Chi l’ha detto che i cowboy erano solo bianchi? Parlano i ‘fighi’ di ‘The Harder They Fall’ | Rolling Stone Italia
Interviste

Chi l’ha detto che i cowboy erano solo bianchi? Parlano i ‘fighi’ di ‘The Harder They Fall’

Abbiamo incontrato il regista Jeymes Samuel e i protagonisti Idris Elba, Regina King e Jonathan Majors. Che, nell’epopea di frontiera ‘made in Netflix’, riscrivono la Storia (afro)americana e confezionano una trascinante opera post (e pop) moderna

Chi l’ha detto che i cowboy erano solo bianchi? Parlano i ‘fighi’ di ‘The Harder They Fall’

Regina King è ‘The Harder They Fall’ è ‘Treacherous’ Trudy Smith in ‘The Harder They Fall’ di Jeymes Samuel

Foto: David Lee/Netflix

«Guns Go Bang!» cantano Kid Cudi e Jay-Z nella notevole soundtrack del nuovo western “all black” e postmoderno The Harder They Fall. In effetti, come da tradizione del genere, le pistole sparano parecchio. Diversamente dalla tradizione, però, i protagonisti del film sono tutti neri. Al centro di un racconto di fantasia nel vecchio West, troviamo reali personaggi afroamericani, spesso dimenticati dalla narrazione pop.

È arrivato su Netflix il 3 novembre il primo lungometraggio diretto dal cantante e musicista londinese Jeymes Samuel (aka The Bullitts), prodotto da Netflix con Shawn Carter/Jay-Z, recente Rock & Roll “Famer”. Narra del leggendario Nat Love in cerca di vendetta contro Rufus Buck, l’uomo che gli ha sterminato la famiglia e sfregiato la fronte. Riuscirà Nat a vendicarsi? Lo scoprirete vedendo il film, ma aspettate che scorrano i titoli di coda perché un sequel (un prequel? uno spin-off?) è più che probabile. Abbiamo intervistato – via Zoom – regista e protagonisti.

La parola all’autore: Jeymes Samuel

The Harder They Fall | Trailer ufficiale | Netflix Italia

«Mi piaceva l’idea di raccontare alcuni personaggi che hanno un’aura di leggenda nella cultura americana, ma allo stesso tempo volevo che si incontrassero e immaginare un racconto mai esistito. Non intendo dare una lezione di Storia», racconta a Rolling Stone il regista e co-sceneggiatore Jeymes Samuel. «Nat Love, “Stagecoach” Mary, Rufus Buck e la sua famigerata gang sono tutte icone reali e veri cowboy afroamericani troppo spesso dimenticati. Ho voluto rimetterli al centro della scena, realizzare un western con un punto di vista completamente diverso da quello abituale estremamente “bianco”. Hollywood ci ha regalato tante storie anche magnifiche sul vecchio West, ma le persone di colore non sono state quasi mai protagoniste. Nella sua “reinvenzione” del mito western, il cinema italiano ha fatto meglio degli americani. Sergio Leone, ad esempio, con C’era una volta il West affidò un ruolo di rilievo all’afroamericano Woody Strode. Nel Grande silenzio, Sergio Corbucci racconta le brutalità del bounty killer Tigrero, interpretato da Klaus Kinski, che fa fuori diversi neri. Coprotagonista di quel film, al fianco di Jean-Louis Trintignant, è Vonetta McGee (diva della blaxploitation, nda)! Quando lo vidi in tv da ragazzino, quel film segnò profondamente il mio immaginario».

Poco sappiamo in Italia di Nat Love, personaggio grandioso della Storia del West americano. Love (1854-1921) – noto con il nome di battaglia di “Deadwood Dick”, alias preso da un personaggio letterario dell’epoca – fu un cowboy e mandriano afroamericano ed ex schiavo. Ha raccontato la sua vita avventurosa (incontrò perfino Pat Garrett e Billy the Kid) nell’autobiografia The Life and Adventures of Nat Love. Lo scrittore americano Joe R. Lansdale ha dedicato alcuni racconti e libri a Nat, mentre la casa editrice italiana Sergio Bonelli ha pubblicato, nel 2018, una minisaga a fumetti dal titolo Deadwood Dick, tratta proprio dai testi di Lansdale. “Stagecoach” Mary Fields, invece, era stata già narrata cinematograficamente da Samuel nel mediometraggio They Die at Dawn (2013). Erykah Badu, cappellaccio nero in testa e doppietta in pugno, interpretava l’iconica eroina “Stagecoach”, che torna in The Harder They Fall con il volto e il corpo di Zazie Beetz.

Conclude il musicista e regista Samuel (anche supervisore delle musiche e autore di alcuni pezzi): «La musica è qualcosa che segna o genera il mio immaginario visivo. Ogni scena che scrivo ha già un ritmo nella mia testa. Se ancora non so che canzone abbinerò a quella scena, comunque annoto quale genere musicale potrebbe sposarsi con le immagini».

La parola ai “cattivi”: Idris Elba e Regina King

Idris Elba è il cattivissimo Rufus Black. Foto: Netflix

«Jeymes mi parlava del progetto da diversi anni», osserva Idris Elba, alias Rufus Buck. «Con questo film rende giustizia ad alcuni personaggi fondamentali per la Storia d’America. Restituisce loro la dignità e l’importanza che il cinema troppo spesso ha dimenticato. È come se questi eroi o antieroi fossero stati cancellati dalle nostre “mappe”. Hanno invece fatto la storia del West e della comunità nera, nel bene e nel male… The Harder They Fall li riporta al centro dell’inquadratura».

Gli fa eco la partner di scena Regina King (la “Treacherous” Trudy Smith della gang di Rufus): «I nostri personaggi sono realmente esistiti, ma “reinventati” nella versione di Samuel. Per prepararmi al personaggio di “Treacherous” Trudy ho parlato molto con il regista, poi ho provato a fantasticare alcune storie su di lei. Sia io che Idris non siamo riusciti ad arrivare sul set molto tempo prima delle riprese: i nostri colleghi hanno avuto quasi un mese di tempo per prepararsi in un “camp di rodeo” allestito per l’occasione… Abbiamo fatto però del nostro meglio, in pochi giorni, per imparare a cavalcare e a fare cose da cowboy.».

King ci anticipa che il suo prossimo film da regista, dopo le tre nomination all’Oscar per One Night in Miami (2020), sarà Bitter Root: «Si tratta di un adattamento dal fumetto su cacciatori di mostri di Chuck Brown. È qualcosa di molto “muscolare” e completamente diverso da quel che ho fatto finora». Idris Elba si autocandida per interpretarlo: «Lo faccio io (ride, nda)!». Infine, a chi ancora spera sia proprio lui il nuovo 007, l’attore inglese replica, sorridendo: «È un “complimento” che tante persone sperino io possa diventare il nuovo James Bond. Ma non è la realtà…».

La parola al protagonista: Jonathan Majors

Jonathan Majors alias il cowboy Nat Love. Foto: Netflix

A dare volto e corpo a Nat Love, troviamo invece il talentuoso Jonathan Majors, visto in Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee e nella serie cult Lovecraft Country – La terra dei demoni. «Nat Love è stato una vera ispirazione per me, gli ho dedicato ben due poesie prima di iniziare a girare», racconta a Rolling. «Ex schiavo, poi cowboy ribelle, è stato un personaggio leggendario e incredibile, dalla vita avventurosa, un uomo con cui mi sono identificato per diversi aspetti (Majors ha avuto un’adolescenza piuttosto turbolenta, fatta di sospensioni per rissa al liceo, un arresto per taccheggio in un minimarket e fughe dalla famiglia, nda). Per entrare nel personaggio di Nat e calarmi nel contesto western, mi è stato utile comportarmi come un cowboy del vecchio West, bere davvero whisky e fumare molti cigarillos. Non ero un fumatore, lo sono diventato durante le riprese, e alla fine mi sono dovuto disintossicare, anche perché ho una figlia piccola…». Sorride.

«Per il resto, sono cresciuto in Texas e i miei cugini sono veri cowboy da rodeo!», continua Majors. «Cavalcare e fare cose come usare il lazo, oppure stare sul cavallo sparando con una pistola in ogni mano, non è facile. Sono attività che richiedono un allenamento costante, per questo ho voluto frequentare il “cowboy camp” di addestramento che il regista ha allestito prima delle riprese. Ho preteso di fare davvero tutti i miei stunt! Senza mai una controfigura! Per fortuna è andata bene».