Il ritorno di Christina Ricci non è una botta di culo | Rolling Stone Italia
Riccinascimento

Il ritorno di Christina Ricci non è una botta di culo

Il successo di ‘Mercoledì’ e ‘Yellowjackets’, di cui arriva l’attesissima seconda stagione, è la conferma che l’icona anni ’90 è tornata per restare. Anche perché adesso, da mamma felice e attrice che vuole (finalmente) divertirsi, non ha più niente da perdere: «Sono abituata a grandi boom seguiti da momenti di magra, pure ora mi dico che magari finirà tutto». Ma le va bene così. Una lunga intervista-confessione

Foto: Max Farago

Se l’immagine che avete di Christina Ricci è cristallizzata agli anni Novanta (quando è arrivata sulle scene interpretando la bambina imbronciata protagonista del film originale della Famiglia Addams, poi un’adolescente imbronciata in Casper, un maschiaccio imbronciato in Amiche per sempre e ancora una ragazzina imbronciata in Un’amicizia pericolosa), è ovvio che abbiate delle difficoltà a vederla in altri panni. E anche lei ne ha. Durante un pranzo durato più di un’ora, in una giornata nuvolosa di dicembre a Los Angeles, Ricci si è definita «pigra», «sgradevole», «pungente», «immatura», «ostile», «bastiancontraria» e «guastafeste». Ha espresso giudizi terribili su cose apparentemente positive come l’insalata («una perdita di tempo»), le vitamine («odio ingoiare pillole») e le piante d’appartamento («non mi piacciono gli insetti»). Ma si è anche dimostrata una compagnia apparentemente ottima.

Ricci, 43 anni, indossa un maglione verde acqua e Vans a scacchi: sprigiona quella nonchalance tipica delle donne della California del Sud, come lei. Sembra davvero felice di essere fuori a pranzo (una rarità, forse, per una mamma di due bambini piccoli) e ordina di gusto: un bicchiere di vino rosso e un croque monsieur («Stavo per prendermi una bistecca», ammette). È entusiasta di come ultimamente si è avvicinata alla natura («Ora mi piacciono molto gli uccelli. Di recente ho iniziato a far caso anche agli alberi»), sfoggia il suo senso dell’umorismo asciutto e parla con dolcezza dei suoi figli. Nella custodia trasparente del cellulare tiene un bigliettino trovato in un biscotto della fortuna tempo fa. Nessun pessimista che si rispetti lo conserverebbe e recita: “Il tuo obiettivo sarà raggiunto molto presto”.

È difficile immaginare quali obiettivi Ricci non ancora abbia raggiunto. Sul fronte personale, ha una splendida vita familiare con i due figli di cui si diceva e il marito, il parrucchiere Mark Hampton, con cui si è sposata nell’autunno del 2021 (la sua acconciatura per questo servizio l’ha curata lui). Sul piano professionale, Ricci è nel pieno di una vera e propria rinascita. Nell’ultimo anno e mezzo ha recitato non in una, ma in due delle più grandi serie tv sulla piazza. Con lo spinoff della Famiglia Addams di Netflix, Mercoledì, è tornata sfacciatamente a lavorare nel franchise che l’ha resa una star 32 anni fa, stavolta nel ruolo dell’insegnante di botanica malvagia della protagonista. La serie ha avuto un successo enorme, battendo Stranger Things 4 con 341 milioni di ore viste nel corso della settimana di uscita. In Yellowjackets, il thriller soprannaturale di Showtime su una squadra liceale di football americano dispersa nella natura selvaggia dopo un incidente aereo (la seconda stagione partirà in Italia il 24 marzo su Paramount+, ndt), ogni volta che è sullo schermo Ricci ruba la scena impersonando Misty Quigley da adulta, una ragazza emarginata dal gruppo che crescendo diventa un’infermiera tormentata e sociopatica. L’interpretazione le è valsa una nomination agli Emmy come miglior attrice non protagonista e l’ha fatta diventare una delle preferite dai fan, soprattutto su Reddit e nei forum dove la serie viene analizzata nei minimi dettagli.

Christina Ricci nella seconda stagione di ‘Yellowjackets’. Foto: Showtime

Eppure, l’unica persona a essere un po’ scettica a proposito di questo “Riccinascimento” è Ricci stessa. «Quando hai vissuto momenti di grande successo e poi un periodo di magra, è inevitabile arrivare a pensare che le cose prima o poi finiranno», dice. «Mi manda abbastanza in panico. Non vorrei che fosse solo un caso e che la gente poi dicesse: “Oh, in realtà non è più come prima”. Quindi mi sento così e mi dico: “Ok, teniamo duro e presto sarà tutto finito”».

Nei quasi cinque anni che hanno preceduto Yellowjackets, Ricci è stata principalmente una mamma casalinga. Ha lavorato più o meno una volta all’anno, perlopiù in film trascurabili come il thriller Distorted e la commedia dark-romantica Here After – Anime gemelle, e ha guadagnato partecipando come ospite alle convention di fan. Ride, pensando al tempo che aveva da dedicare a commissioni frivole come l’acquisto di decorazioni per le Feste. «Ti annoiavi così tanto!», dice rivolta a sé stessa, per poi aggiungere malinconica: «Ma era bellissimo».

Era una vita molto diversa da quella che conduceva alla fine degli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila, quando compariva in tutte le riviste più importanti e i media l’avevano soprannominata “Anti-It Girl” per via del suo look anticonformista e del suo senso dell’umorismo macabro. A 19 anni, nel 1999, sulla copertina di Rolling Stone era descritta come una “teenager pericolosamente sexy che dirà tutto”. Era immortalata in lingerie rosa con uno strillo che recitava: “Bella e scandalosa”. «Io non avrei di certo scelto di vestirmi in quel modo, ma allora le cose andavano così», dice. «Non è il massimo».

A quel punto era una Mercoledì Addams cresciuta (anche se sempre minutina, con il suo metro e 55 di altezza, ma armata di uno sguardo killer) che fumava sigarette e se le spegneva sulle braccia solo per vedere se il dolore l’avrebbe fatta svenire. È diventata famosa per le sue interviste in stile fratelli Gallagher, durante le quali intratteneva i giornalisti esponendo le sue idee sulla morte, sull’incesto e su come l’anoressia la facesse assomigliare a E.T. «Ero un po’ una testa di cazzo», dice. «Avrei potuto gestire la situazione in modo meno adolescenziale».

Ora Ricci cerca di essere molto più cauta nelle interviste che concede a raffica per promuovere i suoi lavori. «Col cinema succede che si fa promozione, poi il film esce e si chiude tutto lì», spiega. «Quando si tratta di televisione, [il giro delle interviste] non termina mai. E così finisce che inizio a concedermi un po’ più di libertà. Ma non è positivo per me. Perché non mi rendo mai conto di quanto sia terribile quello che sto dicendo finché qualcuno non commenta: “Ma che cazzo…?!”».

Un’altra cosa a cui è molto attenta è ritagliarsi del tempo da dedicare alla famiglia. Durante le riprese di Yellowjackets, ha preso a fare la spola tra Los Angeles e Vancouver tre o quattro volte al mese, rifiutandosi di stare lontana per più di cinque giorni alla volta dal figlio di otto anni, Freddie, e dalla sua bambina di un anno, Cleo (ha avuto Freddie con l’ex marito, il produttore James Heerdegen; nel 2020 ha chiesto il divorzio, che è stato finalizzato lo scorso dicembre). Ha persino portato Freddie con sé un paio di volte: lui è stato sul set, ha battuto il ciak e ha dato il cinque ai cameramen.
«Sono attaccatissimi», dice Melanie Lynskey, che nella serie interpreta Shauna Sadecki, l’amica traditrice tormentata dai sensi di colpa. «Sono più o meno alti uguali: sono un piccolo duo carinissimo che se ne va sempre in giro».

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Yellowjackets non è esattamente una serie per famiglie. La storia si svolge tra il 1996 e il presente, mentre le sopravvissute all’incidente aereo (tra cui Misty, Shauna, Natalie, l’ex tossicodipendente interpretata da Juliette Lewis e Taissa, la senatrice rigidissima impersonata da Tawny Cypress) affrontano i loro traumi passati in modi diversi, che vanno dal cimentarsi in pratiche sessuali rischiose all’inscenare rituali satanici bizzarri. Misty per molti versi è il personaggio più complesso e, a volte, non è neppure chiaro se davvero soffra di qualche trauma. I flashback fanno intuire che il suo comportamento contorto potrebbe non essere una conseguenza dell’incidente, ma derivare da qualcosa di ben più radicato. Dopo che le sue conoscenze in campo di primo soccorso si sono rivelate fondamentali sul luogo del disastro (e dopo che ha sentito le sue compagne dire che senza di lei sarebbero state perdute), trova la scatola nera dell’aereo e la distrugge, azzerando così le possibilità di un salvataggio. Tutto ciò ha ripercussioni sulla sua vita da adulta, in cui vuole disperatamente piacere e fa di tutto per riuscirci: dal costringere uomini con cui esce ad andare a casa sua fino all’aiutare i suoi vecchi compagni a coprire un omicidio.

Prima d’iniziare le riprese della seconda stagione della serie, Ricci si è preparata rivedendo la prima. Anche suo figlio ha chiesto di guardarla. «Mi sono seduta con lui, così potevo mandare avanti veloce tutte le scene non adatte, che sono molte», dice. Ha ragione: una cosa è guardare la mamma con una parrucca bionda e riccia che parla al suo pappagallo domestico, un’altra è vederla negare la morfina a un’anziana mentre le sussurra all’orecchio “non prendermi per il culo”. «M’intrigava l’idea di interpretare qualcuno di così meschino e piccolo da arrivare ad abusare degli anziani», spiega. «Che razza di persona sei se riesci a maltrattare un anziano totalmente vulnerabile?». Parlando della mancanza di empatia di Misty, Lynskey dice della sua coprotagonista: «Molte persone interpreterebbero Misty regalandole anche un lato più umano. [Christina] non cerca affatto di addolcire la pillola».

Ricci impersona Misty dandole un’apparenza gelida, ma svelando lentamente, nel corso degli episodi, una tristezza più profonda. «Lei è ben conscia del fatto di non riuscire a inserirsi», dice Ricci. «Non è in grado di entrare in sintonia. Dice sempre la cosa sbagliata, fa sempre la cosa sbagliata. Sa che [le altre donne] hanno ragione a evitarla, e questo la rende rancorosa, piena d’odio per se stessa. Ma, nonostante siano passati tanti anni e lei razionalmente sappia che non piacerà mai a nessuno, quella sua ossessione, quel suo bisogno, la costringe a continuare a provarci. E questo è triste».

Ricci, però, non aveva previsto una cosa: che tutta questa negatività e incapacità di comprendere le regole di base della società potesse generare una grande comicità involontaria. Nella prima stagione, Misty entra in una stanza dove i suoi amici sono in piedi davanti a un cadavere e dice: “Non siamo un branco di fighetti malinconici!”. Si trasforma così in eroina e prende in mano la situazione, assegnando a ciascuno un compito diverso per sbarazzarsi del corpo. Poi guarda il cadavere insanguinato del ragazzo: “Uh, caspita. Era proprio un gran figo, eh?”. Ricci apparentemente è sconcertata all’idea di risultare divertente. «Far ridere non è mai stato il mio forte», spiega durante il nostro pranzo. «È un talento speciale e io ora mi sento un’imbrogliona. Il problema è che quando non cerchi di essere divertente, tutti pensano che tu sia esilarante, come [il personaggio di] Joe Pesci [in Quei bravi ragazzi]». Quando arriva il suo croque monsieur, lei osserva l’insalata di contorno e poi alza lo sguardo verso la nostra cameriera. «Questo significa che non avremo le patatine fritte?».

Nel primo episodio della nuova stagione di Yellowjackets, Misty finge di essere un poliziotto che interroga Shauna per l’omicidio del suo amante, Adam. Al buio, usando un sintetizzatore vocale, fa domande per mettere alla prova Shauna, che siede da sola a un tavolo. Misty all’improvviso esce dal personaggio, accende le luci e dice all’amica che è stata un disastro. “L’unica cosa che dovresti dire alla polizia è: ‘Voglio il mio avvocato'”, la rimprovera. “Te l’ho anche scritto su un biscotto!”, e ne indica uno sul tavolo, con una glassa rossa e bianca su cui è scritta la frase in un corsivo tortuoso. «Non so se lei si rende davvero conto di quanto è brava nelle frazioni comiche», dice Lynskey. «È una lotta per lei. Comprende a fondo il lato oscuro di Misty e per lei questa è la cosa più interessante. Non vuole essere la linea comica e non lo è assolutamente. Le ho anche parlato e le ho detto: “Stai facendo molto di più”».

Quando risento Ricci per telefono, alla fine di gennaio, lei ammette di aver riflettuto sulla nostra conversazione a proposito del suo talento comico. «Ci ho pensato ogni giorno, da quando abbiamo pranzato insieme», dice. «La questione della comicità ha scatenato una lotta nel mio cervello. Perché? Perché la verità è che io impazzisco per la commedia. Da piccola volevo essere Richard Pryor e anche quel tipo sarcastico degli anni Settanta che recitava in Fletch – Un colpo da prima pagina. Chi è quel tizio? Chevy Chase. Era uno dei miei eroi. Quindi mi piace la commedia e mi piace l’idea di essere brava a farla. Seth Rogen mi ha scritto: “Oh mio Dio, sei così divertente in questa serie. La adoro”. E io ero entusiasta».

«Nei copioni, Misty a volte è descritta in un modo che potrebbe essere percepito come stravagante», continua l’attrice. «Per interpretarla e rendere solido il personaggio, devo scavare profondamente dentro di me. Per cui quando la gente dice quanto è buffa, mi sento come se io fossi lei che viene derisa. Mi sono identificata troppo con il personaggio e non riesco a separarmi, come artista, dal ruolo che sto interpretando». Non è la prima volta che le accade. A proposito di Mercoledì Addams, quella meraviglia sadica e gotica ossessionata dal macabro che ha dato il via alla sua carriera (nella Famiglia Addams del 1991 e nel sequel del 1993), non riesce davvero a capire se il personaggio abbia influenzato la sua personalità o viceversa. «È il classico dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina?», ammette. «Prima facevo molti spot pubblicitari e volevo uccidermi. Quando ho iniziato a recitare per davvero, in ruoli drammatici, ho provato un grande sollievo. Mi è piaciuta molto quella parte. Io non ero una bambina felice, quindi il fatto di non dover fingere di esserlo è stato davvero fantastico».

Christina Ricci è Marilyn Thornhill in ‘Mercoledì’. Foto: Netflix

Nata a Santa Monica, California, e cresciuta a Montclair, New Jersey, Ricci è la più piccola di quattro figli e ha esordito sul grande schermo a 10 anni, recitando in Sirene (1990) con Cher e Winona Ryder. Da allora, sua madre Sarah festeggia tutti i suoi ruoli comprando una bottiglia di champagne e scrivendo il titolo del lavoro sul tappo. I cassetti della sua cucina ora ne sono pieni. Moltissime baby-star spariscono, quando diventano giovani adulti, ma Ricci si è mantenuta a galla recitando in film come il dramma ambientato nei sobborghi Tempesta di ghiaccio di Ang Lee, Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton, con Johnny Depp nel ruolo del ragazzo di cui era innamorata, Prozac Nation, l’adattamento cinematografico del libro autobiografico di Elizabeth Wurtzel sulla depressione e l’abuso di droghe, e Pumpkin, che parla di una ragazza festaiola che esce con un giovane disabile.

Ma lei attribuisce a film indipendenti come Buffalo ’66 di Vincent Gallo e The Opposite of Sex – L’esatto contrario del sesso (la tag-line era: “Riderete, piangerete, vi offenderete”) il merito di averle dato una vera e propria visibilità e ampio spazio per crescere. «Quando ero piccola io, appena iniziavi ad avere l’aspetto di un’adolescente dovevi smettere», dice l’attrice. «Sono stata molto fortunata, perché ho beccato il momento esatto in cui il cast di alcuni film indipendenti richiedeva teenager veri che interpretassero dei teenager».

Ricci racconta di essere stata anoressica per un anno, durante l’adolescenza, oltre ad avere sofferto di depressione e ansia. «Ho avuto problemi a elaborare la mia infanzia e ad adattarmi all’età adulta», dice. «Ho vissuto molti momenti davvero terribili». Nel suo modo caratteristico, Ricci fa battute pesanti sulla sua salute mentale all’epoca: «Non sono mai stata clinicamente depressa. Però scherzavo dicendo che avrei voluto che la situazione peggiorasse, così da poter andare in ospedale, prendermi una cazzo di pausa e non dover fare scelte. “Per favore, non fatemi più scegliere”».

Ricci crede che, a Hollywood, le cose per le donne siano migliorate. Nell’era dello streaming ci sono più opportunità e la società è più consapevole a riguardo di tematiche come il sessismo e la body diversity. «Se penso agli anni che ho passato a cercare di fare in modo che nessuno potesse criticarmi per il mio aspetto… ho davvero accolto a braccia aperte questa faccenda della body positivity», dice. «È un gran sollievo sapere che nessuno può più chiamarti grassa. Quando la gente si lamenta di cose del genere, io dico sempre: “Ma non avete sentito? Ormai non dobbiamo più preoccuparci di quella roba!”».

Quando le chiedo come avere dei figli l’abbia cambiata, magari rendendola un po’ meno Mercoledì, risponde senza esitazione: «Quando ho avuto mio figlio ero arrivata a un punto di grande nichilismo», dice. «Quindi mi ha reso più emotiva e più disposta ad ammettere di essere umana».

Tornare a essere Misty per la nuova stagione di Yellowjackets è stato molto impegnativo, inizialmente, per Ricci. «Il copione cambia e devi capire come restare fedele al tuo personaggio quando si trova in situazioni molto diverse, anche dal punto di vista fisico», dice Ricci. Dovrà ricreare l’ondeggiare goffo e il linguaggio del corpo eccentrico per cui è stata tanto lodata nella prima stagione, che le erano venuti naturali visto che era incinta di Cleo. E, con sua grande sorpresa, Misty avrà anche una cotta: Walter, interpretato da Elijah Wood.

«Ho fatto un sacco d’interviste dicendo che secondo me lei non era interessata agli uomini e non avrebbe mai avuto una relazione e poi mi hanno detto: “Bam! Seconda stagione, cotta in arrivo!”», dice ridendo. «L’idea mi ha spiazzato e se i personaggi avranno una storia o meno lo si scoprirà guardando la serie. Ma se, come personaggio, devo avere un flirt, sono felicissima che sia con Elijah, perché è davvero meraviglioso lavorare con lui».

Christina Ricci con Elijah Wood in ‘Yellowjackets 2’. Foto: Showtime

Oltre a Wood, al cast si unisce Lauren Ambrose nel ruolo della versione adulta della rossa grintosa Van, mentre Simone Kessell veste i panni della guru spirituale (e forse anche strega) Lottie. Il loro arrivo ha aiutato Ricci a comprendere quanto successo abbia riscosso la serie, cosa che aveva avuto difficoltà a metabolizzare all’inizio. «A volte so essere una specie di luddista molto, molto stupida», dice. «Il mio bisogno di toccare con mano le cose non è segno di grande intelligenza. [Ma] sono arrivati molti nuovi membri, nel cast e nella troupe, che erano felicissimi di prendere parte a una serie che aveva avuto così tanto successo. Questo sguardo esterno, questo entusiasmo, può essere davvero contagioso».

Ricci dice di essere simile a Misty, a livello di socialità, e di non trovarsi bene in gruppo. Ma Lynskey non è d’accordo: menziona il fatto che Ricci si preoccupa sempre per i suoi colleghi (cose come informarsi sull’infezione all’orecchio della figlia di Lynskey o mandare a Kessell un messaggio con scritto “Bel lavoro oggi” dopo un servizio fotografico difficile) e la sua capacità rinfrescante di stare alla larga dalle stronzate. Sembra proprio che, dopo tutti gli alti e bassi di Ricci a Hollywood, a emergere sia la sua autenticità. «Non cerca mai di far contento qualcuno solo per andarci d’accordo», dice Lynskey. «È una persona che non dà peso alle formalità. Io invece me ne preoccupo molto e la invidio. La guardo e penso: “Cavolo, sei davvero arrivata al punto in cui vivi la tua vita e passi il tuo tempo facendo ciò che vuoi”».

Questo vale anche per il fandom di Ricci. Ci sono dei limiti che lei non vuole oltrepassare, nel celebrare questo Riccinascimento, anche se ciò accrescerebbe la sua influenza spingendola a livelli stratosferici. «Sono ancora a disagio con l’aspetto legato alla fama che deriva da tutto questo», dice Ricci, e aggiunge: «Mi è stato detto che dovrei andare su TikTok, ma non voglio. Sono una donna di 43 anni, cosa mai dovrei fare? Filmarmi mentre faccio il bucato?».

Da Rolling Stone US

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