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Andrea Arcangeli, l’intervista: «Io e Danny Boyle»

È uno dei talenti emergenti più interessanti del nostro cinema. E se n’è accorto pure il regista premio Oscar che lo ha voluto in 'Trust', la serie tv sul rapimento Getty
Andrea Arcangeli scattato da Fabrizio Cestari a Venezia 74

Andrea Arcangeli scattato da Fabrizio Cestari a Venezia 74

Quando risponde al telefono, Andrea Arcangeli è su un terrazzo al Pigneto a godersi uno dei primi soli primaverili romani. Ed è di una gentilezza davvero d’altri tempi. 24 anni, originario di Pescara, Andrea è uno dei talenti emergenti più interessanti del nostro cinema. E se n’è accorto pure Danny Boyle, che lo ha voluto in Trust, la serie tv sul rapimento Getty in onda su Sky Atlantic: «È stata un’esperienza assurda perché Danny Boyle è uno dei miei registi preferiti di sempre, da tutta la vita. Ho fatto due provini, entrambi con lui a Roma. Era super carico, molto umile, empatico. Poi rideva fortissimo durante le scene e non era proprio facile rimanere concentrati».

La notte in cui ha saputo di essere stato scelto ha «dormito da Dio, le 30 notti prima invece sono state più tormentate, perché dall’ultimo provino è passato un mese prima di avere una risposta definitiva. All’inizio c’è stato un momento di gioia estrema in cui chiamavo tutti piangendo. Poi, dopo qualche ora, sono entrato nel panico perché mi sono reso conto che quella roba dovevo recitarla a livello Danny Boyle».

Il personaggio di Andrea in Trust si chiama Angelo ed è l’unico che parla inglese nel gruppo dei rapitori di Paul Getty III: «Non è l’aiutante, il cattivo, fa parte del clan dell’ndrangheta, ma lo usano come traduttore e in questo modo diventa il tramite diretto con little Paul, quello che ci entra più in contatto. Dovevo parlare inglese meno bene di come lo faccio io, trovare una via di mezzo che però non disturbasse il pubblico americano». Per esigenze di copione ha dovuto cambiare look: «Boyle mi ha mandato una reference su come immaginava il personaggio. Era una foto di questo ragazzo calabrese bruttissimo, con dei capelli orrendi e gli occhialoni. E più o meno è quello che è uscito, un po’ meno brutto forse. Diciamo che non mi sentivo affatto sexy, ma va benissimo così perché è giusto trasformarsi».

Andrea Arcangeli in ‘Trust’

Il set è stato molto immersivo: «Abbiamo girato per un mese in Calabria in posti assurdi, lontanissimi. Boyle è di un’umanità pazzesca: ti prende, ti spiega la scena con calma, è aperto alle tue idee. È stata una delle esperienza lavorative più gratificanti della mia vita».

Prima Romeo and Juliet, poi Fuoriclasse, dove interpretava il figlio di Luciana Littizzetto e Neri Marcorè, «da loro ho imparato quanto sia importare l’aria buona che si respira sul set», fino a The Startup: «Il primo film da protagonista è un po’ come la prima volta che fai l’amore con una ragazza, perché è bellissimo però hai anche un sacco di ansie. E poi ho lavorato con un maestro come Alessandro D’Alatri, che è una persona con un cuore enorme».

E pensare che Andrea progettava di fare l’architetto: «Mi hanno visto alla scuola di recitazione e mi hanno chiesto di andare a Roma. Ho deciso di cogliere la palla al balzo. Poi facendo provini e lavorando è maturata la convinzione che io forse nella vita devo fare questo. Però ogni tanto ci penso a me architetto (ride)».

Dopo Trust stanno arrivando molti progetti. Pochi mesi fa Andrea ha rappresentato l’Italia a un festival internazionale irlandese: «Invitano un attore per ogni Paese e ti danno l’opportunità di incontrare 80 casting director da tutto il mondo. E quindi ho avuto la possibilità di sedermi a parlare con quelli di Breaking Bad, 007». Al Bif& st poi verrà presentato Dei, prodotto da Riccardo Scamarcio e Valeria Golino.

Intanto Andrea si dedica anche a un’altra sua passione, quella per la musica elettronica: «Mi sono comprato una consolle, ho fatto delle serate in qualche locale come dj e ho scoperto che mi piace da morire. Vivo per fare l’attore ma mi dà un sacco di gioia far ballare la gente. Amo Nicolas Jaar. E poi i Chemical Brothers e i Daft Punk sono immancabili».

Andrea è fidanzato con Matilda De Angelis, una delle nostre giovani attrici più brave e toste: «Fare lo stesso lavoro ci permette di capire meglio situazioni che magari complicano la vita di altre coppie. Invece ci comprendiamo, ci spalleggiamo. Siamo ognuno l’ultrà dell’altro».

Vorreste fare un film insieme? «Se dovesse capitare, perché no. I provini li prepariamo sempre insieme: c’è sintonia, quindi se ci sono dei registi che hanno in mente un bel ruolo per due protagonisti giovani, siamo noi, eccoci!».

C’è un regista con cui sogni di girare? «Se non avessi lavorato con Danny Boyle ti direi proprio Danny Boyle, non sto scherzando. Lo posso eliminare dalla lista ed è una cosa incredibile».

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