Come racconta i ricchi Jesse Armstrong, non lo fa nessuno | Rolling Stone Italia
succede dopo ‘Succession’

Come racconta i ricchi Jesse Armstrong, non lo fa nessuno

Dopo la famiglia di ‘Succession’, ora tocca ai “tech bro” di ‘Mountainhead’, l’esordio dello showrunner alla regia di un film. Che in realtà sembra la fotografia del nostro tempo. Lo abbiamo incontrato

Come racconta i ricchi Jesse Armstrong, non lo fa nessuno

Jesse Armstrong

Foto: Jesus Hellin/Europa Press/Getty Images

Disrupt the blood“. “Hack the hate“. In Mountainhead, scritto, diretto e prodotto dal creatore di Succession Jesse Armstrong (in Italia arriverà il prossimo autunno, ndt), questi sono solo alcuni dei tecnocratismi sbandierati dai quattro tech bro (interpretati da Steve Carell, Jason Schwartzman, Ramy Youssef e Cory Michael Smith) che si sono riuniti in una villa in cima a una montagna per un buon vecchio weekend di ketamina e disprezzo. Fuori scena, il mondo sta letteralmente bruciando, grazie al programma di intelligenza artificiale lanciato dall’azienda di uno dei personaggi. All’interno della casa, il caos è interpretato come un’opportunità (“Ecco perché sono così eccitato da queste atrocità”, dice uno dei personaggi con gioia).

Rolling Stone ha chiacchierato con con Armstrong a partire da questa sua satira che scredita la visione del mondo dei bro-ligarchi.

Quando Mountainhead è uscito, stavo concludendo il mio reportage per un articolo di Rolling Stone sui tecnocrati e avevo trascorso gli ultimi mesi vivendo nello spazio mentale di questi ragazzi. Vedere il film è stato molto gratificante.
Be’, mi sono divertito a rileggere il tuo pezzo. Ci sono gli stessi concetti su ciò che fa alle persone essere in quella posizione di ricchezza e potere. È come se il film fosse un pezzo fittizio che accompagna l’articolo.

C’è qualcosa che pensi abbia sbagliato?
Oh, questa è una buona domanda. Posso essere un po’ bastian contrario, ma credo di aver annuito per tutto il tempo [mentre leggevo]. Come suggerisce il tuo pezzo, tendo a pensare che sia più interessante e rilevante il modo in cui questi tecnocrati vivono, piuttosto che [le loro caratteristiche] non necessariamente innate.

Questa è una domanda che ho fatto a quasi tutti quelli che ho intervistato – ottenendo risposte diverse – ma tu pensi che queste persone stiano psicologicamente… bene?
In una certa misura, quelli che, tra virgolette, se la cavano bene potrebbero essere così solo perché hanno adattato la loro psicologia a un livello straordinariamente malsano di ricchezza e potere. Ma il fatto che a loro vada bene non spiega come interagiscono con il mondo.

Una cosa che Mountainhead ritrae molto bene è la quantità di antipatia che si respira in questa atmosfera da cameratismo della Silicon Valley e gli estremi livelli di isolamento di queste persone. Anche se sono circondati da altre persone, i tuoi personaggi non ricevono mai un vero test di realtà.
Sì, sono assolutamente d’accordo.

Mi affascina il modo in cui queste persone giustificano l’egoismo che si respira nella Silicon Valley. Chi vuole vivere per sempre se non ha amici?
E chi vuole vivere una vita senza gioia, mangiando alghe, facendo ginnastica e alzandosi alle 3 del mattino? Come dire: “Bene, sì, hai vissuto fino a 150 anni, ma ti sei solo allenato e hai succhiato amebe per nutrirti”. Uno dei temi che mi sono rimasti impressi nel tuo pezzo riguarda l’attrattiva di mettere da parte i problemi reali. Hai citato il cambiamento climatico, ma anche il problema dei rapporti umani: come si fa a mantenere un gruppo di amici, se si sta trasformando la propria azienda in una specie di unicorno? Tutti questi problemi sono davvero intressanti. È molto più facile se dici a te stesso che stai salvando l’umanità e che stai andando su Marte. Questo ovviamente si riferisce all’interazione di questi personaggi con il governo, e in particolare con le parti del governo fatte di esseri umani disordinati. Le bombe sono molto più facili degli ospedali.

Mountainhead | Official Trailer | Max

Queste persone sembrano attribuirsi una sorta di qualità messianica, giusto?
Sì.

E non ho l’impressione che molti di loro siano cinici al riguardo. Penso che siano dei veri “credenti”.
Sono d’accordo. La lettura del libro di Michael Lewis su Sam Bankman-Fried e l’altruismo efficace (un approccio alla filantropia basato sui dati ma controverso, nda) è stata una delle scintille che mi hanno spinto a scrivere di queste persone. Credo che ci fossero degli elementi di cinismo in Sam Bankman-Fried, ma per me è la storia tragica di qualcuno che viene traviato dal potere e dalla ricchezza. La visione del mondo secondo cui è meglio diventare un banchiere che un medico – perché così si possono pagare tutti i medici – è come un gioco di prestigio logico che ti permette di fare una cosa che forse vuoi fare comunque, cioè guadagnare un’enorme quantità di denaro.

Penso che sia anche facile credere in qualcosa che ti fa guadagnare miliardi di dollari, in cui puoi dire a te stesso che quello che stai facendo è la cosa più importante e che sarai tu a realizzare una sorta di intelligenza artificiale divina che salverà l’umanità e inaugurerà l’utopia tecnologica.
Mi chiedo quanto l’utopismo sia un modo per non pensare agli incendi e ai giorni sempre più caldi che abbiamo davanti agli occhi. È difficile per chiunque di noi mantenere la concentrazione su questo aspetto. Sam Altman ha appena pubblicato un post sul suo blog intitolato The Gentle Singularity [La singolarità gentile], in cui dice che una ricerca su ChatGPT usa l’energia che un forno ad alta potenza utilizza per un solo secondo mentre è in funzione. Lo dice con un tono del tipo: “Non preoccupiamoci troppo”. Ma io ho pensato: “Gesù Cristo!”. Se penso a tutti quelli che usano ChatGPT per chiedere cose “Come sarebbe se T.S. Eliot scrivesse Sex and the City?”… stanno davvero usando tutta questa energia per questo? È davvero incredibile. Ma l’elemento di distrazione è piuttosto irresistibile, no? È divertente avere un modo per non pensare alle cose più difficili.

Certo. Spesso penso: “Oh, sarebbe così bello essere un negazionista del cambiamento climatico. Sarebbe bello non doversi preoccupare continuamente di questa minaccia esistenziale”.
Sì, soprattutto se si voleva lanciare un’azienda che ne traeva profitto. Ma credo che quando Sam Altman dice [in una recente intervista al Financial Times] “Forse sto facendo il lavoro più bello e importante del mondo”, c’è la possibilità che abbia ragione. Potremmo essere sull’orlo di un incredibile cambiamento tecnologico e informatico, giusto? Quindi è strano pensare che le preoccupazioni dei miei personaggi siano adolescenziali e non pienamente, nel senso più completo del termine, umane, ma non significa necessariamente che si sbaglino nel valutare dove la loro tecnologia ci porterà nei prossimi dieci o vent’anni. Mi sento scettico rispetto al fatto che non avremo presto bisogno di soldi o di posti di lavoro, e che il cancro, il cambiamento climatico e la fusione nucleare saranno tutti rapidamente risolti. Ma ci si abitua rapidamente a modelli linguistici di grandi dimensioni [come ChatGPT], ed è una tecnologia piuttosto straordinaria, [nonostante] le sue carenze e le allucinazioni che crea. Quindi c’è la possibilità che il loro quadro generale sia giusto, in un certo senso.

Be’, io tendo a essere più scettico nei confronti della tecnologia. Non credo che chi codifica questa roba possa dire che con essa raggiungeremo la coscienza.
No, no.

Ma il potere che questi strumenti hanno, o potrebbero avere, è una buona traccia per un’altra domanda. Uno dei miei momenti preferiti del film è quando il personaggio di Steve Carell sta tramando un colpo di Stato mondiale mentre cerca senza successo di bollire un uovo. Quanto pensi che dovremmo essere spaventati dalle incursioni di questi ragazzi – e sono tutti perlopiù ragazzi – nella sfera politica?
Anche se sono incredibilmente ricchi e potenti, devono comunque spendere soldi per cercare di influenzare la politica. Credo di essere più spaventato dal discorso di [J.D.] Vance sull’IA e sull’atteggiamento di abbandono dei politici che da ogni singolo individuo del mondo tecnologico. Perché mi sembra che con la nostra capacità di noiose spinte democratiche e di regolamentazioni – che saranno automaticamente sbagliate e troppo rigide da una parte e troppo permissive dall’altra – l’unica speranza che ha la popolazione nel suo complesso di affrontare il problema sia trovare un politico che ci spieghi come vogliamo che sia il mondo e poi cerchi di influenzarlo. È l’unica soluzione che valga la pena di adottare. Quindi, sono più preoccupato per la politica che per la tecnologia.

Series Finale Preview | Succession | Max

Hai già detto che le persone che non hanno consapevolezza di sé sono ottime per la commedia, e questo è uno degli aspetti che rende Succession e Mountainhead così drammaticamente divertenti. Le ricerche dimostrano che più una persona è ricca, più giudica male le proprie capacità e più pensa che le sue capacità siano trasferibili da un’abilità all’altra. È evidente che su questo punto il cosiddetto Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE) ha detto tutto.
Spesso mi viene chiesto: “Perché sei così ossessionato dallo scrivere di persone ricche?”. Io rispondo sempre: “Non lo sono. Sono più interessato al potere”, il che credo sia vero. Ma forse è anche vero che sono bersagli comici migliori, perché la mancanza di autoconsapevolezza è sempre un bene per la commedia. I personaggi di Mountainhead, ad eccezione di Jason Schwarzman, sentono di avercela fatta. E come dici tu nel tuo pezzo, se si ha successo, la sensazione di essere responsabili di quel successo è irresistibile. È davvero difficile per chiunque credere di non avercela fatta da solo, anche se gli è stato concesso un vantaggio ingiusto. Anche Logan [Roy, di Succession] ha questa convinzione. Ha questa fiducia. È per questo che, in un modo che mi ha preoccupato molto, alcuni lo hanno trovato l’eroe di quella serie. Ma poiché ha fiducia nel [suo impatto] sul mondo, credo che sia l’unico ad essere simile ai ragazzi di Mountainhead. E sebbene [i tecnocrati] abbiano alcune somiglianze linguistiche con alcune delle stronzate di Kendall Roy, in realtà usano il linguaggio in modo diverso. [I tecnocrati] pensano di usarlo in modo forense per smontare il mondo ed esaminarlo, mentre i Roy usavano il linguaggio soprattutto come una sorta di barriera protettiva tra loro e la realtà.

Quando nel tuo film metti riferimenti all’immortalità, o al caricamento dei nostri cervelli nella rete, o all’importanza della felicità futura di trilioni di potenziali futuri esseri umani, hai avuto difficoltà a fare satira su tutto questo? Mentre guardavo Mountainhead, alcune di queste cose mi sembrano così fuori dal mondo che ho pensato: “No, è vero. Ci credono davvero. Il film non se lo sta inventando”.
È una questione di mestiere, di cosa si fa come scrittori per trovare la propria strada. Non appena ho letto dell’altruismo efficace, l’idea di portare una risposta alle sue logiche e folli conclusioni è diventata un pilastro del film. Oltre a fare paura, la loro visione del mondo mi è sempre sembrata molto, molto divertente. Sai, il seasteading e i regni di Marte, tutto quel tipo di utopismo adolescenziale non è forse molto interessante da guardare, ma è molto facile da scrivere, se lo si butta in satira.

Da Rolling Stone US