I segreti di Osage County
John Wells
2013Qui Julia Roberts non ride. Anzi, digrigna i denti e urla in faccia a Meryl Streep in uno dei duelli madre-figlia più feroci del cinema americano. Niente America da cartolina, ma una famiglia che implode sotto il sole dell’Oklahoma. È il film che le vale l’ennesima nomination all’Oscar (qui da non protagonista) e dimostra che, quando vuole, Julia sa essere spietata. In fondo, chi meglio di lei sa rendere il dolore fotogenico?
Tutti dicono I Love You
Woody Allen
1996Julia in versione musical, tra canzoni vintage e coreografie sui ponti di Parigi. Woody Allen la filma come una visione malinconica, tra ironia e romanticismo surreale. È un film che gioca con l’amore come una biglia impazzita, e Roberts brilla con quella leggerezza che l’ha resa un’icona anni ’90. Perfino mentre canta All My Life, sembra ridere del destino.
Il rapporto Pelican
Alan J. Pakula
1993Un thrillerone d’altri tempi, con Julia nei panni di una studentessa di Legge che scopre troppi segreti di Stato. Elegantemente paranoico, pieno di giornalisti, avvocati e uomini in ombra, il film vive dell’energia della sua protagonista. Roberts dimostra di poter reggere la tensione di un noir politico senza rinunciare al carisma da star. E sì, la chimica con Denzel Washington è pem pem.
Fiori d’acciaio
Herbert Ross
1989È il film che la consacra prima ancora di Pretty Woman: un dramma corale tutto al femminile, dove Julia è la più giovane e luminosa del gruppo. Circondata da Sally Field e Shirley MacLaine, porta freschezza e fragilità in un racconto di dolore e amicizia. Vince il Golden Globe, piazza la prima nomination agli Oscar (come supporting), piange, sorride, e conquista il pubblico. Da qui in poi, Hollywood non la lascerà più andare.
Il matrimonio del mio migliore amico
P.J. Hogan
1997La commedia romantica che ribalta la commedia romantica. Julia Roberts non è la fidanzata perfetta, ma l’amica disposta a sabotare un matrimonio per amore. Un personaggio scomodo, egoista e irresistibile, che solo lei poteva rendere adorabile. Tra karaoke, abiti pastello e autoironia, Julia inventa la rom-com moderna: brillante, imperfetta, reale. Arriverà davvero un (im)possibile sequel?
Notting Hill
Roger Michell
1999“Sono solo una ragazza che sta di fronte a un ragazzo e gli sta chiedendo di amarla”. Julia Roberts è quella ragazza, ma pure la più grande star del mondo (più meta del meta) in uno dei film più amati di sempre. Il suo sguardo malinconico, When You Say Nothing at All in sottofondo e Hugh Grant fanno il resto: due mondi che si incontrano, l’amore che sembra impossibile ma non lo è mai davvero. E da Cavalli e segugi è tutto.
Closer
Mike Nichols
2004Quattro persone, quattro cuori da smontare. In mezzo a Jude Law, Clive Owen e Natalie Portman, Julia Roberts gioca d’astuzia: fredda, fragile, magnetica. Nichols la dirige come in un duello di specchi, dove nessuno dice davvero la verità. Il risultato è uno dei film più crudeli sull’amore del nuovo millennio. E Julia, per una volta, non cerca redenzione. Cult.
After the Hunt – Dopo la caccia
Luca Guadagnino
2025Se Roberts è sempre stata identificata soprattutto come l’icona pop della rom-com Nineties, Guadagnino restituisce a Julia quello che è di Julia: e cioè lo status di attrice totale. Qui è una professoressa che si muove tra desiderio, colpa e potere. Un ritorno alla complessità, con un ruolo (dal nome meraviglioso: Alma Olsson) costruito come una sinfonia di silenzi e contraddizioni. Guadagnino la filma come un’eroina decadente, immersa in una luce che sa di verità e di tradimento. È la Roberts più matura, più cupa, più sofisticata che mai.
Erin Brockovich – Forte come la verità
Steven Soderbergh
2001Il ruolo che le vale l’Oscar. Julia è una madre single che non ha potuto studiare, ma che ha più grinta di qualunque avvocato. È la working class con lo smalto rosso, la rabbia e la lingua affilata. Tra tailleur leopardati e linguaggio irresistibilmente scurrile, lotta contro un colosso industriale e lo sconfigge. Una performance che riscrive il mito della donna americana forte e imperfetta. Finalmente è Oscar. Dovuto e meritatissimo.
Pretty Woman
Garry Marshall
1990La favola che ha cambiato la sua carriera e pure Hollywood. Julia Roberts è Vivian, prostituta dal cuore d’oro che trasforma un freddo uomo d’affari (Richard Gere) in un romantico incallito. Ma in realtà è lei a salvarlo, non il contrario. Il sorriso più famoso degli anni ’90 diventa simbolo di una generazione, e Pretty Woman resta la commedia romantica per eccellenza. Anche trent’anni dopo, nessuno ride come Julia.
Bonus: Homecoming
Sam Esmail
2018Julia Roberts abbandona il sorriso da star e si reinventa in chiave hitchcockiana. È una terapeuta che lavora in un misterioso centro per veterani, ma dietro la calma apparente cova un intrigo paranoico da manuale. Sguardo spento, voce bassa, movimenti misurati: una Julia diversa, più ambigua e magnetica che mai, perfetta nel suo primo, vero ruolo da protagonista seriale.












