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Metti, un ‘Esterno giorno’, quattro fighi che ti raccontano il cinema…

Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Saverio Costanzo e Domenico Procacci rispondono, nel doc di Luca Rea in onda su Rai Movie sabato 4 dicembre, alla domanda: perché fate i film? Nella risposta c’è (anche) il senso della vita

Foto: Rai Movie

«Perché si fa cinema?». Questa la domanda che il regista Luca Rea e i suoi coautori (Gida Salvino e Luca Rosini) si sono posti in pieno lockdown e hanno rivolto a quattro persone che di cinema, letteralmente e metaforicamente, vivono: un regista (Saverio Costanzo), un produttore (Domenico Procacci) e due attori (Jasmine Trinca e Valerio Mastandrea).

Il documentario Esterno giorno, prodotto da Rai Movie, è stato realizzato durante la chiusura totale, quando il cinema “non si poteva fare” né tantomeno vedere in sala. Presentato in anteprima fuori concorso – sezione “L’incanto del reale” – al Torino Film Festival ancora in corso, sarà visibile proprio su Rai Movie sabato 4 dicembre alle 23:15.

Esterno giorno è una sorta di diario “minimo”, sentito, essenziale e ritmato sulla “passionaccia” che accomuna chi fa cinema. Alterna interviste ai quattro protagonisti, realizzate all’aperto, sulle (proverbiali) terrazze romane e in un club di tennis (Procacci è giocatore e appassionato), ma anche scene e frammenti di film “dei” professionisti in campo – Hungry Hearts, Il grande Blek, La stanza del figlio, Cresceranno i carciofi a Mimongo, Non essere cattivo – e da una sequenza del capolavoro Fitzcarraldo di Werner Herzog.

In quel film si dice: «Solo i sognatori possono smuovere le montagne». E proprio la visionarietà, la stravaganza, oltre alle difficoltà abituali di un settore – messe a nudo dal Covid – sono tra i temi di Esterno giorno. Tra una confessione e l’altra, molto materiale d’archivio: alcuni brevi video televisivi con un giovanissimo Mastandrea (dal Maurizio Costanzo Show), oltre a un backstage dal set cult di L’odore della notte di Claudio Caligari.

Jasmine Trinca in ‘Esterno giorno’. Foto: Rai Movie

Saverio Costanzo dice del proprio lavoro: «Credo di fare un “cinema d’attori”: dei miei film spesso viene ricordato più il protagonista che il regista. Per me è un valore». Rea, di cui di recente si è visto il documentario Django & Django alla Mostra di Venezia, lascia che sia il flusso di parole, ma anche il gesticolare, i volti, gli sguardi, dei suoi “personaggi” a dare corpo principale al film.

La domanda «Perché si fa cinema?» contiene un mondo. Ovviamente il film non ha la pretesa di contenere il mondo o dare una sola risposta definitiva all’interrogativo. Riesce però almeno a schiudere frammenti di “mondo”-cinema e suggestioni. «Si fa per godimento, una forma profonda di piacere, anche quando è sofferenza… Una forma di libertà», secondo Jasmine Trinca.

L’aspetto più interessante è forse la capacità di cogliere brevi istantanee intime e personali sui set di tutti gli intervistati. Ancora l’attrice ricorda: «Perfino negli incontri più intensi, nel rapporto più bello con un regista o una regista, c’è qualcosa di un po’ “squilibrato”, un vero e proprio affidarsi dell’attore all’autore».

Le metafore più usate sono quelle delle montagne da scalare, del pozzo da cui attingere. «Nel tennis io sono sempre stato molto più emotivo che nella vita professionale», racconta Domenico Procacci. «Ho sempre cercato di lavorare sulla qualità più alta possibile che potesse arrivare a un pubblico».

Tra le sequenze memorabili: i ricordi di Mastandrea dedicati a Caligari (con pudica e contenuta commozione) e quella in cui l’attore romano ricorda con sincerità e senza filtri un provino per Spike Lee per Miracolo a Sant’Anna. «Spike – racconta Mastandrea – è il motivo per cui io vado al cinema. Fa’ la cosa giusta è il primo film che ho visto in sala da solo. Eppure, quando feci un provino per lui, mi ha detto: “Sii meno trattenuto, esci un po’ di più!”. Gli ho spiegato come secondo me doveva essere il personaggio… “Ah, l’hai pensato così? Allora fallo così”, ha detto Spike. E infatti poi ha preso Favino…».

Rubando proprio a Spike una celebre battuta che rivolge ai suoi studenti di cinema: «You gotta make your own way. You gotta find a way. You gotta get it done. It’s hard. It’s tough». Del perché esattamente lo si faccia, è più difficile dire…

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