Il Cinema è ovunque, sempre | Rolling Stone Italia
L'editoriale

Il Cinema è ovunque, sempre

L'editoriale del nuovo speciale cartaceo che Rolling Stone dedica al cinema, firmato dal direttore

Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino

Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino fotografate per Rolling Stone. Foto: Nicholas Fols

Foto: Nicholas Fols per Rolling Stone Italia

Se il Cinema pensa attraverso immagini-movimento e immagini-tempo questo film sono due amiche che si cercano e non si mancano mai, nemmeno una volta, in un tardo pomeriggio di sole che lascia campo a un mare che non arretra e a un sentimento che è relazione morale e fiducia reciproca.

Le due protagoniste sono Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, attrici, autrici, donne e, appunto, amiche. Chi ha avuto in sorte la carta matta di essere presente il giorno in cui si scattava il servizio fotografico che vedrete scorrere lungo tutto questo numero di Rolling Stone sa – ma sapeva già in presa diretta – che davanti ai propri occhi stava per accadere qualcosa per cui valeva la pena richiamare all’attenti la propria capacità di attenzione.

In un attimo si rientrava nella dimensione conosciuta e confortevole dello spettatore, pur senza poltrona e buio in sala, perché il Cinema aveva deciso di farsi carne viva lì, all’improvviso. Giudicherete voi stessi, immagini e parole, in un quadro che accarezza particolare e assoluto, ideale e terreno, arte e mestiere, senza inutili gravami e superflue solennità.

Un racconto rotondo nella forma, animato dallo stesso tratto lieve che riconosciamo appartenere a entrambe, che si fa intenso e pieno prima di scoppiare in una fragorosa risata, in un silenzio prolungato e ironico, in un pianto.

Golino non ha soltanto partecipato alla nostra cover story. Ha diretto insieme a noi il numero, con un interventismo sorprendente e un impegno vero e costante, ben lontano dai maquillage farlocchi che spesso accompagnano iniziative editoriali di questo tipo. Il risultato è il film che avete tra le mani. Avremmo potuto tranquillamente farne un altro, anche completamente diverso, perché il Cinema è troppo grande per poter stare dentro a un centinaio di pagine di giornale. Incontrarla è stato un vero privilegio.

Il Cinema italiano gode oggettivamente di una buona salute generale. Vivo, vitale, plurale. Arriva alla 82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia in grande numero e con parecchie cose da raccontare. Ma per chi vede la luce, per chi emerge e riesce a far sentire la propria voce, fa purtroppo da contraltare una situazione critica del comparto. Attenzione alle rigidità normative erga omnes: se a pagare il conto sono i palazzinari del Cinema che hanno abusato e occupato spazi, sale e risorse pubbliche siamo tutti d’accordo. Ma se la livella viene calata alla cieca, l’insostenibilità dell’industria allontanerà talenti e idee. E con loro tanto Cinema che non vedremo mai: senza sistema anche l’autore più brillante rischia di doversi tacere.

Il numero racconta anche chi il Cinema lo fa, da solo o quasi, con indipendenza di mezzi e di fini, di idee e coraggio. Sono loro il patrimonio da salvaguardare. Il fine ultimo del Cinema è sorprendere più che piacere. I gusti, anche quelli del pubblico, si formano, cambiano, si radicalizzano e poi svaniscono. Sono figli diretti e spontanei del proprio tempo. Un’opera si giudica con gli strumenti del momento e poi la si lascia decantare prima di riprenderla o di farla riprendere ad altri. Perbenismi e ortodossie sono nemici giurati dell’Arte. Se un film non fa parte della famiglia sarà autonomamente espulso. Perché il Cinema in fondo è insieme settima arte e terzo grado di giudizio.