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In ‘American Gods’ Odino gira in Cadillac

Ian McShane, alla sua maniera, ci ha parlato della serie in cui divinità diverse sono in guerra per la conquista del mondo

Kristin Chenoweth e Ian McShane in "American Gods". Immagine via FremantleMedia

«Immaginavo che American Gods sarebbe stato bello. Ma onestamente, non così bello!». Il primo ad ammetterlo è proprio Ian McShane, inglese (fantastico accento del Nord), 74 anni, diventato star da quando ha interpretato il tenutario di bordello Al Swearingen nella serie tv di culto Deadwood. Di recente è stato Winston, amico di Keanu Reeves e proprietario dell’albergo dei sicari nel sublime John Wick 2.

Oggi McShane è la prima scelta di registi e produttori quando devono trovare un villain affascinante, complesso, beffardo. Ma nella serie tv tratta dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman – notoriamente difficile da adattare per il cinema, ma non per la tv, evidentemente – l’attore che ha fatto del mullet un marchio di fabbrica interpreta nientemeno che Odino, il nordico padre degli dèi. Un dio truffatore sotto copertura che si fa chiamare Mr. Wednesday, guida una Cadillac nera, ha un occhio di vetro, ama il whisky e le donne. American Gods racconta di una guerra tra le antiche divinità pagane (segnalo soltanto Bilquis, vorace e semi-bibilica dea dell’amore, capirete perché la prima volta che compare) contro le divinità moderne rappresentate dai media, dalla tecnologia e dal mondo.

«Avevo già lavorato con Michael Green e conoscevo le opere precedenti di Bryan Fuller, quindi sapevo che sarebbe stato un prodotto ambizioso e visionario», continua McShane, «e ho l’impressione che la serie migliori man mano che procede. Quando ho fatto tv nella mia carriera, prima con Lovejoy (serie in onda dall’86 al ’94), poi con Deadwood, ho cercato progetti che non avevano niente in comune con quanto fatto fino ad allora. American Gods rientra perfettamente in questa categoria». Il romanzo di Gaiman, del 2001, ha un pubblico vasto e appassionato (ossessionato?), che conosce a memoria interi passaggi e si tatua frasi sul corpo.

Il cast ha sentito su di sé il peso di tutta questa aspettativa? McShane risponde con la franchezza per cui è noto (ha definito Il trono di spade, dove è apparso per un solo episodio: “Soltanto draghi e tette”): «Nessuna pressione. Il mio lavoro è andare sul set e girare, senza pensare a come verrà ricevuto un film o una serie. È il processo del fare cinema che amo. Tutto il resto non mi interessa». Mr. Wednesday è un fico, ammettiamolo. Domando a McShane se sia riuscito a mettere nel personaggio qualcosa di sé. «Mr. Wednesday è complesso, e sta al pubblico riformulare l’idea che si è fatto di lui, man mano che emergono nuovi elementi. C’è un personaggio più inte- ressante da interpretare? Non credo».

Il libro di Gaiman è stato scritto 16 anni fa, ma questo scontro tra vecchi e nuovi dèi per riappropriarsi della coscienza occidentale è molto contemporaneo. «American Gods non è uno show politico, ovviamente, ma si inserisce nel clima politico dell’ultimo anno», dice McShane, «perché parla di immigrazione, del perché siamo su questa Terra, di chi sono i nostri alleati e i nostri nemici. Di come dovremmo trattarci tra umani, e di come dovremmo trattare questo mondo. Che non è affatto nostro».

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