Dentro l’universo musicale di ‘SKAM Italia 6’ | Rolling Stone Italia
Barbie Girl

Dentro l’universo musicale di ‘SKAM Italia 6’

La colonna sonora del teen drama che ha cambiato le regole del gioco si è evoluta fino a diventare la chiave di lettura della serie stessa. Per l’uscita della sesta stagione, ne abbiamo parlato con il regista Tiziano Russo e la music supervisor Silvia Siano

Dentro l’universo musicale di ‘SKAM Italia 6’

Foto: Francesco Ormando/Netflix

Qual è la forza di un teen drama? Come si conformano gli aspetti narrativi rispetto a ciò che accade nella realtà? I coming of age sia seriali che cinematografici sono sempre stati un caposaldo per il racconto artistico contemporaneo. Inquadrano un periodo storico, determinano uno stile di vita che condiziona inevitabilmente anche la formazione delle generazioni correnti, imponendosi anche con un fine sociologico molto importante.

Se il panorama internazionale ha da sempre avuto una sua forma mentis rispetto a determinati prodotti che hanno definito nel tempo un genere – ultimo in ordine di tempo: Euphoria –, in Italia sino alla presa di coscienza di Ludovico Bessegato nel realizzare una versione italiana del format norvegese SKAM (prodotto da Cross Productions) era difficile ritrovare nel tempo prodotti così iconici a rappresentazione di una generazione nelle sue molteplici forme e dinamiche, tanto da diventare un punto di fuga e di rappresentazione per molti della Generazione Z.

In questo, sin dalla prima stagione del percorso antologico che prendeva in esame alcuni singoli personaggi del gruppo di adolescenti ritratti nella serie, la musica ha fornito molteplici chiavi di lettura, mostrandone culture, stati d’animo, rappresentazioni che hanno fornito un seguito ulteriore al già grandissimo successo della serie (ne avevamo parlato qui proprio con Bessegato per il debutto della quarta stagione). La generazione SKAM Italia ha definito senza dubbio un nuovo modo di intendere la musica per i prodotti seriali italiani, ampliandone nettamente il fine narrativo.

In occasione dell’uscita della sesta stagione (da oggi su Netflix), ne abbiamo parlato con il regista Tiziano Russo e con la music supervisor di Cross Productions Silvia Siano, grazie ai quali abbiamo potuto riflettere su come la musica della serie si sia evoluta nel tempo diventando la vera chiave di lettura di SKAM Italia stesso.

SKAM Italia: Stagione 6 | Trailer ufficiale | Netflix Italia

Fin dalla sua prima stagione, la musica in SKAM Italia è sempre stato un elemento centrale e cruciale sia nel raccontare il percorso emotivo e di crescita del gruppo di ragazzi che del singolo protagonista in primo piano. Come lavora la musica nella sua relazione sia con gli espedienti registici e soprattutto con il racconto che si vuole mostrare?
Russo: Sicuramente abbiamo due differenti tipologie di utilizzo musicale, che si legano soprattutto a quella che sarà la conformazione narrativa della stagione. C’è la musica che potremmo definire “sicura”, perché sappiamo già in scrittura che sarà perfetta per quella scena, come nel caso di Buon viaggio di Cesare Cremonini o di Eros Ramazzotti nella quinta stagione, durante la festa di fidanzamento araba in cui tutti i ragazzi cantano. Ci sono degli elementi che già in scrittura sai di poter e di dover usare perché credi che sia giusto così, come quando pensi una scena e sai che sarà giusto scriverla in un determinato modo. La musica si comporta allo stesso identico modo, deve sembrare sempre che sia connessa fin dal principio a quella scena. Allo stesso tempo, credo anche che ci si debba saper allontanare dalle convinzioni iniziali, facendo sì che ogni pezzo possa sposarsi bene a una determinata sequenza. Ci sono composizioni scritte appositamente per quel tipo di mood, altre invece no. A me, per esempio, piace discostarmi da quelle che potrebbero essere per convenzione le scelte musicali più coerenti con una determinata scena, cambiandone letteralmente il senso. Mi incuriosisce trovare delle atmosfere che non immaginavo potessero avere quel fine, cambiandone la forma musicale. In SKAM Italia questa cosa è stata sempre molto importante, e diventa quasi un gioco. Con la montatrice Giorgia (Currà) e Silvia (Siano) a volte ci mettiamo nella sala di montaggio e facciamo delle prove andando da Michael Jackson e Mino Reitano. Quella è sicuramente la parte più divertente. Alla base di tutto penso ci sia proprio il divertimento, il gioco.
Siano: SKAM Italia è un progetto che ha un suo linguaggio musicale molto specifico, e che soprattutto non si lega a esigenze promozionali o di marketing. Non abbiamo bisogno di andare a utilizzare un brano super famoso unicamente per attirare l’attenzione. Quello che vogliamo sempre privilegiare è l’esigenza narrativa, di rappresentazione, così come del realismo che deve sempre connettersi a quelli che sono i contesti in cui vivono i ragazzi, sia per quanto riguarda la musica diegetica che extradiegetica. Allo stesso modo, come diceva Tiziano, diventa proprio un gioco che nasce da associazioni totalmente di altro tipo, di mood, sensazioni, stati d’animo legati prettamente al percorso evolutivo di un singolo personaggio. Ad esempio, per quanto riguarda Asia (Nicole Rossi), personaggio su cui si concentra la sesta stagione, abbiamo cercato di accompagnare il suo percorso di crescita e di cambiamento attraverso le scelte musicali, senza mai essere troppo didascalici e seguendo di fatto quanto stiamo raccontando.

Nicole Rossi (Asia). Foto: Francesco Ormando/Netflix

SKAM Italia ha sempre cercato di essere al passo con i tempi, tanto da suggerire a volte un reel in alcune fasi del montaggio, legandosi perfettamente al linguaggio social. Rispetto a questo aspetto, secondo voi non avere una colonna sonora originale composta può essere un vantaggio?
Russo: È divertente come a volte tutto quello che succede arrivi in un modo totalmente differente da come lo si pensi. Sinceramente, questa tua analisi in base alla connessione con i reel non me la sarei mai aspettata (ride). Significa che sicuramente cerchiamo di essere sempre al passo con i tempi anche con la regia e il montaggio. Per quanto riguarda l’utilizzo o meno di una colonna sonora originale, differisce dal fine che il progetto si propone. Ad esempio, se dovessi fare un film, dove ci sono sempre le stesse location e mood, in quel momento sarei più predisposto ad utilizzare una composizione originale, ma SKAM Italia è cosi versatile, così cangiante nella sua forma, che si creano delle situazioni sempre nuove. Anche in una casa stessa, come quella di Asia, si possono ricreare differenti mood sonori che non hai mai trovato nelle puntate precedenti, questo perché la musica è narrativa e racconta al tempo stesso le emozioni, i dubbi che il personaggio si pone. A noi piace essere liberi e la musica di repertorio ti permette tutto questo, anche di andare indietro nel tempo. Nell’ultima stagione, ad esempio, abbiamo voluto utilizzare un brano degli anni ’60, I May Never Get to Heaven di Wanda Jackson, che permettesse di raccontare Asia anche al di fuori delle proprie sicurezze, della sua comfort zone, che andasse a ritroso nel tempo per uscire dal suo spazio. Secondo me è proprio questa la forza della musica di repertorio.
Siano: Dal mio punto di vista, credo che non sia né un limite né un vantaggio, ma sicuramente lavorare su musica di repertorio ci offre grandi e infinite possibilità. Per SKAM Italia è stata sicuramente una conseguenza dettata anche da come nasce il format originale norvegese, distribuito sulla tv nazionale e con musica di repertorio, e abbiamo adottato questo modello di lavorazione adattandolo alla nostra situazione produttiva. Per il mio lavoro soprattutto, il fine perfetto è quello di trovare musica che si sposi perfettamente con ciò che il regista vuole comunicare e che gli permetta di realizzare l’idea che ha in mente attraverso brani che ci possiamo permettere. SKAM Italia è una serie sempre molto apprezzata dal punto di vista musicale, e quindi al momento non abbiamo avuto ancora problemi per quanto riguarda le licenze: quasi tutti sono propensi ad autorizzarci nell’utilizzo (ride).

Spesso si discute su quale possa essere il fine di un teen drama: penso ad esempio ad Euphoria, che ha avuto sia critiche positive che negative rispetto a ciò che mostrava della Generazione Z, anche riguardo alla salute mentale. Secondo voi raccontare certi temi attraverso un prodotto televisivo così iconico può avere un fine sociologico? È un veicolo di un messaggio?
Russo: Già avere una tematica molto forte in ogni stagione ti porta a sentirti responsabile rispetto a ciò che racconti. Ti parlo di responsabilità oggettiva proprio perché prima di iniziare a scrivere la sceneggiatura noi come autori (Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo, Elisa Zagaria) facciamo molta attenzione alla forma, al tipo di comunicazione che attuiamo, perché, ripeto, avendo delle tematiche così forti e differenti allo stesso tempo bisogna sapere cosa stai scrivendo facendo molta ricerca, come in questa stagione soprattutto. Devi sapere andare a fondo nella tematica tanto che le scene che vivi ti devono sembrare reali proprio perché ci siamo dentro. Questo è il nostro obiettivo. Ad esempio, al termine della quinta stagione, molti ragazzi che soffrivano della stessa patologia del personaggio di Elia (il personaggio di Francesco Centorame che soffre di micropenia, ndr) mi hanno scritto per ringraziarci per come avevamo messo in scena tale argomento, e lì risulta perfettamente l’aspetto sociologico di cui parlavi. Ti senti sulla strada giusta. Per questo non è solo un teen drama per la forma che segue, ma c’è l’intento di comunicare qualcosa, sempre.
Siano: Sì, assolutamente, anche nel modo in cui viene comunicato, mai paternalistico. È una rappresentazione oggettiva e molto sentita che si fonda su un grande approfondimento. Credo che le persone si sentano rappresentate proprio per questo.

Foto: Francesco Ormando/Netflix

Ogni stagione fa un’analisi precisa su un personaggio e ho notato che, nel passaggio dalla quinta alla sesta stagione, cambia anche il focus legato al gruppo di persone che hanno da sempre composto i protagonisti di SKAM Italia. Rispetto alla configurazione dei personaggi, allo stesso tempo si evolve anche la musica?
Russo: Ogni stagione ha la sua playlist dedicata proprio perché, avendo un suo protagonista specifico, ci chiediamo fin da subito cosa potrà ascoltare. Quindi qual è il mondo di Asia? Come si sviluppa? Il mio lavoro insieme a Silvia è stato proprio quello di raccontare inizialmente questa evoluzione per far entrare lo spettatore nella sfera privata di Asia e fargli conseguentemente comprendere quali potessero essere i suoi gusti, così come per le sue amiche. Negli anni legati all’adolescenza quello che stai ascoltando condiziona di conseguenza anche i tuoi amici, quindi c’è uno scambio continuo, tanto da creare un ascolto comune. Già nella prima puntata sentiamo qualcosa di importante all’interno della stanza di Asia ed è già un approccio differente rispetto alle altre stagioni, c’è un altro tipo di playlist. Ma piano piano questo punto in comune che ci permette di conoscere apparentemente meglio la sua evoluzione, si sgancia, e ci prendiamo delle libertà musicali che corrispondono perfettamente ai suoi cambiamenti, alla sua evoluzione. L’importante è sempre seguire il fuoco del protagonista: per noi è fondamentale, e sapere che anche lui o lei può avere i suoi gusti musicali fa sì che la sceneggiatura funzioni. Diamo al personaggio una colonna sonora permanente in cui possiamo continuamente entrare.

Proprio rispetto a quanto hai appena detto, credo che la musica che avete selezionato si agganci sin dalla prima sequenza al corpo di Asia, che è conseguentemente protagonista della stagione.
Siano: All’inizio hai un personaggio molto impostato, molto rigido rispetto alle proprie convinzioni, a ciò che è giusto o sbagliato. Progressivamente, queste certezze vengono messe in discussione e la musica ne accompagna il percorso. Ad esempio, nella prima scena Asia sta ascoltando un brano rock, riot, aggressivo, molto coerente con la sua immagine, con ciò che vuole comunicare esternamente, e, man mano che inizia a mostrare la sua fragilità, cominciamo realmente a comprendere il suo personaggio, a entrare nella sua intimità, e la musica cambia completamente pelle conformandosi a una forma di elettronica molto intimista, di ambiente. Finché non impara a lasciarsi andare, e alla fine ci sono dei momenti musicali molto iconici rispetto al suo nuovo stato d’animo.
Russo: Penso che sul finale l’aspetto corale di cui parlavi giustamente prima venga nettamente fuori. Musicalmente ci siamo divertiti tanto, affermando la coralità della serie con un brano che diventa perfettamente aderente a ciò che sta accadendo anche nella società odierna. Non voglio spoilerare (ride).
Siano: Nei momenti di festa, soprattutto in quelli corali, c’è una particolare attenzione nel restituire l’esperienza diretta dei protagonisti. E poi c’è molta attenzione al dettaglio. Grazie anche alle proposte e alle idee di Tiziano, abbiamo curato ogni aspetto musicale nei suoi minimi particolari, come le ragazze che ascoltano la musica mentre si preparano per andare a una festa, così come la musica di un chiosco che fa panini. Ogni elemento di passaggio ha una sua cura sonora peculiare.

Ho notato che, diversamente dalle altre stagioni, c’è stato un lavoro particolare anche sul suono. Nel raccontare le emozioni e le sensazioni di Asia, che sembra perennemente un personaggio bloccato, ho apprezzato la replica dell’acufene come simbolo di estraniazione della realtà. Come avete lavorato in questo senso?
Russo: Asia è un personaggio apparentemente molto forte, e attraverso la sua evoluzione sonora volevamo regalare allo spettatore questa sensazione contraria di vicinanza, di abbraccio quasi, verso ciò che sta vivendo. Asia è una ragazza che semplicemente vuole affetto, ha bisogno di persone che le stiano vicine, e perché non farlo anche attraverso il suono? Ho semplicemente pensato che potesse essere importante accompagnare ogni singolo elemento della storia a un dato suono. Ad esempio, quando leggi “domenica” nella descrizione che scandisce ogni sequenza in SKAM Italia, senti le campane di una chiesa in lontananza e il suono di bambini che corrono in lontananza, in modo che tu possa assaporare quella sensazione candida della domenica mattina. È come se tutto fosse più caldo intorno a lei, ma ciò che sta realmente vivendo è qualcosa di glaciale, e di conseguenza si creano diverse chiavi di lettura che ti avvicinano ancora di più alla protagonista. C’è una scena in particolare nel terzo episodio dove l’elemento di cui parlavi viene ancor più enfatizzato, in quanto volevamo una sensazione differente legata all’azione del giocare a paintball.

Foto: Francesco Ormando/Netflix

Infatti in quella singola sequenza sembra che Asia per la prima volta si senta libera rispetto ai preconcetti di cui parlavamo prima, che inizi a vivere una vita che forse non comprende a pieno.
Russo: Sì, penso che quando ti allontani dalla tua comfort zone e ti senti davvero libero inizi a comprendere cosa sei. Al tempo stesso, quella libertà ti mette di fronte a una prova gigantesca. Quindi sentire l’acufene, ascoltare suoni distanti dalla realtà, fa sì che tutta questa novità diventi anche sonora, mettendoti con le spalle al muro e dicendoti: ora tocca a te.
Siano: Secondo me la grande abilità che ha avuto Tiziano è stata quella di comprendere quando era necessario intervenire con il suono, oppure con una determinata canzone, perché a volte la tentazione che si ha con prodotti come SKAM Italia è quella di riempirli di musica in ogni momento per sottolineare ogni situazione, quando invece in alcuni casi non serve. Lasciare anche spazio al suono come elemento narrativo è stata sicuramente la forza e l’arma vincente di questa stagione.

Da dove nasce l’idea di inserire un brano mitico come Barbie Girl, anche rispetto alla scena in cui viene utilizzato (no spoiler)? Nell’ultimo anno cinematografico è stato un pezzo che ha rivisto in parte la sua luce anche grazie a Barbie di Greta Gerwig, e credo che inserirlo sia stata veramente una mossa vincente.
Russo: A volte le cose meno didascaliche sono quelle che funzionano meglio, e sicuramente si viene a creare una magia differente rispetto a quello che è già inserito in sceneggiatura. Per quella determinata sequenza inizialmente avevamo pensato ad altri brani, ma poi Silvia, mentre eravamo al montaggio, mi ha suggerito questa cover di Barbie Girl, composta dai MOTHERMARY. Solo “appoggiandola” a quella sequenza ho notato fin da subito che c’era una connessione perfetta, si legavano perfettamente tanto da rendere la scena molto più vera, più cruda, nella sua situazione di disagio. È forse il momento più alto della stagione, in cui tocchiamo palesemente la tematica di cui trattiamo. Penso che già il fatto che stiamo parlando di bambole è interessante: abbiamo di fronte Asia, che sai già dove sta andando a crollare, e che assume delle forme strane sia visive che musicali, quasi come una bambola di pezza che cade e si smonta, e tu la stai svestendo piano piano, lo fai proprio come spettatore appena ascolti questo brano, associandolo sia a quelli che possono essere i tuoi ricordi adolescenziali ma soprattutto alla visione di quella sequenza (ribadisco il no spoiler). Questo elemento si mostra al tempo stesso anche attraverso la canzone, quindi sicuramente ci può essere una funzione didascalica nel raccontare quell’episodio, anche attraverso il testo. Lo considero un vero colpo di teatro, perché da lì puoi comprendere l’essenza di ciò che stiamo trattando.
Siano: Questa è una cover molto particolare di Barbie Girl degli Aqua, ed è totalmente differente dalla sua funzione originale. Ha un che di malinconico, di sognante, di onirico, in forte controtendenza con il brano originale. Inizialmente ciò che ci aveva colpito di questa canzone era proprio il modo in cui si fondeva con l’immagine soprattutto dal punto di vista sonoro, poi ci siamo accorti che anche la parte testuale apriva tutta una serie di significati e di livelli di comprensione, elemento fondamentale su cui si fonda la musica in SKAM Italia. La sinergia che si è creata tra musica e immagini è stata sicuramente perfetta.

Foto: Francesco Ormando/Netflix

In che modo avviene la vostra sinergia? Come si unisce la forma registica e quella musicale? Spesso si dice che i registi hanno quasi paura di un utilizzo spasmodico della musica, quindi volevo sapere, in un prodotto come SKAM Italia dove la musica è centrale, come nasce il vostro connubio.
Siano: Per me è qualcosa che accade continuamente, mi confronto sempre con il regista su quelle che sono le scelte musicali. Con Tiziano è avvenuto tutto in modo molto naturale, non ci siamo dovuti mettere a tavolino per trovare un metodo più giusto per la costruzione musicale della serie. Ci siamo solamente incontrati più volte e abbiamo condiviso nel tempo una serie di playlist che potessero identificare ciò che volevamo fare. Non c’è stato un momento in cui ci siamo bloccati per diversità di vedute. Sicuramente capita di avere opinioni differenti, ma un punto di incontro si trova sempre.
Russo: Sarei un matto se pensassi di conoscere tutti i brani del mondo, e la sinergia con Silvia è stata fondamentale fin dal principio. Ascolto tantissima musica perché in precedenza ho lavorato molto nel mondo del videoclip, e questo sicuramente è stato un valore aggiunto per me, ma al tempo stesso avere una persona come Silvia vicino è diventato una fonte di novità, di intuizioni. Per me rappresenta solo un valore aggiunto, senza dubbio.

Sapete già chi sarà il protagonista della prossima stagione?
Russo: Credo che l’intervista possa finire qui (ride). Comunque, a parte gli scherzi, non ancora.