Charlize Theron, tutto iniziò con un filo tirato | Rolling Stone Italia
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Charlize Theron, tutto iniziò con un filo tirato

Compie 50 anni oggi l’attrice la cui vita (e carriera) cambiò con uno spot di culto. Ma che, da lì in poi, ha usato la bellezza sempre al servizio del talento, con una “cazzimma” comune a pochissime. Dai grandi autori all’action, passando per l’Oscar: un ritratto

Charlize Theron, tutto iniziò con un filo tirato

Foto: Pascal Le Segretain/Getty Images

Bastò un filo del vestitino di maglia che si tirava, scoprendo un lato B che avrebbe fatto impazzire il mondo. Era il 1993, lei aveva diciott’anni, giovanissima modella sudafricana che, dopo questo spot pubblicitario per la campagna di un celeberrimo marchio del beverage italiano, diventò la donna più desiderata del mondo. Avanti veloce. 7 agosto 2025. Charlize Theron compie 50 anni, un compleanno che sta festeggiando spiattellando senza imbarazzo, e con molto orgoglio, di essersi portata a letto un ventiseienne e di esserselo pure molto goduto. Voi direte: ma questo che c’entra con una donna che ha vinto un Oscar e che è una delle figure più potenti del cinema mondiale? C’entra, c’entra. È una questione di “cazzimma”, come si dice in ambienti partenopei, e questa ragazza nata a Benoni, una cittadina poco distante da Johannesburg, ne ha da vendere.

Spot Martini - Charlize Theron - 1993

Sin da quando, appena sedicenne, vide sua madre impugnare un’arma e uccidere il di lei marito, e padre di Charlize, uomo violento e alcolizzato che aveva appena sparato loro addosso. Una storia da cinema, un po’ come quella di Lana Turner e la morte del suo fidanzato gangster Johnny Stompanato, morto a seguito di una coltellata allo stomaco inferta dalla figlia di Lana, Cheryl. Almeno, così Hollywood raccontò la storia, perché una minorenne che uccide un criminale per legittima difesa in galera non ci sarebbe mai andata. Una stella del cinema in pasto ai giornali scandalistici sì. Nel 2001, quando Charlize era attesa a Venezia per la presentazione della Maledizione dello scorpione di giada di Woody Allen, incominciò a serpeggiare la notizia che a premere il grilletto fosse stata proprio lei, in difesa della genitrice, con la stampa che non vedeva l’ora di buttarsi sulla storia e costruirci un castello scandalistico. Ma lei, 26 anni appena compiuti, senza problemi si presentò al Lido con al fianco l’allora fidanzato Stuart Townsend, attore irlandese oggi dimenticato, fronteggiando la situazione con, appunto, cazzimma.

È per questo che non potremmo immaginare un’altra attrice nei panni di una già adulta Furiosa, o a spaccare ossa in Atomica bionda e in The Old Guard. Si è reinventata tante volte, sex symbol, interprete drammatica, ma anche di commedie sofisticate e, perché no, anche piuttosto becere, produttrice molto intelligente, ancora oggi testimonial di brand del lusso di livello mondiale. Tutto grazie a un filo tirato. Ma ciò che ha reso Charlize Theron speciale in un ambiente di squali (che peraltro sono degli animali nobili e bellissimi, la cui ferocia è infinitesimale rispetto a un executive di Hollywood) sono la sua intelligenza e il suo carisma, le cose che colpirono Tom Hanks quando nel 1995 si ritrovò a mettere insieme il cast di Music Graffiti, la sua prima regia e il primo ruolo vero per lei, in parallelo a quello di una femme fatale nel noir, assolutamente da riscoprire, Due giorni senza respiro.

Furiosa armata di una spada laser non è proprio quello che ci aspettavamo

Foto: Warner Bros.

La sua straordinaria bellezza era un vantaggio, ma anche un problema, il fatto che abbia sempre cercato di sfruttarla in contrasto ad altro è segno di una maturità professionale giunta molto presto. Il nudo integrale nell’Avvocato del diavolo è il gesto insano di una donna ormai spezzata. Le scene senza veli nelle Regole della casa del sidro funzionali a un melodramma in cui ha potuto recitare fianco a fianco con un mostro sacro come Michael Caine. Una carriera bisogna sapersela costruire, e lei è stata perfetta, scegliendo i partner giusti sullo schermo nel loro momento migliore (Tobey Maguire, Ben Affleck, Matt Damon, Will Smith, Keanu Reeves), affidandosi a registi che la potessero migliorare come attrice (Robert Redford, James Gray, John Frankenheimer, Woody Allen) per puntare forte al suo obiettivo. L’Oscar naturalmente, e lo fa ricoprendosi di make-up, imbruttendosi, interpretando in Monster una serial killer realmente esistita, Aileen Vournos, e soprattutto per la prima volta partecipando in veste di produttrice per poter avere anche, in parte, controllo sul film. Risultato: statuetta portata a casa e libertà assoluta di gestione della sua carriera futura.

Charlize Theron winning Best Actress for "Monster" | 76th Oscars (2004)

Charlize Theron è l’erede di quella schiera di attrici hollywoodiane che negli anni Settanta e Ottanta a Hollywood facevano il bello e il cattivo tempo. Jane Fonda, Barbra Streisand, Goldie Hawn, Sally Field, potentissime in un’industria che aveva ai vertici solo maschi, e anche poco rassicuranti. Charlize si è trovata nella stessa situazione e ha fatto di tutto per non doversi piegare, scegliendo lei come usare il suo corpo, anche a costo di fracassarsi le ossa come sul set di Atomica bionda, o di mostrarsi con un nudo integrale d’autore in The Burning Plain, producendo il film dello sceneggiatore più cool dell’epoca, Guillermo Arriaga, e scegliendo come sé stessa giovane un’esordiente in cui aveva visto qualcosa, Jennifer Lawrence.

Bisogna avere un talento innato per avere queste premonizioni, e lei ce l’ha. Così come bisogna essere bravi a sporcarsi le mani nel modo giusto. Fare la regina cattiva di Biancaneve perché sai che non c’è specchio che possa negare la tua superiorità, diventare la villain assoluta della saga di Fast & Furious, ma, d’altro canto, anche interpretare e produrre Bombshell, il film che racconta delle molestie sessuali perpetrate dal fondatore di Fox News ai danni delle sue dipendenti. Giusto per mettere i puntini sulle i. E adesso, Christopher Nolan. È vero, nel suo The Odyssey c’è praticamente chiunque. Ma di Circe ce n’è una sola.

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