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‘Enigma Rol’ è l’indagine su una delle figure più controverse e affascinanti del ’900

Il documentario (anzi, docufiction) di Anselma Dell’Olio co-prodotto e distribuito da RS Productions racconta il sensitivo torinese caro a Fellini partendo da annose domande: esistono l’esoterico e il mistero? Esistono eventi inspiegabili? Esiste la vita oltre la vita? E trova, proprio nel mistero, le risposte

Foto: RS Productions

Si chiamava Gustavo Rol, ed è stato uno dei personaggi più controversi e insieme affascinanti del Novecento. Arriva, oggi, per la prima volta al cinema il racconto della sua vita, che porta con sé tantissime domande. Esistono l’esoterico e il mistero? Esistono eventi inspiegabili? Esiste la vita oltre la vita? Esistono altre dimensioni oltre quella in cui viviamo ogni giorno? Gustavo Rol era un Iniziato o un impostore, o, detto più gentilmente, un mistificatore?

Sono questi gli interrogativi da cui sono partiti la regista e sceneggiatrice Anselma Dell’Olio, Premio David di Donatello per il miglior documentario con La lucida follia di Marco Ferreri (2018) e poi autrice di Fellini degli spiriti (2020) e Franco Zeffirelli, conformista ribelle (2022), e il co-sceneggiatore e produttore artistico Alessio De Leonardis per raccontare Gustavo Adolfo Rol nel film documentario Enigma Rol. Prodotto da Francesca Verdini e co-prodotto da Pietro Peligra e Agostino Saccà, il film è una produzione La Casa Rossa con Rai Cinema, in co-produzione con RS Productions e Pepito Produzioni e in associazione con Luce Cinecittà, e uscirà nei cinema il 6, 7 e 8 novembre 2023 distribuito da RS Productions.

Attraverso testimonianze dirette, ricchissimi materiali di repertorio, fotografie, video d’archivio e ricostruzioni sceniche, Enigma Rol è allo stesso tempo ritratto, indagine e antologia del carattere, della personalità e delle opere del sensitivo torinese Gustavo Adolfo Rol (1903-1994). Gustavo Rol nacque nei primi del Novecento da una famiglia dell’alta borghesia torinese e, guidato dalla figura imponente, autoritaria e assai critica del padre (uno dei fondatori della Banca Commerciale Italiana), intraprese una carriera bancaria che abbandonò subito dopo la morte del genitore. Iniziò a dedicarsi, e lo fece per il resto della vita, ai suoi veri interessi, ossia la musica, l’arte, l’antiquariato e, soprattutto, il “paranormale”, definizione che ripudiava con sdegno. Gustano Rol, infatti, rifiutava ogni etichetta esoterica.

Fu durante un suo soggiorno in Francia che, appena ventenne, comprese di avere delle “possibilità”, come le chiamava lui. Riusciva a leggere nel profondo delle persone, a carpirne l’essenza, l’anima, i pensieri, le pene. Percepiva sensazioni forti che lo portavano a diagnosticare malattie e a prevenire eventi disastrosi con una precisione inquietante. Riceveva i suoi ospiti spesso nel suo salotto di casa, ma anche in case d’altri, all’aperto, negli hotel, nei casinò, nelle cliniche, dove andava regolarmente a visitare i malati. Era lui a scegliere chi poteva partecipare alle sue serate di esperimenti perché, per sua stessa ammissione, i fenomeni da lui prodotti non si sviluppavano a comando, ma doveva crearsi la giusta atmosfera. E questo è uno dei nodi essenziali per alimentare le polemiche di chi non gli ha mai creduto. Di chi ha sempre visto in lui solo un abile illusionista. Gustavo Rol ha reso partecipi dei suoi prodigi moltissime persone che ancora oggi ne raccontano meraviglie e fenomeni inspiegabili.

Per fare luce su questa figura inspiegabile e allo stesso tempo piena di fascino e mistero, non sono sufficienti termini come “paranormale”, “extrasensoriale” o “parapsicologico”. Nel corso della sua vita, Rol è stato molto di più. C’è chi gli ha dato del “mediocre illusionista” (Piero Angela e altri scettici), e chi invece dice che era un illusionista di Serie A (Francesco Maria Mugnai). E poi ci sono i testimoni diretti che sostengono con passione e cognizione di causa che era un maestro spirituale involontario, un Illuminato, messo sulla Terra per renderci migliori o comunque un uomo unico straordinario, speciale, con possibilità misteriose e incredibili (mai Rol le definiva “poteri”). Gustavo Rol ha incontrato ed è stato apprezzato da Charles de Gaulle, John F. Kennedy, Jacqueline Kennedy, Franco Zeffirelli, Federico Fellini, Vittorio Valletta, Cesare Romiti, Gianni Agnelli, molti componenti della dirigenza FIAT, Sergio Rossi, Jean Cocteau, Adriana Asti, Valentina Cortese, Giorgio Strehler, Vittorio Gassman, Luciana Frassati Gawronska, e molti altri personaggi noti e meno noti. E da un numero enorme di persone “normali”.

Un ritratto del giovane Gustavo Rol. Foto: RS Productions

«Enigma Rol rientra nel genere della docufiction», spiega l’autrice Anselma Dell’Olio, «ovvero un documentario arricchito da dialoghi – in questo caso con molti testimoni diretti di fatti e persone – e da materiale di repertorio, fotografie, video d’archivio, e degli episodi fictional, ossia ricreazioni con gli attori di un certo numero di scene-eventi significativi della vita di Gustavo Adolfo Rol. Inoltre, ci sono anche delle animazioni per diversi episodi, realizzate da un collettivo di giovani artiste che si chiama Kalico Jack. Enigma Rol è insieme un ritratto, un’indagine e un’antologia del carattere, della personalità e dell’agire molto discusso del sensitivo torinese che ha stupito un intero mondo di amici e conoscenti lungo tutto il secolo scorso».

Ma, come dicevamo, sono state proprio quelle domande ancora intrise di mistero l’ispirazione della regista e sceneggiatrice. «Si dice che ogni film si ponga una domanda», osserva Dell’Olio. «La nostra è questa: esiste il mistero? Esistono eventi inspiegabili? Esiste la vita oltre la vita? Esistono altre dimensioni oltre quella che chiamiamo “realtà”? Non pretendiamo di dare una risposta definitiva ma lasceremo, per citare il classico di Sidney Lumet, “la parola ai giurati”, cioè al pubblico. Diversi registi hanno annunciato un film su Gustavo Rol, ma oltre una manciata di documentari televisivi di un’ora, ormai di molti anni fa e in sostanza agiografici, nessuno o nessuna finora ne ha girato uno per il cinema. La difficoltà è nell’approccio, nel taglio, soprattutto in film biografici, difficili sempre: perché una vita non ha una trama, un plot riconoscibile e divisibile in tre atti. Spero solo di aver girato un film equilibrato e coinvolgente, come il soggetto del film stesso».

Anselma Dell’Olio sul set del film. Foto: RS Productions

A differenza di quasi tutti i soggetti biografici contemporanei, Gustavo Rol non si è mai fatto riprendere in film o in video: anche questa è stata una delle sfide che Anselma Dell’Olio ha incontrato (e vinto) lavorando a questo progetto. «Rol aveva un’idea squisitamente borghese della privacy. Ha fatto anche pochissime interviste scritte, disapprovando quasi tutte salvo quelle concessa a Remo Lugli sulla Stampa di Torino. Rifuggiva la notorietà mediatica e qualunque altro tipo di pubblicità. Non si è mai fatto pagare. Continuano a uscire invece, senza soluzione di continuità, tantissimi libri su di lui».

«Riguardo alle cosiddette “fiction”, cioè i materiali girati su location e con attori, si è voluta rispettare una tradizione cinematografica», continua la regista. «Niente acrobazie, cambio di obiettivi, dolly, virtuosismi di riprese. Il geniale libro-saggio di Paul Schrader Transcendental Cinema è stato una guida, per quanto era nelle mie capacità di seguirla. I miei film quasi sempre trattano indirettamente questioni metafisiche, le più difficili e ostiche per il cinema. Alessio De Leonardis, co-sceneggiatore, ha tenuto la barra dritta durante la scrittura quando io rischiavo di perdermi nei labirinti del mistero».

Gustavo Rol (Lorenzo Acquaviva) con Federico Fellini (Marco Tornese). Foto: RS Productions

Il “cinema trascendentale” non poteva che essere il modello per questo film. «I miei eroi di cinema trascendentale sono proprio quelli raccontati da Schrader: Yosujirō Ozu e Robert Bresson», rivela Dell’Olio. «Fellini trattava a modo suo questi temi, sempre con ironia. Ma era troppo originale per essere una guida. Può avere solo ammiratori accecati dalla sua creatività libera. La tecnica narrativa risponde, certo non in maniera pedissequa, al noto Viaggio dell’eroe di campbelliana memoria, ma alla mia maniera, nei tempi e modi che scopro sempre in maniera definitiva durante il montaggio, il momento di autentica “cinematografia” di ogni film (e con l’aiuto fondamentale del mio fidato montatore-collaboratore Stuart Mabey)».

«Riguardo allo sviluppo del personaggio di Rol, è nello snodo narrativo all’interno dei capitoli, e con l’alternanza tra testimoni a favore e contro la sua autenticità. Una specie di duello, di botta e risposta», spiega l’autrice. «Dalle controversie e dai momenti topici della vita del protagonista – mai cronologici – si arriva a conoscere i contorni del viaggio esistenziale di un uomo molto amato, persino venerato e intensamente discusso, criticato e spesso anche denigrato. Ci sarebbe tantissimo altro da raccontare di Rol, ma i 90 minuti sono una durata aurea: sarà per un altro film, magari una serie, chissà, raccontarlo in maniera più completa».

Gustavo Rol in una delle animazioni del film. Foto: RS Productions

In effetti probabilmente non basta un film per giungere al «punto d’arrivo di Rol. Il suo scopo esistenziale, secondo lui stesso e i suoi amici, era una profonda devozione spirituale, che lo portava ad attribuire le sue “possibilità” al Creatore, e la sua delusione di fronte a quelli che si interessavano solo ai “fenomeni” e non alla loro fonte. Secondo Fellini, Rol era riuscito a fare una vita normale (rispetto a tanti altri “maghi minori”, come li chiama Andrea De Carlo nel film) grazie alla sua profonda fede religiosa. Il cinema e in generale la cultura italiana sono in prevalenza progressisti, laici militanti, scettici verso la spiritualità e in qualche caso anti-cattolici. Il popolo è invece scaramantico di tendenza e propenso ad affidarsi, ad avvicinarsi al mistero. Da regista, auguro a scettici e negazionisti di spogliarsi – temporaneamente almeno – dei propri pregiudizi, e ai devoti di mettere da parte superstizioni e l’eccesso di entusiasmo».

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