Carmen Russo: «I Måneskin sono i nuovi Beatles» | Rolling Stone Italia
Interviste

Carmen Russo: «I Måneskin sono i nuovi Beatles»

Il brano ‘Tuca Tuca Remix’, il rapporto con Raffaella Carrà, la condanna ad essere un sex symbol, le delusioni e le gioie di una carriera passata in tv. La showgirl si racconta per la prima volta a Rolling Stone

Carmen Russo: «I Måneskin sono i nuovi Beatles»

Carmen Russo

Foto: Federico Guberti/LaPresse Roma courtesy of Carmen Russo

Tra giugno e luglio non si può non pensare a Raffaella Carrà: il 18 giugno avrebbe compiuto 79 anni, mentre il 5 luglio cade il primo anno dalla scomparsa. Tra tante celebrazioni spunta pure quella di Carmen Russo e del Tuca Tuca Remix, reinterpretazione dance da un’idea del marito e coreografo Enzo Paolo Turchi, che era al fianco della Raffa nazionale quando lanciò l’iconico ballo. Una scelta coraggiosa, quella della Russo: cimentarsi con un mostro sacro come la Carrà non è esattamente cosa semplice. Ci vuole coraggio, quel coraggio che ci ha convinto a intervistarla.

Carmen, cos’hai pensato appena hai saputo che voleva intervistarti Rolling Stone?
Che avete allargato il vostro target di riferimento. Sicuramente è stata una sorpresa che mi ha fatto piacere.

La coraggiosa scelta di cimentarti con il Tuca Tuca Remix com’è nata?
Spesso, grazie alla presenza di Enzo Paolo, in eventi e occasioni ci chiedono il Tuca Tuca. Abbiamo pensato di fare un’edizione con sonorità attuali, per i giovani: è un brano ballato in qualsiasi evento e occasione. Un cult che è nel Guinness dei primati da quarant’anni.

E come lo avete realizzato?
Un remix nel massimo rispetto per Raffaella. Ho cantato due-tre strofe giusto per ricordare il tutto, con i due dj Nari e Ferrari che hanno creato questo omaggio alla grande artista Carrà, perché venga condiviso anche dai giovani che amano altri suoni.

A proposito di suoni, tu che musica ascolti?
La musica che mi propongono le radio.

Ma ci sarà qualcosa che ti piace…
Quella che mi dà sensazioni: sono attratta dai ritmi, dai suoni. Poi, in seconda battuta, mi occupo del testo.

Carmen Russo - TUCA TUCA REMIX (Official video)

Torniamo a Raffaella Carrà. Il tuo ricordo?
Ha sempre emozionato e sorpreso perché da grande star internazionale – in Sudamerica e Spagna, dove anche io ho lavorato – era molto presente. Aveva la grande capacità di metterti a tuo agio. Vicino a lei eri contagiato da un’aria di importanza. La sua luce rifletteva su di te e lei cercava di evidenziare la parte migliore di chi le stava vicino. E poi possedeva un intuito formidabile.

Questo come artista. E come donna?
Una grande umanità e sensibilità. Una persona molto profonda, sia nella vita che professionalmente. Sul lavoro tutto quello che faceva non era dato dal caso: era ponderato e studiato. Era una donna che andava al supermercato e non aveva problemi a fare un selfie.

Parliamo di te. Sei sempre stata presente nello showbiz. Partiamo dagli anni ’80. Che ricordi hai?
Sono stati gli anni del lancio con Drive In. Nonostante avessi già lavorato al cinema, e con Fellini e Tognazzi, con quel programma di successo è arrivata la popolarità dal giorno alla notte. Dopo due anni ero la giovane showgirl di Risatissima, con Lino Banfi, Edwige Fenech, Loredana Bertè e Paolo Villaggio. È arrivato anche il grandissimo successo di Grand Hotel: la prima volta che Canale 5, il sabato sera, riuscì a battere Rai 1.

Sei stata pure in Spagna…
Sì, ho fatto delle prime serate insieme a Emilio Ragon e ho partecipato alla Buona Domenica iberica, ma lì siamo già nel 1991/1992.

In quel periodo io ti ricordo in Io Jane, tu Tarzan.
Come no! Era un’idea di Brando Giordani. Gli venne in mente di fare una fiction musicale, con i fumetti. Un esperimento di enorme successo, soprattutto per i balletti fatti nel Parco Nazionale del Circeo. C’erano Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Sebastiano Somma. Era un bel programma, intelligente.

Ricordo la sigla…
Oh Jumbo Buana. E anche quella finale, Io Jane, tu Tarzan, molto romantica. Da lì feci Domenica In con Gigi Sabani.

Hai sempre avuto l’immagine da sex symbol. Non è un po’ stretta adesso?
Forse, in quegli anni, non era come al giorno d’oggi. Adesso sarebbe stato più facile. Ricordo, per esempio, che quando feci Domenica In dovetti cambiare look: dai capelli rossi, molto appariscenti, a corti, biondo platino, con abiti più casti. Ma non mi lamentavo di certo: Drive In e Risatissima mi hanno aperto anche le porte dell’estero. Ti rendi conto che sono stata ospite internazionale al Festival di Acapulco?

Sì, ma l’immagine da sex symbol hai mai pensato di lasciarla?
No, non potevo lasciarla perché ero ben felice e a mio agio. Mi dicevo che, anche se avevo le misure 90-60-90 e mi mettevo bikini leopardati, sapevo ballare, cantare e recitare. Perché dovevo avere limitazioni? Ero convinta che prima o poi si sarebbe sdoganata.

Ed è successo?
Sì, con il primo reality, L’isola dei famosi. Lì mi hanno visto senza le ciglia finte e i tacchi a spillo.

Be’, ci hai messo vent’anni però…
Ma non mi ha pesato.

Ah, no?
Con la mia immagine, il mio modo di essere, ho conquistato i mercati italiano, sudamericano e spagnolo. Poi sai, in Italia le origini ti classificano molto, io sono nata dal Drive In e per me è una forza. Ringrazierò sempre Antonio Ricci per questo.

Foto: Federico Guberti/LaPresse Roma courtesy of Carmen RussoFoto: Federico Guberti/LaPresse Roma courtesy of Carmen Russo

Restando in tema Isola dei famosi, tu hai pure vinto la versione spagnola.
Sì, perché sono stata due mesi da sola su una spiaggia. Ho conquistato pubblico e donne.

Fai spesso reality come concorrente. Non ti senti un po’ sottovalutata, non ti pesa non avere un programma tuo?
Certo che mi pesa. In Spagna ho condotto programmi, ma è sempre così…

Come?
L’estero ti dà di più del tuo Paese. Evidentemente, venendo dal Drive In, per i produttori e i dirigenti sono così. O forse ero fuori tempo. Fossi nata vent’anni fa, avrei avuto possibilità di condurre. Quando ho iniziato c’erano la Carrà e la Goggi, donne di grande spessore. Oggi per una giovane ci sono più chance. Ma penso di poter dare ancora qualcosa, magari una conduzione arriva. Che ti devo dire? Con la carriera che ho alle spalle, sarei in grado.

Cosa ti piacerebbe fare?
Oggi come oggi è tutto omologato. Quello che si fa all’estero si fa pure in Italia. Non ti nascondo che un quotidiano di mezz’oretta, molto musicale e allegro, spensierato, mi piacerebbe. Con Enzo Paolo abbiamo un format carino dal titolo Mamma li Turchi, con sketch che sul web hanno un grande successo. Il pubblico ci chiede di farlo sulla falsariga – sempre col dovuto rispetto – di Sandra e Raimondo. Noi abbiamo quella verve coinvolgente. Anche questo è un altro progetto. Sai quanti ce ne sono?

A Domenica Live avete fatto una cosa simile…
No, lì avevo appena annunciato la gravidanza, e visto che Barbara d’Urso è molto intuitiva facevamo un mini servizio, ma legato al mio essere incinta.

Ti ha mai deluso il mondo dello spettacolo?
Dopo la prima Domenica In, nel 1991.

Motivo?
Mi confermarono, ma ai primi di settembre dissero che era saltata la mia candidatura. Era cambiata la linea editoriale della rete. Molto affranta e delusa, accolsi la proposta di andare a fare la Buona Domenica spagnola su Telecinco.

Il momento più bello, invece, qual è stato?
Essere stata la primadonna di Canale 5 per un periodo.

Oltre al già citato Antonio Ricci, quali sono state le persone più importanti della tua carriera?
Pier Francesco Pingitore, con il quale ho fatto tre spettacoli al Bagaglino, poi Enzo Paolo Turchi, che mi ha dato forte credibilità come showgirl essendo lui un grande coreografo: è stato gratificante e un biglietto da visita notevole.

Chi ti ha deluso, invece?
Quando succede qualcosa non ne faccio mai un fatto personale. Do sempre giustificazioni e non entro mai nel merito perché credo sia una battaglia persa, vado oltre.

È una risposta molto diplomatica…
Fa parte del mio carattere: sono forte sugli scontri vis-à-vis, con le dichiarazioni meno.

Oltre a essere tuo marito, Enzo Paolo cosa rappresenta?
Una totalità di vita dopo quarant’anni insieme. Amiamo le stesse cose, ma il raggiungimento di quegli obiettivi è diverso. Ecco perché si crea il contrasto e le litigate, altrimenti la quotidianità sarebbe noiosa. Ci completiamo. Abbiamo tante cose in comune, pur essendo persone diverse.

Come vedi il futuro?
Mi guardo indietro e sono contenta, ma guardo avanti con grandi aspettative. Forse sarò presuntuosa, ma ho tanti riscontri dal pubblico, pure sui social, che mi fanno pensare a progetti da realizzare.

Ora con il Tuca Tuca Remix mi diventi cantante?
Il canto è una cornice in un bel quadro. Non ho il talento da cantante, ma posseggo buona volontà e studio tanto: ci arrivo piano piano.

Restiamo in tema musica. Tra le nuove leve del panorama italiano chi ti piace?
Mahmood e Blanco mi piacciono molto e hanno grande personalità.

Achille Lauro?
Ha puntato molto sul trasformismo, sulla scia di Renato Zero. Ma anche lui ha personalità, la cosa più importante per un artista. I Måneskin sono un gruppo che mi piace molto, per me sono i nuovi Beatles: hanno una musicalità diversa e un successo internazionale, non a caso.

Spot80 - Sigla di coda Drive In "Chiammame Ambresso" (1984)

Non hai mai condotto Sanremo…
Lo feci solo una volta come ospite per fare promozione a Io Jane, tu Tarzan.

Quest’anno il Festival ha consacrato un personaggio come Drusilla Foer. Che ne pensi?
Mi affascina molto. Non è esasperata ed è da scoprire: non si impone perché lei è.

Cosa ti piace e cosa non ti piace della tv di oggi?
Sento la mancanza del varietà, un momento di spettacolo, di comicità, musica e recitazione che potrebbe essere realizzato ai giorni nostri. Siamo pieni di reality che, per carità, vanno benissimo. Il varietà ruota attorno al cast, mentre il reality si serve del cast.

I reality godono ancora di buona salute?
Io ho fatto il GF Vip quest’anno e ha avuto un grande ascolto. Poi bisogna anche combattere col fatto che ci sono tanti canali, il pubblico si divide. Secondo me i reality dovrebbero vivere massimo dieci anni, ma come sono nati, senza cambiare in corsa. In show che sono prove di sopravvivenza, punterei meno su rapporti e relazioni, perché quelle sono più dinamiche da Grande Fratello.

Di cosa ha bisogno un reality per funzionare?
Di personaggi popolari, ma anche di giovani pronti a tutto. A me non ha mai creato problema questa cosa: al Grande Fratello ho avuto ottimi rapporti con i ragazzi, che hanno rispettato il mio essere. Alcuni non li conoscevo, ma è stata un’esperienza e una bella occasione per approfondire conoscenze con ventenni, trentenni e quarantenni.

Mi sembri molto sul pezzo.
Ho ancora entusiasmo e tutto quello che ho fatto l’ho fatto con piacere e soddisfazioni. Amo le sfide e mi piace mettermi in gioco. Devo mettermi a letto pensando di aver avuto una giornata piena e impegnativa.

Una canzone che potrebbe descrivere la tua vita?
“Con la mia testa io, io vi conquisterò”: è nel brano Nuda di Mina.