I Nastri d’argento nel segno di Ennio Morricone | Rolling Stone Italia
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I Nastri d’argento nel segno di Ennio Morricone

È Roberto Benigni a regalarci il miglior ricordo del Maestro: "Genio e regolatezza". In una cerimonia dal vivo sì, ma tutti distanti per il Covid

I Nastri d’argento nel segno di Ennio Morricone

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

“Io ho finito qui”. L’addio di Armonica (Charles Bronson) e il sorriso triste di Jill (Claudia Cardinale) in C’era una volta il West per dire addio a Ennio Morricone. E anche le prime parole di Anna Ferzetti, perfetta padrona di casa della cerimonia, sono per lui: ”Grazie Maestro per essere stato la colonna sonora della nostra vita e aver portato la magia nelle nostre case”. Un’edizione “unica” in tutti i sensi la 74esima dei Nastri d’argento: per la nota di malinconia dopo la scomparsa del compositore 91enne e perché la premiazione avviene dal vivo, sì, ma distanti per il Covid. Il miglior film è Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo che si porta a casa altri 4 premi, ma il numero più alto di riconoscimenti – sei, regia compresa – va a Pinocchio di Matteo Garrone (qui la lista completa).

Ricordando Ennio Morricone
È il “solito”, debordante Roberto Benigni, sul palco per ritirare il Nastro da attore non protagonista per Pinocchio, a gridare il ricordo più bello di Morricone: “Ha reso squillante il suono dell’Italia nel mondo in cielo e in terra, di sopra e di sotto. Un genio vero: genio e regolatezza, perché era ordinato e preciso, con l’aria dell’impiegato, del burocrate che però creava allucinazioni di bellezza. L’ho conosciuto, abbiamo pensato tante volte di fare qualcosa insieme, alla fine non ci siamo incontrati, ma ci amavamo moltissimo. Ennio quanto ci mancherai, la tua vita è stata una sinfonia”. Poi c’è Vittorio Storaro, Nastro d’oro per i 50 anni di carriera, che nel dedicare il premio a Bertolucci racconta: “Ci chiamavano ‘quelli di Novecento‘, primo fra tutti Ennio Morricone. Stamattina mi hanno chiamato per chiedermi un commento sulla morte del Maestro, io ancora non sapevo ed è stata una pugnalata”. Arriva anche Diodato, che accenna un piccolo, emozionantissimo omaggio prima di cantare Che vita meravigliosa, miglior canzone originale scritta per La Dea Fortuna di Ferzan Özpetek. E infine Brunori Sas, premio per la colonna sonora di Odio l’estate che scherza: “Ho guardato l’Albo d’oro: da Morricone a Brunori, è il simbolo del baratro culturale in cui è caduto il nostro Paese”.

Ode alle maestranze
Al posto dei tradizionali montaggi, a introdurre film e categorie ci sono dei bellissimi stralci di backstage: da Benigni che nel dietro le quinte di Pinocchio scompiglia i capelli a Garrone e cerca di convincere dei bambini che lui no, non è Benigni, a Favino durante le sedute di trucco che l’hanno trasformato in Craxi mentre inquadra la crew di Hammamet col telefonino: “Questa è la troupe, è una famiglia, è un gruppo di persone che si unisce per due mesi e non dorme se non riesce a fare quello che vuole fare. Il film lo fanno tutti ed è grazie a loro se ci riusciamo”. C’è anche Marco D’Amore che dirige i ragazzini sul set dell’Immortale e, felice, dà lo stop attorniato dai collaboratori. Ci sono gli scenografi, i costumisti che sistemano gli abiti. Insomma, i Nastri d’argento hanno celebrato e raccontato tutto il cinema con ognuno dei professionisti premiati a dare la propria testimonianza sul palco. “È bello che in una serata così si celebri chi i film li fa davvero”, chiude Elio Germano.

La famiglia Favino-Ferzetti sul palco e il video di Mastandrea
La Ferzetti meglio di Carlo Conti? Sì, e pure di parecchio. Anna accetta la sfida di questa cerimonia ‘impossibile’ e la porta a casa non bene, benissimo. Best moment: quando il marito Pierfrancesco Favino sale sul palco per ritirare il riconoscimento di miglior attore per Hammamet lui dice: “Facciamo una cosa rivoluzionaria”. Bacio. Anna: “Ci possiamo baciare perché siamo congiunti”. Picchio scherza sulla scenografia all’aperto al MAXXI: “Sei bravissima, qui sembra Giochi senza frontiere“, e poi lei lo intervista con la massima professionalità. Insomma, vogliamo la famiglia Favino-Ferzetti al completo per ogni premiazione futura. Poi Anna manda la réclame al grido di: “Un momento che ho sempre sognato: lanciare la pubblicità”. E, dulcis in fundo, cazzeggione e dedicato alla Ferzetti è anche il videomessaggio di Valerio Mastandrea, premiato come miglor attore di commedia: “Non mi dispiace di essermi perso la serata, di non aver abbracciato i colleghi, di non aver potuto celebrare Figli. Mi dispiace di non aver potuto assistere alla performance di una conduttrice che segnerà questo tipo di eventi per i prossimi 25 anni. Ciao Anna, mandami una cartolina con la foto firmata, perché mio figlio ti conosce, ma da quando conduci è un po’ soggezione”. Sì, il cinema è davvero una grande famiglia.

Viva Mattia Torre
“Mentre salivo sul palco una signora qui sotto mi ha detto: ‘Con Figli, c’avete fatto sentire tutte protagoniste noi mamme’, perché la forza di Mattia era l’universalità, che sapeva rendere anche con invenzioni surreali e straordinarie”, spiega Paola Cortellesi, migliore attrice di commedia. Mentre il regista Giuseppe Bonito ricorda che Torre, scomparso nel luglio 2019, lo aveva coinvolto nel progetto del film esattamente un anno fa. “Viva Mattia!”.

Il grazie di Marco D’Amore e la dedica dei Fratelli D’Innocenzo
“Non lo prendo come un premio, ma come attestato di fiducia che, vi prometto, non deluderò”, dice Marco D’Amore, Nastro come regista esordiente per L’Immortale, “Anche tenendo ben presente la lezione del teatro e di Toni Servillo, che è qui ed è il mio maestro”. Ma a chiudere la serata sono Damiano e Fabio D’Innocenzo, trionfatori con il loro Favolacce e già volti instant cult del nostro cinema pure se stanno dietro la macchina da presa: “Felicissimi, sudati, onorati, ubriachi, molto felici di essere qui con un film complicato che ha catalizzato tante cose che stiamo vivendo. Grazie per questa arena surreale e gentile, come il nostro film, una mosca bianca nel cinema italiano. Speriamo che questo evento sia un balsamo per il nostro cinema, che i set si riaprano e che si torni ad una parvenza di normalità. Con tanto di dedica finale: “A tutti i ragazzi che vogliono sognare, sognate sogni che vi appartengono. E non quelle cose là che vanno de moda”.