Le pagelle di Venezia 80: episodio 2 | Rolling Stone Italia
Lido days

Le pagelle di Venezia 80: episodio 2

Woody Allen si riprende la Mostra, l’“euphoria” per Jacob Elordi (e Priscilla Presley), i film che puntano al Leone e le polemiche. Quest’anno inutili

Le pagelle di Venezia 80: episodio 2

Woody Allen a Venezia nel 2023. Foto: Franco Origlia/Getty Images

VOTO 7:

I film, secondo round

GREEN BORDER - Clip

Secondo giro di film, dopo quelli visti nei primi giorni (qui le pagelle di inizio Mostra). Gli italiani in generale arrancano, soprattutto nei giudizi dei giornali stranieri. Ma il classicone Io capitano di Matteo Garrone e l’ambizioso/presuntuoso (e vitalissimo) Enea di Pietro Castellitto sono due bei colpi: i giurati stranieri guidati da Damien Chazelle li apprezzeranno? Il favourite qui al Lido resta Yorgos Lanthimos col suo Poor Things, che la settimana scorsa ha già prenotato i premi principali, dal Leone d’oro alla Coppa Volpi per la stupefacente Emma Stone (sarebbe la seconda dopo La La Land, che la portò fino all’Oscar). Ma, nella seconda metà di Mostra, sono entrati due titoli a fare da competitor: Green Border di Agnieszka Holland, “attaccatissimo” al dramma dei rifugiati al centro dell’attualità est-europea, e Evil Does Not Exist di Ryūsuke Hamaguchi, già Oscar per Drive My Car e qui in versione ambientalista. Il TotoLeone è ufficialmente partito…

VOTO 10:

Woody takes (back) Venice

 

 
 
 
 
 
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Qualche sciocco contestatore che non conosce la storia (e la Storia) c’ha provato, a guastargli il red carpet. Ma Woody è stato accolto nella sua Venezia con i massimi e meritatissimi onori: era ora che un grande festival tornasse a celebrare uno dei più grandi autori di tutti i tempi, ingiustamente accusato dai tribunali social-millennial per crimini mai commessi in passato. Abbracci, autografi e selfie con i fan, e un’attività stampa fittissima: Allen è stato generosissimo, e critici e pubblico l’hanno ricambiato, applaudendo con entusiasmo quella piccola delizia che è Coup de chance, presentato fuori concorso. Dopo il bagno di folla, subito a Milano per i concerti da clarinettista con la sua jazz band: Leone alla stamina, noi qui siamo stanchi per molto meno.

VOTO 6,5:

Le star (o chi per loro)

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da La Biennale di Venezia (@labiennale)

Lo sapete, c’è lo sciopero degli attori USA, che protestano contro le major, dunque le defezioni sono state parecchie (Bradley Cooper, Emma Stone, Michael Fassbender su tutti). Ma qualche brivido c’è stato, ad animare il red carpet veneziano. Jacob “Euphoria” Elordi e la vera Priscilla Presley si sono contesi i flash sul tappeto rosso di Priscilla di Sofia Coppola, ed era bellissimo sentire i giovani fan gridare parimenti “Jacob!” e “Priscilla!”, una delle pochissime per cui si può usare la parola “icona”. Woody è stato accolto con grande rispetto – “Sappiamo che non gli piace sentir urlare il suo nome, quindi farò stare tutti calmi”, prometteva una ragazza dietro la transenna – e Ava DuVernay, in giallo Prada, era più acclamata di una diva. E la nostra Benedetta Porcaroli, tra i volti di Enea, è forse meno star di certe facce “euphoriche”? Certo che no… Aspettiamo Jessica Chastain, sul red carpet questa sera: si chiude in rossezza.

VOTO 4:

I local

La Mostra è una miniera d’oro per i veneziani del Lido. Alberghi che triplicano le loro tariffe, appartamenti introvabili già da un anno all’altro, ristoranti così affollati che prenotare un tavolo per quattro persone – anche nella seconda settimana, di solito decisamente più “sgonfia” – pare un’impresa. Sempre che a mangiare (again) si riesca ad andarci prima delle 22. Fiumi di spritz – Aperol, Campari o (per gli appassionati) Select, choose your fighter – e tavolate di cicchetti, panini che costano come un primo e primi che costano come un pranzo a Milano. Gente che agli stabilimenti balneari del Lungomare Marconi commenta al telefono con gli amici: “Ma quand’è che finisce questo festival di me**a?!” perché magari c’è un po’ di fila per il caffè al bar. Com’è che si dice? Non sputare nel piatto dove mangi. Anche perché rovinare quel delizioso baccalà mantecato sarebbe un delitto.

VOTO 8:

Il pubblico (super young)

Quasi il 20% in più nelle vendite dei biglietti rispetto all’anno scorso. La Biennale giustamente esulta, e le platee sono effettivamente pienissime, e giovanissime. A 80 anni, la Mostra parla a un pubblico molto under, fatto di “piccoli cinefili crescono” che aspettano i registi-star all’ingresso della Sala Grande, come dicevamo poco fa, e che affollano le proiezioni pure dei film di sezioni più “off” come Giornate degli Autori e Settimana della Critica. E poi tutti a fare il dibattito all’Isola Edipo con negroni vista Laguna, quando i vecchietti son già tornati in città.

VOTO 3:

Le polemiche

Dello “scandalo Woody”, dicevamo, non si è accorto nessuno, o quantomeno non se n’è accorto lui. In fatto di polemiche, ci si ferma a Favino vs. gli attori stranieri che interpretano personaggi italiani, un suo (discutibile) tormentone che però non ha avuto un gran seguito, nella cosiddetta “conversazione” qui al Lido. Resta l’indignazione per gli influencer che passano sul tappeto rosso, e contro cui si è scagliato anche Guè. Ma basta per indignarsi? In fondo, chissenefrega: quando arriva la star vera, scompaiono in meno dei secondi di durata di loro un video su TikTok.