Brigitte Bardot, e il cinema creò la donna | Rolling Stone Italia
Initials B.B.

Brigitte Bardot, e il cinema creò la donna

L’icona rivoluzionaria (forse a sua insaputa). La presenza assoluta tra i ’50 e i ’60 e poi l’assenza piena di “disprezzo”. Piaceva a troppi, anzi: a tutti. E lei silenziosamente rispondeva: je m’en fous

Brigitte Bardot, e il cinema creò la donna

Brigitte Bardot nel 1956

Foto: John Chillingworth/Picture Post/Hulton Archive/Getty Images

Nell’anno in cui muoiono tutti, ma proprio tutti, cosa dobbiamo dire ancora, a parte che ormai arriviamo preparati. Il Novecento ha fabbricato, in due-tre decenni, tutte le icone pop (pardon) che ci portiamo fino ad oggi, e che questo nuovo secolo inutile uccide una alla volta. Poi però muore Brigitte Bardot, e puoi mica stare zitto.

“Non è Dio che ha creato gli uomini, sono gli uomini ad aver creato Dio”, dice Fritz Lang nel Disprezzo di Godard. E Dio creò la donna è il titolo del film di Roger Vadim che ha creato BB (da noi Piace a troppi: per una volta non so chi vince la gara di sessismo, però che titoli bellissimi entrambi). Il cinema creò BB, bambola Sixties che non assomigliava a nessun’altra. Non alle bombe americane alla Marilyn, disegnate come un fumetto ma schiacciate dallo sguardo altrui; non le maggiorate italiane, prorompenti ma castigate dai costumi local. BB, in fin dei conti, si è creata da sola.

BB era la Francia e la liberazione: sessuale, culturale, politica. Piace a troppi è del ’56, ma lei sembra già un’attrice (una donna) di dieci anni dopo o poco più, quando esploderà tutto. Era pioniera probabilmente a sua insaputa, ma consapevole del fatto che essere troppo bella poteva essere sì un’arma di seduzione, ma anche di distruzione: dell’ordine, della noia, di tutto quello che c’era prima.

Brigitte è da subito “la ragazza del peccato”, come da titolo (italiano) di un film di due anni dopo, che porta “a briglia sciolta” (idem) lo scompiglio dei bikini e dei je m’en fous, l’unica descrizione per quel broncio lì che nessuna ha mai potuto imitare. Ma anche la Marianna di Francia che diventa simbolo di tutti: bellissima ma popolare, moderna ma raggiungibile.

È “il disprezzo”, per tornare al suo unico film con Godard (il film più bello di BB?) con cui guarda tutto e tutti, facendo girare la testa e, per questo, costringendo a cambiare la morale, ma continuando a ridere delle piccinerie degli altri.

Ha traghettato la produzione francese dal cinéma de papa alla Nouvelle Vague, l’hanno diretta tutti o quasi – Malle, Truffaut, Clouzot, Duvivier, Autant-Lara – e spesso non nei loro film migliori, perché, alla fine, ci si ricorda solo di lei. È stata moglie e pistolera, puttana e madonna, assassina e sirena del Mississippi. Ha cantato le spiagge di Saint-Tropez e ha preso in giro il suo stesso mito con un altro mito, cioè Serge Gainsbourg. La loro Bonnie and Clyde era anche, indirettamente, un modo per spernacchiare l’America, che l’ha sempre corteggiata (come tutti) e a cui lei non ha mai ceduto.

È stata amata da tutti ma, in fondo, sempre sola coi suoi animali, in anni in cui non era di moda né l’animalismo né niente. Si faceva quel che si voleva fare e basta, mica per i cuoricini. Era diventata una vecchia megera isolata e bellissima, un po’ destrorsa chissà se per posa o per davvero, chiusa nel suo fortino anti-invasione come una Fallaci piena di rabbia e d’orgoglio. Il paradosso era che sembrava difendere un’idea di Francia più vecchia di quella che aveva spazzato via lei coi suoi film.

Era stata la presenza erotica del dopoguerra – dallo schermo a Warhol, dalle camicie annodate alle paparazzate, a tutte le citazioni e le dediche in tutte le canzoni possibili: Bob Dylan, Baglioni, il trenino di Capodanno – e poi la grande assenza. Fatta la rivoluzione, puf!, Brigitte non c’è più. Più Garbo che Mina, o forse nessuna delle due.

Initials B.B. era il titolo dell’album di Gainsbourg dove canta anche lei. Per una a cui davvero bastavano solo le iniziali, che sarà mai la morte. Je m’en fous.

 

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