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“Picchio” probabilmente sarà contento di saltare un giro. Ma pensare che Nostalgia è stato il film scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar e vedere nominati ai David Francesco Di Leva e Aurora Quattrocchi come non protagonisti, la sceneggiatura non originale, Mario Martone per la regia, il film nella cinquina dei migliori (tutte candidature sacrosante, sia chiaro) e “dimenticarsi” di Favino pare una scelta quantomeno schizofrenica. O uno scivolone imperdonabile.
La vera stranezza nella cinquina dei migliori attori protagonisti sono Ficarra e Picone, candidati (insieme: allora tanto valeva farlo anche con l’ormai rodatissima coppia Borghi-Marinelli) per la fantasia pirandelliana di Roberto Andò. Che li riabilita – anzi, li sdogana – come interpreti non solo comici, e fa guadagnare loro la prima candidatura “seria”: sappiamo infatti che tutte le Academy del mondo tendono a snobbare i comedian puri. La nomination “dalla parte del pubblico”.
Ci siamo tutti riempiti la bocca dell’esordio pazzesco di Elodie in Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa fin dalla presentazione veneziana. Perché in effetti la ragazza ha un talento crudo e istintivo, di quelli che ci nasci. Peccato però che l’operazione alla Lady Gaga di A Star Is Born non sia riuscita (a parte la candidatura per la miglior canzone). In Italia abbiamo sempre paura. Chissà di che poi.
Registe donne ne abbiamo? Sì, nella categoria miglior regista esordiente. Segno che qualcosa, anche da noi, sta cambiando davvero. Ma, tra le opere prime di autrici donne candidate (le altre sono Marcel! di Jasmine Trinca e Settembre di Giulia Louise Steigerwalt), la vera sorpresa è Amanda della assai promettente Carolina Cavalli. Presente non solo tra i migliori debutti, ma anche nelle cinquine delle attrici protagoniste (Benedetta Porcaroli) e non (Giovanna Mezzogiorno). A (new) director is born.
L’attore di teatro affamato di follower in Siccità, il padrino di Ti mangio il cuore e il boss della Sanità in Nostalgia (nella foto). Mettiamoci pure il contrabbandiere di armi in Rapiniamo il Duce e il Vins di My Soul Summer. Che fra tutti questi ruoli in una stagione (IN UNA STAGIONE) non si sia trovato spazio per una nomination a Tommaso Ragno, il miglior caratterista su piazza e tra i migliori attori italiani tout court, ci sembra incredibile. Vergogna.
Una “sorpresa non sorpresa”, diciamo. Nel senso che il ritorno sul luogo del delitto (anzi, del sequestro Moro) di Marco Bellocchio a vent’anni da Buongiorno, notte è un vero capolavoro. Ma nascendo come serie, forse non tutti si aspettavano di trovare questo titolo fra le cinquine del cinema “tradizionale”. Invece è il (non) film da record di questa edizione: 18 meritatissime nomination in totale. E altro segno che, per mezzo e fruizione, il cinema è davvero cambiato.
Evidentemente questo aggiornamento delle ferie d’agosto virziniane alla crisi ambientale, che è anche sociale e personale, non è stato capito. E invece (lo avevamo scritto) il regista livornese ci ha regalato un “Altman a San Lorenzo” cupissimo, ampissimo, coralissimo (da Mastandrea a Orlando, da Bellucci a Fanelli, tutti eccellenti) e profondissimo. No, le nomination a Claudia Pandolfi ed Emanuela Fanelli (vedi più avanti) non bastano.
A proposito di Siccità: non è un sorpresa per noi, nel senso che probabilmente il personaggio di Fanelli è la chiave per capire davvero il film di Virzì. La scena in cui in macchina urla: «Quanto deve durare ’sta cosa che c’ho dentro? Quand’è che se ne va?» è dolce e struggente. Onore al merito al regista per averle dato un ottimo primo banco di prova cinematografico. E all’Accademia che ha dato a Emanuela quel che è di Emanuela.
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