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“Attenti a quei due”. L’intervista doppia a James McAvoy e M. Night Shyamalan

"Split" è appena uscito nei cinema italiani e noi, per l'occasione, abbiamo incontrato il regista e l'attore protagonista che ci hanno raccontato di Kevin, imprigionato nelle sue 23 personalità
James McAvoy in una clip tratta da Split, dal 26 gennaio nei cinema italiani

James McAvoy in una clip tratta da Split, dal 26 gennaio nei cinema italiani

Dopo averlo visto, ho avuto diverse riflessioni. La prima è stata …che Split, il suo ultimo film con McAvoy come protagonista, mi è piaciuto, e anche un sacco. La seconda, mi sono detto che avrei potuto finalmente cancellare dalla mia mente tutte le “ultime stronzate” di film che aveva fatto, e per ultimo, che avrei potuto dirvi… M.Shyamalan is back! E con diritto. Chi non si ricorda i primi film, il capolavoro che è Il Sesto Senso, seguito da Unbreakable-Il Predestinato, passando anche per Signs (non proprio soddisfatto) e The Village, che se anche peccaminoso di mancanze narrative, era meraviglioso nel continuare, quello che secondo me è uno dei punti di forza di Shyamalan scrittore sceneggiatore, ovvero quella capacità di creare atmosfere suggestive e inquietanti, al limite tra realtà e fantasia, che sfociano poi in finali inaspettati che ti lasciano a bocca aperta.

Totalmente diverso dagli ultimi film che abbiamo visto, passando per Lady in The Water, E Venne il giorno, L’Ultimo Dominatore dell’Aria (ma siamo matti!!) e anche After Earth…. Questo, merita il vostro tempo, nonché pop-corn e cornetto Algida (sempre che esista ancora nei cinema italiani). Dimenticavo, a me è anche piaciuto la sua regia nel primo episodio della serie tv Wayward Pines con Carla Cugino, una delle mie fantasie femminili sin dai tempi di Omicidio in Diretta di Brian de Palma (oppure EleKtra Luxx e ancora in Watchmen di Snyder), assieme a un magnifico Matt Dillon.

PS: Tutto questo a livello di cinema, immagini, storia, personaggi e situazioni di fantasia. Questo lo dico per evitare, come sta succedendo qui in America, gli strascichi negativi a livello sociale-collettivo di tanta gente che accusa Shyamalan di aver “usato-abusato” coloro che soffrono di una malattia vera, con tanto di traumi ed effetti collaterali.

Eccoci in quel del Four Season, nostra sede di interviste cinematografiche, insieme ad un (finalmente) sorridente Shyamalan e un accattivante James McAvoy, controllato, ma in versione istrionica da psycolabile-piscopatico, forse (dopo aver visto Filth!) in omaggio al suo personaggio, quel Kevin, individuo malato ed afflitto da Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), che vive nella pelle e nelle decisioni prese per lui da ben 23 diverse personalità. Durante il corso del film c’è anche una 24esima personalità… ma NON VI DICO NULLA. Ve la scoprite da soli al cinema.


M.Night Shyamalan, due informazioni sulla storia e sulla narrativa?

Ho scritto il personaggio 15 anni fa, forse la gestazione più lunga della mia carriera ed avevo in mente Joaquin Phoenix, anche se ci siamo accorti subito che non poteva farlo per impegni presi precedentemente, quando 2 settimane dopo incontro James al Comic Con, e scopro che è lui il mio Kevin. Il film si sviluppa su 3 tracce narrative. La prima è fisicamente il rapimento di 3 ragazze da uno shopping mall condotto da Kevin. La seconda è il rapporto che Kevin e le sue molteplici personalità hanno con il suo psichiatra, la dottoressa Fletcher (Betty Buckley di cara memoria Carrie-Lo Sguardo di Satana), e la terza e forse più importante per me a livello cinematografico, è quella che segue Ana Taylor-Joy (del fantomatico The Witch, oppure nel video Red Lips di Skrillex), una delle ragazzine rapite, le cui lezioni di sopravvivenza impartitele dal padre (tono a sfondo sessuale del film) si rivelano finalmente utili, (non tralasciamo gli insegnamenti più sinistri dello zio).

James, nel film ci mostri un sacco di diverse personalità, quali sono le tue preferite, dal punto di vista recitativo?

Non ho ancora deciso, ce ne sono diversi interessanti come Dennis, Sage, e Casey che sta benissimo con Kevin, due facce della stessa medaglia…. Dovessi decidere, devo dire che i miei 2 preferiti sono Barry, facilissimo da interpretare, e Hedwig, difficilissimo. Se dal punto di vista di ricerca e coinvolgimento emotivo, recitare la parte di un bambino è sempre divertente, e crea situazioni esilaranti e magiche, scoprire piano piano che in realtà il bambino è uno psicopatico bastardo fetente è salutare sopratutto perché il pubblico lo ritiene sempre innocente e puro…

Shyamalan, a proposito di bambini, sono sempre al centro di ogni suo singolo film, usati come specchio per vedere il mondo attraverso i loro occhi, oppure usati come personaggi centrali che ci raccontano il mondo infantile, con tanto di valori e morali. Qualche ripercussione personale, visto che lei ha due figli?

No, niente di personale, anche se adesso i miei sono cresciuti e non sono più ragazzini. Tengo spesso al centro i bambini perché con loro c’e’ sempre il momento in cui notano il passaggio dal mondo innocente e puro come quello dell’infanzia, a quello duro, spietato, violento e imperdonabile degli adulti, quando non si può più sognare e bisogna affrontare determinate situazioni. E quando ti accorgi che tutto cambia c’è tristezza, delusione, sentimenti che i bambini sono in grado di ‘aumentare’ emotivamente. In tutti noi, dovessimo tornare indietro, c’è un momento, in cui da bimbi potevamo dire, sapendo quello che sappiamo oggi.. E SE AVESSI INVECE FATTO…..

Possiamo dire che Split è uno dei tuoi film più dark, vero?

Si, puoi dirlo benissimo. Mai nei miei film ci sono stati elementi di violenza gratuita o di abuso femminile, come qui con il rapimento delle tre ragazze chiuse nello scantinato. Quello che lo giustifica è che il film è centrato sul soggetto generale del trauma e sul tipo di ripercussioni che possono colpire le persone che ne sono soggette. Persone che si sentono isolate, marginalizzate, ridicolizzate…prima lo vediamo in Kevin, poi nelle ragazze, poi ancora negli altri personaggi che vivono con Kevin. Questo film è dark perché è più insolito, difficile e scomodo rispondere a certe domande, invece che semplicemente risolvere il problema “del momento”, ovvero come scappare dalla cantina o sfuggire dal pazzo che ti tiene intrappolata. È dark nel senso che se stai troppo vicino a Kevin e alle sue motivazioni, lo accompagni lungo il viaggio.

Si, ma senza rivelare nulla, posso dire che il film, non avrebbe funzionato, se non ci fosse stato dall’altra parte un attore capace di convogliare tanto amore per la recitazione, James?

Beh, intanto grazie per il complimento. In termine di preparazione al ‘personaggio’ devo ammettere che è stata dura, visto che dovevo studiare e preparare l’ossatura di almeno una decina di personaggi ma, da un punto di vista creativo, è stata un’esperienza magnifica; puoi attingere a tutto il tuo arsenale da attore, andando a studiare oggetti, motivazioni, persone reali… Kevin, è stato un’opportunità rara di questi tempi. Nell’arco della mia carriera ho interpretato decine e decine di personaggi, ma su questo film, dovevo farle TUTTE e convogliarle in Kevin, quindi mi sono divertito, anche se alla fine ero stremato.

E pensi che un attore possa di base soffrire di ‘doppia personalità’?

No, non proprio perché stiamo parlando di un lavoro, quello dell’attore, che ti permette logicamente di dar sfogo ad una vena creativa invece che un’altra. Ovvio ci sono attori che sono davvero diversi sia che siano sul set oppure che siano a casa con amici e famiglia, così come c’è sempre stato il clown della classe e il nerd della scuola, ma soffrire veramente di doppia personalità è un malattia, non scherziamo.

Come ti sei preparato, quanto hai dovuto studiare le persone che soffrono di disturbo DID?

Diversamente da altre volte, qui, non bastava indossare i panni di esperienze ‘personali’. Qui si trattava di studiare gente vera, persone che stanno male, di capire cosa voleva dire soffrire di DID. Ho scoperto che una delle soluzione utili per queste persone è quella di avere un diario quotidiano in cui annotare i particolari della personalità mostrata in quel momento, dettagli da usare quando si sta vivendo un’altra personalità, e per usare intendo dire cose pratiche: cibo mangiato, soldi usati, libri letti, posti visitati… cose che possano collegare le personalità, ma sopratutto fartele ricordare. Oggi giorno, questa comunità di pazienti, usa moltissimo Internet e i vlog, anche su Youtube. Ci si scambia informazioni che servono anche a rivendicare l’esistenza di questo o quel personaggio. Lo trovo bellissimo.

Ti sei dovuto rasare a zero per il ruolo?

No, stavo già girando l’ultimo capitolo di X-MEN: Apocalypse, e quando mi ha incontrato Shyamalan, in un pub, ero ubriaco, e testa rasata e occhi sbarrati hanno funzionato. Anche quando ero sul set, bastava muovermi a scatti che terrorizzavo tutti. Nessuno vuole avere nulla a che fare con un ‘naziskinhead’ fuori di testa.

Horror thriller per raccontare nuove storie, per educare nuove generazioni?

Si, certamente, per diversi motivi, primo perché c’è una biblioteca di horror film facile da trovare, vedere e giudicare. Secondo, perché proprio per questo motivo, gli scrittori devono essere per forza originali, inventivi e creativi come mai prima d’ora. Il fatto di sentir dire ad un pubblico “non l’avevo mai visto” è la reazione migliore che un film dell’orrore possa generare. Terzo, il successo enorme sul pubblico e sui talenti (attori e registi) ancora non sbocciati a livello generazionale. Basta pensare a film come The Babadook, The Witch e It Follows che sono i miei preferiti… pensa che ho preso il direttore della fotografia dall’ultimo e l’attrice protagonista dal secondo.

Per quanto riguarda la fine del film, lungi da me raccontarvi qualcosa. Vi consiglio di rimanere fino ai titoli di coda…

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