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È Catherine Deneuve la prima icona rock della Mostra del Cinema di Venezia

Arriveranno anche Roger Waters e Mick Jagger a chiudere, in mezzo Joaquin Phoenix, Brad Pitt e Johnny Depp. Ma, intanto, è la divina di Francia a prendersi la scena con 'La vérité', in arrivo nelle sale italiane il 3 ottobre

Juliette Binoche e Catherine Deneuve alla 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Foto di Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

Catherine Deneuve prima icona rock della Mostra del Cinema di Venezia numero 76, più avanti arriverà Roger Waters e quindi Mick Jagger a chiudere, in mezzo il pazzo Joker di Joaquin Phoenix, Brad Pitt nello spazio, Johnny Depp spietato colonnello. Ma la divina di Francia si prende già la scena, da protagonista sfrenata di La vérité di Kore’eda Hirokazu, film d’apertura in arrivo nelle sale italiane il 3 ottobre, con traduzione al plurale: Le verità.

Oui, elle est Catherine Deneuve, anche sullo schermo nei panni di una grande diva del cinema che ha appena pubblicato un memoir in cui non c’è scritta tutta la verità nient’altro che la verità, anzi: un mucchio di omissioni o addirittura menzogne, «perché un’attrice non deve mai dire la verità». Le bugie sono soprattutto nel rapporto con la figlia eternamente incompresa, cioè Juliette Binoche, fuggita negli Stati Uniti a fare la sceneggiatrice, sposata con un attore cane (Ethan Hawke) che non becca ruoli da protagonista, con una figlia che vede la nonna come una strega, o forse una maga lontana. Insieme le due formano una coppia sorprendentemente mai vista prima, e si capisce che la cosa le diverte entrambe. «Finalmente abbiamo potuto girare un film insieme», dice la mamma nella finzione. Risponde la figlia: «Sognavo da sempre di recitare con Catherine, mi sono innamorata di lei quand’ero molto piccola, questo film ci aspettava. Per me il cinema è esattamente questo: il luogo che permette alle persone destinate ad incontrarsi di lavorare insieme».

La vérité è forse meno ispirato rispetto agli ultimi titoli del grande autore giapponese – Father and Son, Ritratto di famiglia con tempesta, soprattutto Un affare di famiglia, Palma d’oro a Cannes l’anno scorso – ma non è certo un passo falso, tutt’altro. Gran merito va proprio alla scrittura del personaggio di Catherine Deneuve, e alla capacità dell’attrice di prendersi in giro con eleganza, è tutta una faccetta e un occhio al cielo senza mai cadere nella gigioneria. «Sono diversa da Fabienne (il nome del suo personaggio, ndr), ma c’è indubbiamente qualcosa di me in lei. È una donna che capisco alla perfezione, è stato molto facile interpretarla. Abbiamo solo dovuto superare la fase iniziale: Kore’eda parla solo giapponese, i primi giorni era faticoso dover spiegare tutto alla traduttrice perché lei gli riportasse le nostre domande, le nostre emozioni, poi la comunicazione è venuta da sé. Sono felicissima del risultato».

Kore’eda ha scelto una pièce a cui aveva iniziato a lavorare nel 2003, ma mai portata in scena, per il debutto in una lingua che non è la sua, con un cast internazionale. «Il cuore intimo del film resta la storia di questa madre e di questa figlia. Alla fine non ci sono risposte, ma solo l’accettazione di ciascuna di loro dell’esistenza dell’altra. Volevo raccontare una famiglia che cambia, che si evolve. La famiglia è il posto in cui la bugia si può sempre risolvere in magia». Catherine Deneuve annuisce accanto a lui. Basta un suo sguardo, e l’incantesimo è compiuto.

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