‘Creed III’ mette al tappeto i traumi della nostra infanzia | Rolling Stone Italia
Adoniiiiiiiiis!

‘Creed III’ mette al tappeto i traumi della nostra infanzia

Il terzo capitolo del ‘Rocky franchise’ è un vero e proprio ritorno alle origini. Anche intese come fantasmi che ci portiamo dietro da sempre. Abbiamo intervistato i protagonisti Michael B. Jordan (che fa il suo debutto come regista) e Jonathan Majors, una coppia da KO

‘Creed III’ mette al tappeto i traumi della nostra infanzia

Michael B. Jordan è Adonis Creed in ‘Creed III’

Foto: Metro-Goldwyn-Mayer Studios

«How u doing, motherfucker?», e poi il solito sorriso aperto e sincero. Questo il saluto con cui mi accoglie Michael B. Jordan, attore che ho intervistato dai tempi di Prossima fermata Fruitvale Station (suo esordio), da quando io, lui e Ryan Coogler, futuro regista di Black Panther, una volta finita l’intervista trascorremmo una serata memorabile fra waffles e cervezas. (Parentesi: il fatto che un afroamericano ti inviti a mangiare i waffles, solitamente riservati al rito del breakfast, dopo una serata faticosa lunga e intensa la dice lunga su come ti hanno accettato e cosa pensano di te.)

Finito di chiacchierare con lui, eccomi con Jonathan huge mofo Majors, che pensavo non mi ricordasse, e invece (frutto del mio indagare sul razzismo e sulla prima volta che l’hanno appellato “nigger“). Dunque, rieccoci a ricordare di lui, del nonno, di Denzel Washington, eccetera eccetera. Sia lui che Michael B. di strada ne hanno fatta e aspettatevi che ne faranno tanta ancora, visto i prossimi progetti di entrambi. A noi.

Signore e signori – e, soprattutto, fan di tutto il mondo – eccovi Creed III (nelle sale italiane dal 2 marzo), sequel/spin-off plurimo della longeva saga MGM Rocky di Sylvester Stallone che ci ha introdotto a Michael B. Jordan nei panni di Adonis (figlio di Apollo) nel 2015 con il film Creed, diretto appunto da Ryan Coogler. Otto anni dopo, e un altro capitolo in mezzo, Michael B. Jordan si cimenta nella regia con Creed III, il suo debutto dietro alla macchina da presa. Sebbene Tessa Thompson e Phylicia Rashād tornino rispettivamente nei panni della moglie e della madre di Adonis, questo terzo capitolo è centrato sull’introduzione del cattivo di turno, quel Damien “Dame” Anderson interpretato da Jonathan Majors, il volto già visto e goduto in The Last Black Man in San Francisco (una chicca da recuperare su Netflix), in Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee e nella serie Lovecraft Country – La terra dei demoni, e presto nel film indie Magazine Dreams, con il quale ha sbalordito tutti all’ultimo Sundance Film Festival. Non menziono Loki per due perché, dopo averlo visto in Ant-Man and the Wasp: Quantumania (ora nelle sale), non bisogna rivelare nessuno spoiler.

CREED III | Trailer Ufficiale

Michael, Jonathan… dunque, a che punto siamo con Creed III?
Michael B. Jordan: Intanto continuiamo a raccontare il rapporto di Adonis con la figlia e con il ring. Dopo aver messo fine alla vendetta di lunga data contro Viktor Drago (Florian Munteanu), figlio dell’uomo che ha ucciso suo padre, Adonis è sorpreso dal ritorno di un amico d’infanzia, Damian (Jonathan Majors), sparito dalla sua vita per via del fatto che è stato in prigione per 18 anni. Ovvio che vuole portarlo e sfidarlo sul ring… anche se il nuovo avversario ci fa intravedere una serie di problemi che suggeriscono che il loro combattimento sarà più di una semplice lotta.
Jonathan Majors: In questa terza puntata il nostro eroe è un personaggio un attimo diverso dal solito, nel senso che Adonis si trova in un determinato punto della propria carriera e della propria vita. Moglie, figlia, il suo futuro sembra così chiaro. Finché entro in campo io e allora non stiamo più assistendo a un’esplorazione del personaggio al presente, ma Adonis diventa manifestazione del proprio passato, che si rispecchia in quello di Damien Anderson. Si tratta quindi di una storia di riconoscimento dei propri percorsi e della resa dei conti che ne consegue per far proseguire carriera, vita, famiglia, affari, tutto quanto. E lo facciamo in tandem, a modo nostro. Damien e Adonis. Questa è la storia.

Perché hai deciso di riportare la storia alla sua infanzia?
MBJ: Credo sia stato molto importante fare una origin story e, al contempo, una trilogia in un unico film, perché solo così abbiamo avuto la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo sul nostro eroe, qualcosa che non conoscevamo già della famiglia Creed. Abbiamo dovuto tornare su traumi infantili che tutti noi abbiamo vissuto da bambini e che ci portiamo dietro, buoni, cattivi o indifferenti che siano. Il tutto senza parlare della mascolinità tossica e del fatto che gli uomini non possono parlare di ciò che provano perché non è virile e anzi, può sembrare debole parlare delle tue emozioni. Poter mostrare un personaggio che passa attraverso questa situazione e che impara a parlare di ciò che prova e ad esprimersi, diventando una persona migliore… ecco, ho pensato che fosse qualcosa che la mia comunità e il mondo avevano bisogno di vedere. Era importante.

Jonathan Majors/Damian Anderson e Michael B. Jordan/Adonis Creed. Foto: Metro-Goldwyn-Mayer Studios

Jonathan, parliamo dello sviluppo fisico e della personalità di Dame.
JM:
Damien è un guerriero. È un prigioniero. È un re. È un fratello maggiore. Questi sono i suoi archetipi, capisci? Dove si scontrano invece è nel fatto che sono come fratelli, Adonis è il suo “insegnante” mentre io dovrei essere lo “studente”, ruolo che ovviamente non accetto, quindi grande rispetto, grande amore ma anche grandi scintille, grande antagonismo. E quando mi vedrete, vi renderete conto di quanto mi sono preparato e di quanto grosso sono. Ho modellato muscoli e corporatura su due pugili che adoro, Thomas Hearns e Marvin “Marvelous” Hagler, che non avevano paura di nulla, che quando si allenavano facevano solo quello, assunzione di calorie, consumo di proteine, corsa, palestra, sudore sudore e tanto sudore. Per dirla bene, anche se potevo avere dei cheat days (giorni in cui uno può sgarrare sulla dieta, nda), in quasi tre mesi di allenamenti me ne sono concessi solo due. Sono sempre stato sul pezzo, concentrato, ho voluto mischiare le tecniche di combattimento mescolando il pugilato con le mosse di sopravvivenza che Dame è stato costretto a imparare durante il suo periodo di detenzione.

Jonathan Majors alias Dame. Foto: Metro-Goldwyn-Mayer Studios

Veniamo al Michael B. Jordan regista (ridiamo). È successo anche grazie a tutte le volte che Ryan Coogler ti ha detto che toccava a te, che se non lo facevi tu, chi avrebbe dovuto farlo?
MBJ:
Ryan è un rompicoglioni pazzesco: sono anni che me lo dice, e sia io che lui lo sapevamo che prima o poi mi sarei cimentato con la macchina da presa, anche se poi non è che sono rimasto con le mani in mano, ho fatto una sacco di altre cose! Sì, Adonis Creed è un personaggio che conosco molto, molto bene. L’ho interpretato tre volte e posso ammettere di essere cresciuto insieme al lui negli ultimi otto-nove anni, sia con Ryan che anche con Tessa, che mi ha aiutato in tantissime cose, prima di tutte nella presa di coscienza del ruolo “sociale” del personaggio, che sentivo anch’io ma che lei non ha mai smesso di ricordarmi… E poi, come mi diceva sul set Stallone (che ha diretto Rocky II, III, IV e Rocky Balboa, nda), prendere in mano le redini è una sorta di tradizione del franchise; detto da lui che è stato il primo ad aver affrontato questo processo, mi ha dato coraggio. E poi devo ringraziare moltissimo anche Denzel Washington, è stato lui a procurarmi il mio primo storyboard artist, un illustratore che in pratica disegna su pannelli le possibili inquadrature di riferimento. Altra cosa che devo a Denzel è un consiglio che terrò per sempre a mente: preparazione, preparazione, ancora fucking preparazione. È stato molto categorico su questo punto.

Michael B. Jordan con Tessa Thompson. Foto: Metro-Goldwyn-Mayer Studios

Cosa non si aspetta il pubblico da Creed III?
JM:
Come Adonis e Dame combattono sul ring. I tempi e i personaggi cambiano, ma il Dna del franchise di Rocky è sempre quello: far vedere uno sforzo continuo per rimanere fedeli a se stessi. In Creed III, per quanto riguarda il viaggio interiore dei due personaggi, c’è molta più carne al fuoco: sentimenti, gioie, traumi, ricordi, invidie, rimpianti, tutto sempre valutando ed esplorando noi stessi. Per quanto riguarda gli incontri di boxe, grazie al nostro regime di allenamento e alle coreografie di combattimento abbiamo creato alcune delle sequenze di boxe più epiche di sempre, credo. No spoiler, ma ve le consiglio.
MBJ: Sì, ho preso qualche spunto per i combattimenti sul ring dai manga giapponesi, soprattutto Naruto, per quanto riguarda il rapporto che Naruto e Sasuke hanno fra di loro. Poi ho guardato Dragonball Z, Goku, Gita. E tra le ispirazioni c’è anche My Hero Academia… Insomma, essendo appassionato di anime, ho sempre dei riferimenti in testa perché li guardo tutti i giorni. Per come abbiamo usato questo riferimento in senso visivo, invece, posso anticiparvi che avendo a disposizione cineprese IMAX e un’immersività assoluta, be’, vedrai roba mai vista, primi piani pazzeschi, inserti, rientri, conversazioni fuori campo con i pensieri che passano in testa a entrambi quando si squadrano sul ring… e si torna sempre ai traumi d’infanzia.