Short Culture Cuts #9: Viva i capelli corti, “sliding door” esistenziale (e cinefila) | Rolling Stone Italia
Diamoci un taglio

Short Culture Cuts #9: Viva i capelli corti, “sliding door” esistenziale (e cinefila)

Da Jean Seberg, che avrebbe rivoluzionato il cinema in ‘Fino all’ultimo respiro’ di Godard, a Mia Farrow, Demi Moore, Meg Ryan… e Chiara Ferragni. Non notate nulla di nuovo?

Short Culture Cuts #9: Viva i capelli corti, “sliding door” esistenziale (e cinefila)

Jean Seberg nel 1960

Foto: Daniel Fallot/INA via Getty Images)

Una serie a puntate, in collaborazione con MAX3MIN – Very Short Film Festival, per riflettere su cosa è, oggi, corto. Spoiler: tutto.

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“Non noti niente di nuovo?”. È la solita domanda che qualcuno (una donna) fa a qualcun altro (un uomo) che, ovviamente, non nota niente di niente. Noi spettatori lo vediamo, anzi lo sappiamo già, che lei si è tagliata i capelli, ma non vogliamo spezzare la magia, non vogliamo guastare la scena ormai diventata tòpos per raccontare i sessi e la loro lotta imperitura – e, là dove la lotta è davvero ribaltata e il patriarcato sovvertito, i capelli non c’entrano: Barbie, anche nella versione Greta Gerwig, ha ancora i capelli lunghi e biondi.

“Non noti niente di nuovo?”, e naturalmente la cosa nuova sono i capelli rigorosamente corti, o spuntati, de-volumizzati. Facciamolo anche noi in questa rubrica, è estate e per questo excursus sul “corto” alleggeriamo, sfrondiamo, sfiliamo, sforbiciamo, letteralmente. Perché i capelli corti sono ancora oggi simbolo di cambiamento, emancipazione, financo – e chiedo scusa per la brutta parola – empowerment?

La Nouvelle Vague, unanimemente avviata da À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc Godard, era il 1960, sarebbe stata la rivoluzione non solo cinematografica che è stata se Jean Seberg, protagonista del film, avesse avuto i capelli lunghi e non quel taglio che sarebbe stato poi imitatissimo dalle donne pre-contestazione di mezza Europa? E, ancora prima, Audrey Hepburn in Vacanze romane avrebbe ugualmente riscritto i canoni della bellezza e dell’eleganza, se avesse sfoggiato una chioma che arrivava al culo? (A proposito di eleganza, pardon.)

La strada sarà lunga, toccherà i demoni che pulsano sottopelle nella società che ribolle alla fine degli anni ’60 (il taglio del famoso parrucchiere newyorkese Vidal Sassoon, come dice lei stessa nel film, di Mia Farrow in Rosemary’s Baby di Roman Polański), l’egemonia capitalista e consumista Eighities (Molly Ringwald, l’icona generazionale di Breakfast Club e Bella in rosa), fino alle nuove eroine che avrebbero inaugurato l’ultimo decennio del secolo scorso (su tutte, la Demi Moore di Ghost).

Mia Farrow terrorizzata durante Rosemary's Baby

Mia Farrow in una scena di ‘Rosemary’s Baby’, Foto: Paramount Pictures

E la commedia romantica che ha riportato Hollywood nei territori che la rom-com aveva toccato durante la Golden Age, molti decenni prima, sarebbe stata la stessa se non avesse puntato sul taglio, anch’esso imitatissimo, di Meg Ryan? I capelli corti come sliding door esistenziale, oltre che cultural-cinematografica, e difatti Gwyneth Paltrow com’era pettinata, in quel film lì?

“Non noti niente di nuovo?” è anche la domanda che ci ha indirettamente fatto Chiara Ferragni all’ultimo Festival di Sanremo. È l’ultima rivoluzione, in fatto di costumi nostrani. La più amata degli italiani che scende le scale dell’Ariston con i capelli evidentemente accorciati. Oggi si dice: con un bob nuovo di pacca. Il suo Sanremo, lei lo sapeva fin dal principio, sarebbe stato difatti chiacchieratissimo, tanto valeva cominciare col botto.

E la cosa che aspettiamo di più, all’inizio della prossima stagione televisiva, è la puntata speciale dei Ferragnez (una sorta di “corto” a sé, guarda un po’) sul dietro le quinte di quella partecipazione al Festivàl, feat. i bisticci col marito Fedez. Ma prima c’è (quasi) tutta un’estate davanti: vi siete tagliati i capelli?