‘Il ragazzo e l’airone’ è il testamento immaginifico e struggente di Hayao Miyazaki | Rolling Stone Italia
E noi come vivremo?

‘Il ragazzo e l’airone’ è il testamento immaginifico e struggente di Hayao Miyazaki

Il maestro giapponese non rinuncia a credere, di fronte alla macerie di ieri e di oggi, a un nuovo inizio, consapevole che il suo lascito al futuro che arriva dal passato (e vive nel presente) non offre né porta con sé risposte. Ma solo una domanda: “E voi come vivrete?”

Un'immagine di 'The Boy and the Heron' di Hayao Miyazaki

Un'immagine di 'The Boy and the Heron' di Hayao Miyazaki

Foto: Studio Ghibli/Lucky Red

Corre nel corridoio del tempo che divide il mondo di sopra dal mondo di sotto chiudendosi alle spalle l’ultima porta, il vecchio mago che (per fortuna) non mantiene le promesse. E, ripresa la matita in mano, disegna sullo schermo, con epico e visionario umanesimo, il suo immaginifico testamento, la lettera di un nonno a un nipote su una vita che vale la pena di essere vissuta: perché sì, dopo ogni lutto (e ogni guerra) c’è pur sempre ancora un domani. È un bellissimo film sulla morte e sul divino, un racconto di formazione delizioso e struggente, un film liquido magnificamente avventuroso Il ragazzo e l’airone, il nuovo capolavoro (a dieci anni dal film che ne avrebbe dovuto sancire il ritiro) dell’82enne Hayao Miyazaki. Che, nel sogno negato di “un mondo pacifico, ricco e buono”, sa che non è ancora troppo tardi per ritrovare fiducia nella realtà passando attraverso, preferibilmente incolumi, alla poesia del “fantastico”, alle sue leggi, alle sue trappole.

THE BOY AND THE HERON Trailer | TIFF 2023

Torri cadute dal cielo, uomini impazziti per avere letto troppi libri, pellicani che non possono sottrarsi al proprio destino: magico e misterioso, il film – frutto dell’animazione “calda” ed empatica, paziente e vecchio stampo del leggendario Studio Ghibli – racconta, tra molte e affascinanti intuizioni visive (da un corpo che si tramuta in acqua al volo degli Warawara, i bambini di domani…) la storia di Mahito, un ragazzo di 12 anni che durante la Seconda guerra mondiale perde la madre nell’incendio dell’ospedale dove lavora. L’anno seguente si trasferisce con il padre in una villa fuori città immersa nel verde, dalla zia che in realtà è diventata la sua matrigna ed è in attesa di un bimbo. La nuova situazione lo fa soffrire, fatica ad ambientarsi: ma un airone impertinente (e parlante) gli assicura che seguendolo potrà rivedere la madre…

Foto: Studio Ghibli/Lucky Red

Cosparso di tracce della sua infanzia in un mondo magico che non ha eredi, destinato (come il cinema?) a svanire e, forse, a essere persino dimenticato, il grande maestro giapponese non rinuncia a credere, di fronte alla macerie di ieri e di oggi, a un nuovo inizio, consapevole che il suo lascito al futuro che arriva dal passato (e vive nel presente) non offre né porta con sé risposte. Ma, con il vostro permesso, solo una domanda, urgente e necessaria: “E voi come vivrete?”. È il titolo originale (ma ovviamente non solo) del film, che lo prende a sua volta in prestito da quello del libro di Genzaburō Yoshino (che la madre di Miyazaki gli regalò quando era un ragazzo) a cui il regista si è molto ma molto liberamente ispirato, mescolandolo con ricordi autobiografici e con i proverbiali temi (l’adolescenza, il rapporto con la natura, la contaminazione tra universi, l’ibridazione animale…) del suo cinema.

Foto: Studio Ghibli/Lucky Red

Che sulle note struggenti del pianoforte compie una dolorosa ma inevitabile elaborazione del lutto, là dove il senso, prettamente adolescenziale, della scoperta non dimentica la tenerezza: ne esce un film con una carica quasi mistica, anche complesso, filosofico e fiabesco, impressionante per ricchezza di particolari, pieno di idee morbide, dolci (l’impagabile gruppo delle vecchie tate della villa, ad esempio) ma mai zuccherose. Un vero e proprio caso cinematografico in patria (da noi, dopo essere passato dalla Festa del Cinema di Roma ad Alice nella Città, uscirà con Lucky Red il 1° gennaio, la migliore data possibile), dove ha incassato cifre stratosferiche senza nemmeno promozione (neanche un trailer: solo la locandina…). Un ritorno atteso spudoratamente, nella traballante costruzione che siamo. E che, nel timore giustificato che non ci sarà un altro Miyazaki, costringe a chiederci: e noi come vivremo?