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Quel bravo ragazzo di Robert De Niro: la leggenda in 12 film

Per festeggiare gli 80 anni di Bob (auguri!) e in attesa di rivederlo in 'Killers of the Flower Moon' abbiamo scelto un po' di titoli. E sì, lo sappiamo, sono troppo pochi per raccontare un pezzo da 90 di storia del cinema. Che, tuttora, non molla un colpo
Robert De Niro al photocall di "Killers Of The Flower Moon" a Cannes

Foto: Gareth Cattermole/Getty Images

Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno
Martin Scorsese1973

De Niro aveva recitato in alcuni film prima e pure Scorsese ne aveva diretti un paio, ma Mean Streets è stato la vera svolta per entrambi, la prima di una lunga serie di collaborazioni leggendarie (vedi più avanti). È una storia autobiografica per Marty, cresciuto proprio nelle strade di Little Italy. E anche se la star avrebbe dovuto essere Harvey Keitel nei panni di un piccolo gangster che tenta la scalata, Bob ruba la scena as Johnny Boy, la scheggia impazzita che incontreremo spesso nei film di Scorsese. Uno di quelli che lanciano casualmente una bomba in una cassetta della posta ed entrano in un bar con una ragazza per braccio, sulle note di Jumpin’ Jack Flash. È un De Niro incendiario, avventato, pericoloso. E pochi avrebbero potuto gestire un personaggio del genere come lui.

Il padrino – Parte II
Francis Ford Coppola1974

Sei Oscar per “il capo dei capi” tra i sequel, compreso quello da non protagonista per Bob, che ha dovuto raccogliere un testimone pesantissimo – quello di Marlon Brando (Oscar pure lui per il primo capitolo) – incarnando una versione più giovane del suo Vito Corleone. E rispondere alla domanda: come ha fatto un immigrato siciliano povero e malconcio a diventare il rampollo della più importante famiglia criminale d’America? De Niro è stato fedele all’interpretazione di Brando, ma ci ha messo pure parecchio del suo incanalando il carisma e la spietatezza del personaggio come nessuno. Perché non puoi diventare il boss senza prima sporcarti le mani. Memorabile.

Taxi Driver
Martin Scorsese1976

A proposito di schegge impazzite, questo è il primo film della lista in cui De Niro è la star indiscussa. Taxi Driver è uno dei più grandi film americani mai realizzati e una delle più grandi performance di sempre. Nonostante una certa stilizzazione by Scorsese – pensate a quei pennacchi di vapore demoniaci, alle strade grottesche, al montaggio teso – è chiaro che il regista ha lasciato tutto in mano a De Niro. E nei panni di Travis Bickle, “l’uomo solitario di Dio”, un veterano del Vietnam che trova lavoro come tassista di notte a New York, Bob non solo ci regala una delle scene più iconiche (qui possiamo davvero usare questo aggettivo abusatissimo a proposito) del cinema, – “Stai parlando con me?” –, ma riesce a conquistarci, a farci relazionare con lui e poi lascia che la sua psiche si sveli lentamente mentre continua a guardarci. Ed è come se anche una parte di noi fosse impazzita.

Il cacciatore
Michael Cimino1978

Altro giro, altro Oscar per best picture, e altro titolo che ha fatto un pezzo di storia degli States e della settima arte. È l’unico grande film di Michael Cimino, che poi sarebbe caduto in disgrazia con il flop dei Cancelli del cielo. Ma prima dirige un De Niro in stato di grazia nei panni di un operaio di un’acciaieria della Pennsylvania che parte per il Vietnam insieme a un gruppo di amici. La guerra lo trasformerà prima in un sociopatico e poi in un uomo distrutto che lotta per stare meglio. La scena della roulette russa starring anche Christopher Walken e John Savage, prigionieri dei vietcong in seguito a un’azione di guerra fallita, è il cuore devastante del film. E le conseguenze psicologiche sono pure peggio: ci rendiamo conto che stiamo guardando non solo un personaggio, ma un’intera generazione. Che sta tutta negli occhi di Bob.

Toro scatenato
Martin Scorsese1980

Sì, ancora Marty, feat. la trasformazione più clamorosa di De Niro, che ha messo su 27 kg per il film. Ma il cambiamento fisico non basta a spiegare la grandezza della sua performance, che è tutto un ribollire di gelosia, risentimento e odio per se stesso. L’interpretazione del pugile autodistruttivo Jake LaMotta è roba da leggenda del Metodo: le stesse forze che rendono il campione dei pesi massimi un atleta esplosivo sul ring lo divorano vivo quando ne è fuori. Molti considerano Toro scatenato il miglior film di Scorsese, anche se quell’anno vinse Gente comune, debutto alla regia di Robert Redford (a proposito di scivoloni dell’Academy). Niente e nessuno però ha potuto strappare la statuetta come miglior protagonista a Bob. Monumentale, in tutti i sensi.

Re per una notte
Martin Scorsese1983

“Meglio re per una notte, che buffone per sempre”. È con queste parole che Rupert Pupkin giustifica il suo piano per rapire il conduttore di late show (Jerry Lewis) e sostituirlo nella commedia dark di Martin Scorsese sull’ambizione e la celebrità. Nelle mani di De Niro, le manie di grandezza del personaggio si alternano tra i fallimenti di un comico goffo, disperato e patetico che star non sarà mai e la manifestazione ultima della nostra ossessione psicotica per la fama. Come spesso accade per le comedy di Scorsese, il film è più cupo e contorto dei suoi drammi. E De Niro divide la scena con Lewis, ma si prende tutto con il suo comedian straziante, egoriferito e delirante. E, assurdamente, anche l’affetto del pubblico.

C’era una volta in America
Sergio Leone1984

L’epopea di Sergio Leone segue due gangster di New York nell’arco di tre decenni, tracciando la loro ascesa da amici d’infanzia inseparabili a boss della mafia e nemici giurati. Con il suo ritratto di Noodles, De Niro cattura sfumature e ombre, quando il rischio poteva essere quello di scadere nei cliché o in un’interpretazione unidimensionale. La scena finale nella fumeria d’oppio è indimenticabile, con De Niro che si apre a un sorriso pazzoide e fissa l’oblio prima che la travolgente colonna sonora di Ennio Morricone renda il film immortale.

The Untouchables – Gli intoccabili
Brian De Palma1987

Uno dei più grandi ruoli di De Niro è anche una delle poche volte in cui ha interpretato un criminale senza cercare di dargli alcuna sfumatura o umanità. Nei panni di un Al Capone grassoccio che si pavoneggia e chiacchiera parecchio, Bob è un personaggio insieme mostruoso e comico. Ma ciò che emerge di più nella performance è il suo disprezzo per tutto e tutti: quelli che lo circondano. La sua performance è perfetta anche per il film: più Capone è spietato, più facciamo il tifo perché l’Elliot Ness di Kevin Costner lo freghi “the Chicago way“. Cattivissimo Bob.

Quei bravi ragazzi
Martin Scorsese1990

Quei bravi ragazzi è il miglior gangster movie di tutti i tempi? Di certo è una straordinaria, esilarante e terrificante epopea sull’ascesa e la caduta di un mafioso (l’Henry Hill di Ray Liotta) e un’opportunità pazzesca per ogni attore del cast. Se Joe Pesci spacca in ogni scena in cui recita, De Niro con il suo Jimmy Conway, il braccio destro di Hill, esplode raramente ma – quando lo fa – è da antologia: vedere la sequenza in cui distrugge un telefono dopo aver sentito che il suo amico è stato picchiato. Eppure resta un’interpretazione incredibilmente controllata, e quello che funziona di più è proprio la calma spietata di De Niro: quando il suo personaggio alla fine si rivolge a Henry, lo fa in un modo così calcolatore e agghiacciante che vi farà venire gli incubi per settimane.

Casinò
Martin Scorsese1995

Sì, pare proprio che a De Niro e a Scorsese piaccia lavorare insieme, anche perché questo film viene considerato la terza parte di una trilogia del regista sulla mafia partita da Mean Streets e proseguita con Quei bravi ragazzi. E non poteva che essere starring Bob: è come se i due trovassero forza l’uno nella recitazione e nella direzione da fuoriclasse dell’altro. Magari Casinò sarà un po’ troppo barocco, ma De Niro nei panni di Sam “Asso” Rothstein, un giocatore d’azzardo professionista ebreo-americano che viene assunto dalla mafia di Chicago per gestire le operazioni quotidiane di un casinò di Las Vegas, è sempre strepitoso.

Heat – La sfida
Michael Mann1995

“Non fare entrare nella tua vita niente da cui tu non possa sganciarti in trenta secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l’angolo” è il mantra di Neil McCauley, il ladro professionista che De Niro interpreta nel crime thriller di Michael Mann. Ed è anche il mantra della sua interpretazione: fredda, distante, calcolatrice e assertiva solo se è necessario. Il suo personaggio è il rovescio della medaglia del tempestoso detective di Al Pacino: il regista fa finalmente recitare insieme due leggende nella celeberrima scena del ristorante, quando il detective di Pacino porta il ladro di De Niro a prendere un caffè. Vent’anni dopo Il padrino – Parte II, Taxi Driver e Il cacciatore, questo film è la dimostrazione che De Niro è in grado di essere ancora più minaccioso di chiunque altro, ma riesce a farlo sempre con stile.

The Irishman
Martin Scorsese2019

Se in Mean Streets De Niro è pieno di energia e caos, The Irishman parla di invecchiamento e perdita. Bob interpreta Frank Sheeran, un uomo che in qualche modo entra nel giro mafioso e anche nella vita del Jimmy Hoffa di Al Pacino, segnando un’altra reunion tra i due attori (e il primo film con Al per Scorsese). Ma non sorprende che sia proprio De Niro il pilastro del film, con i marchi di fabbrica tipici del suo modo di recitare, dalle solite scrollate di spalle ben calibrate alle esitazioni verbali. E dopo l’adrenalina, Marty sceglie di farci vedere il decadimento e di renderci testimone del loro dolore nell’inverno della vita. Sì, iniziamo e finiamo con un film di Scorsese. E non poteva che essere così.

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