‘Predator: Badlands’ è la buddy comedy che non ci aspettavamo (sul serio) | Rolling Stone Italia
la strana coppia

‘Predator: Badlands’ è la buddy comedy che non ci aspettavamo (sul serio)

La saga sci-fi famosa per i cacciatori interstellari che combattono gli esseri umani pone la domanda: cosa succede quando si mettono insieme un’androide chiacchierona e il “killer dei killer”? La risposta è sorprendente

‘Predator: Badlands’ è la buddy comedy che non ci aspettavamo (sul serio)

Elle Fanning e Dimitrius Schuster-Koloamatangi in ‘Predator: Badlands’

Foto: 20th Century Studios

Lui fa parte di una razza di cacciatori extraterrestri che vanno fieri delle loro abilità di predatori e del loro essere “assassini di assassini”. Lei è un androide programmato per raccogliere esemplari alieni e, a quanto pare, offrire un allegro contrappunto comico ogni volta che si profila un disastro. Insieme a un’adorabile creatura dotata dell’agilità di un macaco e del muso rugoso di un carlino, devono affrontare uno scenario pericoloso pieno di ostacoli mortali. Non vogliamo dire che ne derivi necessariamente divertimento quando, sapete, uno dei personaggi taglia a metà una bestia enorme con una spada laser e tiene in mano la sua colonna vertebrale insanguinata e recisa come trofeo di vittoria. Ma è abbastanza ovvio che state guardando una buddy comedy. Una in cui il co-protagonista è un Predator. [Qui parte il tema musicale della Strana coppia]

C’era una volta un killer spietato proveniente da una galassia lontana lontana che rappresentava solo un’altra minaccia che si frapponeva tra Arnold Schwarzenegger e la sopravvivenza nelle giungle dell’America Centrale. Grazie allo straordinario design di Stan Winston e alla necessità di creare creature che potessero essere sfruttate all’infinito nei franchise, l’intruso interstellare con le mandibole e i dreadlocks continuò a tornare sulla Terra, dando la caccia a tutti, dalle tribù native americane del XVIII secolo ai poliziotti di Los Angeles sconvolti dal futuro. Seguirono sequel, fumetti, videogiochi, action figure e un film d’animazione. Arrivò persino a scontrarsi con gli Xenomorfi. Era nata una star.

Il sesto film della serie – l’ottavo se si contano gli spin-off Alien vs. Predator – intitolato Predator: Badlands (ora nelle sale) mantiene il mix di azione da film di serie B e horror pulp, con l’aggiunta di molti elementi di fantascienza hard. La maggior parte dei dialoghi è nella lingua madre del personaggio principale, che crediamo si chiami “predatorese”, e tutto si svolge su due pianeti che rispondono alla domanda: “Cosa succederebbe se Frank Frazetta e Roger Dean avessero un figlio?”. Ma in fondo è un road movie comico, grazie a questa coppia male assortita che cerca di andare d’accordo tra le viscere appiccicose dei mastodonti cosmici. Finalmente abbiamo il remake cinematografico dell’universo di Predator di Prima di mezzanotte di cui nessuno sapeva di aver bisogno?

Tutto inizia con una piccola disputa familiare che coinvolge un giovane predatore di nome Dek (Dimitrius Schuster-Koloamatangi). Sta cercando di superare i tradizionali rituali Yautja di passaggio all’età adulta, che gli garantiranno il mantello dell’invisibilità. Questi rituali prevedono la sconfitta di un altro guerriero in battaglia. Quello che mette alla prova il suo coraggio è proprio suo fratello, Kwei (Mike Homik). Dek viene presto condannato all’estinzione da suo padre, il capo tribù, perché i “deboli” devono essere eliminati dal branco. Per farla breve, il nostro eroe fugge e giura di riportare il trofeo definitivo: la testa di un Kalisk, un mostro indistruttibile con poteri rigenerativi che vive nelle profondità del terreno impervio di Genna. Se siete già confusi o disorientati, abbandonate subito la lettura: da qui in poi la trama diventerà ancora più contorta.

Predator: Badlands | Trailer Finale | Dal 6 Novembre al Cinema

Una volta atterrato su Genna, Dek combatte contro una serie di esemplari di flora e fauna autoctoni e qualche strano colosso affamato. Conosce anche Thia (Elle Fanning), un essere sintetico creato dalla Weyland-Yutani Corporation (sì, proprio quella Weyland-Yutani Corporation) che era stata inviata anche lei per catturare e recuperare il Kalisk. Congratulazioni, fan di Alien vs. Predator, il crossover della serie è ora ufficialmente entrato nel canone della saga! Il loro incontro romantico coinvolge uno pterodattilo, una serie di piante che sparano aghi paralizzanti e un nido in cui Thia è stata imprigionata. Una volta liberata, Dek scopre che al robot manca la parte inferiore del corpo. Aiutami a recuperare le gambe, dice Thia, e lei potrà aiutarlo a trovare un Kalisk. Lui la lega alla schiena e, insieme al già citato ibrido tra scimmia e cane che Thia chiama Bud, partono per andare incontro al loro destino. [Qui parte Movin’ Right Along da Ecco il film dei Muppet]

Ci sono brividi, emozioni, colpi di scena e un sacco di scambi linguistici; rimarrete sorpresi da quante battute si possano ricavare dai litigi tra la nostra lingua e il predatorese. Fanning sa esattamente come aggiungere un’aura positiva al suo personaggio opportunista ma ottimista, così come un’aria fredda e minacciosa quando interpreta la sua gemella sintetica malvagia. Il regista Dan Trachtenberg ci ha regalato sia il capolavoro indiscusso della serie Prey (2022) sia l’antologia animata di quest’anno Predator – Killer dei Killer, e questa sua terza fatica lo rende ormai il regista di riferimento della serie. Sa bene come presentare panorami da copertina di libro tascabile, attacchi di mostri urlanti e una scena in cui Thia e le sue gambe ancora senza corpo combattono contro i teppisti della Weyland-Yutani. Tutto procede spedito, con qualche pausa per far ringhiare a Dek massime sulla forza attraverso il dominio e osservare una o due decapitazioni.

Badlands ha qualcosa di simile a un messaggio che diventa evidente prima del trionfante scontro finale con il boss (c’è ancora un altro riferimento ad Alien in serbo), il climax in stile tragedia greca e una scena post-titoli di coda in cui ti viene ricordato che c’è una differenza tra il clan di killer cosmici in cui sei nato e quello che hai scelto, eccetera eccetera. O forse è che la vera caccia al predatore al vertice della catena alimentare sono gli amici che ci siamo fatti lungo il percorso. Indipendentemente da ciò, questa deviazione verso un genere che in precedenza non era associato a mandibole scricchiolanti e uccisioni giuste suggerisce che il team di esperti del marchio voglia diversificare un po’ il proprio portafoglio. A cui possiamo solo rispondere: adesso dateci una teen comedy romantica, musicale e sboccata a tema Predator!

Da Rolling Stone US

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