James Franco: «So cosa vuol dire arrivare a Hollywood pieno di sogni» | Rolling Stone Italia
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James Franco: «So cosa vuol dire arrivare a Hollywood pieno di sogni»

Talmente brutto da essere cool: arriva al cinema 'The Disaster Artist', storia vera di un regista folle e del suo capolavoro al contrario. Chi l'ha detto che l'arte dev'essere bella?

James Franco: «So cosa vuol dire arrivare a Hollywood pieno di sogni»

Nei miei 30 anni d’America, durante il mio percorso professionale con Dino De Laurentiis, tra i tanti ruoli ricoperti, ho anche vestito i panni del produttore, nello specifico in StarStruck – originariamente intitolato Aaron Gillespie Will Make You a Star –, in quello che risulterà essere il mio primo e ultimo film dietro le quinte. Di quel mio viaggio – di cui potrei scriverne delle belle – ricordo sopra ogni altra cosa il seme della speranza, il germoglio di quello che da questa parte dell’oceano viene chiamato American Dream, punto di partenza e virus necessario per qualsiasi esplorazione creativa e lavorativa.

In cosa consiste? Ve lo spiego. Scegliete un progetto e dedicateci anima e corpo: più vi rompete il culo e non mollate mai, più avrete la speranza di vedere premiate le vostre fatiche. È la stessa genesi di The Room, piccolo film indipendente uscito nei cinema di Los Angeles nel lontano 2003. Concepito come opera melodrammatica, che parlava di amicizia, amore e tradimenti, è stata la prima, e unica, avventura cinematografica di un manipolo di improbabili giovani speranzosi, capitanati da Tommy Wiseau, che della pellicola era attore, scrittore, regista, finanziatore e produttore. Bastarono poche visioni e The Room fu subito etichettato come il peggior film mai prodotto a Hollywood, nonché esempio per intere generazioni del cinema underground su come NON fare un film.

Fine della storia. Fino a quando l’eclettico e estremamente prolifico James Franco – master in Arts & Cinema alla NYU, laurea a Yale e dottorato in Literature & Creative Writing alla Houston University – autentica superstar americana, apprezzato come artista, poeta, scrittore, comico e teatrante, decide di produrre il film The Disaster Artist (presentato al festival di Toronto), che racconta quella fallimentare esperienza cinematografica. Nel cast, oltre a James Franco, che ha vinto il Golden Globe come miglior attore in una commedia, il fratello Dave, sua moglie Alison Brie, Seth Rogen e vari cameo tra cui Zac Efron, Sharon Stone, Melanie Griffith, Bob Odenkirk, Kristen Bell, J.J. Abrams, Judd Apatow e Bryan Cranston. Andiamo a confrontarci con Franco, accompagnato dal fratello e da Rogen, co-produttore del film (che è una figata, ve lo garantisce La Bestia).

Partiamo da The Room. Che, come il tuo film, era basato su un libro.
James: Tommy Wiseau ha scritto un libro di 540 pagine, che non è mai stato pubblicato, ma che è servito come base per girare il suo film. The Disaster Artist, invece, è basato sul memoir omonimo scritto da Greg Sestero (amico di Wiseau e co-protagonista del film, interpretato da Dave Franco in The Disaster Artist, ndr) e dal giornalista e scrittore Tom Bissell, che include molti degli aneddoti che vediamo nel mio film. Credo che questa sia la prima e l’ultima volta in cui qualcuno produce, dirige e interpreta il ruolo di un personaggio che ha prodotto, diretto e interpretato il proprio film. Mai successo nella storia del cinema.

Qual è stata la tua reazione la prima volta che hai visto The Room?
James: Prima di vedere il film ho letto il libro di Greg: ero a Vancouver a girare The Interview con Seth, e decisi di ordinare il Dvd per posta, direttamente da Tommy, visto che è ancora oggi l’unico distributore. Mi è piaciuta subito la storia, il suo carattere irriducibile e la fissazione per James Dean, la stessa che ho anche io – con Marlon Brando, è il miglior attore di sempre. Ho intravisto subito la possibilità di farne un film.

Cosa ci dice davvero quella vicenda?
James: Volevo raccontare una storia che parlasse delle difficoltà di vivere una vita creativa: essere un artista non è semplice, avere successo e farlo diventare un mestiere sul quale vivere di rendita è ancora più complicato. Ricordo benissimo, anni fa, l’infame cartellone pubblicitario che Tommy aveva piazzato a Hollywood, lo stesso che vedete nel film: sembrava una pubblicità, ma era strano perché c’era solo la sua foto e un gigantesco numero di telefono,che Tommy usava per scopi di PR.
Seth: Per me è sempre stata una storia surreale, un gruppo di attori NON bravi che cercano di recitare in quello che pensano sia il capolavoro cinematografico del secolo… fa morire dal ridere! Devo comunque dare credito a Tommy, che non ha mai smesso di credere nel proprio sogno: voleva davvero diventare il nuovo James Dean.

Da cosa nasceva questa sua fissazione?
James: Tommy è sempre stato un grande ammiratore di James Dean, forse anche perché Dean ha perso la madre quando aveva 8 anni e per tutta la sua vita ha sempre cercato l’approvazione del padre, che lo ha sempre ignorato. Tommy ha sempre creduto che il cinema sarebbe stato la sua ancora di salvezza, che potesse riempire i suoi vuoti emotivi.

Entrambi i film sono un omaggio a chiunque abbia mai voluto fare l’attore a Hollywood. La realizzazione dell’American Dream.
James: È la storia di una battaglia universale. So benissimo cosa vuol dire arrivare a Hollywood con la valigia piena di sogni, cosa significa credere che ogni audizione ti porterà a diventare una star del cinema. È il ritratto di un sognatore, visto attraverso le lenti distorte di Tommy Wiseau e della sua personalità decisamente particolare.
Seth: The Disaster Artist è la storia estrema di un uomo che vuole integrarsi nella cultura americana e che, per motivi sconosciuti, cerca di scappare dal proprio passato. Fino a che scopre che il cinema può cambiargli la vita.

Come ha fatto James a convincere Tommy?
Seth: James ama le storie che lo riportano ai primi, duri momenti della propria carriera e che parlano di arte e purezza. Dopo aver visto insieme il Dvd, mi disse che non solo voleva dirigere e produrre il film, ma anche interpretare Tommy, e che avrebbe voluto suo fratello Dave per la parte di Greg. A me è sembrata un’ottima idea: sounds good, man, let’s do it. L’unico problema era che Tommy voleva essere l’attore protagonista ANCHE di questo film. Si è convinto solo quando ha capito che James non voleva assolutamente deriderlo. Anzi, voleva celebrare i suoi sforzi e la sua lungimiranza.

Com’è stato il tuo primo incontro con lui?
James: La prima conversazione che ho avuto è stata al telefono con Greg Sestero, per discutere dei diritti del libro. Gli dissi che volevo raccontare la sua storia onestamente e che stavo cercando gli attori. Non dissi che avevo pensato a me e mio fratello, perché non sapevo quale sarebbe stata la reazione di Tommy. Quando ho avuto l’occasione di parlare con lui, mi disse subito che mi ammirava perché avevo interpretato James Dean nel 2001, ma che tanti miei lavori erano scadenti (they sucked!). Mi chiese anche se potevo prendere Johnny Depp. Gli dissi che sarebbe stato difficile, ma che ci avrei provato. Poi Greg fece il mio nome e Tommy, dopo averci pensato dei mesi, mi disse che si sarebbe fidato di me e che in fondo non avevamo bisogno di Depp.

Ci sono riferimenti cinematografici?
James: Boogie Nights, Viale del tramonto e ovviamente le opere di Ed Wood, definito il peggior regista di tutti i tempi. E ancora Gioventù bruciata e La valle dell’Eden con protagonista James Dean, con cui Tommy si è sempre identificato.

Come ti sei preparato al ruolo?
James: Tommy ha una collezione di cassette che ha registrato, girando in macchina mentre andava alle varie audizioni. Materiale straordinario, da cui è possibile cogliere la sua personalità. Come attore non avrei potuto avere materiale più originale. Ho ascoltato ore e ore di monologhi, mentre Tommy si preparava e cercava di imitare Marlon Brando e James Dean… anche se poi il risultato era ben diverso.

Come ha fatto Tommy a trovare i soldi per realizzare The Room?
James: È da sempre un mistero: nessuno ha idea di come abbia messo assieme i 6 milioni di dollari per coprire i costi. Dice di aver fatto i soldi vendendo jeans difettosi a basso prezzo, ma molti credono ci sia di mezzo una storia di riciclaggio di denaro dall’est Europa.

A proposito di produttori, Seth, sui social hai avuto parole dure nei confronti di Harvey Weinstein.
Seth: Sono molto contento che sia stato finalmente scoperto. L’ho sempre odiato, è uno stronzo! Ho avuto a che fare con lui 10 anni fa e mi ha trattato come una merda. Anche se non sapevo nulla del suo comportamento disgustoso, sono contento che ora riceva una montagna di cazzi in faccia, invece che mostrarli alle donne! Per me, è un giant motherfucker.
(Nel frattempo, a metà gennaio, James Franco è stato accusato di molestie e comportamenti inapproppriati da cinque donne, tra cui delle ex allieve della sua scuola di recitazione, ndr)

Come ha fatto The Room a diventare un cult movie?
Dave: Dopo essere uscito, nonostante i critici l’avessero massacrato, Tommy ha trovato il modo di fare proiezioni a orari assurdi, un po’ come quelle di The Rocky Horror Picture Show, dove le persone in sala sono invitate a interagire. Il successo è arrivato così. Da allora viene periodicamente proiettato in quasi tutta l’America e il pubblico non manca mai: indossano costumi, parrucche, ripetono i dialoghi più famosi e tirano cucchiai e palle da football contro lo schermo. Quando vedrete il film capirete perché.

Insieme a tanti tuoi amici, c’è anche tuo fratello Dave. È una scelta per rendere questa storia più personale?
James: Sì, non mi vergogno ad ammetterlo. È una vicenda molto simile a quella che ho vissuto io. Come dice Tommy: “This my story, this my life. Be cool“. Ho inserito Judd Apatow, perché è stato fondamentale per il successo della mia carriera, così come la maggior parte degli amici nel film. Averli vicino significava raccontare anche la mia e la nostra esperienza.

Dave, è il primo film in cui reciti insieme a James, con cui hai anche fondato Ramona, la vostra casa di produzione. Perché solo ora?
Dave: Quando ho iniziato a recitare ho cercato di seguire la mia strada, di distanziarmi dal fatto che ero il fratellino di James Franco. Dopo qualche ruolo che ha stabilito (almeno spero!) la mia indipendenza, ho capito che sarebbe stato assurdo evitare il contatto con James per il resto della mia vita, e quindi abbiamo iniziato a cercare un progetto in cui recitare insieme.

Cosa ti ha lasciato la storia di Tommy?
Dave: Chiunque abbia dovuto partire dalla gavetta per avere successo in questo mondo, può immedesimarsi nei protagonisti: in questo mestiere hai bisogno di alleati, di qualcuno che creda ciecamente in te, ti supporti e ti incoraggi, proprio come Sestero. Ognuno è libero di avere una propria opinione su Tommy, ma per me è uno che ha sempre avuto le idee chiare, che non ha mai perso il proprio focus. E che da più di 15 anni è ancora in giro, a sognare il prossimo film.

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