Quando mia sorella (che è molto più piccola di me) aveva quattro anni, le feci vedere La strada. Pensavo l’avrebbe preso per una tenera favoletta (è anche uno dei Fellini che amo meno), ne restò invece traumatizzata. Dopo molti altri tentativi (con Miracolo a Milano di De Sica andò liscia, ricordo), negli anni inaugurai un’altra tradizione: il cinepanettone in sala. I miei, prof democratici, s’erano guardati bene dal portare me alla sua età a vedere Boldi e De Sica (l’altro): all’Anteo mica li davano. Rimediai io con l’infanta. Mia sorella (che è molto più sveglia di me) aveva già capito da bambina o poco più quello che aveva di fronte: cartoni animati con la gente vera, da prendere così com’erano. Se mai, guardava piena d’imbarazzo il fratello ridere sguaiatamente di fronte a peti e scivoloni.
Una cosa mi rattristava moltissimo: ai tempi dei cinepanettoni con la sorellina, il cinepanettone era già tramontato. L’ultimo film di Natale con Boldi e De Sica è del 2005 (Natale a Miami), quelli erano ormai gli anni di Christian in solitaria: in crociera, a Rio, a Beverly Hills, poi à rebours a Cortina, nella nuova ciurma Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Michelle Hunziker. Ma era un’altra cosa, noi che avevamo preso per il rotto della cuffia l’ultimo treno dei veri “Natali a” lo sapevamo benissimo.
Questa non è una recensione del nuovo cinepanettone In vacanza su Marte, il primo dal divano (si noleggia sulle solite piattaforme). Semplicemente perché una recensione del cinepanettone non si può (più) fare. Ci si può chiedere, se mai, in che misura questo nuovo film sappia ancora raccontare il Paese. Un Paese – sempre più Reale, troppo Reale – che forse non ha più bisogno di essere raccontato dalla commedia delle feste, perché lo fa da solo. Qualcuno si è lamentato della quantità esorbitante di parolacce e battutacce di questa balla spaziale: ma è più volgare De Sica che parla ininterrottamente di uccelli o noi che postiamo i nostri piedi su Instagram?
Poi c’è l’altro dato, quello anagrafico. Non solo in senso stretto: De Sica non corre dietro alle gnocche marziane perché ormai è troppo tardi, ed è giusto così. Ci saranno pure tante parolacce, ma inserite dentro uno stanco ed innocuo cartoon, appunto, con uno dei due protagonisti (Boldi) che, per colpa di un cortocircuito quasi nolaniano, si ritrova figlio dell’altro (De Sica). Una comica d’altri tempi, e questo è il secondo dato – diciamo così – anagrafico. L’ultimo cinepanettone della banda degli incassi originale (Neri Parenti-Massimo Boldi-Christian De Sica, più il superproduttore Aurelio De Laurentiis oggi assente) è, si diceva, del 2005. Non c’erano i social, o meglio non c’erano in Italia come ci sono oggi. Lo specchio del Paese becero, ignorante, prepotente seguiva i tempi della pochade tradizionale. Oggi il Paese Reale si racconta da solo: le fotine di piedi in spiaggia al tramonto, sì; ma pure una pagina Facebook qualsiasi sul reddito di cittadinanza vale più di tutti i cinepanettoni che furono. (Qui il massimo della futuribilità sono una blogger e un paio di droni: e siamo nel 2030.)
Nell’Italia governata (e vissuta dai cittadini) in modo becero, ignorante, prepotente, l’altra cosa che si nota amaramente è il sommo professionismo di questa gente come davvero non ne fanno più. Parenti, Boldi, De Sica, l’immensa Vukotic, ma anche i nuovi arrivati (vedi la per nulla stonata Lucia Mascino): c’è da fare la commedia? Facciamola. Con la nostra maniera, i nostri acciacchi, la nostra tenerezza. (Quella che si trovava nella vera reunion di Boldi e De Sica dopo tanti anni: Amici come prima, uscito due Natali fa, una commedia a suo modo malinconica, si direbbe “alla francese”, forse aveva più senso continuare a battere quella strada.)
Ho visto il cinepanettone a casa da solo e m’ha riempito di tristezza. Non il film in sé, che è quello che è, quello che ci si aspetta, in fondo va bene così. Ma perché non c’era la sala zeppa di spettatori natalizi e postprandiali a ridere di sé stessi, senza immaginare che gli sarebbe bastata la possibilità di piazzare un commentino su un social a caso per diventare molto peggio delle maschere e mascherine sullo schermo. Perché non c’erano le mete esotiche che oggi ci sogniamo (il massimo in cui sperare, qua da me, è Natale a Crema), e l’ingenuità ancora novecentesca dei primi duemila, e mia sorella a vergognarsi e a redarguirmi. Mia sorella che è molto più sveglia di me e forse l’aveva sempre saputo, che il cinepanettone era già morto. Per questo ci piaceva così tanto.