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Il sound sincero di Enzo Avitabile (e di Napoli)

‘La vita bugiarda degli adulti’, la serie Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante, ha affidato al grande musicista partenopeo il lavoro sulle musiche. Lo abbiamo incontrato, insieme al fonico Francesco Tumminello

Foto: Netflix

Come si può raccontare musicalmente il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta? Un processo di crescita così performante che può condizionare il vissuto futuro. Nella Vita bugiarda degli adulti, la serie su Netflix dal 4 gennaio tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante e diretta da Edoardo De Angelis, la vita di Giovanna (Giordana Marengo) trova una nuova via nella conoscenza di sua zia Vittoria (Valeria Golino), fino a quel momento elemento nascosto dal suo nucleo familiare. Così come la scoperta di una nuova sfera vitale ne condizionerà le scelte future, anche la musica e lo spazio sonoro circostante rappresentato dalla città di Napoli ne guidano il processo di crescita cadenzandone gli attimi, la straniante evoluzione e lo scontrarsi verso una realtà che non credeva esistente. Ne abbiamo parlato con Enzo Avitabile, compositore della musica originale, e Francesco Tumminello, fonico di mix.

Nella Vita bugiardi degli adulti il suono e la musica circostante rappresentano un vero e proprio protagonista perennemente in scena. Secondo voi in che modo quello che si ascolta aiuta a definire chi sei in un’età così delicata come quella adolescenziale?
Avitabile: Questo tipo di lavoro lo faccio prima a livello intuitivo che, giustamente, razionale. Per me La vita bugiarda degli adulti non doveva avere solo un fine televisivo, ma doveva rappresentare in pieno il romanzo, mettere in risalto la parola attraverso la rilettura molto particolare che ne ha fatto Edoardo (De Angelis, nda). Quest’opera particolare e unica mi ha permesso di muovermi nella musica e con la musica in una libertà creativa che non ha avuto confini. Mi sono reso conto che potevo mischiare più sonorità, da prima elettroniche o native di una registrazione, arrivando così al suono nella sua essenza, come quando in arte ritroviamo il segno, la genesi dell’opera come in Picasso o nella transavanguardia. Un linguaggio dei linguaggi, un insieme di strumenti e di musiche dove puoi sentire l’odore di certi elementi del vicolo, senti delle cose che sono di estrazione popolarissime, così come questi ritagli nella tela dove puoi sentirci una botta di Cavalleria rusticana che poi scompare subito. Questo suono che si destruttura e poi si ricostruisce.
Tumminello: Esattamente. Hai visto che anche le musiche di repertorio delineano un periodo e una caratteristica adolescenziale che ci immerge sia in quell’età che in quell’epoca storica, nella Napoli degli anni ’90? E che in più tende a raccontare anche la vita degli adulti attraverso le canzoni di Rosa Balistreri e Peppino di Capri. Dal punto di vista prettamente sonoro, ci sono stati alcuni spunti nati da alcune scene ambientate durante il concerto dei 99 Posse all’interno di un centro sociale. Avendo vissuto quegli anni a quella stessa età, ho cercato di ricreare una sonorità aggressiva e sporca che potesse replicare la forma sonora di quegli impianti che caratterizzavano quei contesti. Il suono, come la musica, è così subliminale che sicuramente ti caratterizza a quell’età, come anche la città in cui cresci e che di conseguenza ti forma.

I 99 Posse nella serie con, a destra, il regista Edoardo De Angelis. Foto: Netflix

Infatti, attraverso la grana di un giradischi e un cambio costante di frequenze, sembra vogliate rappresentare le fasi della crescita, soprattutto il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. Com’è avvenuto questo sviluppo tra sonoro e musica?
Avitabile: La musica è una comprensione sottile in generale, ma qui ancora di più. Una musica delle musiche, un “suono sonante” come diceva Carmelo Bene, un suono inedito che vive momento per momento una sensazione molto forte. Quando avverti quest’eco di cose, hai la sensazione di percepire un taglio nella tela di una partitura. Ma qual è la conditio sine qua non? Sempre sangue e anima, emozione… uno scambio totale e stimolante che ha una sua comprensione sottile dove le immagini suonano. Sembra quasi un gioco di parole, ma questi due elementi sono così legati tra loro che il suono racconta.

La presenza di una voce fuori campo sembra rivelare a Giovanna le verità dietro le bugie della propria famiglia. Il sound design e la musica composta si possono considerare l’elemento rivelatore per la sua vita futura?
Avitabile: Senti la destrutturazione della parola quando dice: “Quann si’ piccirill, ogni cosa te pare gross. Quann si’ gross, ogni cosa t’ pare nient“. Questa dovrebbe essere la canzone della serie. Una danza delle parole in cui sono andato ai minimi termini delle parole, tanto da diventare mantrica. Questa cosa era già nata nel brano che ho composto e non è stata aggiunta sulla base dell’evoluzione della storia. Mi sono detto: voglio vivere in prima persona questo tumulto adolescenziale e voglio che arrivi sottoforma di mantra. Il modo in cui viene ripetuto ciclicamente diventa una riflessione sulla vita. Quando ti senti piccolo, quando ti senti a terra nella vita, ogni cosa ti sembra insormontabile; ma quando ti riappropri di questa possibilità di gestire la tua vita, vedi la realtà per la prima volta. L’elemento più interessante è che tutta questa esperienza sonora nasce dalla conoscenza di quello che in primis è il romanzo, e da un’intuizione profonda per creare un’emozione. Questa cosa è bella perché è antiretorica: “Quann si’ piccirill ogni cosa te pare gross, è tutt cos“. Già solo da questo elemento si può comprendere lo sviluppo della storia, la costruzione di una propria riflessione attraverso il proprio immaginario evolutivo.
Tumminello: L’intento è sicuramente questo e, come giustamente analizzi tu, c’è anche lì questa ambiguità. Non capire mai cosa stai effettivamente ascoltando così come i comportamenti degli adulti, e la voce fuori campo che si ripresenta più volte che svela e non svela, dà una traccia nascosta creando così una nuova e possibile chiave di lettura.

La musica di Avitabile sembra rappresentare la coscienza di Gianna mentre i rumori circostanti la realtà bugiarda degli adulti. In che modo coabitano questi due aspetti?
Avitabile: Coabitano in quello che io definisco il cammino e il disturbo. Perché noi costantemente, nel nostro pensiero libero, veniamo accompagnati da un elemento di disturbo; un cammino spirituale, una sensazione, un momento particolare. C’è sempre qualcosa che arriva e che vuole smontare quel momento o quella sensazione che stai vivendo, e in questo caso viene rappresentato da un ronzio di fondo che vuole disturbare l’evoluzione spirituale di Giovanna.
Tumminello: Il contesto familiare che la circonda, rappresentato anche dalla famiglia delle sue migliori amiche, viene rappresentato attraverso una vita lenta, ordinata, piatta, in punta di piedi. L’elemento scatenante per lei può essere rappresentato solo da zia Vittoria, in cui cerca un cambiamento diverso e radicale, un mondo differente da quell’ambiente borghese in cui si è formata.

Valeria Golino è la zia Vittoria. Foto: Netflix

Nella tua musica, Enzo, la funzione della parole sembra un costante rito di iniziazione. Questo elemento come si collega all’aspetto sacro della serie, rappresentato dalla figura di Roberto?
Avitabile: In questo tempo per noi il sacro è qualcosa a cui diamo un valore al di fuori dello spazio e nel tempo. La sacralità la spogliamo di una possibile funzione liturgica e la riviviamo come un inno alla vita che nasce. Una possibilità di scrivere e narrare la tua libertà in una vita che, oltre a sceglierla, te la ritrovi anche: perché c’è una vita che scegli e una vita che ti ritrovi. In questo grande percorso, attraverso l’acqua tu vivi tutto il passaggio. Tutti i personaggi della serie vivono questo cammino tumultuoso dove c’è una voglia di aspirazione, un finale differente per loro stessi dove ci sia crescita e realizzazione.

Quanto la conformazione di Napoli scandisce lo spazio in cui si sviluppa la narrazione? Ad esempio, quando negli ultimi due episodi il range sonoro è più legato a Milano, sembra di assistere quasi a un altro prodotto.
Avitabile: Secondo me dobbiamo parlare delle Napoli, al plurale: possiamo tranquillamente dare questo tipo di lettura. In questo lavoro ci sono due Napoli, la Napoli di sotto e quella di sopra. Un miscuglio di realtà dove la sottocultura invade lo spazio di sopra. La sottocultura ha bisogno di cultura, ha bisogno di essere legittimata attraverso la visione totale di una sola Napoli nelle due Napoli. L’aspetto più selvaggio della realtà è quello più altamente di coscienza, perché apre una nuova vita, una nuova realtà.
Tumminello: La differenza tra lo spazio sonoro in cui cresce Giovanna, in un quartiere alto dove la sonorità è tendenzialmente più ordinata, si scontra quando andiamo nei quartieri bassi dove abita la zia Vittoria. Lì ci doveva essere proprio uno step differente per caratterizzare una confusione, un disordine sonoro che poteva essere banalmente provocato dal traffico ma anche dalle urla, dalla confusione delle persone che sono per strada. Napoli diventa proprio un personaggio della serie e si scontra, come giustamente notavi, con il registro sonoro di Milano che vediamo nelle ultime puntate. Attraverso due spazi così differenti non volevamo solo rappresentare la loro diversità sonora, ma uno stacco emotivo che per loro possa rappresentare un traguardo, l’uscire fuori da una città che diventa allo stesso tempo una gabbia nel bene e nel male. Tra l’altro, avendo lavorato anche all’Amica geniale, anche lì Napoli e il loro quartiere di provenienza diventavano protagonisti della serie, portando poi le due protagoniste a uscire dal proprio contesto.

Come vengono rappresentate le due anime di Vittoria?
Avitabile: Io non mi sono fatto mancare nulla, perché mi sono detto: il cuore deve guidare. In certe cose di Vittoria ci ho visto una parte molto dolce, la parte del cuore del personaggio, e quei temi mi sono venuti da dentro, anche nell’uso degli archi che accompagnano le azioni e improvvisamente si staccano. Io credo che una delle cose più importanti della musica di scena sia sdoganare la parte interiore del personaggio. Non deve assolutamente mediare nulla, ma deve accarezzare quell’anima. E questo in musica diventa il suono del personaggio, il suono dei vari momenti del personaggi.
Tumminello: Le sonorità di zia Vittoria sono sguaiate. Abbiamo cercato di sottolinearle attraverso i suoi movimenti. Nel primo incontro che ha con Giovanna, Vittoria sbatte gli stipiti della cucina, spreme voracemente le arance per fargli una spremuta. Il tutto è volutamente super enfatizzato e in contrasto con il vissuto che ha Giovanna, che per la prima volta esce dalla sua bolla borghese.

Possiamo dire che si sia costruito un tema sonoro sia per Vittoria che per Giovanna indipendente dal resto della composizione, come fosse la rivelazione di una nuova realtà?
Avitabile: Assolutamente, è l’elemento di sorpresa che sorprende Giovanna. Se noi lo riportiamo nel suono, possiamo dire che si tratta dell’elemento del suono che sorprende il suono. Come diceva Theodor Adorno, parlare intorno alla musica è complicato, ma dobbiamo parlare dei linguaggi che rivelano in questo caso una nuova realtà, come ci hanno insegnato sia Pasolini che Carmelo Bene.

Enzo, sei al quarto progetto con Edoardo De Angelis. Quanto secondo te il suo cinema definisce la tua musica e quanto la tua musica definisce il suo cinema?
Avitabile: Il nostro è stato un incontro fortunato, nel senso che Edoardo mi ha dato l’opportunità di esprimermi a pieno attraverso la musica per il cinema. Siamo molto legati, è una combinazione naturale. La mia musica è a casa. Attraverso i suoi stimoli ho la possibilità di sconfinare oltre la narrazione.

La serialità italiana sta permettendo un’ulteriore sperimentazione sonora e il raggiungimento di maggior spazio per nuovi compositori?
Avitabile: Io credo che permetta maggiore sperimentazione perché ti dà la possibilità di mettere a punto determinati elementi e di avere più tempo di costruire il progetto che hai in mente; allo stesso tempo, si ha una maggiore valutazione dell’aspetto artistico delle cose. La serialità ti dà la possibilità di approfondire i linguaggi che appartengono anche alle nuove generazioni, e questo percorso diventa fondamentale in questo momento storico.
Tumminello: La serialità permette realmente di poter sviluppare un racconto sonoro e avere la possibilità di usare alcuni stilemi da poter spalmare in diverse puntate. A volte in un film non si riesce, con questa semplicità, a creare una narrazione sonora così caratterizzante. Nelle serie possiamo utilizzare un tipo di narrazione sonora che avviene nella prima puntata e che possiamo sfruttare successivamente in più episodi, per riallacciarci emotivamente a un avvenimento già accaduto. Ad esempio in questa serie, come abbiamo già detto all’inizio, c’è una forte caratterizzazione musicale e di un certo substrato culturale che permette un certo tipo di lavoro. Ogni serie ha un suo percorso e una sua necessità. È un momento molto interessante per l’avvento di nuovi giovani compositori e sound designer, che attraverso la serialità in Italia stanno trovando sempre più spazio. Inoltre, mi fa piacere dirti che all’interno del mio team ha potuto lavorare la compositrice e sound designer Provvidenza Tesauro, selezionata per la categoria Suono lo scorso 22 giugno nell’ambito della prima edizione di Becoming Maestre, l’iniziativa di mentoring e accesso al lavoro rivolta al talento femminile italiano nell’audiovisivo, ideata e sviluppata dall’Accademia del Cinema Italiano – Premio David di Donatello insieme a Netflix.

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