Ho passato, io che vedrei otto film al giorno, una settimana senza vederne nessuno, e dio che liberazione, che vuoto, che bellezza. Forse perché è tutto diventato troppo? “Ci sei all’anteprima di domani?”, “Hai visto il link che ti ho mandato?”, “Vorresti fare un’intervista con Pinco Pallo, che esce il 15 di agosto con un film imperdibile?”. Non parliamo delle serie, c’ho lì l’ultima di The Bear che mi guarda, e io che rispondo: “Ma che cosa vuoi da me?”.
Dopo quella settimana di disintossicazione, avevo un solo desiderio: vedere Brad Pitt che corre all’Autodromo di Monza. E così ho fatto. Sono andato al cinema all’ora di pranzo, eravamo in sala in cinque, e ho passato due ore e mezza a sentire vruuuum vruuuum, e dio che liberazione, che vuoto (nella testa), che bellezza. E che strana sensazione, la stessa che mi aveva portato lì: certo, F1 è un blockbuster di oggi, ma è anche uno strano oggetto che sembra appartenere a un altro tempo. Perciò lo volevo vedere: era come andare al cinema da ragazzi, a vedere una storia vecchia con attori vecchi (scusami, Brad: arrivarci…) fatta per vecchi.
È l’estate del cinema da boomer, detto usando la parola impropriamente, come del resto fanno tutti – ma ci siamo capiti. È l’estate per chi non vuole essere cool a tutti i costi, vedere la serie giusta, scoprire il regista figo. È l’estate della rassicurazione: dateci un bello spettacolone (F1 lo è), e saremo tutti contenti.
L’estate 2025 al cinema è stata inaugurata, del resto, da Tom Cruise. Uno che si lancia con gli aerei senza controfigura e con un’imbracatura con cui noi non saliremmo nemmeno sulla scaletta per pulire la velux per dimostrarci che i sessantenni (e il loro cinema pop di riferimento) è ancora ganzissimo. Anche il momento “attualità”, in quei film lì, è sempre un po’ fané: sì, la minaccia di Mission: Impossible è l’intelligenza artificiale, ma nei momenti diciamo così più geopolitici pare di rivedere Caccia a Ottobre Rosso.
Poi è arrivato il nuovo Jurassic Park, cioè Jurassic World – La rinascita (ma sfido chiunque a non chiamarlo, boomerissimamente, Jurassic Park), che rifà Spielberg paro paro: dai velociraptor in cucina allo Squalo e Indiana Jones, alle famiglie senza mamma che devono scappare da incontri ravvicinati di vario tipo. E pure lì, tutti tranquilli: non è un film nuovo per niente, grazie a dio.
Avanti così fino al nuovo Superman (oggi si dice reboot), che chiaramente non è pensato per la generazione di spettatori cresciuti con la Marvel ma per chi c’era prima (molto prima). E difatti l’uomo col mantello rosso è tutto il contrario della versione Zack Snyder. È un eroe buonissimo, edificante, senza alcuna ambizione a diventare meme (vedi l’insopportabile Deadpool), e pure orgogliosamente filopalestinese (o quasi: se lo vedrete, capirete), per accontentare anche gli spettatori dei talk de La7, che ovviamente sono boomerissimi.
È un’estate boomerissima, rassicurantissima, ed è l’unico motivo per cui vogliamo andare al cinema (almeno io). Perché vedere F1 o Superman è l’equivalente dello stare a casa a lamentarsi con gli amici che con l’aereo non si viaggia più come una volta, gli aeroporti ora sono un mondezzaio; che meno male noi siamo stati piccoli quando in spiaggia non c’erano 57 gradi; che i social ci hanno rincretiniti tutti (Brad Pitt in F1 ovviamente lo fa, lanciando occhiate boomerissime al pilota più giovane che invece di correre in pista pensa a fare l’influencer).
È un’estate boomerissima, e infatti l’unica serie che sto guardando in questo momento è quella meravigliosa ciofeca di And Just Like That…, che è appunto fatta per boomerissimi. Un esempio: Seema, il personaggio di Sarita Choudhury, cita di fronte alla sua assistente Jerry Maguire, quella sgrana gli occhi come per dire “cosa?!” (è pronta per condurre un podcast in Italia), e l’altra risponde: “Niente. È un film di fantascienza”. E noi siamo contenti: per fortuna che noi quelle citazioni invece le capiamo, per fortuna che noi quei film li abbiamo visti (peraltro: tutti film con il boomerissimo Tom Cruise).
È un’estate boomerissima, e infatti il personaggio più bello incontrato al cinema di recente è così boomer che quasi non ci credi. È, sempre in F1, il giornalista sportivo che vuole mettere in difficoltà, durante la sua prima conferenza stampa, Sonny Hayes/Brad Pitt. Lo incalza dicendogli “ma tu non riesci più a correre, sei un ex alcolista, hai una vita scombinatissima, hai pure divorziato due volte” (scandalo!), cercando insomma quei titoli da giornale da boomer. Hayes/Pitt non risponde, ma qualche scena dopo con quel giornalista lì fa una scommessa: se arrivo in testa alla corsa tu mi dai dieci dollari, se invece perdo te ne do io diecimila. In effetti quella volta perde, e a quel giornalista la busta con quei diecimila dollari l’allungherà davvero, facendolo felicissimo: come tutti i giornalisti miserabili e boomer, che hanno vissuto nell’era in cui i giornali si vendevano e i soldi si facevano, ora gli sarebbe bastato anche solo il buffet della conferenza stampa.
Hayes/Pitt quella volta perde, ma alla fine – spoiler – vincerà la corsa più importante. È un’estate boomerissima, dopotutto, ed è qui a dirci che i boomer vincono sempre, mica come quei millennial sfaticati che sanno solo stare su TikTok.
