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Aaron Paul: «Jesse Pinkman mi ha regalato una carriera»

L’attore racconta la genesi di ‘El Camino’, il film-sequel di ‘Breaking Bad’, e di com’è stato tornare a interpretare il ruolo più importante di tutta la sua vita

Foto via Netflix

Dopo il finale di Breaking Bad del 2013, Aaron Paul non si sarebbe mai aspettato di tornare nel ruolo di Jesse Pinkman. Ha accettato altre proposte (farà parte del cast della terza stagione di Westworld) e trovato più di una scusa per uscire con Bryan Cranston. Poi, a un certo punto, il creatore di Breaking Bad Vince Gilligan gli ha fatto una telefonata e ha detto che voleva girare un film su quello che è successo a Jesse dopo il finale della serie. Paul non aveva bisogno di sapere altro.

El Camino: A Breaking Bad Movie è uscito su Netflix venerdì scorso. In questa intervista, Aaron Paul racconta com’è stato tornare al ruolo che gli ha cambiato la carriera.

ATTENZIONE! L’INTERVISTA CONTIENE SPOILER

Come hai reagito quando Vince ti ha proposto il film? 

Avevo abbassato la guardia. Stavamo parlando dei festeggiamenti per il decennale dello show, e alla fine della telefonata ha detto che c’era una storia a cui stava lavorando e voleva sapere cosa ne pensassi. Mi ha detto che voleva raccontare la storia di Jesse post-Breaking Bad, dopo la fuga dalla struttura dei neo nazisti. “Ti interesserebbe?”. Io gli ho detto: “Vince, io ti affiderei la mia vita. Se è una storia che vuoi raccontare, sono felice di farlo con te”. Mi ha risposto: “Non girerò il film finché non sarai convinto che sia perfetto. Ti contatterò quando avrò finito la sceneggiatura”. Sette mesi dopo l’ha fatto, e il copione era grandioso.

Il film mescola scene ambientate dopo il finale della serie e altre durante gli ultimi episodi. Come hai fatto a prepararti a interpretare così tante versioni diverse di Jesse?
In realtà… tutti quelli che hanno partecipato allo show conoscono perfettamente la storia. Dopo aver letto il copione sentivo di conoscere tutte le emozioni che raccontava. Mi è bastato guardare un episodio per ricordare a che punto fossi emotivamente, cosa stava succedendo in quel periodo e perché il mio personaggio reagiva in un certo modo. L’episodio era Buyout, più o meno il punto di partenza del film, con Jesse e Mike sulla riva del fiume. Volevo vedere tutto quello che era successo alla sua vita da quel punto in poi.

Quando avete girato la prima scena del film, ti sentivi pronto a essere di nuovo Jesse?
Dio, spero di sì! (Ride) È facile. Era come visitare un vecchio amico. Quello che mi è sembrato interessante, invece, è stata la scena in cui Jesse vive i suoi giorni felici. Non interpretavo quel tizio da un sacco di tempo, e ho aspettato quella scena per tutte le riprese. Credo che anche il resto della crew non vedesse l’ora. Quando l’abbiamo girata siamo stati travolti da un sacco di splendidi ricordi dello show. È bastato rimettere insieme quei personaggi.

È stato strano girare il film senza l’aiuto Bryan? In fondo lui partecipa solo alla scena al bar.
Non è stato strano. Quello show, questo film… è una cosa di famiglia. Abbiamo lavorato con la stessa crew del pilot di Breaking Bad. È un gruppo molto unito, siamo molto orgogliosi di Breaking Bad, Better Call Saul e anche di El Camino. È stato strano non vedere Bryan che fa scherzi a tutti, ma sono felice che abbia partecipato almeno in parte.

Probabilmente non ti capiterà più di dire “Yeah, bitch!”. Ci hai pensato?
Assolutamente. E ho pensato che il modo in cui Vince e gli altri hanno scritto il finale di Breaking Bad è stato perfetto. Non è facile chiudere uno show così popolare.

Vince ha detto che durante l’ultima stagione della serie la storia di Walt ha preso il sopravvento, e che non era riuscito a usare il tuo personaggio quanto voleva. Ne avete parlato durante le riprese?

Sinceramente, non ci avevo mai pensato. Tutte le sceneggiature che ho letto, non importa quanto Jesse fosse presente, erano incredibili. Avevo questa routine: aprivo una bottiglia di vino e cercavo di passare più tempo possibile con quei copioni, soprattutto la prima volta che li leggevo. Sembravo un fan a casa. Non ho mai pensato: “Oh, perché non ho più scene?” Mi sembrava tutto bellissimo.

Prima di leggere la sceneggiatura di El Camino, cosa pensavi sarebbe successo a Jesse dopo il finale? 

Amavo che la sua storia fosse lasciata all’immaginazione del pubblico. Ma mi piace anche che questo film mostri dettagliatamente cosa succeda dopo. In realtà, ero già convinto che sarebbe scappato in Alaska. Pensavo si sarebbe nascosto in una piccola città, che si sarebbe innamorato e sarebbe rimasto lontano dai guai. Magari avrebbe lavorato come falegname. Sarebbe bello.

Credevi che l’avresti interpretato ancora? Se Vince ti avesse chiesto di partecipare a Better Call Saul, avresti accettato?
Ripeto, sono disposto a fare tutto quello che Vince desidera. Sarei felice di partecipare, non importa se è l’universo di Breaking Bad o quello di Better Call Saul. Vince mi ha regalato una carriera, e mi fido ciecamente di lui. Pensavo di aver detto addio a Jesse, invece eccoci qui. Sono felice di quello che è successo e sono orgoglioso del film. Mi sono divertito molto a girarlo. È stata una reunion molto felice.

Vince voleva uccidere Jesse nella prima stagione di Breaking Bad, ma tu eri troppo bravo per morire. Non è strano interpretare ancora questo personaggio, a così tanti anni di distanza, pensando a questa storia?

È una benedizione. Quando mi hanno scritturato non sapevo che i piani fossero questi. Credo che fosse il sesto episodio pilota a cui partecipavo. Gli altri cinque non sono mai andati in onda. Se mi avessero ucciso mi avrebbero spezzato il cuore. Quindi… è assurdo. So quanto sono fortunato a lavorare con questa gente, a essere ancora qui.

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