando


Il 31 gennaio esce in sala il film Sempre più bello (vedi clip in esclusiva nel pezzo), che poi è il sequel di Ancora più bello, quello della saga Sul più bello. E vuole essere ancora più bello di Sempre più bello. Anzi, no, scusate: il contrario. Insomma, lo avete capito: il titolista del celebre franchise ha chiare inclinazioni al sadismo linguistico e la nostra intervista ai co-protagonisti Jenny De Nucci e Jozef Gjura inizia proprio da qui, ossia da una sorta di test drive.

Ok, ragazzi: vediamo se ce la fate. Se vi dico Ancora più bello, Sul più bello e Sempre più bello: qual è il primo, il secondo e il terzo capitolo?
Jenny: Ok, aspetta… allora (si percepisce un chiaro momento di ansia da prestazione, nda). Numero uno: Sul più bello.

E fin qui, grazie tante. Ma poi?
Jozef: Ancora più bello
Jenny: Ed eccoci qua, con Sempre più bello. Giusto, vero?

Non ne ho idea, mi ero già persa a Sul più bello, ma vi credo sulla parola. Veniamo ora a voi: nei due sequel i vostri personaggi – l’influencer Rebecca e l’amico di Marta, Jacopo – guadagnano sempre più spazio. Mi pare però di capire, Jozef, che tu in tutti questi anni non hai mai fatto pace con la costumista…
Jozef: In realtà non ho mai fatto pace con me stesso! (ride, nda)

Ma esattamente cosa le hai fatto di male?
In realtà lei mi adorava. Ogni volta che mi metteva qualcosa addosso, esclamava entusiasta: “Nooo, ma TU sei Jacopo!”. I look che aveva pensato per il mio personaggio necessitavano infatti di una fisicità proprio come la mia: se non fossi stato alto e magro, non si sarebbe ottenuto lo stesso effetto, forse sarei sembrato un pazzo. Quanto alle camicie variopinte e agli abbinamenti strani… ho un passato da modello, quindi sono abituato a farmi mettere addosso qualsiasi cosa senza giudizio.

Tu Jenny hai invece stappato la bottiglia di champagne?
Ci puoi giurare! Era un sogno! Mi sono sentita un mix tra Paris Hilton e Alicia Silverstone. Tra l’altro il look è fondamentale per entrare nel personaggio. Pensa che la mia coach mi faceva mettere i tacchi per provare le battute di Rebecca.

I tacchi?!
Sì, io non li porto spesso, perché sono alta. Però, cavolo, quando li infilavo mi davano quell’attitude giusta per il personaggio.

Jenny De Nucci nei panni di Rebecca. Foto: Eagle Pictures

Al netto delle conquiste amorose di Marta (massima stima per la ragazza, inanella un figo dietro l’altro…), il fil rouge della saga è il tema della famiglia di elezione contro la famiglia di sangue. Chi la spunta?
Jozef: Ah, ma tu vuoi lo spoiler! (ride, nda) Diciamo che entra in scena una nonna, e Marta prenderà anche una decisione importante in termini di autonomia da Jacopo e Federica. Noi però restiamo la sua famiglia, tant’è vero che ci preoccupiamo quando Marta non si fa sentire o se è evasiva… siamo sempre presenti, molto più della nonna!

Senza spoilerare l’altro grande colpo di scena, dimmi solo una cosa: ti devo chiamare genitore 1 o genitore 2?
Jozef: Direi genitore 3, perché faccio per tre (ride, nda).
Jenny: I figli comunque non sono di chi li fa: appartengono a chi li cresce e a chi li fa stare bene.

Io però una cosa voglio saperla: chi ha inventato il nome ‘Sbavo’ per la app di incontri usata da Jacopo?
Jozef: Geniale, vero? Abbiamo riso un sacco! È stata un’idea dello sceneggiatore Roberto Proia.
Jenny: Non poteva uscire da un’altra testa, di sicuro! (ride, nda)

Ma voi le usate le app di incontri?
Jenny: No. Più che altro noi ragazzi ci sentiamo su Instagram: non tanto con i like, ma magari rispondi alle stories, ti scrivi. Da cosa poi nasce cosa.
Jozef: Onestamente, è un po’ triste usare le app… sembrano carne da macello. Dai, è come andare all’Esselunga al banco dei salumi! (ride, nda)
Jenny: Mamma mia, è vero: che paura! Ma volete che vi dica cosa sono venuta a sapere?

Spara.
Per chi è famoso è un po’ complesso usare le app di incontri perché ti prendono subito per un profilo fake. Una mia amica attrice mi ha quindi spiegato che esiste una app di incontri solo per la gente dello spettacolo. Puoi accedere solo su invito, ossia se una persona che già appartiene alla app ti manda la richiesta. Oh, pare ci stiano t-u-t-t-i. Persino gli attori americani.

Datemi subito un hacker. All’istante.
Jozef: Sì, Jenny ha ragione! L’app si chiama ‘Raja’ e comunque non ci sono solo attori: trovi tutti coloro che lavorano sul set (aiuto registi, fotografi, macchinisti…) nonché sportivi, calciatori, cantanti, piloti…

Ah, ti vedo informato in materia…
Jozef: No, no! Come dice Jenny, “me l’ha detto una mia amica attrice” (ride, nda).
Jenny: Scemo… (fa una smorfia divertita, nda).
Jozef: Comunque non ce la farei: questa app, come tutte le altre, ha la geocalizzazione e quindi non ti puoi muovere per i fatti tuoi. Tipo: atterri a Milano e tutti sanno che sei lì. Non fa proprio per me…

Jozef Gjura. Foto: Francesco Ormando

Parlando di web, non possiamo però non tirare in ballo il personaggio di Rebecca. Di solito la domanda di rito è “quanto c’è di te nel tuo personaggio?”, qui invece devo chiederti: quanto c’è di Chiara Ferragni nel tuo personaggio?
Jenny: Dal punto di vista imprenditoriale, tutto. Anzi, ti dirò di più: sono fermamente convinta che Chiara Ferragni sia una grande imprenditrice e mi spiace che non sia valorizzata come tale. Ha costruito un impero da zero facendosi un “capitale” così. Per il resto, la mia Rebecca è una super–Ferry, super seguita ma mai tamarra. E io l’adoro per questo.

Anche tu comunque non te la cavi affatto male: 1,3 milioni di Follower, che salgano a 2 milioni su TikTok. Com’è la Jenny influencer?
Jenny: Mmmm… Sono più o meno una influncer. Nel senso: è chiaro che, se ti seguono in molti, in qualche modo tu influenzi la gente, ma la mia professione è un’altra. Tra l’altro sono arrivata sui social a 15-16 anni, mi sono divertita ma ormai la mia “scheda madre” del corpo e della testa si è riempita (ride, nda). Da un annetto ho ridimensionato la mia presenza online perché mi sono resa conto che non era affatto dovuta, per nessuna ragione. Quindi ci sono, scrollo TikTok e uso Instagram, ma può succedere che non posti nulla per 15 giorni. Il che è una cosa impensabile per chi fa l’influencer di mestiere.
Jozef: Io sono arrivato a 2mila e sto (ride, nda).
Jenny: Ma sì, poi va molto a gusto personale. Per esempio, io adesso ho iniziato questa cosa pazzesca e bellissima della diretta delle tisane.

Delle tisane?!
Sì, guarda, stupendo!

Perdonami ma la tisana fa vecchia subito.
Ah, ma io sono vecchia, ho sessant’anni dentro! Credimi, però: è bellissimo. Verso le undici e mezza-mezzanotte, ti fai una bella chiacchiera in diretta su IG con la tisana fumante. Un toccasana!

Una birretta non era meglio? Jozef, ti prego, dille qualcosa.
Jozef: Ehm… (e mostra una tazzona bollente che si è preparato durante l’intervista, nda).
Jenny: Ma poi, dài: se sei a casa da sola, non è che ti apri una birra.

Ah, ok: allora è solo l’effetto pandemia?
Jenny: Totale! Ormai da quando c’è il Covid, tre o quattro bicchieri di camomilla o tisana me li faccio tutti. Sono in love per queste cose.

Tra l’altro so che, durante il primo lockdown, hai studiato l’ukulele. Perché proprio l’ukulele?
È andata così: poco prima che scoppiasse la pandemia volevo iscrivermi a pianoforte. Ero lì lì per iniziare, ma poi ci hanno chiuso in casa e non è che un piano è tanto facile da trasportare in camera. Così mi sono chiesta cosa potessi suonare in alternativa… la chitarra no, perché avevo già dato da ragazzina. Volevo qualcosa di agile, di piccolo. A un certo punto ho intravisto l’immagine di un ukulele su una cover di un disco e mi son detta: “È lui!”. Da quel momento è scoppiato un amore pazzesco.

Jenny De Nucci. Foto: Alessandro Peruggi

Tu, Jozef? Altri passatempi strambi?
No: ho praticato la boxe, visto che ho un sacco in casa, e poi ho realizzato un corto sulla pandemia, dal titolo Anno Zero. Quello che però ho fatto davvero è stato prendermi del tempo per me. È stata la scelta migliore che potessi fare. Mi è infatti capitato di rivedere una mia foto pre-pandemia ed ero bianco come il latte: facevo talmente tante cose, non mi fermavo mai, che il mio corpo si era sbiancato. Non voglio più avere uno stile di vita così frenetico.

Torniamo a Sempre più bello. Rebecca lancia un messaggio fondamentale per l’umanità, ovvero mai sottovalutare un uomo bravo a letto.
Jenny: Sì, però…

Oddio, adesso non edulcorarmelo.
Jenny: No, no: anzi. Bisogna secondo me sfatare un tabù, ossia i friends with benefits. L’amore può nascere in molti modi, anche da una relazione inizialmente basata solo sull’attrazione. A tutti è capitato di avere un’avventura in seguito alla quale uno dei due ci rimane sotto. Mi rendo conto che stiamo però camminando su un terreno scivoloso: se lo stesso ragionamento fosse stato applicato a un personaggio femminile, probabilmente sarebbe scoppiato il putiferio. Però, diciamocelo: anche basta con tutto questo politicamente corretto. Non se ne può più!

Be’, però, nonostante un certo tasso di buonismo, il franchise Sul più bello regala diverse perle di politicamente scorretto grazie ad alcune battute di Jacopo. Più erano sono fuogo e indelicate, e più fanno ridere.
Jozef: Ah, guarda! Io mi sono divertito tantissimo ad aggiungere ancora più ironia al personaggio. Ce n’era già parecchia nella sceneggiatura, ma io tendevo a improvvisare tanto, al punto che spesso dovevano frenarmi. A volte il regista veniva lì ridendo e mi diceva: “No!”.
Jenny: Jozef fa troppo ridere, te lo giuro!
Jozef: C’è una scena dove io sono chiuso in camera, al buio, con il telefono in mano. La sceneggiatura prevedeva che Federica (Gaja Masciale, nda) venisse da me, chiedendomi se fossi rimasto lì tutto il giorno, e io per tutta risposta dovevo emettere un sibilo. Da quella parola, sibilo, mi sono scatenato: ho fatto un suono stranissimo che ha fatto scoppiare a ridere sia Gaja che Ludovica (Francesconi, che nella trilogia interpreta la protagonista Marta, nda). Il fonico, poverino, ci guardava pensando: “Questa scena non la portiamo più a casa…”.
Jenny: Passare del tempo con Jozef è ringiovanire tipo di 45 anni perché è troppo simpatico. Davvero: quality time!

Sai dove ti vedrei bene, Jozef? Nella serie tv DOC – Nelle tue mani come uno specializzando rivale – in amore e in simpatia – di Pierpaolo Spollon. Jenny, che ne pensi?
Jenny: Vabbè, farebbe il botto! Io non mi dimenticherò mai del giorno in cui abbiamo presentato il terzo film alla Festa del cinema di Roma: quando c’erano le scene di Jozef ridevano tutti i presenti. È un dato di fatto: dove lo metti lo metti, lui fa ridere.
Jozef: A me in realtà piacerebbe cimentarmi con un ruolo drammatico…

Macché, dài retta a noi: DOC è il tuo destino. Al massimo puoi fare lo specializzando che muore, ma il tuo posto è lì.
Jenny: Assolutamente sì! Palese! Ti prego, scrivilo nel pezzo: se ti chiamano, Jozef, vogliamo la percentuale.

Jozef Giura nei panni di Jacopo con Gaja Masciale (Federica). Foto: Eagle Pictures

Ma torniamo a noi. Dicevamo: il franchise Sul più bello ha anche una vena di politicamente scorretto. Ditemi la battuta più coraggiosa che avete amato alla follia.
Jenny: Purtroppo è stata tagliata… non diciamo chi l’ha detta – non era Jozef – ma, a un certo punto, mentre Marta stava facendo un discorso edificante e costruttivo sulla vita e sulla malattia, qualcuno ha tagliato corto esclamando: “Guarda che più che Marta sei morta!”.
Jozef: Siamo tutti scoppiati a ridere. Tutti! Però ci hanno detto che era un po’ troppo, probabilmente è vero… Io comunque amo molto l’ironia: la trovo molto attraente e intelligente. Per essere autoironici bisogna essere delle persone argute e non banali.

Jozef, tu sei di origini albanesi. Hai avuto difficoltà a integrarti?
Sono nato in Albania ma, nei primi anni 2000, i miei genitori si sono trasferiti a vivere qui in Italia. Io all’epoca avevo solo sei anni e per certi versi è come se fossi nato una seconda volta. Mi reputo fortunato: ho fatto mie due culture, quella italiana e quella albanese, e non ho avuto nemmeno grandi difficoltà a padroneggiare la lingua. Poi, certo, all’inizio devo dire che non è stato facile: gli italiani non erano proprio accoglientissimi, serpeggiava un certo razzismo, ma ora è diverso. Il Paese è diventato più inclusivo. Anche se…

Anche se?
Spesso mi dicono: “Ma lo sai che non sembri affatto albanese?”. Che abbia aiutato? (ride, nda)

Ultima domanda, altrimenti qui la tisana si fredda. Se poteste scegliere una serie tv americana, a quale vorreste prendere parte?
Jenny: Euphoria. Ma di corsa, proprio!
Jozef: Ma io non ero già impegnato con DOC?