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‘MUTI’, l’action thriller con Morgan Freeman tra detective tormentati e sacrifici umani

Girato tra il Mississippi rurale e le strade di Roma, il film racconta del sodalizio tra un antropologo (interpretato dal premio Oscar) e un poliziotto (Cole Hauser) per catturare un serial killer che uccide secondo un brutalissimo rituale tribale (il MUTI, appunto)
Morgan Freeman in MUTI

Foto: ILBE

«Esiste una linea incredibilmente sottile tra la ragione e la pazzia, e non è sempre possibile sapere da quale parte della linea ci troviamo». Si apre con un monologo di Morgan Freeman MUTI, l’action thriller co-diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani e Luca Giliberto, prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment, che arriverà al cinema il prossimo 11 maggio distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos. «La violenza tra due parti contrastanti non è soltanto endemica di questa cultura, ma di tutte le culture. In fondo siamo delle tribù, ma definire le nostre tribù non è semplice come dire le persone nere sono nate sotto il sole e le bianche sotto la luna. La divisione consiste nel dire che gli altri sono nel torto, e io nella ragione. E questa divisone non si basa semplicemente sull’estraneità da una tribù differente dalla nostra, è molto più complessa», dice il professor Mackles (Freeman), celebre antropologo di origine africana, ai suoi studenti durante una lezione. Ma quando un allievo afferma che basta qualche minuto su Google per comprendere altre culture, Mackles ribatte: «Cosa farebbe se trovasse un sistema di valori altrui così in antitesi col suo da sembrare delirante?».

Ecco, il punto è proprio questo: il titolo del film prende il nome dall’omonima parola che in Swahili significa “medicina”. Il rituale MUTI è una forma di sacrificio umano diffuso tra alcune tribù africane in cui l’uccisione viene eseguita dopo che parti del corpo sono state rimosse con precisione mentre la vittima è ancora viva, affinché le grida possano evocare le divinità. Questi riti vengono macabramente celebrati e richiesti agli sciamani per ottenere maggiore successo, potere, energia o fortuna.

Vernon Davis (Randoku). Foto: ILBE

Nel lungometraggio c’è un serial killer misterioso che uccide secondo questo arcaico e brutalissimo rituale tribale, una sorta di santone mercenario che ammazza su commissione: prima una ragazzina alla quale mancano palpebre, mani e genitali, poi un bambino mutilato, altri ancora scomparsi… C’è l’ansia di Zodiac, di Seven (dove peraltro Freeman interpretava il detective “anziano”al fianco di Brad Pitt), di quei crime-thriller à la David Fincher, ma, se possibile, è tutto ancora più dark, oscuro. Anche perché, per chi indaga, esiste una barriera culturale insormontabile. E proprio il personaggio di Morgan Freeman (già premio Oscar come non protagonista per Million Dollar Baby, ma con altre quattro candidature in carriera da parte dell’Academy) viene chiamato per decodificare le azioni dell’assassino.

Cole Hauser (detective Boyd). Foto: ILBE

A condurre l’indagine un’evoluzione del detective hard boiled: si chiama Lucas Boyd, sta per ritirarsi e non riesce a processare il lutto per la morte della figlia. È un poliziotto solitario che ha perso tutto e non ha paura di essere anche giudice e boia dei sospettati. Quando lo vediamo per la prima volta spara a un rapitore/molestatore di giovanissimi, e non esattamente per legittima difesa. Alla richiesta di spiegazioni da parte della sua partner (Murielle Hilaire) replica: «Pensi che a qualcuno manchi Ted Bundy?». Boyd è interpretato da Cole Hauser, già molto amato in Yellowstone: nella serie western by Taylor Sheridan, il suo cowboy Rip finisce per innamorarsi di Beth (Kelly Reilly), la figlia del patriarca John Dutton (Kevin Costner).

Cole Hauser (detective Boyd). Foto: ILBE

«Morgan Freeman, nei panni del dottor Mackles, è perfettamente minimalista. E Cole Hauser, nel ruolo del detective, dice molto, pur dicendo poco», afferma il regista George Gallo. «Entrambi i personaggi custodiscono segreti oscuri dentro di loro. Per molti versi il film racconta di due uomini che si uniscono per uno obiettivo comune ma non rivelano mai chi sono veramente. Non possono farlo perché le loro verità sono semplicemente troppo atroci per essere svelate».

Cole Hauser (detective Boyd) e Morgan Freeman (professor Mackles) in ‘MUTI’. Foto: ILBE

MUTI si snoda tra diverse location in Europa e negli Stati Uniti: le strade di Roma si intrecciano all’atmosfera rurale del Mississippi. E tra gli interpreti c’è anche l’italianissimo Giuseppe Zeno: «La scelta di Zeno nel ruolo dell’ispettore Mario Lavazzi per le riprese nel cuore della Capitale è esemplificativa del nostro business model: attori, maestranze e location nostrani in produzioni dedicate al mercato internazionale», spiega Andrea Iervolino, presidente di ILBE. E Gallo approfondisce: «È stato bellissimo dirigere un cast così meraviglioso e variegato. L’idea di affiancare le strade di Roma e i paesaggi del Mississippi mi ha permesso di lavorare con una combinazione di colori meravigliosi. Nel film non sono presenti momenti delicati, i personaggi non navigano verso il tramonto all’orizzonte e, da narratore, ho dovuto combattere contro questi istinti colorati di rosa».

Giuseppe Zeno (Ispettore Lavazzi) sullo sfondo di Castel Sant’Angelo. Foto: ILBE

Basata su un soggetto di Joe Lemmon, Francesco Cinquemani e Giorgia Iannone, la sceneggiatura di MUTI è stata curata da Bob Bowersox, Jennifer Lemmon, Francesco Cinquemani, Giorgia Iannone, Luca Giliberto e Ferdinando Dell’Omo. Il direttore della fotografia è Andrzej Sekula, che in passato ha firmato capolavori come Le iene, Pulp Fiction, American Psycho. Nel cast ci sono anche l’ex star del football Vernon Davis nei panni dello spietato sciamano e lo svedese Peter Stormare (Fargo) in quelli del capitano Marchand.

Vernon Davis (Randoku). Foto: ILBE

George Gallo ha scritto e diretto numerosi film di diverso genere. Da commedie d’azione come Prima di mezzanotte (per cui ha vinto il Writer’s Guild 101 Funniest Screenplays Award) e Bad Boys alle rom-com Perseguitato dalla fortuna e Local Color. Per C’era una truffa a Hollywoodstarring Robert De Niro, Morgan Freeman, Tommy Lee Jones, Zach Braff e Emile Hirsch – è stato premiato con lo Stanley Kramer Mad Mad World Award. In MUTI il regista americano è affiancato da Francesco Cinquemani, che, dopo una carriera come giornalista e direttore di giornale, ha diretto dieci lungometraggi e due documentari, oltre ad aver prodotto alcune serie televisive e lavorato con attori del calibro di Alec Baldwin, John Travolta, Antonio Banderas, Julian Sands, Brendan Fraser, Michael Madsen, Danny Glover, Famke Janssen e Morgan Freeman. In teatro ha diretto per sette anni la Compagnia Stabile Assai di Rebibbia, il più antico gruppo teatrale formatosi all’interno del contesto penitenziario italiano. A completare il trio Luca Giliberto, che aveva già co-diretto insieme ai due colleghi La rosa velenosa (2019). Anche Twins di Lamberto Bava (in produzione), Billie Bad Girl di Francesco Cinquemani (da girare) e il cortometraggio Adda passà ‘a nuttata di Enrico Maria Lamanna portano la sua firma.

«Sicuramente MUTI non è il genere di film per cui sono conosciuto, ma ho sempre desiderato farlo», sottolinea Gallo. «Quando ero molto giovane, ero fortemente affascinato da titoli come Il braccio violento della legge e L’esorcista. Penso che siano film di successo perché prendono spunto dalla realtà e tralasciano colpi di scena poco genuini. Queste storie semplicemente scorrono e gli eventi coinvolgono persone reali. Con questo film ho adottato questo approccio, volevo che trasmettesse la sensazione che gli eventi stessero semplicemente accadendo. Non ci sono grandi scelte di inquadrature o movimenti di camera ricercati. Ho solo lasciato che scorresse».

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