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Ester Pantano, l’importanza di cambiare orizzonte

La modernità del suo ruolo in 'Màkari' (su Rai 1 con la seconda stagione), ma anche il suo primo ruolo action (nel sequel di 'Diabolik'). E un futuro nella musica

Stylist: Valeria Palombo; look: The Archivia; gioielli: Chiara Quatrale; hair & make up: Alessandro Joubert


Provate voi a stare dietro a Ester Pantano. In piena pandemia è riuscita a girare mezzo mondo: estate a New York, per perfezionare ballo e recitazione; presente immediato a Parigi. Ma solo per poco: l’attrice ha già la valigia pronta perché, spiega, «ho bisogno di cambiare sempre orizzonte». Beata te!, direbbero a Roma. Lo stesso vale per i suoi successi lavorativi: nemmeno il tempo di sottolineare che si era guadagnata più spazio in Imma Tataranni 2 che lei conquista il ruolo di co-protagonista in Màkari, la cui seconda stagione è attualmente in onda alla domenica sera su Rai 1. Allora vuoi definirla “promessa della tv”, ma lei, di nuovo, fa uno scatto in avanti ed entra nel cast del sequel di Diabolik. In un ruolo che sa già di consacrazione.

Per ora, dovremmo precisare, vista la tua capacità di passare da un successo all’altro.
È un momento davvero bello e molto ricco per me: ho lavorato tanto per arrivare fino a questo punto e sto iniziando a raccogliere i primi frutti. Mi sento colma di gratitudine. Posso definirmi una bambina felice, un’adulta consapevole e una professionista appagata.

Be’, a trent’anni non si è più poi così bambine…
Come no! Io mi tengo stretta la piccola Ester che c’è in me, perché mi regala un entusiasmo di vivere grandissimo. Il mio lato bambino gioca perennemente con quello adulto e l’uno non prevarica mai l’altro. È questo dialogo che mi permette di scegliere sempre quello che amo e non quello che “devo” fare in nome di qualche opportunità lavorativa.

Senti, va bene le soddisfazioni, il colpaccio di Diabolik 2 e le novità in arrivo però, ammettilo: quanto invidi le magliette a Piccionello?
Tremendamente! Spero che le trasformino in un brand: andrebbero a ruba. Così peraltro le avrei finalmente anch’io! (ride, nda)

Claudio Gioè (Saverio), Domenico Centamore (Piccionello) ed Ester Pantano (Suleima) in ‘Màkari 2’. Foto: Rai

In questa seconda stagione il tuo personaggio, Suleima, diventa ancora più maturo. Qual è secondo te la più grande evoluzione alla quale va incontro?
Riesce a portare avanti il suo sogno conciliando aspirazioni professionali, amore e radici familiari. L’originalità della serie sta proprio nel non giocare sul classico triangolo amoroso, alla “lei, lui e l’altro”. Il vero triangolo è con il proprio lavoro ovvero tra Suleima, Saverio e il desiderio di diventare architetto.

Però un terzo incomodo c’è, eccome se c’è…
Teodoro (interpretato da Andrea Bosca, nda) è una persona meravigliosa che si fa semplicemente artefice di un sogno di Suleima. Lo rappresenta, incarnandolo.

Ecco, però, capiamoci. La prima stagione sforava già nel mystery quando Suleima, giovane e bellissima, sceglieva un uomo più avanti d’età e non canonicamente bellissimo (Claudio Gioè, perdonaci). Ora però si entra nel paranormale: arriva Andrea Bosca e tu gli preferisci ancora Gioè.
Molti spettatori non se ne sono capacitati, lo so! (ride, nda) Non sai quanta gente mi ha scritto: “Non si spiega. A meno che il personaggio di Bosca sia gay: è l’unica”. Ho riso un sacco! In realtà Màkari racconta un amore che va oltre l’estetica, come è giusto che sia. Teodoro ha tutto: è bello, in carriera, educato, gentile. Non gli manca niente, se non che non è Saverio. A fare la differenza è questo insieme all’autenticità del legame che Suleima ha con Saverio. E poi, si sa: l’amore non ha una sua logica…

Andrea Bosca (Teodoro), Ester Pantano (Suleima) e Claudio Gioè (Saverio) in ‘Màkari 2’. Foto: Rai

Suleima fa un’altra cosa fantascientifica: mette il lavoro davanti all’amore. Possiamo considerarla santa subito?
Effettivamente butta giù uno stereotipo vecchio e molto ben piantato nella nostra società. Nell’immaginario collettivo è infatti la donna che segue l’uomo negli spostamenti lavorativi ed è sempre lei che deve darsi come priorità la famiglia. Sono davvero ben felice di sfatare questa logica.

Se fossi tu l’autrice della serie, cosa faresti fare ancora a Suleima?
Riprenderei il capitolo gravidanza. Da un lato mi piacerebbe recitare nel ruolo della mamma che finora, per ragioni di età, non mi hanno ancora assegnato. Inoltre sarebbe un bel modo per dimostrare che, se lo si vuole, si può fare tutto: figli, famiglia, lavoro. Pur con tutti i sacrifici, eh! Però forse non siamo ancora pronti per questo (ride, nda). Lo dico con cognizione di causa: adesso che ho trent’anni la gente mi rivolge delle domande che io non mi pongo, ma loro hanno deciso che dovrei farmele.

Per esempio?
Be’, il grande classico è: “Hai pensato come conciliare la famiglia e il tuo lavoro d’attrice? Come pensi di riuscirci?”. A me fa sorridere perché intanto per conciliare la famiglia devi averne una, e io in questo momento sono single. Detto questo, in ogni caso farei in modo di far funzionare le cose e sono certa che ci riuscirei. Quando vuoi fino in fondo una cosa, te la vai a prendere: una soluzione si trova.

Sempre in Màkari, Teodoro e Suleima danno vita a “La città del sole”: un progetto un filo hippie, dai…
Forse, ma ce ne fossero di posti come questi, dove gli artisti possono lavorare insieme e chiacchierare, condividendo anche il tempo libero! Purtroppo la cultura non è tra le priorità della nostra società e la pandemia non ha fatto altro che accentuare questo fatto. Per esempio, quando sento dire a qualcuno che non va al cinema perché non può mangiare i pop corn, mi cadono le braccia. Vuol dire che tu, del cinema, non hai mai colto l’essenza… A Catania, insieme ad altre persone, gestisco un cinema d’essai: si chiama King, è un locale storico della città, ed è frequentato da persone che non vogliono semplicemente consumare qualcosa. Vengono lì per condividere una passione comune e confrontarsi dopo la visione del film. Cercano lo scambio umano e in sala nemmeno mangiano per rispetto di chi ha fatto quel film. Questo vuol dire amare il cinema. Purtroppo di luoghi come questi ce ne sono pochi e il Covid li ha messi in difficoltà: già sono piccoli e poco frequentati, se poi dimezzi i posti…

Foto: Milli Madeleine; stylist: Valeria Palombo; look: The Archivia; gioielli: Chiara Quatrale; hair & make up: Alessandro Joubert

A proposito di Sicilia, la serie mostra una regione inefficiente più che criminale. Ma cos’è peggio: il lassismo o la connivenza?
Il lassismo non è altro che il frutto di tanti anni di mafia. La Sicilia è una terra ricchissima che, se solo lo volesse, potrebbe essere all’avanguardia. Il problema è che alcuni siciliani non vogliono vedere quello che hanno, preferendo coltivare un atteggiamento esterofilo. Permettiamo agli altri di dirci quello che dobbiamo o possiamo fare, mentre basterebbe pochissimo per emergere da soli e fare la differenza. Invece non lo facciamo. Se la mia regione è indietro è perché a molti fa comodo che rimanga indietro.

Non ci vedo però il vantaggio…
Be’, in questo modo puoi lamentarti. E soprattutto non hai responsabilità. Scendiamo dal “podio” che ci spetta dicendo: “Sai che c’è? È troppa, prenditela tu questa responsabilità”. Il mio più grande desiderio è un cambio di passo: spero che delle menti lucide inizino a fare da traino a un cambiamento sociale e culturale.

Torniamo a te e al futuro. Dicci tutto quello che puoi su Diabolik 2.
Eh, è presto per parlarne. Posso però dirti che finalmente ci sarà dell’action nella mia vita. Avrò un ruolo più fisico, per il quale mi sono dovuta anche allenare. Sono felicissima anche perché mi hanno scelta senza fare il provino. Hanno deciso che quel personaggio era per me e questo è stato fonte di enorme orgoglio. Ma non è finita qui…

Cos’altro bolle in pentola?
La musica. È un mondo che mi ha a lungo corteggiata e mi sa che mi ci butterò a capofitto. Sono una patita di jazz, R&B, blues… Sento che questo per me sarà l’anno del canto, una grande passione che in passato avevo un po’ accantonato. Infine porto avanti il teatro. Sono protagonista dello spettacolo L’odore diretto da Krzysztof Zanussi. Racconta una storia, molto complessa e tormentata, tra un ergastolano e l’amata che lo aspetta fuori. A unirli sarà un odore, che la donna (che poi sarei io) consegna grazie ad un tramite.

Non dirmi che c’è di mezzo la candela all’odore di vagina in stile Gwyneth Paltrow?
Quasi! (ride, nda) Si tratta effettivamente di un odore intimo: ormonale. È una storia molto forte, intensa, in cui credo molto.

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