‘Il morso del coniglio’, la recensione dell'horror Netflix con Sarah Snook | Rolling Stone Italia
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‘Il morso del coniglio’, il film “di paura” che non spaventa nessuno

È un successo su Netflix l’horror australiano che mischia traumi infantili e un misterioso coniglio cattivo. Cosa c’azzeccano? Niente. Ma per fortuna c’è la Sarah Snook di ‘Succession’ a tenere in piedi la baracca

‘Il morso del coniglio’, il film “di paura” che non spaventa nessuno

Sarah Snook in ‘Il morso del coniglio’

Foto: Netflix

Ammettetelo: non vedete l’ora di vedere la Shiv di Succession in un faccia a faccia con un coniglio cattivo e soprannaturale. È così che ci viene venduto Il morso del coniglio, o quantomeno è la direzione in cui sembra andare questo horror australiano. C’è Sarah Snook, uno dei nomi più forti del fortissimo cast della serie cult HBO, che interpreta una madre single – che come lei si chiama Sarah – già piuttosto nervosa, quando ne facciamo la conoscenza. E poi c’è un misterioso coniglio che si presenta alla sua porta, come regalo di compleanno per sua figlia Mia (Lily LaTorre) spedito da un mittente sconosciuto. La bambina lo adora. La mamma un po’ meno. L’animaletto manda vibrazioni sospette. Quando Sarah, la sera stessa, cerca di mandare via quel nuovo amico peloso, la bestiolina le morde la mano. Non solo: non potrete dire di avere realmente vissuto finché non vedrete la futura vincitrice dell’Emmy (o almeno è quello che speriamo) urlare a un coniglio con le orecchie flosce di andare a fare in culo.

Nel momento in cui questo indesiderato mangiatore di carote si intrufola nella vita di Sarah, le cose iniziano a prendere una piega parecchio sinistra. Mia disegna la più spaventosa maschera a forma di coniglio mai vista e si mette a indossarla quando gira per casa. Poi, in una scatola che non viene mai aperta, la bambina trova una foto scattata parecchi decenni prima e dice che è sua. Di punto in bianco, Mia chiede di parlare con Joan, cioè la madre di Sarah (interpretata da Greta Scacchi), che la donna non vede da anni e che la bambina non ha mai incontrato in vita sua. La nonna capisce subito chi è quella bambina: “Non ti vedevo da così tanto tempo! Dove sei stata?”. La nonna inizia a chiamare la nipotina col nome di Alice, cioè quello della sorella di Sarah, scomparsa quando erano molto piccole. Dire che Sarah è spaventata da tutto quello che sta succedendo è decisamente un eufemismo.

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Nel frattempo, quel coniglietto birichino si aggira per casa, osservando tutto e aspettando… cosa? Daina Reid, regista televisiva di lungo corso, e la sceneggiatrice Hannah Kent hanno un finale in mente per questa storia; un finale che implica rivelazioni psicologiche, disegni terrificanti, il ritorno di traumi repressi, e la solita convinzione di aver chiuso i conti con il passato – convinzione che però non tiene mai conto del fatto che il passato non ha chiuso i conti con te.

Cosa c’entri il coniglio in tutto questo, però, rimane un grande punto interrogativo. È il presagio di qualcosa di terribile che sta per arrivare? Che collegamento ha con il peccato originale di quella famiglia? Rappresenta semplicemente la teoria della regista a proposito del fatto che l’effetto Kulešov (quello dimostrato da un esperimento secondo cui la sensazione che un’inquadratura trasmette allo spettatore è influenzata in maniera determinante dalle inquadrature precedenti e successive, ndt) funziona meglio sugli animali che sugli esseri umani? Il coniglio vuole forse fare un’offerta per acquisire la Waystar Royco? La mente inizia a correre…

Lily LaTorre, alias Mia, in una scena del film. Foto: Netflix

Molte cose del Morso del Coniglio restano ambigue, e il fatto che tu sia lasciato lì a osservare il tutto come quella creatura con gli occhi rosa dice molto della sua fragilità narrativa. Quando il film funziona, la sensazione è quella di quando ti svegli da un incubo (non sottovalutate il potere delle figure fuori fuoco che passano sullo sfondo). Quando non funziona, ti sembra invece il polverosissimo assemblaggio di cliché di film dell’orrore già visti e stravisti. È capace, allo stesso penso, di passare dalla tensione all’intensità, ma anche di essere uno di quei film che sono “di paura” solo sulla carta, e che non ti spaventano mai per davvero.

Questa inconsistenza può essere un enorme difetto, a meno che non ci sia qualcuno in grado di guidarti in questo viaggio: e qui entra in gioco Sarah Snook. Chiunque l’abbia vista in Succession conosce il suo notevolissimo spettro interpretativo. Ma questo tipo di ruolo richiede un’attrice che reagisca più che con semplici tremolii. La star australiana ha tutti gli strumenti giusti, nella sua cassetta degli attrezzi; e il suo dare di matto è il pezzo forte di questo show.

Il morso del coniglio non sarà il miglior horror che sarebbe potuto toccare in sorte a Sarah Snook. Ma vi farà pensare che la sua protagonista può avere un brillante futuro nel thriller psicologico, se solo lo vuole.

Da Rolling Stone US

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