Rolling Stone Italia

‘Einstein e la bomba’ centra tutto quello che ‘Oppenheimer’ ha lasciato fuori

Il nuovo docudrama di Netflix fonde scene recitate e filmati reali per raccontare la complicata relazione del fisico teorico con la bomba atomica

Foto: Netflix

Oppenheimer offre la versione blockbuster dei sentimenti profondamente contrastanti di uno scienziato sul suo ruolo nella creazione della bomba atomica e sul successivo utilizzo della stessa nella distruzione delle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Ora Netflix ha lanciato un docudrama molto più snello ma tematicamente simile, Einstein e la bomba, che è una bomba (pardon) nel descrivere in dettaglio come l’uomo considerato il padre dell’energia atomica arrivò a influenzare le innovazioni del Progetto Manhattan. E come ha vissuto con quel rimorso.

Parliamo di un docudrama nel vero senso della parola. Il regista Anthony Philipson intreccia scene drammatizzate di Einstein (interpretato da un ottimo Aidan McArdle) con filmati autentici; la sceneggiatura utilizza solo parole pronunciate o scritte dallo stesso scienziato. La drammaturgia può diventare un po’ goffa, e i capelli e il trucco non vinceranno nessun Oscar. Ma non è questo il punto. Scegliendo di rinunciare al formato documentario standard o a un approccio biografico a basso budget, i realizzatori riescono a rendere la storia più umana.

Il film avrebbe potuto anche intitolarsi Einstein e i nazisti. Parecchie riprese dell’ascesa di Hitler e delle atrocità del Terzo Reich riempiono lo schermo mentre la prima metà del film descrive in dettaglio come la teoria della relatività di Einstein, combinata con il fatto che fosse ebreo, portò il regime nazista a denunciare lui e le sue scoperte sospettosamente astratte per i primi anni ’30. A sua volta Einstein intravide in anticipo e lanciò l’allarme sul male che Hitler era capace di fare. Questo è il contesto cruciale per ciò che sarebbe seguito: Einstein, allora famoso in tutto il mondo e residente a Long Island, scrisse al presidente Roosevelt nel 1939, avvertendolo che la Germania avrebbe potuto sviluppare armi atomiche e suggerendo agli Stati Uniti di impegnarsi a fare lo stesso. Ma non ha mai considerato la possibilità che quelle armi venissero usate per annientare i civili delle città di un altro Paese.

Aidan McArdle è Albert Einstein in ‘Einstein e la bomba’. Foto: Netflix

Vediamo l’Einstein di McArdle spiegare il suo pacifismo radicale, così strenuo che potrebbe, ironicamente, assumere qualità da guerriero. Lo vediamo rifugiarsi dalla Germania in un piccolo capanno del Norfolk, sotto l’ospitalità del comandante Oliver Locker-Lampson, un politico britannico e ufficiale della Marina interpretato da Andrew Havill; qui viene protetto da due giovani donne con le pistole. Tutto vero e tutto piuttosto intrigante.

Come in tanti documentari “croccanti”, anche qui è il montatore l’eroe non celebrato. Simon Barker sfreccia agilmente tra gli intervalli di tempo, associando il giusto filmato documentario alla perfetta scena drammatizzata, e tiene tutto in movimento: Einstein e la bomba dura soltanto 76 minuti e sembra ancora più breve. Mentre il film definisce il suo contesto storico, descrivendo nel dettaglio la fuga di Einstein dalla Germania nel 1932, la sua tregua in Inghilterra e, infine, il suo viaggio negli Stati Uniti, dove rimase per tutta la vita, potreste iniziare a chiedervi se questo non sia solo un doc ma il primo episodio di una serie. Quando arriviamo a Los Alamos? Dov’è Oppenheimer? Poi ti ricordi: Einstein non era a Los Alamos. Era considerato un rischio eccessivo per la sicurezza. Ma le sue idee c’erano, soprattutto il principio guida atomico secondo cui una piccola quantità di massa può generare un’enorme quantità di energia.

Questo Einstein è un fervente pacifista che vedeva nella Germania nazista una minaccia esistenziale alla pace ovunque, e al popolo ebraico in particolare. In seguito provò una grande angoscia per il suo ruolo nell’aprire quello che chiamò il “vaso di Pandora” delle armi atomiche, la carneficina di Hiroshima e Nagasaki e la conseguente ansia nucleare che sperimentiamo ancora oggi. In Oppenheimer di Christopher Nolan, Einstein è interpretato da Tom Conti di sfuggita e solo mentre si relaziona con il protagonista. In questo docudrama invece può esprimere la sua anima. Ed è il tipo di cose che Netflix potrebbe e dovrebbe fare di più. Sembra poco costoso ma è preciso e affilato, non puzza di sensazionalismo e non sembra un gioco raffazzonato dentro la Storia. Ha una tesi e una visione degne del suo tema e del suo protagonista.

Da Rolling Stone US

Iscriviti