‘Eternity’: la recensione del film di David Freyne con Elizabeth Olsen, Miles Teller e Callum Turner | Rolling Stone Italia
Scandalo in paradiso

Meglio passare l’‘Eternity’ con l’amore che conosci o con quello che non hai mai vissuto?

La rom-com di David Freyne gioca con i quesiti sull’adilà che ci tormentato nell’“aldiquà”. E punta sulla bravura del terzetto di protagonisti: Elizabeth Olsen, Miles Teller e Callum Turner

Meglio passare l’‘Eternity’ con l’amore che conosci o con quello che non hai mai vissuto?

Elizabeth Olsen, Miles Teller e Callum Turner in ‘Eternity’

Foto: Leah Gallo/A24

Supponiamo che tu abbia la fortuna di trovare l’anima gemella come è successo a Larry (Miles Teller) e Joan (Elizabeth Olsen) tanti anni fa. Una volta lei era una bibliotecaria. Lui aveva bisogno di un libro. Joan era una vedova il cui marito era un soldato; lui morì combattendo per il suo Paese in Corea. Larry la faceva ridere. Si sposarono, ebbero figli e, più tardi, nipoti. La coppia fece quello che fanno tutte le coppie: scherzavano, litigavano, costruivano una vita insieme. A Joan fu diagnosticato un cancro terminale. Larry ebbe un incontro fatale con un pretzel a una festa per rivelare il sesso del nascituro. Finché morte non li separò, eccetera eccetera.

Ok, torniamo a questo scenario ipotetico. E se, come Joan, ti ritrovassi in un aldilà che assomiglia a un incrocio tra una fiera del lavoro e la Grand Central Station nell’ora di punta? È il Junction, una sorta di limbo dove i defunti recenti possono scegliere dove trascorrere il loro post-vita. Forse la tua versione del paradiso è un soggiorno eterno nella Parigi degli anni ’60. Oppure la Germania degli anni ’30 (“ora con il 100% di nazisti in meno!”). Forse è una vacanza perpetua su una spiaggia tropicale, o un rifugio di montagna che non finisce mai, o semplicemente un mondo senza uomini – anche se quest’ultimo, com’era prevedibile, ha già superato di gran lunga la sua capacità. In ogni caso, hai una settimana di tempo per scegliere, poi basta. È lì che trascorrerai l’eternità, amen.

E se, come Joan, vedessi immediatamente il tuo defunto partner che ti accoglie con tutto il sollievo e l’affetto che un essere umano postumo può provare? E poi, dal nulla, vedessi anche Luke (Callum Turner), ovvero il tuo primo marito morto in combattimento, ancora bello come il giorno in cui è partito? Invece di scegliere un paradiso personalizzato, Luke ha aspettato 67 anni che la sua Joanie lo raggiungesse nell’aldilà. È semplicemente rimasto nel purgatorio, lavorando come barista, fino a quando lei non ha lasciato questa vita terrena.

ETERNITY | Trailer Italiano Ufficiale HD

Quindi, da un lato hai il tuo primo vero amore, quello che ti è stato strappato troppo presto e con cui non hai mai avuto la possibilità di vivere la felicità domestica, pronto finalmente a iniziare una vita ultraterrena con te; dall’altro hai la persona con cui hai trascorso i tuoi giorni sulla terra, cambiando pannolini e pagando mutui, con cui hai condiviso decenni di storia. Ecco la domanda da 100mila dollari: chi scegli?

Benvenuti a Eternity (nelle sale dal 4 dicembre, ndt), una commedia romantica che sembra nuova ma che, in realtà, è vecchia quasi quanto il tempo e il cinema stesso. È infatti una rivisitazione in chiave moderna della classica “commedia di ri-matrimonio”, quel sottogenere della Golden Age di Hollywood che mescola screwball comedy e fantasia sull’aldilà in stile old school. Pensate a Scandalo a Filadelfia che incontra Prossima fermata: paradiso. O a La signora del venerdì che va a un appuntamento al buio con Il paradiso può attendere. Come i residenti temporanei della sua stazione di transito tra i vivi e i morti, la scelta è vostra in termini di confronti cinematografici fusi insieme.

Anche il cast sembra in qualche modo cavalcare l’onda del ritorno al passato. Non saremo i primi a pensare a Robert Mitchum quando guardiamo il volto virile di Miles Teller, anche se lui scivola comodamente in un mood alla Ralph Bellamy, quando le cose si fanno frenetiche. Elizabeth Olsen interpreta una ragazza civettuola e volubile con un senso impeccabile dei tempi comici alla Jean Arthur e un profilo glamour che farebbe invidia a Claudette Colbert. Dire che Callum Turner qui interpreta Joel McRea o Tyrone Power sarebbe un eufemismo. Anche John Early e la grande Da’Vine Joy Randolph, che interpretano due “consulenti dell’aldilà” rivali, stanno semplicemente dando la loro interpretazione dei ruoli da spalla comica che Franklin Pangborn e Thelma Ritter hanno reso celebri.

John Early e Da’Vine Joy Randolph in una scena del film. Foto: Leah Gallo/A24

Aggiungete il fatto che il tutto sembra filtrato attraverso l’atmosfera eccentrica della fine degli anni ’90, completa di gag visive buffe – complimenti a chiunque abbia immaginato l’aldilà che va dai medical drama senza fine ai campi nudisti – e un “archivio” di ricordi che sembra una produzione teatrale universitaria se fosse stata progettata da Michel Gondry sotto l’effetto di medicine per il raffreddore, e si ottiene un’eternità che gioca con diverse ondate di nostalgia. Tutto si riduce alla domanda centrale posta all’inizio, e anche se il regista David Freyne (The Cured, uno zombie movie che ruotava anch’esso attorno alla domanda “what if?”) non aggiunge molto alla trama, tiene comunque gli occhi fissi sull’obiettivo.

Che è, naturalmente, l’elemento umano in gioco in questa versione stravagante e consapevole del vecchio cliché del triangolo amoroso. Aiuta immensamente il fatto che Teller e Olsen stiano bene insieme – lei tira fuori il meglio da un partner che a volte può sembrare distante sullo schermo – e che Turner sappia esattamente come rendere questo ragazzo “perfetto” imperfetto ma comunque simpatico. E la simpatia è una qualità che Eternity cerca continuamente di conquistare. Vuole mettere il pubblico nei panni di Joan e, come lei, fargli chiedere cosa conta davvero: l’amore che avrebbe potuto essere o l’amore che conosci? Si capisce che il film cerca anche di essere l’equivalente cinematografico di un comfort food. È difficile criticare un’opera che vuole così tanto essere una rom-com di culto, soprattutto quando è recitata così bene. Ma quel senso di intelligenza autoconsapevole e di disperazione leziosa è una scelta con cui il film dovrà convivere per sempre.

Da Rolling Stone US