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D’Agostino: «Di Maio e Salvini sono stati messi lì, ho nostalgia della Prima Repubblica»

A tu per tu con il visionario che ha creato un altro modo di raccontare l'Italia. Che ci dice la sua sulla mediocre politica di oggi e dichiara il suo amore per Johnny Cash e Nine Inch Nails

Roberto D'Agostino durante una vecchia puntata di ""Quelli che il calcio"

Tagliente, ironico, ribelle, provocatorio, pioniere: semplicemente Roberto D’Agostino. Quando nessuno puntava su Internet, lui ha messo in piedi Dagospia, portale che macina una media di 300mila visite al giorno. La University Italia Society di Oxford lo ha fatto salire in cattedra in qualità di guru del web. Dopo un passato da disc-jockey (nel programma radiofonico Bandiera gialla, con Arbore e Boncompagni), giornalista musicale (Popster Mister Fantasy) e personaggio tv, D’Agostino oggi regala una visione differente del potere, del costume e della società. Se non siete studenti di Oxford, non preoccupatevi: Dago è tra gli ospiti del Future Vintage, il festival del lifestyle e della comunicazione, che, dal 13 al 15 settembre, esplora origini, contaminazioni e ispirazioni delle tendenze contemporanee. Insieme a Giuseppe Cruciani, star della Zanzara su Radio 24, cercherà di svelare il successo e i segreti della sua chiacchieratissima creatura.  

Cosa farete, con Giuseppe Cruciani, al Future Vintage Festival?
Sarà una sorpresa sia per il pubblico, sia per noi. Andremo a braccio, non siamo capaci di fare scalette.

Perché proprio Cruciani?
Abbiamo un buon feeling. Cerchiamo di essere tutti e due fuori dal coro.

Il claim del Future Vintage è Be dissident. Cosa significa oggi essere dissidenti?
Non bere tutto quello che viene proposto da quella che è l’informazione accademica, classica, dei giornali, della televisione o dei talk. Tocca sempre essere capaci di fare il proprio mestiere, di fare il contropelo a quello che, di solito, ci viene propinato. Anche Giuseppe, in qualche modo, non si adegua a quello che è il copione.

Sia te che Cruciani siete temuti, ma poi tutti vogliono apparire su Dagospia o essere ospitati a La Zanzara
Meno male. Io so solo che, dalla mattina alla sera, sono tempestato da persone che si lamentano. Che ci vuoi fare, è così. Ma va bene, finché c’è questa sorta di atteggiamento per me va bene: è una medaglia sul petto. Significa che faccio il mio lavoro.

Visto che su Dago la politica ha, senza dubbio, una parte importante, che ne pensi del premier Conte?
Il soprannome che gli ho dato è CamaleConte. È stato abilissimo a essere un “Conte Zelig”, a interpretare tanti parti in commedia, però fin dall’inizio – quando lui, appena arrivato, sconosciuto avvocato di Foggia, chiese e si impuntò sulle deleghe dei servizi segreti – mi ha lasciato sempre una spia accesa. E da lì che ho pensato subito che dietro a Conte ci fosse una rete di relazioni tali che, poi, l’hanno portato a quello che oggi è il risultato finale.

Vale a dire?
Vale a dire una persona che è riuscita a infinocchiare tutti. A partire da colui che l’ha proposto: Di Maio.

E allora che mi dici di Di Maio, neo ministro degli Esteri?
Lui e Salvini sono due ingenui, due insicuri e due persone che – soprattutto Di Maio – non hanno mai fatto politica. Sono stati, chiaramente, messi in mezzo.

Spiegati meglio.
Soprattutto non avevano una capacità di capire che oggi c’è una politica internazionale, che crea il quadro. Penso a Di Maio, che prima va ad abbracciare i gilet gialli. E poi si mette accanto a Macron, votando Ursula von der Leyen, che, praticamente, è una controfigura della Merkel. Questo fa capire lo stato di sbandamento di questo ragazzo. Che ha poi trent’anni, eh. Quindi è anche vero che a 30 anni, senza nessuna esperienza politica, ti trovi a fare questi sbagli. Meno giustificabile il caso di Salvini.

Perché?
Ha commesso degli errori a dir poco madornali. Non ha avuto la consapevolezza che non c’è il Papeete, non c’è la discoteca, non c’è il comizio.

E cosa c’è?
Ci stanno i poteri forti internazionali, che poi l’hanno, in qualche modo, fatto fuori. Dal Vaticano, alla Russia, agli Stati Uniti, all’Europa e varie altre confraternite che l’hanno messo KO.

Secondo te ci sono possibilità che ritorni?
Assolutamente no. Perché adesso l’Europa darà all’Italia delle condizioni economiche e finanziarie talmente positive, talmente eccezionali, che dimenticheremo presto gli assoli social di Salvini. È uscito Salvini e improvvisamente lo spread è crollato, il problema dei 40 miliardi per la legge di bilancio – di cui 23 riguardavano l’IVA – è finito a posto. Il Paese non ha più problemi di questo tipo economico. Ci era stato raccontato che l’Italia era, praticamente, dalle parti della Grecia di una volta. Adesso, improvvisamente, l’Italia è la Svizzera: ci vogliono bene tutti, tutti sono d’accordo con noi, l’importante era bruciare l’uomo nero. Cioè Salvini.

Cosa mi dici, invece, dei vari Meloni, Zingaretti, Grillo, Berlusconi.
Hanno fatto delle giravolte, dei voltafaccia che ci hanno lasciato tutti quanti a bocca aperta. Pensa solo allo scambio di insulti tra PD e il Movimento 5 Stelle. Pensiamo solo che chi ha dato il via a questo governo – che io chiamo giallo-rosé – è stato Renzi. Ed è un anno che i 5 Stelle massacrano la sua famiglia in maniera pesantissima. Tutto quanto è stato dimenticato, messo da parte, in qualche modo coperto, dalla famosa frase «per il bene del Paese». Quello che è avvenuto era qualcosa che nessuno poteva immaginare. La realtà è più forte della fantasia. Chi poteva prevedere, qualche mese fa, in quella bagarre tra pentastellati e PD, che questi, a un certo punto, si mettessero a letto insieme e fornicassero allegramente? Ecco che allora comprendo che la politica non sia quella dei talk, non sia quella raccontata dai giornali.

Quali sono allora?
La politica e la finanza sono cose molto più complesse, che non vengono mai raccontate. Io ci provo, in qualche modo, a spiegare che il potere non è quello visibile, ma quello invisibile, quello che agita i fili, i burattinai. Conte è diventato improvvisamente come la pizza. Tutti amano la pizza. E tutti amano Conte: da Trump alla Merkel, da Macron a Tusk, il presidente del Consiglio Europeo. Ogni giorno Conte riceve un abbraccio, un applauso, un endorsement dal Vaticano, da tutti. Come mai questo Conte – che poi era uno che ha detto pure che votava a sinistra, addirittura Cuperlo – poi improvvisamente è diventato il capo del Movimento 5 Stelle – incoronato da Grillo –, non avendo alle spalle nemmeno un vaffa. Ma avendo una bella pochette a una, due, tre, quattro punte nel taschino della giacca. Questo fa comprendere che il mondo internazionale, quando vuole intervenire, interviene e ti fa fuori.

E qui ritorniamo a Salvini.
Salvini non aveva capito che con quel caso di Mosca, Metropol, Savoini era arrivato un pizzo che stava a indicare che si erano spostati i suoi referenti. Lui era alleato di Marine Le Pen addirittura. Che dava fastidio a Macron. Ma tutti i suoi amici sovranisti, dall’ungherese Orban al polacco Kaczynski, stanno dentro il PPE della Merkel. È uno che non conosce la politica internazionale. Ogni nazione fa parte di un emisfero, un circolo. Noi siamo l’Europa. Se non ti va bene questo club, questo consiglio transnazionale, che devi fare?

Eh, cosa?
Fai come la Gran Bretagna che se ne va. Esci, non puoi stare dentro a rompere i coglioni. Alla fine questi si uniscono e ti fanno il culo. Salvini è uno che è rimasto fregato.

Tra tutti i personaggi politici ce n’è qualcuno che, a tuo avviso, andrebbe rivalutato?
Tutti quelli della Prima e della Seconda Repubblica. Ormai non si fa altro che dire !ah, quando c’erano coloro che sapevano…!. Quelli che abbiamo rottamato allegramente, ma conoscevano la politica, sapevano come interfacciarsi coi poteri importanti. Non come ha fatto Salvini: una volta stai con Putin, poi vai in America e stai con Trump. E poi mandi affanculo quello, mandi affanculo quell’altro. Il rapporto col Vaticano, Salvini ha sempre parteggiato per la curia anziché Bergoglio. Ti fai tanti nemici. E poi questi non sono nemici piccoli, sono grossi. Anche uno come Di Maio che ha detto tutto e il contrario di tutto. Cosa vuoi fare, poi non hai nostalgia?

Tu di chi ce l’hai?
Io ho nostalgia per Fanfani. Nostalgia per gente con cui si può essere in disaccordo, di diverso parere, ma che sa in che situazione, in quale contesto, qual è la cornice. L’Italia – che è un piccolo Stato – non può permettersi di avere un rapporto di guerriglia con questa gente.

E adesso?
Gli zingari, la violenza, sbarchi non ci stanno più. È tutto quanto tranquillo, avremo tutto. Vivremo tutti quanti noi, con Conte, più sicuri di quello che sarà fine mese, perché c’avremo delle possibilità economiche tali che, con Salvini, c’erano state negate. La politica è molto complessa, non si può dare, come si dice in napoletano, ‘a fessa mmano a ‘e ccriature. Bisogna essere consapevoli di questo: bisogna essere capaci, avere conoscenze e relazioni. Non si può andare solo sull’emotività. Non puoi andare sui social, sparando qualsiasi cosa.  

Ma quindi oggi come siamo messi?
La situazione politica è diretta da Mattarella. Conte fa quello che Mattarella vuole. Bisogna stare molto attenti quando si parla di politica, perché spesso si va a parlare di personaggi che sono solo delle comparse, che riempiono le pagine dei giornali. La politica, oggi, con la globalizzazione, ci mostra da una parte la Russia, da una parte la Cina, gli Stati Uniti, l’Europa. Siamo tutti in un periodo di transizione, perché la globalizzazione è quella che ha innescato il populismo, il sovranismo.

A questo proposito, cosa mi dici della globalizzazione?
La globalizzazione è stata fatta coi piedi, ha fatto star meglio il Terzo Mondo, ma l’Occidente ne ha pagato le conseguenze in maniera pesante, creando risentimento e frustrazione. Anche perché poi tutto questo mondo occidentale si è affidato ai tecnici, quelli portano i dati, i numeri. La politica non è fatta di numeri. È fatta di altre cose. Ecco che anche la politica tecnocratica ha fallito.

Perché?
Perché poi, coloro che ci hanno messo in condizioni economiche disagiate, sono i responsabili del crack delle banche, eccetera, eccetera. Quello che penso io è che si vede sempre l’effetto: arrivano i clown, arriva Trump, Boris Johnson, Bolsonaro, Salvini, ma quello che bisogna chiedersi è qual è la causa? Perché sono usciti fuori questi personaggi? È questo il punto.

Te lo sai spiegare?
Qualcuno ha sbagliato. Ha fatto delle politiche che hanno arricchito alla grande multinazionali di ogni tipo a partire da quelle della Silicon Valley (Apple, Google, Amazon). E questi avevano la possibilità di non pagare le tasse, andando dove cazzo gli pare. Tutto questo ha portato a uno scompenso tale, a una frustrazione tale, a un dolore tale che, attraverso Internet, si sono potute creare una sorta di comunità che hanno dato vita al sovranismo. E oggi abbiamo questi problemi. Quindi il problema di Salvini e di Trump nasce da problemi di finanza, di economia, che hanno creato una situazione di rancore. Anche togliendo di mezzo Trump o Salvini, la causa non viene eliminata.

Capito. Ora parliamo di tv. Non appena il vento politico è cambiato, si è subito passati a dire che anche in Rai cambierà qualcosa.
Si parla di televisione come 10 anni fa. Per fortuna la televisione è cambiata completamente: col digitale, con le piattaforme, con lo streaming, col satellite. Oggi la televisione è parcellizzata. Oggi se stai sui giornali o stai in televisione non conta niente. Berlusconi, pur avendo ancora tre reti televisive, è finito al 4-5%. Quel potere mediatico che c’era una volta è scomparso. Ora conta più Internet, contano i social. Non conta più andare al talk della Gruber o di Floris, non contano un cazzo.

E chi pensi che ancora conti qualcosa?
Sinceramente è gente che è rimasta ancora col gettone telefonico. Oggi è tutto un altro mondo la televisione. Gran parte dei giovani vedono tutto in streaming, scaricano quello che piace loro e si fanno un palinsesto. L’idea che alle 20:00, mi devo guardare il telegiornale non mi passa neanche per la testa, vedo le notizie sullo smartphone, le commento in tempo reale. Quindi togli la Cuccarini, metti la Cuccarini, non ce ne può frega’ de meno. Non esiste più questo mondo. È come se dovessimo ancora parlare delle candele, siamo a led: che ce ne importa? Non è che hanno un peso. Trump usa Twitter, Salvini usa Facebook, Instagram, tutti usano i mezzi legati al digitale. Nessuno sta lì a combattere per vedere il telegiornale.

Ma quindi la tv di cui i giornali parlano che tipo di televisione è?
La televisione di cui parli è quella dei telemorenti, di gente che non c’ha manco la forza di cambiare canale. È come è successo con la musica. Chi è compra ancora i dischi? Nessuno. E c’è ancora chi pensa di contare avendo quel programma. Berlusconi è morto, con tre reti, Salvini è arrivato al 30% senza aver nessun telegiornale. Vuol dire che oggi c’è un diverso rapporto della gente con l’informazione, la possibilità di fare comunità, comunicare direttamente. Non ci sono più i comizi per strada, non ci sono più i cortei. Oggi avviene tutto in maniera tecnologica. E stiamo ancora qui a parlare della Cuccarini o se cambierà la Rai? Ma possono cambiare quello che vogliono. Non succede nulla, non frega più nulla a nessuno.

Ma quindi per te la Rai cosa rappresenta?
La Rai è welfare, la possibilità di dare uno stipendio a 13mila persone, più un indotto che, in qualche modo, non sanno che cazzo fare della loro vita.

Poco fa hai parlato di musica.
Ecco io da Rolling Stone mi aspettavo un’intervista sulla musica, di cui sono grande esperto: ho fatto per trent’anni la critica musicale. Non me ne frega un cazzo di politica, un brano di Otis Redding o Johnny Cash valgono tutta ‘sta monnezza di Rousseau, Casaleggio e Grillo, mamma mia.

E che musica ascolti, allora?
La più bella canzone, quella che ho deciso che quando morirò vorrò, è Hurt di Johnny Cash, il brano più straziante che abbia mai ascoltato era dei Nine Inch Nails.

Come vede la situazione del mercato discografico, soprattutto italiano?
Diciamo che l’epoca rock è finita con gli U2 e compagnia varia. Poi è arrivata un altro tipo di musica. Quella che abbiamo adesso è una musica che non lascia una traccia. Anche la musica elettronica, l’hanno inventata i Kraftwerk: hanno fatto musica incredibile, mai ascoltata prima, li ho rivisti recentemente in uno spettacolo in 3D.

E oggi, invece?
Oggi questa musica dei vari rapper e trapper non entra nella testa, non è costruita a livello di presa rapida. Bisogna avere la tasca piena di pillole per ascoltarla, non è più musica. Il mondo digitale ci permette, però, di ascoltare tutta quella musica del passato, dal blues al rock’n’roll, che prima non avevamo la possibilità di ripescare. Io vado su YouTube e mi perdo. Stamattina mi sono sentito i Four Tops per svegliarmi in maniera divertente, per ballare. La musica è qualcosa che emoziona, ma nessuno sa perché. Il web fa conoscere alle nuove generazioni una musica che noi abbiamo amato. Io e mio figli amiamo i Ramones insieme. Ci sono cose di una bellezza assoluta.

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