‘A dire il vero’: la recensione del film di Nicole Holofcener con Julia Louis-Dreyfus | Rolling Stone Italia
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‘A dire il vero’ è la rom-com “per adulti” perfetta

Il film della specialista Nicole Holofcener mette tragicomicamente in scena la crisi di una coppia âgée mischiando ironia e umanità. E si affida alla bravura della fuoriclasse Julia Louis-Dreyfus

‘A dire il vero’ è la rom-com “per adulti” perfetta

Julia Louis-Dreyfus in ‘A dire il vero’ di Nicole Holofcener

Foto: A24

“Siamo così fortunati”, dice Beth (Julia Louis-Dreyfus) al marito Don (Tobias Menzies). Lui è uno psicologo con uno studio a Manhattan; lei insegna scrittura creativa alla New School. Il loro figlio, Elliott (Owen Teague), è felice, in salute e lavora in un negozio di cannabis, anche se la mamma non è molto entusiasta di quest’ultima parte. La coppia, sposata da tempo, ha appena festeggiato un anniversario importante. Diversi anni fa, Beth ha scritto un libro autobiografico sul suo rapporto con il padre. Ha venduto molto bene. Ora sta lavorando al libro successivo, un romanzo, e… non sta andando molto bene. Il suo agente pensa che abbia bisogno di più calore (“Cancro, omicidi, abusi!”). La soluzione di Beth è quella di prendere in considerazione l’idea di cambiare agente.

Ma tutto va bene per queste due anime gemelle di mezza età, appartenenti alla classe medio-alta, che dopo tutti questi anni continuano a navigare sicure. Finché Beth e sua sorella, Sarah (Michaela Watkins), sentono Don e suo cognato, Mark (l’Arian Moayed di Succession), che chiacchierano mentre fanno shopping. L’argomento è il nuovo libro di Beth, e sembra che Don non ne sia un grande fan. Tuttavia non può dirglielo, perché vuole supportarla in questo suo nuovo progetto. Così il marito dice alla moglie che è meraviglioso, sei bravissima, continua così. E ora che la moglie sa che lui le ha mentito, sente di non potersi fidare mai e poi mai di una sola parola di quello che le dice.

C’è una versione di questo film che, in qualche galassia di un altro metaverso, è stucchevole e sdolcinata, permalosa e a modino, e che butta lì questa rivelazione per fare un po’ di casino prima che tutto sia di nuovo impacchettato con un bel fiocco. A dire il vero (ora nelle sale italiane, ndt) non è sicuramente quella versione. Poiché l’ha scritto e diretto Nicole Holofcener, una veterana del Sundance che ha firmato farse spigolose e incentrate su personaggi fortissimi come questa fin dalla metà degli anni ’90, stiamo assistendo alla migliore delle versioni possibili. È una maestra della cringe-comedy, sempre capace di mettere un umorismo asciutto e diretto nelle relazioni più vulnerabili e umilianti (non riusciamo ancora a restare indifferenti davanti alla scena di Lovely & Amazing in cui Emily Mortimer chiede all’amante cosa pensa del suo corpo nudo) senza mai sacrificare l’umanità. Holofcener non è mai fredda o gratuitamente crudele. È solo brutalmente sincera, ed è per questo che è una delle poche persone adatte a fare un film veramente divertente sulla sincerità più brutale.

Inoltre, ha una compagna di lavoro che sa come camminare sulla linea sottile tra il pungente e l’agrodolce. Holofcener e Julia Louis-Dreyfus hanno lavorato insieme per la prima volta in Non dico altro del 2013, ed è stato evidente fin da subito che le loro sensibilità erano destinate a incontrarsi. La speranza era che non si trattasse di un caso isolato; avremmo voluto sin da allora che le due donne sviluppassero un rapporto di lavoro del tipo Scorsese-De Niro, anche se più gentile, più delicato e con qualche cadavere in meno sulla strada.

In questo caso, Louis-Dreyfus fa leva sulla permalosità del suo personaggio, sulle sue insicurezze – viene beccata mentre, in una libreria, sposta il suo memoir da uno scaffale nascosto a un tavolo ben visibile – e sull’insofferenza nei confronti della madre anziana (Jeannie Berlin, un tesoro nazionale americano), tra le altre qualità non proprio eccellenti. Ma, a differenza di altri memorabili personaggi dell’attrice, Beth non è una cattiva Upper West Side alla Elaine Benes (il suo personaggio in Seinfeld, ndt) o una scombinata come Selina Meyer (il ruolo in Veep, ndt). Vive in un mondo fatto di rancori conservati troppo a lungo, piccoli battibecchi e commenti apparentemente “piccoli” che causano terremoti intimi. La star di Veep ha sempre dato il meglio nei momenti di rabbia slapstick o in quelli di aggressività più debordante, per non parlare delle sue reazioni quando gli altri alzano la posta in gioco; nessuno fa meglio di lei quella faccia che lascia intendere: “Mi stai prendendo per il culo?”. Tuttavia, lei e Holofcener hanno trovato un’intesa che le permette di accompagnare a questi suoi talenti la tristezza, il senso di delusione e la sensazione che dietro ci siano ferite profonde. Anche se questo resta il film perfetto per permettere a Louis-Dreyfus di sfoderare le sue doti comiche.

Tobias Menzies e Julia Louis-Dreyfus in una scena del film. Foto: A24

L’attrice continua a mostrare le sue abilità nella commedia prettamente fisica (striscia letteralmente sul figlio e arriva quasi a soffocarlo per proteggerlo) e a sferrare colpi verbali a tradimento. Ma Louis-Dreyfus lo fa nel contesto di una storia fondata su ciò che accade quando il confine tra l’essere di supporto al proprio coniuge e il vendergli una bugia a fin di bene si fa labile. Tobias Menzies non è solo un compagno di scena notevole; è, in questo film, un campione di vanità e l’accidia. Il terapeuta che interpreta in questo film è preoccupato di fronte ai suoi scarsi risultati sul fronte professionale; ha iniziato a non fare pressoché nulla, al punto da scambiare la storia di un paziente per quella di un altro. Per chi conosce Menzies per The Crown o – come cadavere – in Outlander, questo ruolo insieme disinvolto e nevrotico glielo mostrerà sotto una luce completamente diversa.

Anche se ci sono tanti altri personaggi in scena – vedi la sottotrama altrettanto tragicomica di Watkins e Moayed e la partita doppia di David Cross e Amber Tamblyn, alias due pazienti di Don – A dire il vero non distoglie mai lo sguardo dalla dinamica tra i suoi due protagonisti. Questo film è una commedia di prim’ordine, ma anche il ritratto tenero e affilato di un matrimonio: il parlare senza filtri, il livello di confidenza che permette di lasciarsi andare alle più banali stronzate, e i tanti anni insieme che trasformano anche i brutti regali in lessico famigliare.

Quando questo sentimento di fiducia reciproca si rompe, può fare l’effetto di un cataclisma. Ciò che Holofcener ha sempre fatto meglio è stato farci ridere di questo tipo di momenti che fanno esplodere tutto, senza smussare gli angoli o svilire i suoi personaggi. Insieme alla sua fenomenale attrice, la regista è disposta a ignorare tutti i convenevoli e a scavare in ciò che è davvero reale. E solo dopo aver fatto tutto ciò questa coppia brillantissima cerca la risata. Lasciate perdere Beth e Don. Siamo noi i fortunati.

Da Rolling Stone US