Rolling Stone Italia

I film da vedere a marzo 2022

L’attesissimo ‘Licorice Pizza’ di Paul Thomas Anderson, ma anche l’überdark ‘The Batman’ starring Robert Pattinson, rom com italiane, animazione giapponese, horror islandesi. Fino al ‘Morbius’ di Jared Leto

Foto: BRON Studios

Petrov’s Flu di Kirill Serebrennikov – 1° marzo (IWonderfull)

Un regista russo osteggiato dal governo di Putin (Kirill Serebrennikov, autore di Parola di Dio e Summer – Leto) e un tema di profetica attualità: in un presente indefinito, Mosca è colpita da un’epidemia influenzale violentissima. Petrov è malato e non vede, ma insieme all’amico Igor cerca di lasciare la città. Tratto dal romanzo The Petrovs In and Around the Flu di Alexey Salnikov e presentato a Cannes 2021, un racconto insieme distopico e politico che parla dell’oggi (e del futuro).

The Batman di Matt Reeves – al cinema dal 3 marzo

L’hype è a dir poco alle stelle, per il film che dovrebbe riscrivere (again!) la mitologia dell’Uomo Pipistrello. Stavolta a vestire mantello e mascherina “orecchiuta” è Robert Pattinson, scelto dal regista Matt Reeves per dare un tocco ancora più dark-grunge all’eroe di Gotham City. Tre ore di durata, cast che sulla carta pare più che perfetto (su tutti Zoë Kravitz/Catwoman e Colin Farrell/Penguin, presto anche protagonista di una serie spin-off) e l’aria di voler essere già un cult: ce la farà?

Cyrano di Joe Wright – al cinema dal 3 marzo

Dalla celebre pièce di Edmond Rostand a Broadway, fino al cinema. Lo specialista in period pieces Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina) passa al musical per raccontare il triangolo più famoso di sempre. Stavolta “musicato” dai fratelli Dessner dei National, che regalano partitura e canzoni splendide prima al teatro e ora allo schermo. Splendida è pure la prova del protagonista Peter Dinklage, che avrebbe meritato una nomination all’Oscar. Ce l’ha fatta invece (e giustamente) il nostro Massimo Cantini Parrini, che firma i sontuosi costumi.

Il ritratto del duca di Roger Michell – al cinema dal 3 marzo

Il film postumo, almeno nelle nostre sale, di Roger Michell (sigh), già regista di Notting Hill, è stato uno dei titoli più applauditi all’ormai lontana Mostra di Venezia 2020. Questa heist comedy ultra-British è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto (il furto, alla National Gallery, di un dipinto di Goya da parte di un ex tassista che voleva sensibilizzare il Governo sul sostegno ai più anziani) e retta sulle spalle di due veterani della scena inglese: Jim Broadbent e Helen Mirren. Una delizia.

Red Rocket di Sean Baker – al cinema dal 3 marzo

Da Sean Baker, già autore dei clamorosi Tangerine e The Florida Project (da noi stupidamente rititolato Un sogno chiamato Florida), un’altra vicenda che va al cuore dell’America degli outsider. Stavolta tocca a Mikey Saber (Simon Rex, divetto 90s argutamente “riesumato” e semplicemente favoloso), ex pornostar che ha deciso di abbandonare LA per fare ritorno in Texas. Tra la ex che non lo rivuole e un nuovo incontro, sarà un mezzo disastro: o forse no? Una piccolo cult imperdibile, che arriva purtroppo in sordina nelle nostre sale dopo il doppio passaggio a Cannes e Roma lo scorso anno. Cercatelo.

Il filo invisibile di Marco Simon Puccioni – 4 marzo (Netflix)

Famiglie arcobaleno anche in Italia? Si può. Anzi, si deve raccontare una realtà che il Parlamento fatica a riconoscere, ma che è diventata (si permetta la parola) la normalità di molti. Soprattutto per le nuove generazioni: e difatti è l’occhio del figlio adolescente (il bravo Francesco Gheghi, lanciato da Mio fratello rincorre i dinosauri) di una coppia di papà (Filippo Timi e Francesco Scianna, molto credibili) lo sguardo scelto dal regista Marco Simon Puccioni per affrontare questa storia di straordinaria ordinarietà. Produce Valeria Golino.

Flee di Jonas Poher Rasmussen – al cinema dal 10 marzo

Un film d’animazione? Un documentario? Un capolavoro e basta? Flee è tutte queste cose insieme, e difatti è il primo titolo nella storia degli Oscar ad essere contemporaneamente candidato, nell’edizione di quest’anno, come cartoon, doc e film internazionale. Diretto dal danese Jonas Poher Rasmussen, narra la storia di Amin, un accademico trentenne afghano giunto a Copenhagen a 15 anni come profugo. Il regista lo convincerà a raccontare la sua drammatica e umanissima parabola. Gran premio della giuria al Sundance 2021: si attendono altre statuette.

Belle di Mamoru Hosoda – al cinema dal 17 marzo

Per molti è l’anti-Miyazaki, in realtà Mamoru Hosoda è un altro maestro dell’animazione giapponese, punto. Già candidato all’Oscar nel 2019 per l’acclamato Mirai, ora prende spunto dalla classica fiaba della Bella e la bestia, già portata al cinema d’animazione e non moltissime volte, per descrivere la vita di una ragazza di 17 anni sospesa tra realtà e virtualità: come tutte le teenager di oggi. Ma senza demonizzare il mondo digitale, anzi: credendo ancora che nella tecnologia ci possa essere una spinta positiva verso il futuro.

Corro da te di Riccardo Milani – al cinema dal 17 marzo

Dopo Marilyn ha gli occhi neri (e Diabolik, of course), un altro ruolo sulla carta rischioso per Miriam Leone. Che però si riconferma una delle attrici più capaci e coraggiose del panorama italiano. Stavolta interpreta una ragazza paraplegica che incontra un cinico “collezionista di donne” (Pierfrancesco Favino) e forse gli consente di cambiare l’idea che ha dell’amore. Dirige Riccardo Milani, reduce dal sequel di Come un gatto in tangenziale e qui in virata dramedy.

Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson – al cinema dal 17 marzo

A cinque anni dal capolavoro (come tutti i precedenti) Il filo nascosto, arriva nelle sale italiane l’ultimo, sospiratissimo lavoro di uno dei più grandi registi statunitensi viventi, senza se e senza ma. Un altro Hollywood tale, dopo il seminale Boogie Nights, che sembra un piccolo divertissement, e che invece dimostra ancora una volta la capacità dell’autore di rendere tutto epico: anche un romanzo di formazione apparentemente “minore”. Grandissimo casting: i supporting Sean Penn e Bradley Cooper scompaiono di fronte alle new entry Cooper Hoffman (figlio del compianto Philip Seymour) e Alana Haim (direttamente dalle favolose Haim). Imperdibile.

Moonfall di Roland Emmerich – al cinema dal 17 marzo

Ha senso fare ancora il cinema apocalittico, in un momento in cui, dopo la pandemia e al principio di una guerra forse mondiale, il mondo dimostra che la realtà è sempre molto peggio di qualsiasi catastrofe fantasiosa? Forse no, ma nelle mani dello specialista Roland Emmerich (Independence Day, The Day After Tomorrow) lo spettacolone è assicurato. Stavolta tocca agli astronauti Halle Berry e Patrick Wilson sventare l’ennesima minaccia: e cioè quella della Luna che sta per abbattersi sulla Terra. «Don’t look up»: ah no, questo lo diceva qualcun altro.

Acque profonde di Adrian Lyne – 18 marzo (Amazon Prime Video)

Dietro la macchina da presa c’è il veterano Adrian Lyne, artefice di classici del thriller erotico come Attrazione fatale e Proposta indecente. E, guarda caso, questo set è stato galeotto per i protagonisti Ben Affleck e Ana de Armas: storia però durata pochissimo, poi è tornata J.Lo e sappiamo com’è andata. Al di là dei (succosissimi) gossip, il film narra di Vic e Melinda, una coppia di New Orleans il cui matrimonio sta cedendo sotto il peso di gelosie e sospetti. Man mano che le provocazioni e i giochi psicologici che i due si infliggono aumentano, la situazione si trasforma in un gioco mortale…

Calcinculo di Chiara Bellosi – al cinema dal 24 marzo

Dopo il promettente esordio Palazzo di Giustizia, Chiara Bellosi firma il coming of age di una ragazza di 15 anni (la brava Gaia Di Pietro) che trova una fuga dalla periferia romana nell’incontro con un ventenne (la solita certezza Andrea Carpenzano) che lavora in un luna park, si veste da donna e, soprattutto, se ne fotte di tutto e tutti. Ma nascondendo, ovviamente, una profonda fragilità. Tra documentario e poesia, un’opera seconda che riconferma l’interessante sguardo dell’autrice. In concorso nella sezione Panorama dell’ultima Berlinale.

Spencer di Pablo Larraín – al cinema dal 24 marzo

Un biopic di Lady D? No, quasi un’installazione artistica con cui il cileno Pablo Larraín continua la sua trilogia sulle icone femminili iniziata con Jackie (il terzo capitolo ancora non sappiamo a chi sarà dedicato). Tra astrazione e dettagli che sembrano più veri del vero, si staglia la performance anch’essa sospesa tra fedeltà e reimmaginazione di Kristen Stewart, candidata per la prima volta all’Oscar come miglior attrice. Applaudito a Venezia 78, ma rimasto senza premi.

Full Time – Al cento per cento di Éric Gravel – al cinema dal 31 marzo

I fan di Chiami il mio agente! (sono tanti) conoscono già le doti da commediante purissima di Laure Calamy, che nella serie francese distribuita da Netflix è la strepitosa segretaria-turned-produttrice Noémie. Questo film, per cui ha ricevuto il premio come miglior attrice della sezione Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia, ne mette in luce anche il talento più drammatico. Grazie al suo ritratto di una cameriera d’hotel che deve far quadrare lavoro e vita “materna”, sullo sfondo di una Parigi paralizzata dagli scioperi di inizio 2020.

Gagarine di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh – al cinema dal 31 marzo

Premiato ad Alice nella Città 2020 e applaudito ormai da due in tantissimi festival internazionali, arriva finalmente nelle sale italiane una delle opere prime (incredibile ma vero) più folgoranti degli ultimi anni. Perché la “solita” di banlieue che parte come il recente I miserabili sa trasformarsi in un racconto di formazione libero e appassionante che mischia mélo e sci-fi. E che non assomiglia a nient’altro. Un piccolo gioiello.

Lamb di Valdimar Jóhannsson – al cinema dal 31 marzo

Uno degli horror più assurdi degli ultimi anni è questo film islandese su una coppia (Noomi Rapace e Hilmir Snaer Gudnason) che vive in una fattoria dell’isola, con gregge d’ordinanza al seguito. Non potendo avere figli, quando trovano un neonato abbandonato nella campagna decidono di tenerlo. Ma non sanno che stanno per mettersi in casa una creatura mai vista prima… Applaudito in tutto il mondo, arriva finalmente nelle sale italiane per la gioia dei feticisti del genere… e non solo.

Morbius di Daniel Espinosa – al cinema dal 31 marzo

Altro giro, altro cinecomic Marvel (ma prodotto da Sony) rimandatissimo causa pandemia. E cioè quello dedicato a Michael Morbius (un come sempre debordante Jared Leto, appena lasciato in House of Gucci), un biochimico che soffre di una rara malattia del sangue e che, mentre cerca di trovare una cura per il suo morbo, viene invece infettato da una pericolosa forma di vampirismo. Dirige Daniel Espinosa (Child 44, Life), nel cast anche Matt Smith e Jared Harris. Sarà cult o scult?

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