«Era un bellissimo parco giochi»: com’è nato il mondo di ‘Povere creature!’ | Rolling Stone Italia
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«Era un bellissimo parco giochi»: com’è nato il mondo di ‘Povere creature!’

Abbiamo parlato con gli scenografi e la costumista che hanno ideato i set e gli abiti del film visivamente più sbalorditivo della stagione. E loro ci hanno spiegato le ispirazioni, i simboli e il metodo alla base di tutto: «Yorgos Lanthimos ci ha lasciato la massima libertà»

«Era un bellissimo parco giochi»: com’è nato il mondo di ‘Povere creature!’

Emma Stone in ‘Povere creature!’ di Yorgos Lanthimos

Foto: Searchlight Pictures

Quando gli scenografi Shona Heath e James Price sono stati incaricati di progettare le ambientazioni di Povere creature!, il film di Yorgos Lanthimos candidato all’Oscar che racconta di una donna suicida resuscitata a cui viene impiantato il cervello del suo bambino, hanno dovuto prendere diverse decisioni chiave. Per cominciare, come rappresentare la villa londinese che comprendeva il laboratorio dello scienziato pazzo Godwin Baxter, interpretato da Willem Dafoe? La risposta si è rivelata semplice: avrebbero posizionato l’anatomia umana lungo le pareti e il soffitto.

Hanno cominciato mettendo della schiuma da imballaggio sul soffitto dell’ingresso, per farlo assomigliare alle «parti sinuose del nostro palato», dice Heath. Hanno incollato delle orecchie nel soggiorno e hanno aggiunto alle pareti strutture a forma di tane di lombrichi che assomigliavano a una sezione trasversale del cervello. Ispirandosi agli ornamenti murali dell’architetto inglese John Soane, Heath dice che gli organi e gli attributi umani rivelavano come in questo modo la casa «viveva e respirava, amava e sentiva».

«Non è stato facile ottenere il risultato che volevamo», racconta Heath a Rolling Stone, «ma non è stato neanche così difficile, perché l’intero set era il nostro parco giochi, potevamo andare ovunque».

Uno dei set del film. Foto: Atsushi Nishijima/Searchlight Pictures

Questa è stata solo una delle tantissime scelte operate da Heath, Price e dalla costumista Holly Waddington per trasformare questa satira tagliente in una favola surrealista e visivamente sbalorditiva. Nel film, Bella Baxter (Emma Stone), una creatura simile a Frankenstein, è protagonista di un vero e proprio risveglio sessuale nel suo viaggio in diverse città al fianco del dissoluto avvocato Duncan (Mark Ruffalo). Il film oscilla tra la crudeltà e la commedia, poiché Bella trascorre la maggior parte di queste sequenze facendo molto sesso. Secondo David Fear, il critico di Rolling Stone, il film «gioca con l’idea che l’esperienza e l’ispirazione siano gemelle siamesi». Il film è in lizza per 11 Oscar, tra cui quello per i costumi e la scenografia, per questo Rolling Stone ha parlato con la troupe per scoprire come è stato progettare una favola così immaginifica e sexy.

Povere creature! trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray ambientato alla fine del XIX secolo, e combina horror gotico, fantascienza e satira. Nel disegnare le maniche a palloncino e i colletti arricciati di Bella, la costumista Holly Waddington si è ispirata alla moda “spaziale” anni Sessanta di Paco Rabanne, Pierre Cardin e André Courrèges, mentre gli stivali vittoriani bianchi di Bella presentano un taglio sulla punta parzialmente ispirato all’estetica futuristica di Courrèges.

Emma Stone alias Bella Baxter. Foto: Searchlight Pictures

Quando Bella viene presentata per la prima volta all’assistente del dottor Baxter, Max (Ramy Youssef), indossa un indumento intimo simile a una coda di aragosta, un pezzo tardo-vittoriano che aggiunge volume sotto la gonna. Lanthimos non ha voluto vestire la protagonista da adulta in abiti da bambina, dice Waddington. Invece, Bella si aggira per la sua casa londinese agitandosi, blaterando e volteggiando strizzata in camice da notte elaborate. Dalla vita in giù, la protagonista è scalza e quasi nuda. Le enormi gonne a ruota intralciano il suo gioco, dice Waddington, «per questo la vediamo spesso in mutande».

L’abbigliamento di Bella era volutamente incongruo con il suo stato mentale e il suo corpo, aggiunge Waddington. «La signora Prim [Vicki Pepperdine] la vestiva al mattino, probabilmente le metteva l’intero abito, i pantaloni, la sottogonna, il corpetto e forse a metà mattina Bella se ne liberava perché si metteva a correre sul triciclo e a dare da mangiare agli animali in giardino», dice Waddington. «Tutto era guidato dal personaggio».

Il bozzetto del vestito “aragosta” di Bella Baxter/Emma Stone. Disegno: courtesy of Holly Waddington. Foto: Yorgos Lanthimos/Searchlight Pictures

I personaggi maschili – tra cui Duncan, che seduce Bella durante una festa – sono spesso vestiti con abiti a tre pezzi, cappelli a cilindro e colletti inamidati, dice Waddington, per riflettere «il lato cartoonesco degli uomini» che costituivano la classe dirigente. Sebbene la protagonista sia a cavallo tra l’infanzia e l’età adulta, Waddington dice di non essersi preoccupata di sessualizzare il personaggio.

«È appena apparsa, diciamo così, nel corpo di una donna di trent’anni, ma ha la mente di una bambina, quindi tutti gli altri sono vittime di quella sorta di lavaggio del cervello», dice Waddington.

Di solito Holly Waddington lavora a progetti in cui la logica prevale sulla meraviglia e che, in ultima analisi, portano a risultati più noiosi. In Povere creature!, la costumista si è sentita incoraggiata a dimenticare l’età di Bella mentre viaggiava tra Lisbona, Alessandria d’Egitto, Parigi, per poi tornare di nuovo a Londra. Non si è parlato tanto del fatto che le azioni di Bella fossero appropriate, quanto del modo più semplice per toglierle i vestiti e permetterle poi di indossarli nuovamente.

«Quando va a Lisbona, il suo look cambia», spiega Waddington. «I materiali e i tessuti sono di qualità diversa. Non pensavo alla sua età, alla questione del consenso o a qualcosa di così pratico o reale, ma solo: “Ok, non è più nella fase di [una] bambina molto piccola. Sta facendo sesso e quando parla la capiamo un po’ meglio”».

Quando gli scenografi Price e Heath hanno creato la prima tappa del viaggio di Bella, Lisbona, è stato importante allontanarsi dalla realtà. Ricostruita a Budapest, dove si trova il più grande teatro di posa dell’Europa continentale, questa versione immaginifica della capitale del Portogallo ha richiesto circa venti settimane di lavoro per essere realizzata. L’ispirazione è l’architettura brutalista di Ricardo Bofill, e l’effetto era quello di ottenere una città un po’ insolita. La Lisbona di Povere creature! è fatta di edifici di tre o quattro piani, ponti d’acciaio ondulati e un fondale scenico di 50 metri.

«È la prima volta che Bella si trova in giro per il mondo a sperimentare l’alcol, il sesso, le ostriche dal sapore pungente e le sfoglie portoghesi, per questo la città ha un’atmosfera psichedelica, è un sentiero dorato magico, simile a quello del Mago di Oz», spiega Price a Rolling Stone.

La Lisbona di ‘Povere creature!’. Foto: Searchlight Pictures

A differenza degli altri set a grandezza naturale, la nave da crociera su cui Bella e Duncan viaggiano dopo aver lasciato Lisbona è un modellino lungo circa un metro e mezzo. Include due ponti, luci interne e fumo che fuoriesce dal comignolo. Uno schermo LED curvo riproduce il blu intenso del mare e del cielo.

La tappa successiva, i bassifondi di Alessandria d’Egitto, è stata costruita su una struttura larga 10 metri, ed è ispirata alle torri d’avorio del Cabinet of Curiosities di Massimo Listri. Heath dice che hanno usato una tonalità arancione bruciato per comunicare il «calore soffocante» della città colpita dalla povertà, in contrapposizione alla lussuosa nave da crociera. Si sono anche ispirati alle opere del pittore olandese Hieronymus Bosch, che spesso raffigurava il peccato e mondi infernali.

«Ci siamo rifatti molto all’inizio di Dracula, dove c’era una sequenza di battaglia girata sullo sfondo di un cielo rosso», dice Price. «Non abbiamo voluto essere così “stilizzati”, ma ci siamo avvicinati a quell’universo».

Nel progettare i bordelli parigini, Heath e Price hanno invece optato per i blu freddi e i toni ultravioletti, ispirandosi ai dipinti degli artisti francesi Luigi Loir e Edgar Degas.

«Volevamo davvero evitare i colori che vengono solitamente utilizzati per rappresentare i peccati della carne, cioè il rosso e il rosa», rivela Heath. «Volevamo andare completamente all’opposto, essere freddi come la neve davanti alla facciata dell’edificio».

L’interno del bordello comprende pavimenti illuminati, mentre all’esterno troviamo finestre a forma di pene e massicce incisioni di donne nude. Mentre simboli così grafici lascerebbero perplesso un visitatore abituale, per Bella sono un’altra parte dell’anatomia umana.

«L’avrebbe guardata pensando: “Oh, c’è un bel palazzo con delle cose sopra”», ironizza Heath. «Sa cosa sono. Non sa che per noi significano qualcosa di inopportuno o scandaloso: per lei erano semplicemente delle parti del corpo».

L’esterno del bordello parigino. Foto: Atsushi Nishijima/Searchlight Pictures

Anche i look delle ragazze del bordello presentano simboli fortemente sessuali. Non troverete mai Bella con un corsetto, e neanche le altre prostitute. Sono invece vestite con abiti color carne che accentuano il corpo femminile, spiega Waddington.

«Hanno queste grandi giacche che sono state confezionate – alcune fino alla vita, altre fino a terra – con tagli che mettono in mostra il loro seno. Volevo che fosse una celebrazione del corpo, della pelle, della carne, delle loro forme», aggiunge Waddington.

L’abito da sposa di Bella, influenzato dallo stile della designer francese Madeleine Vionnet (pioniera degli abiti-sottoveste), onora la sua figura anche in questo senso. Le spalline in rete avvolte da fasce simboleggiano il tema del dominio nonostante il tessuto leggero e arioso, dice Waddington.

«Questa sorta di prigionia o di gabbia è letteralmente fatta di niente. È solo un po’ di tessuto, un po’ di rete», dice Waddington. «Il che ci fa pensare che da quella trappola sia ancora più difficile fuggire».

Emma Stone alias Bella Baxter nel suo abito da sposa. Foto: Searchlight Pictures

Waddington, che ha lavorato a drammi in costumi come la serie The Great con Elle Fanning e il film Lady Macbeth con Florence Pugh, afferma che lavorare con Lanthimos è come camminare su una corda tesa. Senza limiti di tempo, stile e design, Lanthimos ha guidato la sua nave surrealista portando Waddington, Heath e Price a ottenere la loro prima nomination all’Oscar.

«Una delle cose più belle del lavorare con Yorgos è che – e questo lo rende anche un po’ snervante e a tratti scoraggiante – non sai mai se lo stai facendo bene», dice Waddington. «Non ci si sente mai sicuri a fare un film con lui, passi il tempo a dirti: “Dio, speriamo che funzioni”. Si lavora in modo molto istintivo, e molto duramente».

Da Rolling Stone US