Allora, dove eravamo rimasti? Dopo aver involontariamente aiutato i poteri forti a portare avanti il loro programma di spionaggio con le scimmie volanti, Elphaba – potente, incompresa, esperta nell’arte di indossare cappelli a punta – ha rubato il libro degli incantesimi noto come Orripilario e ha dichiarato guerra al truffatore noto come Mago di Oz. Ora è una nemica dello Stato. La sua amica Glinda, brillante, vivace e popolare, le dice addio prima di aiutarla a fuggire. Il principe Fiyero è stato visto l’ultima volta mentre fuggiva a cavallo. Il governatore di Oz ha avuto un infarto. La gravità è stata sfidata con successo.
Ora la strega è tornata, e Wicked – Parte 2 (nelle sale dal 19 novembre, ndt) riprende esattamente da dove si era interrotta la prima parte dell’adattamento di Jon M. Chu del successo di Broadway, ovvero dall’intervallo. In onore del materiale originale, ogni multisala dovrebbe accendere le luci quando gli spettatori entrano in sala e prendono posto. Dopo essersi concluso non solo con un cliffhanger, ma anche con l’indiscusso momento musicale clou dello show, che dimostra che Cynthia Erivo è Dio quando si tratta di trasformare Defying Gravity in un vero e proprio inno megatonico, questo sequel ha ora il compito di portare sullo schermo la seconda parte.
Forse “appesantire” è un verbo più appropriato in questo caso, dato che i momenti migliori di Wicked arrivano all’inizio e questo seguito si limita perlopiù a risolvere le questioni in sospeso. Ci sono ancora alcuni brani buoni. Erivo continua a dare l’impressione di essere perfetta per questo ruolo. Ma nel bene e nel male, questa Parte 2 sembra soprattutto una semplice replica della cacofonia dai colori sgargianti del primo film, solo con il volume leggermente abbassato. I fan lo apprezzeranno comunque, perché sono fan. Coloro che sono rimasti solo moderatamente colpiti da Wicked troveranno questo film forse meno divertente. Nel complesso? Non lo definiremmo esattamente “magico”.
Sono passate circa “12 maree” da quando Elphaba (Erivo) se n’è andata, ma questo non ha impedito alla fuggitiva di diventare una strega animalista e di mandare all’aria i piani per la costruzione di un sentiero di mattoni gialli. Alla Malvagia Strega dell’Ovest viene riservata un’entrata da icona, prima come silhouette nel cielo – ecco l’angelo vendicatore appollaiato su una scopa! – e poi con la macchina da presa che le piomba alle spalle, mentre lei si gira per guardarci in faccia. Merito di Chu per aver saputo farci adorare questa antieroina. Nel frattempo, nella Città di Smeraldo, Madame Morrible (Michelle Yeoh, un po’ sopra le righe) sta fomentando un fervore anti-stregoneria. Niente unisce le persone più di un nemico, come disse una volta il Mago (Jeff Goldblum). E pochi a Oz sono più bravi di Morrible ad aizzare il popolo, alimentandone paure e rabbie, istigando l’odio per conto di un tiranno.
E Glinda (Ariana Grande)? Sta bene, grazie per avermelo chiesto. La strega buona che rappresenta il Sud ha appena annunciato il suo fidanzamento con Fiyero (Jonathan Bailey), il che è una bella sorpresa per il futuro sposo. L’amministrazione le ha regalato un modernissimo mezzo di trasporto a forma di bolla. Glinda si crogiola nello sfarzo che la circonda, totalmente al settimo cielo grazie alla sua fama. Bisogna riconoscere che Grande attenua la comicità fisica e a scatti che caratterizzava il suo ruolo nel primo Wicked (nessuno ha mai sfruttato così tanto il muovere la testa all’indietro mentre fa un passo avanti) e si assesta sul narcisismo che rende Glinda la cattiva del secondo atto, finché non torna dalla parte dei buoni. Tuttavia, la sua performance è ancora piena di energia da “theatre kid”. È solo quando Grande raggiunge quella nota alta alla fine di Thank Goodness/I Couldn’t Be Happier che ci si ricorda che questo è un ruolo tanto cantato quanto recitato, e la sua voce compensa ampiamente la missione.

Ariana Grande con Jonathan Bailey, alias il principe Fiyero. Foto: Giles Keyte/Universal Pictures
Sia Grande che Erivo hanno i loro momenti di flessibilità musicale, con la prima che sfrutta al meglio Happier e la seconda che sostiene l’ultima nota di No Good Deed così a lungo che si potrebbe andare a prendere i popcorn e tornare prima che abbia finito. Erivo e Bailey se la cavano bene con la loro canzone d’amore, As Long as You’re Mine. Due nuovi brani, The Girl in the Bubble e No Place Like Home, colmano alcune lacune narrative, pur sembrando l’equivalente di lati B o bonus track. Di nuovo, senza assi nella manica come Popular o Defying Gravity, musicalmente il secondo atto è un po’ una delusione, per quanto riguarda i pezzi forti. L’unico è il duetto finale, For Good, che mette insieme le due protagoniste abbastanza bene da farti desiderare che durasse di più, ma non abbastanza da farti uscire dal cinema canticchiandolo in uno stato di beatitudine.
L’unica melodia di Wicked – Parte 2 che spicca più delle altre potrebbe essere Wonderful, e per ragioni che hanno solo in parte a che fare con la magia annacquata che si svolge sullo schermo. È un numero a tre, e il testo su un truffatore che approfitta della credulità delle persone – “Ho mentito loro?”, chiede il Mago di Goldblum; “Solo a parole” – e il modo in cui spiega che gli elettori possono essere costantemente truffati perché non vogliono abbandonare le proprie convinzioni (“i fatti e la logica non li soffocheranno”) suonano ora in modo tristemente attuali. Questo aspetto ha sempre fatto parte del musical, ovviamente. Eppure ora c’è la sensazione che [il tema politico] sia un po’ più evidente. Alla fine, l’uomo dietro il sipario, quello a cui ci era stato detto di non prestare attenzione, è costretto a espiare la sua manipolazione di massa e ad abbandonare la città in preda alla vergogna. Cose del genere non sarebbero forse vietate, nel regno dei musical cinematografici?

Cynthia Erivo è Elphaba. Foto: Giles Keyte/Universal Pictures
Quando Elphaba regala a sua sorella Nellarose (Marissa Bode), ora governatrice e promotrice della persecuzione federale di animali e Mastichini, un paio di pantofole incantate – sì, sono di rubini – gli amici di Dorothy, la ragazza venuta del Kansas, e anche il suo cagnolino non sono da meno. Un risentito Boq Woodsman (Ethan Slater) diventerà davvero spietato, anche se vale la pena ricordare che Oz non ha mai dato nulla all’Uomo di Latta che non avesse già. Ci viene presentato anche uno Spaventapasseri, così come un Leone codardo; perché arruolare Colman Domingo per dare voce (in lingua originale, ndt) a quella bestia fifona e dargli a malapena qualche battuta è una domanda a cui nemmeno il grande e potente tu-sai-chi potrebbe rispondere.
Non è uno spoiler (speriamo) dire che Wicked – Parte 2 si conclude come l’opera teatrale, con un atto di sacrificio e poi un lieto fine che la annulla rapidamente. Fare qualsiasi altra cosa sarebbe un sacrilegio per i fan, oltre che un tradimento nei confronti dell’amicizia al centro di questo colosso di Broadway. Eppure, la sensazione di un’opera che, traslata da un medium all’altro, non sfida più la gravità ma precipita bruscamente sulla terraferma non può essere facilmente scrollata di dosso. Le streghe vanno incontro al loro destino, aggiungendo diversi altri retroscena alla storia di Dorothy e soci che partono per incontrare il Mago. Allora perché questa seconda parte sembra non decollare mai?













