Rolling Stone Italia

I 10 migliori film di David Cronenberg

Il suo cinema "mutante", da 'La mosca' a 'Videodrome', ma anche i thriller starring Viggo Mortensen. Per il compleanno del re del body horror abbiamo provato a stilare una top ten del suo meglio. Fino al suo capolavoro...
Viggo Mortensen in 'A History of Violence'

Foto: New Line Cinema

10

A Dangerous Method

2011

Freud contro Jung è come Godzilla contro King Kong. Se in questo cortocircuito psicanalitico ci metti la mano affilatissima di Cronenberg, il gioco (al massacro) è fatto. Su sceneggiatura di Christopher Hampton, che adatta la sua stessa pièce, il regista canadese confeziona quella che è quasi un’evoluzione del precedente Spider (starring Ralph Fiennes). Un viaggio nella mente che, anche stavolta, è però corpo, carne, passione viscerale. Se Keira Knightley, la paziente “contesa” da Sigmund e Carl, tende a strafare, tra Viggo Mortensen e Michael Fassbender è gara di bravura. Bellissimo e (da molti) incompreso.

9

Il pasto nudo

1991

Per la serie “romanzi impossibili da adattare”, è cioè quello omonimo di William S. Burroughs (1959): Cronenberg prende alcune visioni e le mischia con episodi della vita reale dello scrittore (c’entrano anche Allen Ginsberg e Jack Kerouac). Uno sterminatore di scarafaggi part-time (Peter Weller) scopre che la moglie (Judy Davis) si droga con la polverina che usa per disinfestare. E finisce in un mondo sotterraneo di cabale sinistre e giganteschi insetti parlanti. Un film pazzissimo e surreale, a tratti quasi incomprensibile, ma anche un’indagine autoriflessiva sui misteri del processo creativo. Tra estetica del disgusto e umorismo grottesco.

8

La promessa dell’assassino

2007

Se A History of Violence (vedi più avanti) è un’opera immediatamente alta e popolare al tempo stesso, dei film realizzati con Viggo Mortensen (poi arriverà il comunque sottovalutato Crimes of the Future) La promessa dell’assassino è il più misterioso, elegante, a suo modo seminale. Cronenberg penetra nei gangli della mafia russa di stanza a Londra (è quella di Viggo è una trasformazione monumentale) e compone un affresco spietato e chirurgico. Vincent Cassel, supervillain tra i villain, è in uno dei suoi ruoli più belli, la scena del combattimento nel bagno turco è da antologia del cinema. Dopo 15 anni, un film ancora tesissimo, modernissimo.

7

M. Butterfly

1993

Uno dei film meno capiti di David Croneneberg è questa rilettura della Madama Butterfly per cui si spinge in territori (quasi) inesplorati: quelli del melodramma puro (affrontato anche in capolavori come Inseparabili: vedi sempre più avanti), ma con impennate quasi camp. Opera lirica, intrighi coloniali, slittamenti identitari e sensuali/sessuali. E Jeremy Irons (anche qui) al suo meglio. Uno dei film più disperatamente tragici ed erotici dell’autore canadese. Per puristi.

6

eXistenZ

1999

I corpi e i pixel. La materia e la tecnologia. I temi cari a Cronenberg s’intrecciano ancora una volta in un film che ci porta dentro una sorta di Matrix misto a Strange Days, ma con il mistero orrorifico (e per nulla didascalico) che accompagna sempre la poetica dell’autore. Fuggire in un mondo videoludico pare la soluzione, finché la realtà fatta di sangue non irrompe anche lì. Magnifiche creaturine quasi aliene e un grande cast: Jennifer Jason Leigh, Jude Law, Ian Holm, Willem Dafoe e Sarah Polley. Flop al botteghino: non ve lo merita(va)te, David.

5

Videodrome

1983

Critica filosofica, sociologica e teologica (come disse lo stesso, gigantesco protagonista James Woods) all’invadenza e alla violenza della tv. À la Cronenberg, of course. Un body horror gloriosamente cruento dove la televisione si fa letteralmente carne e sangue, e insieme una meditazione sull’intersezione tra tecnologia, intrattenimento e politica. Fun fact: il regista ha coinvolto anche Marshall McLuhan – il teorico della comunicazione de “il mezzo è il messaggio”, per capirci – nei panni del profeta dello schermo O’Blivion, che esiste solo sullo schermo. Più passano gli anni e più il film diventa angosciosamente rilevante. È la tv, bellezza.

4

Crash

1996

Dopo lo schermo, qui la contaminazione cronenberghiana è tra il corpo e la macchina: Crash indaga la fascinazione umana per l’incidente automobilistico (e quindi la morte) e la tendenza a erotizzare il pericolo. Basti la scena in cui i personaggi (pazzeschi James Spader, Holly Hunter e Elias Koteas) si riuniscono a guardare videocassette di schianti stradali, eccitandosi come se si trattasse di porno. J.G. Ballard ha detto che quello che rimaneva latente nel suo romanzo diventa manifesto nel film di Cronenberg. Che è insieme bizzarramente hot e freddissimo (courtesy anche di fotografia e score). Fu accusato di exploitation, qualcuno invocò la censura, ne venne ritardata l’uscita nelle sale. Ancora una volta Cronenberg scandaglia il desiderio umano, che è sempre in qualche modo autodistruttivo. E fa centro.

3

A History of Violence

2005

La storia di un ristoratore che uccide una coppia di piccoli criminali che volevano rapinarlo all’apparenza sembra un thriller come tanti altri ma, quando inizia a scavare in profondità nei personaggi e a motivarne la violenza, diventa tutto “meta” e imprevedibile. Per gli standard di Cronenberg c’è un cambiamento anche formale nella narrazione, che va insolitamente in una direzione più mainstream. Non solo un’analisi dell’identità, del culto dell’eroe e della seduzione della malvagità, ma anche del nostro desiderio perverso di realtà alternative, in cui alter ego violenti scorrazzano fuori controllo. Immensi Viggo Mortensen e Ed Harris.

2

La mosca

1986

La quintessenza dell’horror “di massa” che è anche un’opera d’arte. Attraverso la storia dello scienziato (un meraviglioso Jeff Goldblum) che si trasforma in un gigantesco ibrido uomo/mosca dopo un esperimento andato male, Cronenberg rappresenta il corpo e le sue distorsioni in un linguaggio visivo sorprendente. E ci permette di identificarci con la sua mostruosa creazione. Di più: qui il regista combina la sua fissa per il gore con una profondità toccante dei personaggi (vedi anche la fidanzata del protagonista, interpretata da Geena Davis), arrivando a firmare una tragedia che è anche un romance (sì, avete letto bene) devastante. Storia del cinema.

1

Inseparabili

1988

Pare strano che, in questa classifica del meglio del re del body horror, qui l’horror sia tutto dentro. E invece Inseparabili è al numero 1 perché Cronenberg abbandona la protezione paradossale della sua estetica del disgusto per sublimare quello che in fondo ci ha sempre detto: l’orrore è dentro di noi. La vicenda (ispirata a un fatto di cronaca) di due gemelli devastati da un donna (Geneviève Bujold), e forse anche da loro stessi, diventa un melodramma psicologico sul terrore della disintegrazione fisica e mentale, sulla mortalità, sulla lotta per il potere tra i sessi. Monumentale Jeremy Irons, in quella che forse è l’interpretazione (doppia) più memorabile della sua carriera. Impeccabilmente creepy.

Iscriviti